BILANCIO: DALIA GRYBAUSKAITE
Nel Mezzogiorno quattro regioni resteranno titolari dello status di Obiettivo 1. Ma il livello di fondi strutturali garantiti sarà lo stesso?

La proposta della Commissione non cambia molto per l'Italia. Campania, Sicilia, Puglia e Calabria otterranno -secondo la nostra proposta- un livello di fondi abbastanza simile, mentre la Sardegna uscirà dall'Obiettivo 1, ricevendo un phasing-out graduale, e solo la
Basilicata perderà lo status per un mero effetto statistico, a causa dell'allargamento. Lei però ha ragione nel dire che se ci saranno tagli alla nostra proposta i primi settori a soffrirne saranno i finanziamenti alla competitività e le politiche di coesione in tutti gli Stati membri.

Può fare però una previsione, secondo gli ultimi negoziati?

Non posso, anche perché finora la presidenza lussemburghese ha fatto solo proposte, l'ultima delle quali ha suscitato reazioni negative da parte di ben 24 Paesi membri.

Che tipo di uscita graduale dall'Obiettivo 1 è in preparazione per la Sardegna e la Basilicata?

Ci saranno periodi di transizione, ma il risultato finale dei negoziati dipenderà anche dalla posizione del Governo italiano. Se riuscirà a far sì che i fondi strutturali patiscano i minori tagli, allora riuscirà a mantenere il sostegno comunitario a queste regioni.

Se non sbaglio l'avvio delle trattative ha un po' peggiorato la posizione di queste due regioni...

E' vero, ma la reazione del Consiglio dei Ministri alla prima proposta di compromesso lussemburghese è stata negativa, per ragioni diverse. Fare previsioni ora è troppo presto.

Commissario, come garantire però una sempre maggiore efficienza della
spesa di questi fondi strutturali?


E' vero, occorre efficienza, ma la responsabilità maggiore dell'utilizzo di questi fondi è appannaggio degli Stati membri. Ovvio, anche la qualità del loro utilizzo è importante. Esistono alcuni elementi nei programnmi delle politiche di coesione per monitorare l'efficienza delle spese, ma la situazione varia molto da un Paese all'altro. Il fatto è
che le autorità regionali e i Governi sono i maggiori responsabili dell'utilizzo di questi fondi.

Ma è prevedibile inserire una "clausola di efficienza" all'atto di eroga dei fondi strutturali?

Ci sono molti elementi in questo senso nel processo di monitoraggio, ma la pratica insegna che se i Governi non si assumono la piena responsabilità dell'utilizzo di questi fondi, la pressione esterna non è sufficiente.

Quando si porrà fine all'ingiusticabile "rimborso britannico"?

In termini generali, il rimborso britannico è un fenomeno storico, giustificato al tempo, ma che ora non lo é più. Il problema vero sono gli squilibri tra i Paesi contribuenti netti e quelli ricevitori netti nell'Unione. Sono squilibri enormi, in alcuni casi, con Paesi che pagano all'Europa molto più di quanto non ricevano. Il rimborso britannico fu creato per quello. Nella nostra proposta tentiamo di evitare qualsiasi eccezionalità, e proponiamo un meccanismo di correzione generalizzato valido per tutti i membri, dove ciascuno riceverà un certo quantitativo percentuale del proprio Pil in ritorno. Questo meccanismo piace ad alcuni Paesi ma non ad altri, anche per la sua complessità. Occorre un compromesso.

La Gran Bretagna intende porre un veto...

Dipende da come si discute. Noi non parliamo in modo aggressivo... "aboliamo il rimborso britannico!". No, noi chiediamo di risolvere gli squilibri tra i contribuenti netti del bilancio comunitario, in un modo accettabile da tutti. Lasciamo ai semiologi il nome da dare a questa proposta. Tali squilibri oggi esistono non solo in Gran Bretagna, ma
anche in Germania, Olanda, Svezia, Austria. Sono enormi! Vogliamo risolverli tutti, senza alcuna eccezione.

Quali sono le vostre "zone rosse" in vista di un compromesso?

Certamente abbiamo zone rosse, ma possiamo renderle note solo nei negoziati dell'ultim'ora.
A quanto ammonterà il bilancio UE per il periodo 2007-2013?
LA
TERZA
PARTE
DELL'
INTERVISTA