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EDITORIALI | ||||||||||
29/8/2005 Europa, se ci sei batti un colpo. Il meritato (?) periodo di riposo estivo dovrebbe aver schiarito le idee di chi è chiamato a trainare l'UE fuori dal pantano di una crisi che è soprattutto identitaria. Occorre passare all'azione: decidendo quale modello sociale vogliamo per questa Europa, accordandosi sul bilancio 2007-2013, uscendo dall'empasse costituzionale e fornendo risposte chiare ai cittadini su problemi all'ordine del giorno: crisi petrolifera, minaccia terroristica, rischi pandemici, sicurezza nei voli. L'inerzia europea, la sua incapacità di trovare soluzioni comuni è sotto gli occhi di tutti. Ora basta. SN 23/7/2005 L'estate di attacchi e attentati nel cuore dell'Europa e del Nordafrica ha posto la lotta al terrorismo in cima alle priorità dell'agenda di lavoro europea. E' un dato di fatto che non possiamo né dobbiamo ignorare. L'Europa ha un'occasione concreta per dimostrare ai propri cittadini di saper fronteggiare unita il pericolo e di poterlo fare a un livello sovranazionale, l'unico possibile in un'era di terrorismo globale. Il vertice UE straordinario del 13 luglio non è stato incoraggiante in questo senso. Vogliamo sperare che l'Unione Europea non intenda perdere anche questa occasione. 25/6/2005 Dalle parole ai fatti. Abbiamo ascoltato tutti con grande interesse il discorso programmatico dell'"europeista" Tony Blair all'Europarlamento, in vista della presidenza britannica dell'Unione. Un discorso assolutamente condivisibile, laddove individua alcuni dei principali problemi dell'Europa e chiede una spinta modernizzatrice per porvi rimedio. Ma attendiamo Blair al varco sul fronte di quell'Europa "politica" in cui lui dice di credere. Il suo Paese non ha finora dimostrato grande interesse al riguardo. Ripetiamo fino alla nausea: all'UE serve un rafforzamento dell'integrazione, pena il declino. SN 11/6/2005 L'Europa è in crisi. Inutile negarlo. E si tratta di crisi profonda, destinata a durare mesi, se non anni. A questa Europa, abbandonata dalla simpatia dei cittadini di due Paesi fondatori, serve ora uno slancio. Su due direttrici: recupero di un coerente progetto politico-economico e definizione chiara dei suoi confini. Il che potrebbe voler dire: avvio di una UE a due velocità, basata su un'avveniristica architettura di integrazione politica per un nucleo ristretto (poi estendibile), unita a uno stop degli allargamenti più incoerenti (Turchia). Chi intende assumersi questa sfida? A.A.A. Statista Cercasi SN 14/5/2005 Preoccupata da un'economia che cresce a stento (a volte persino in recessione, come quella italiana), insicura sul suo futuro nel contesto mondiale, incerta sui suoi confini e sulle sue stesse risorse finanziarie, l'Europa attende con ansia l'esito del referendum francese. La disaffezione dei cittadini diviene sempre più evidente, persino in un grande Paese fondatore. L'Europa ha bisogno di un urgente progetto di rilancio politico, che tenda verso una progressiva integrazione di stampo federalista. Il rischio paralisi e declino è evidente: occorre intervenire subito. Indipendentemente dall'esito del referendum francese. SN 15/4/2005 L'allarme a Bruxelles è alto: se la Francia non ratificasse la Costituzione Europea, si rischia una seria paralisi nel processo di integrazione. C'è chi prospetta una seria crisi dell'UE, considerato che il piano B (l'uscita della Francia) è da escludere. Una crisi può essere catastrofica ma anche salutare: questa Europa che si allarga a dismisura senza acquisire pari peso politico e unità di iniziativa, conviene? Questa Europa, frenata da scelte opinabili dell'asse franco-tedesco, è competitiva? Se una crisi dovesse portare alla nascita di un nocciolo duro confederato, beh... forse potrebbe essere persino auspicabile. SN |
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