EDITORIALI
11/2/2006

A fatica l'Europarlamento va verso un accordo sulla direttiva servizi (o direttiva "Bolkestein", come i più continuano a chiamarla). Il compromesso raggiunto tra popolari e socialisti è una chiara rinuncia al pieno raggiungimento dell'obiettivo posto dalla Commissione Prodi: si punta a portare a casa il risultato di un via libera alla normativa, depotenziandola dei suoi maggiori effetti sul mercato unico.
E' la logica del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, sintomo di un'Europa che ancora non ha le idee chiare su come vuole crescere e prosperare.
Speriamo solo che questa fase di "convalescenza" duri il meno possibile.                                                                                  SN

8/1/2006

Ho trovato tra le innumerevoli agenzie di fine 2005 questo articolo di Denis McShane, un politico laburista inglese, già Ministro UK per l'Europa: "questa crescente identità europea (dovuta all'euro, ndr) può essere data per scontata o non associata in alcun modo positivo all'Unione Europea, ma esiste. Impercettibilmente, questa identità europea sta crescendo come risultato di una sequenza di fatti sul terreno, lontano mille miglia dalle dichiarazioni europeiste dei politici". L'ho considerato il miglior augurio possibile per il 2006 dell'Europa.                                              SN

23/12/2005

L'Europa è ripartita. Senza accordi o slanci clamorosi, ma con una discreta intesa sulle prossime prospettive finanziarie. Che non rivoluziona le priorità di investimento europee, ma -perlomeno- consente di salvaguardare l'ordinaria amministrazione e guardare con maggiore ottimismo al futuro. Chapeau all'"euroscettico" Blair. E' stato l'unico risultato di rilievo di una presidenza britannica abbastanza scialba: ora tocca all'Austria. Vienna parte con un programma di lavoro modesto. Forse è solo pretattica: l'importante è non perdere altro tempo. All'Europa serve un vero rilancio.                                                                                 SN

29/10/2005

Un passo avanti, uno indietro. L'Europa che si è riunita ad Hampton Court per l'attesissimo vertice informale è parsa davvero unita solo nel condannare le deliranti uscite della presidenza iraniana. Per il resto, all'ottimismo di un Blair ringalluzzito dalle vesti di presidente di turno, hanno fatto da contrappeso i tanti, troppi distinguo di molti suoi colleghi. Cui si è aggiunto un Berlusconi in piena fase "logorroico-euroscettica" (ma qualcuno ai vertici gli chiede conto delle sue affermazioni?). Non è stato un fallimento, ma forse -il vertice londinese- è parso somigliare un po' troppo a una gita scolastica.                           SN

22/10/2005

Nessuna "via di mezzo": i 25 leader dell'Unione Europea, che si riuniscono il 27 ottobre nella lussuosissima Hampton Court (UK), questa volta non possono temporeggiare. Al summit (informale, ma non per questo meno significativo) non sono ammessi fallimenti o "nulla di fatto". Serve un messaggio forte, di coesione e impegno a ripartire insieme, riformando di comune accordo e senza esitazioni il "modello europeo". Il processo di integrazione comunitario non può tollerare ulteriori ritardi o perdite di tempo, pena il suo inesorabile declino.
                                                                                              SN

9/10/2005

Il pasticcio è stato fatto. La sfiancante maratona notturna che ha concluso gli oltre 40 anni di avvicinamento della Turchia all'UE ha dato il "la" ai sospirati negoziati. Un buon segnale per Ankara: un pessimo ricostituente per la gracile Unione, che vive mesi travagliati. Mesi che hanno portato a una paralisi di fatto delle iniziative comunitarie. Qualcuno si è accorto dell'esistenza di un "semestre britannico"? Blair ce ne dia risposta a fine ottobre. Che la Turchia sia un boccone troppo grosso e indigesto per l'intera UE non è un mistero: anziché approndire, si continua ad allargare. Cui prodest?                                                                           SN
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