UN ANNO D'EUROPA 2003
Un anno di successi e fallimenti. Un anno, per dirla con il quotidiano Financial Times, che l'Europa "ha vissuto pericolosamente". E dal quale l'Unione dei 25 esce con un interrogativo: quale futuro ora? Quale Europa dopo il 2003? Interrogativi difficili, ai quali cercheremo di dare risposta ripercorrendo la storia degli ultimi dodici mesi, segnati -tra luglio e dicembre- dal semestre di presidenza italiana dell'Unione.

GENNAIO

Ma a gennaio è toccato alla Grecia assumere la presidenza europea. Atene prende le redini di un'Europa reduce da un grande successo: il completamento dell'allargamento a est, realizzato sotto presidenza danese. Il viceministro degli esteri greco Tassos Iannitsis rivela in una intervista con Sergio Nava le cinque priorità del semestre ellenico: firma dei trattati di adesione per l'allargamento a est, continuazione del processo di Lisbona, immigrazione, chiusura dei lavori della Convenzione, e politica estera. E proprio quest'ultimo punto sconvolgerà l'intera agenda politica di Atene.

Gennaio è un mese relativamente tranquillo a Bruxelles: si inaugura l'Anno Europeo dei Disabili, il Commissario all'Agricoltura Franz Fischler presenta la riforma della Politica Agricola Comune, e i 15 riaffermano la centralità dell'Onu nella crisi irachena. Solo alla fine del mese, otto Paesi europei, fra cui l'Italia, firmano un documento di appoggio agli Stati Uniti. E' il segnale che l'unità europea sull'Iraq si sta disgregando.

FEBBRAIO

Il 6 febbraio il presidente della Convenzione Valery Giscard d'Estaing presenta i primi 16 articoli della futura bozza costituzionale: stupisce l'assenza di un riferimento ai valori cristiani. Ma non sarà la prima sorpresa. Le polemiche sulla costituzione sono comunque presto destinate a intrecciarsi con uno degli avvenimenti che segneranno in profondità l'intero 2003: il conflitto in Iraq. La crisi peggiora di giorno in giorno. E' il 17 febbraio quando la presidenza greca dell'Unione convoca un vertice straordinario dei 15.

Nelle conclusioni il presidente di turno Costas Simitis riferisce che c'è un accordo tra i Paesi europei: "l'uso della forza contro Saddam resta l'ultima risorsa, ma Baghdad deve disarmare e cooperare immediatamente e totalmente".  Riaffermati anche la solidarietà transatlantica e il ruolo centrale dell'Onu.

MARZO

Ma, nonostante gli sforzi diplomatici, la guerra esplode nelle prime ore della mattina del 20 marzo. Coincidenza vuole che a Bruxelles sia in programma, proprio quel giorno, il Consiglio Europeo di primavera. I 15 aprono i lavori in un'atmosfera surreale. Già in serata viene approvata una dichiarazione sull'Iraq: si parla di rammarico per la guerra, si cita la speranza di un conflitto breve e si guarda già al dopo-Saddam. L'Europa si scopre divisa e impotente: l'asse franco-tedesco si oppone
all'azione militare, quello anglo-spagnolo, col sostegno di molti nuovi Paesi, la appoggia. Tra febbraio e marzo le lacerazioni interne al gigante europeo si acuiscono. Analoga spaccatura politica si verifica tra popolari e socialisti, all'Europarlamento. Sul piano economico invece, le conclusioni del Consiglio Europeo rilevano il calo della crescita. I 15 fissano alcune priorità: l'accento viene posto, in particolare, su occupazione e imprenditorialita'. A mitigare il clima pesante giunge, il 31 marzo, la notizia della prima operazione militare europea in Macedonia. Nasce "Eufor": 300 militari di 27 nazioni in campo come forza di pace.

APRILE

A un inverno difficile per l'unità europea fa seguito una primavera carica di ottimismo: aprile è il mese dell'allargamento, che viene celebrato in forma solenne: l'Europarlamento vota a maggioranza per l'ingresso di 10 nuovi Paesi. La Slovenia risulta lo Stato più votato. Qualche giorno dopo il presidente dell'assemblea Pat Cox ci dice...

"Dobbiamo prendere spunto dall'energia e dal potenziale racchiusi in questi momenti per avere la saggezza e la serenità di cogliere un'opportunità: quella di dare all'Europa una vera voce in capitolo negli affari mondiali, e per vedere l'Europa come qualcosa di più grande e sostanziale di un mercato comune allargato", ci dice Cox.


Il 16 aprile un Consiglio Europeo Straordinario viene convocato ai piedi del Partenone: in agenda c'è la firma solenne dei Trattati di Adesione dei 10 Paesi candidati. Uno dopo l'altro i leader di queste nazioni appongono la propria firma sul trattato. Nasce l'Europa a 25. Anche l'ultimo metro della cortina di ferro che per 50 anni ha diviso il Vecchio Continente viene a cadere.

Nella stessa riunione i leader europei firmano una dichiarazione comune ul dopoguerra in Iraq: il ruolo dell'Onu viene definito "centrale" nella fase di ricostruzione. L'Unione si impegna ad assumersi le proprie responsabilità. Ma sono settimane cruciali anche per il futuro dell'Europa, e dopo le celebrazioni si riaprono gli scontri: il 25 aprile la Convenzione guidata da d'Estaing presenta proposte innovative per la costituzione: tra queste un presidente fisso, Commissione ridotta, nomina di un Ministro degli Esteri. L'esecutivo guidato da Romano Prodi insorge. Quattro giorni dopo Germania, Francia, Belgio e Lussemburgo si riuniscono per varare la prima
bozza di difesa e sicurezza. L'iniziativa viene guardata con sospetto dalle altre capitali.
MAGGIO
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