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17/4/2003 Un unico sistema di pagamento elettronico unico dei pedaggi in tutta Europa: è la proposta di direttiva che la Commissione Europea presenterà ufficialmente nella prima riunione dopo le vacanze pasquali. Viaggiare in Europa con un unico contratto di pedaggio elettronico, e con un solo dispositivo di identificazione per automezzo: è la proposta di direttiva che la Commissione Europea formalizzerà il prossimo 23 aprile. Ufficialmente la proposta riguarda l'interoperabilità dei pedaggi autostradali, e l'idea è contenuta nell'ultimo libro bianco sulla politica dei trasporti comunitaria fino al 2010. Secondo l'iniziativa della Commissione, il nuovo sistema di pedaggio elettronico europeo, operativo per i tir dal 2005 e dal 2010 per le automobili, consentirebbe una sorta di Telepass unico comunitario fruibile da tutti i conducenti che intendono spostarsi all'interno dell'Unione. Tale telepass, oltre a snellire la strumentazione di bordo necessaria a muoversi da un Paese all'altro, ridurrebbe anche notevolmente i tempi necessari al pagamento del pedaggio, e potrebbe porre le basi per una futura armonizzazione delle tariffe su scala comunitaria. 15/4/2003 La crisi irachena è stato uno dei temi principali discussi alla riunione dei Ministri degli Esteri europei, svoltasi ieri in Lussemburgo. Un vertice di transizione per avvicinare le posizione europee dopo lo strappo sulla guerra in Iraq. La riunione del Lussemburgo ha posto le basi per un confronto a 15 sul processo di ricostruzione nel dopo-Saddam Hussein, ma -al tempo stesso- ne ha ribadito le differenze. Se Francia e Germania spingono per un dopoguerra interamente gestito dall'Onu, al punto che il Ministro degli Esteri transalpino Dominique de Villepin invoca un rappresentante speciale nominato da Kofi Annan, Gran Bretagna, Italia, Spagna e Danimarca non escludono l'invio in autonomia di militari per distribuire aiuti. La questione irachena, dopo lo stralcio formale -ma certamente non sostanziale- dal programma del Consiglio Europeo di domani, tornerà sul tavolo dei Ministri degli Esteri a maggio. Anche le minacce americane alla Siria hanno dominato la riunione del Lussemburgo: qui l'Europa si è dimostrata più compatta nel rifiutare l'apertura di un secondo fronte di crisi, schierandosi dietro le preoccupate dichiarazioni di Javier Solana. Il primo dibattito sull'Eurodifesa e gli ultimi ritocchi alla roadmap mediorientale hanno chiuso l'agenda dei 15 Ministri degli Esteri. 11/4/2003 Il Parlamento Europeo spinge sull'acceleratore della costruzione di una politica di difesa dell'Unione: è stata approvata dall'assemblea di Strasburgo la relazione dell'eurodeputato francese ed ex-generale Philippe Morillon, che chiede -fra le altre cose- una forza militare europea dal 2004 e una clausola di difesa comune simile all'articolo 5 della Nato. Una scelta di campo netta in favore di una maggiore integrazione europea nel settore della difesa. La relazione Morillon è stata approvata ieri dall'Europarlamento con 275 voti favorevoli e 96 contrari, grazie a una maggioranza trasversale composta da socialisti, popolari, destra e liberali. Mentre l'Europa dei Governi tentenna e si spacca, quella delle istituzioni comuni sembra non avere dubbi: sì a una forza militare europea di 5000 uomini dal 2004, pronta a intervenire per operazioni umanitarie e di salvataggio. Un mini-esercito in grado di cooperare con la Nato, ma capace anche di muoversi autonomamente. Nel rapporto Morillon, si propone l'istitituzione di una clausola comune di difesa, mentre -per quanto riguarda i costi militari- i deputati propongono che rientrino nel budget comunitario. E mentre il rapporto deplora le profonde divisioni europee sull'Iraq, si coglie l'occasione per proporre il rafforzamento dei poteri dell'Alto Rappresentante, sul modello di un quasi Ministro degli Esteri. Sebbene la relazione non avrà effetti pratici, segna certamente una svolta importante nella visione della politica di difesa europea. 9/4/2003 E' atteso per oggi lo storico voto del Parlamento Europeo, che sancirà ufficialmente il via libera all'allargamento dell'Unione a 25 Paesi. Superati gli ultimi scogli legati al bilancio, si prospetta un voto favorevole a larga maggioranza. A una settimana esatta dal vertice di Atene, ultimo atto di un cammino di integrazione durato 13 anni, il Parlamento Europeo si prepara a dare il via libera definitivo all'entrata di 10 nuovi Paesi nell'Unione. Il braccio di ferro fra gli eurodeputati e il Consiglio Europeo sui costi iscritti in bilancio da qui al 2006, che rischiava di far deragliare l'intero processo a un nulla dal suo compimento, si è risolto con l'ennesimo compromesso all'europea. 540 milioni di euro per le politiche interne sono stati aggiunti al bilancio, come richiesto dal Parlamento, che ha dovuto però incassare l'umiliazione di un sostanziale appoggio al modus operandi del Consiglio. Schermaglie politiche a parte, gli oltre 600 eurodeputati voteranno "sì" in larga maggioranza sull'ingresso di ciascuno dei 10 Paesi candidati. Probabile però qualche sporadico franco tiratore. Col voto di oggi comunque non si conclude l'intero processo di ampliamento: ancora 8 Paesi candidati devono tenere i referendum popolari di ratifica. Sabato sarà la volta dell'Ungheria. Il primo maggio 2004, infine, l'Europa si allargherà ufficialmente a 25 Paesi. |
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