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In questa pagina: riflessioni su woodstock. + i soliti links.
Celebrations. Trent'anni fa... Woodstock! Mia moglie ha scoperto che davano in tivù 'sto film commemorativo ed ecco dunque che mi son lasciato sballare dalle sonorità di quando... ero piccolo (non piccolo per capirne qualcosa, ma troppo piccolo per scappare oltreoceano; ma forse a quei tempi ero convinto che presto il mondo sarebbe presto stato tutto un Woodstock, che l'anarchia dei fiori e dello spino avrebbe regnato sovrana - un mondo senza confini, come quello cantato da John Lennon in "Imagine"... non potendo prevedere che ben altro sarebbe successo, che ci sarebbero stati altri Vietnam, troppi morti per eroina, e che il cosmo musicale si sarebbe buttato a capofitto giù lungo la china della mediocrità). Woodstock è stato un miracolo di love & peace su un campo di meloni fino allora totalmente sconosciuto. Ma si è trattata anche della promessa - non mantenuta - di una vita più giusta, più bella. Sorvoliamo pure sul country di apertura, con Arlo Guthrie, Joan Baez, Donaldson, John Sebastian e come altro si chiamano/si chiamavano quei serafici bardi. I testi erano provocanti ("a volte mi sembra di dovermi bucare a morte"), ma non sempre; e comunque non necessariamente coadiuvati dalla musica (due/tre accordi di chitarra e melodiette imbastite alla meglio; molto meglio Donovan, allora). La navicella woodstockiana ha potuto veramente prendere il volo con la parte "heavy", ovvero Santana, Canned Heat, Mountain (una band che mi ha colpito molto, e che bisognerebbe rivalutare). Persino l'intermezzo con i freakkettoni di Sly and the Stone Family, un'ensemble di colore che già allora preannunciavano - anche nell'abbigliamento - l'avvento della disco music, ha contribuito a risvegliare i miei sensi sopiti da una fottuta giornata di lavoro. Janis Joplin ha impersonato - come sempre - l'apoteosi del R&B. Non sono un grande fan della Joplin, ma certo è che la sua voce equivale a un'iniezione di adrenalina. E poi... The Who! Questi tipici inglesi (non potrebbero infatti venire da nessun altro Paese se non il Regno Unito) sono stati tra i clou di quell'ormai historica maratona musicale di tre giorni.
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Il film ci mostra un Carlos Santana e un
Pete Townsend giovanissimi, così come giovanissimi erano Joe Cocker e quasi
tutti gli altri; se vediamo questi personaggi oggi, ormai decrepiti - come in effetti sono
-, veniamo assaliti da profonda tristezza. Solo il cantante dei Mountain e quello dei
Canned Heat sembravano, al contrario degli altri, già "maturi" e... bene in
carne: quasi delle anticipazioni di Meat Loaf. Al primo mancava addirittura un dente... A
proposito: ho visto dentature imperfette anche in altre stars, come se non avessero i
soldi per pagarsi un dentista o come se fossero appena reduci da una violenta scazzottata.
A The Who seguono i Jefferson Airplane, con la loro cantante solista Grace Slick (bel tocco di ragazza!) che dice: "Hey friends, you have seen the heavy groups, now you'll see maniac morning music - believe me". Parole giustificate dal fatto che la sua band ha dovuto esibirsi alle prime ore del giorno. Discreta l'esibizione dei pur bravi Country Joe & The Fish, ma decisamente più forti sono stati i Ten Years After (che in seguito potremo ammirare in un altro mega-happening: quello dell'Isola di Wight, A.D. 1970). La pur mitica The Band ha un po' rotto il ritmo delle galoppate elettriche con una ballatina alquanto moscia, ma poi è salito sul palco, per fortuna, Johnny Winter. In quel contesto, e soprattutto se giudicati a tre decenni di distanza, Crosby, Stills & Nash e il blues di Paul Butterfield sono da ritenersi ancora accettabili. Gli Sha-Na-Na si sono presentati come un boy group (così oggi li definiremmo), ma hanno spiattellato una deliziosa canzonetta stile anni Cinquanta, suscitando in me un'ilarità di stampo zappiano. A capitanare l'ensemble sha-na-niana era un eccellente cantante di colore... Dopo di loro, l'incredibile Hendrix con un allucinante Stars and Stripes. E già partivano i titoli di coda.... Tutto sommato, fa bene ogni tanto ricalarsi nelle stagioni che furono ("the Summer of Love!"). Intanto molti di noi sono già nonni e si ritrovano a condurre una stupida vita borghese, ma, grazie a documentari del genere, possiamo rammentarci di avere ancora sangue nelle vene, anziché acqua. |
Frank Zappa Pink Floyd Neil Young
I R.E.M. Bob Dylan Music-clopaedia
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