INCHIESTA SUI PIANI ANTICRISI EUROPEI
La crisi economica stringe nella morsa l'Europa: gli Stati nazionali hanno varato numerosi provvedimenti per arginare l'emergenza, all'interno di un comune tentativo europeo per un piano comune. In questa inchiesta, Sergio Nava fa il punto sulla situazione.
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26 gennaio 2009: Prima puntata del'inchiesta di Sergio Nava sui piani anticrisi dei Paesi europei. All'inizio di un anno che si preannuncia difficile sul fronte economico, facciamo il punto su come l'Europa sta affrontando la recessione. Oggi andiamo in Gran Bretagna, da venerdì ufficialmente in recessione, e in Irlanda.

L'ultima misura, varata una settimana fa a Londra, ha puntato dritta al cuore del sistema bancario. Il premier Gordon Brown ha annunciato un piano salva-istituti di credito del valore di 50 miliardi di sterline, che saranno messi a disposizione della Bank of England per permettere alle banche di assicurare i titoli tossici in portafoglio. Non solo: lo Stato britannico ha esteso fino alla fine del 2009 la garanzia di 250 miliardi di sterline per linee di credito nuove o in scadenza. La prima misura dell'anno, che di fatto aumenta ulteriormente il peso dello Stato nelle banche d'Oltremanica, portandolo -solo per fare un esempio- al 70% nella sola Royal Bank of Scotland, è arrivato dopo il primo pacchetto anticrisi di fine novembre, quando Brown varò un piano di stimolo da 20 miliardi di sterline, l'1% del Pil. Il piano prevedeva il taglio dell'Iva di due punti e mezzo, portandola al 15% fino alla fine del 2009. Prevista pure l'anticipazione di tre anni della spesa pubblica per infrastrutture pari a 3 miliardi, con aiuti alle imprese per 7 miliardi. A pagare saranno -rompendo un tabù che si trascinava dai tempi della Thatcher- i più ricchi: chi guadagna oltre 150mila sterline l'anno si è visto alzare l'aliquota fiscale al 45%, più cinque punti. Ancora prima, a ottobre, i Labour avevano avviato un primo piano d'emergenza di ricapitalizzazione delle banche, pari ad altri 50 miliardi di sterline. Misure, queste, per allontanare i timori relativi a un quadro economico inquietante: venerdì l'istituto di statistica ha certificato la recessione, con il Pil sceso di un punto e mezzo negli ultimi tre mesi del 2008. Secondo Bruxelles la Gran Bretagna vedrà calare il Pil 2009 del 2,8%, con un debito pubblico in crescita di ben dodici punti. Non va meglio al di là del Mar d'Irlanda: Dublino ha nazionalizzato la Anglo Irish Bank, dopo aver varato a dicembre un piano di ricapitalizzazione degli istituti bancari pari a 10 miliardi di euro.

27 gennaio 2009: Seconda puntata dell'inchiesta nei piani anticrisi in Europa. Oggi ci occupiamo delle misure prese dalla Francia, che proprio lo scorso semestre, quando si trovava alla guida dell'Unione Europea, ha dato forte impulso all'iniziativa comunitaria in materia.

L'ultima mossa, in ordine temporale, è stato l'annuncio del piano da 5-6 miliardi di euro per l'industria automobilistica. Il piano, messo nero su bianco dal premier Francois Fillon agli Stati Generali dell'Automobile, pone però una condizione precisa: quella, per le aziende, di non delocalizzare. L'annuncio formale del varo, necessario a dare ossigeno a un settore che occupa il 10% della forza lavoro e rappresenta l'1% del Pil, arriverà a brevissimo e porterà la firma del sempre attivo presidente Nicolas Sarkozy. Sul fronte bancario, invece, il Governo francese ha stanziato in pochi mesi 21 miliardi di euro. Una prima metà erogata a dicembre, la seconda annunciata pochi giorni fa, in cambio di un impegno degli istituti di credito a finanziare contratti all'export per 7 miliardi. Risale all'inizio di dicembre -invece-l'annuncio dello stesso Sarkozy di un piano da 26 miliardi di euro, l'1,3% del Pil, per rilanciare l'economia. Dieci miliardi e mezzo destinati agli investimenti diretti (sviluppo, ricerca, istruzione, trasporti ed energia); altri undici in misure di sostegno alle imprese, poco più di un miliardo infine per quelle destinate all'occupazione.Il piano prevedeva anche aiuti all'industria, in particolare quella automobilistica e quella edilizia, arrivati dopo un primo provvedimento tampone da 22 miliardi di euro per aiutare le piccole e medie imprese a reperire i finanziamenti sul mercato. Parigi intende anche investire 175 miliardi in tre anni in infrastrutture. Pure Oltralpe la crisi si farà sentire: Pil a -1,8% nel 2009, disoccupazione vicina al 10% e balzo del debito al 72%.
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