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30/11/2007 Accordo raggiunto su Galileo, il sistema di posizionamento europeo alternativo al Gps americano. Ma è servita un'altra lunga serata di trattative a Bruxelles per sbloccare l'ennesimo empasse politico. Via libera a Galileo, superando con la forza l'ultimo blocco spagnolo. L'Europa ha trovato poco prima della mezzanotte l'accordo a maggioranza qualificata sulla rete di trenta satelliti per il posizionamento civile, che esattamente una settimana fa aveva ottenuto il sospirato finanziamento comunitario, pari a 3,4 miliardi di euro. La Spagna chiedeva di ospitare un'altra stazione di controllo terrestre, in aggiunta a quelle -previste- di Roma in Italia e Monaco di Baviera in Germania. Un problema tutto politico, che si era aggiunto a quello dei finanziamenti, che fino a pochi giorni fa aveva provocato altri ritardi. L'insufficienza di investimenti privati aveva infatti portato gli Stati membri a optare per fondi pubblici, ricavati da denaro destinato perlopiù alla politica agricola e non utilizzato. Anche in quel caso però i bizantinismi europei avevano fatto la loro parte, con la suddivisione in sei tranches degli appalti per i trenta satelliti, oltre al divieto -per ciascuna azienda- di essere capofila in più di due segmenti. Un modo per evitare che la francese Thales facesse la parte del leone nelle commesse, ma lasciasse qualcosa anche alle industrie tedesche. L'entrata in servizio di Galileo è prevista nel 2013. 29/11/2007 Ancora problemi per Galileo, il sistema di posizionamento europeo alternativo al Gps americano, che dovrebbe vedere la luce nel 2013. Ci sono i soldi, ma manca l'accordo politico: è nuovamente empasse in Europa sul sistema di navigazione satellitare Galileo, che solo la scorsa settimana aveva avuto il sospirato finanziamento comunitario pari a 3,4 miliardi di euro. La Spagna ha infatti chiesto di ospitare un'altra stazione terrestre della rete di trenta satelliti per il posizionamento civile, nato in alternativa al Gps americano. Al momento le stazioni terrestri previste sono due, a Roma e Monaco di Baviera, frutto di un accordo italo-tedesco che Madrid però non ha gradito. Il problema è tutto politico, e si aggiunge come ciliegina sulla torta a quello dei finanziamenti, che fino a pochi giorni fa avevano provocato altri ritardi. L'insufficienza di investimenti privati aveva infatti portato gli Stati membri a optare per fondi pubblici, ricavati da denaro destinato perlopiù alla politica agricola e non utilizzato. Anche in quel caso però i bizantinismi europei avevano fatto la loro parte, con la suddivisione in sei tranches degli appalti per i trenta satelliti, oltre al divieto -per ciascuna azienda- di essere capofila in più di due segmenti. Un modo per evitare che la francese Thales facesse la parte del leone nelle commesse, ma lasciasse qualcosa anche alle industrie tedesche. Per Galileo è giunto il momento di ritrovare la strada: ce la farà entro il 2013, anno previsto per l'inaugurazione? 28/11/2007 Chiuso con un sostanziale nulla di fatto il vertice Europa-Cina: su cambi e deficit commerciale solo vaghi impegni dal gigante asiatico. L'Europa parla, ma Pechino fa orecchie da mercante. La due giorni di missione in Cina dei vertici delle istituzioni comunitarie ha strappato solo vaghe promesse dalla controparte. Numerosi i temi in agenda, ma due quelli di reale interesse per l'Unione: i cambi e il deficit commerciale. Sul primo Bruxelles, come annunciato dal presidente della Bce Trichet, ha ottenuto l'istituzione di un gruppo di lavoro, incaricato di valutare costantemente il tasso di cambio più appropriato dello yuan nei confronti dell'euro. Trichet ha fatto intendere che Pechino punterebbe a un graduale e -da parte europea- desiderabile apprezzamento della moneta cinese verso l'euro. La debolezza dello yuan sta infatti creando squilibri nell'altro settore al centro dei colloqui, quello del commercio tra i due blocchi. Qui il problema è serio, con un gap tra import ed export europei con Pechino che cresce di 15 milioni di euro all'ora. Quest'anno il deficit sfiorerà i 170 miliardi: la troika comunitaria ha ventilato persino il rischio di un ritorno al protezionismo. Anche perché, come ha riassunto il presidente della Commissione Barroso, l'Unione esporta più in Svizzera che in Cina. Intanto però l'unico accordo siglato resta quello di un prestito europeo di 500 milioni a Pechino, per combattere il riscaldamento climatico. Davvero poco. 28/11/2007 La lotta alla riduzione delle emissioni inquinanti per l'atmosfera potrebbe registrare un successo insperato, almeno in Europa. Gli obiettivi di Kyoto sarebbero in vista. E' un rapporto ottimista quello presentato ieri dalla Commissione Europea sul taglio delle emissioni di gas serra: la riduzione dell'8% delle sostanze inquinanti nell'atmosfera entro il 2012, per i 15 paesi della Vecchia Europa, è considerata a portata di mano. Bruxelles stima un -7,4% di taglio delle emissioni entro il 2010, conseguito mediante i provvedimenti in atto, l'acquisto di crediti di emissione da Paesi terzi e le attività di riforestazione. Ma, come ha precisato il Commissario all'Ambiente Stavros Dimas, per centrare completamente i tagli previsti da Kyoto occorrono misure supplementari, quali l'inserimento dell'inquinamento prodotto dagli aerei nel sistema di scambio delle quote di emissione e la riduzione delle emissioni di gas serra dei carburanti utilizzati per i trasporti. L'Italia -secondo Bruxelles- non sta facendo male, ed è solo mezzo punto percentuale al di sotto dell'obiettivo prefissato di un taglio del 6,5%. Domani parte la revisione della delibera riguardante il Piano nazionale sui gas serra, con l'obiettivo di eliminare emissioni pari a decine di milioni di tonnellate di anidride carbonica. Lunedì a Bali si apre invece la Confernza dell'Onu sui cambiamenti climatici: proprio dalle Nazioni Unite è partito ieri l'allarme su "rischi catastrofici" nei mutamenti del clima, qualora le emissioni continueranno a seguire la tendenza in atto dal 1992. |
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