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INTERVISTA AD ANDRE' SAPIR | ||||||||||||
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La tanto agognata riforma del patto di stabilità e crescita è stata al centro dell'intervista di Sergio Nava ad Andrè Sapir
, Professore alla Libera Università di Bruxelles
, già Presidente del Gruppo di Analisi Economica della Commissione Europea
. SAPIR: Abbiamo bisogno del Patto di Stabilità e crescita, perché necessitiamo finanze pubbliche sostenibili nell'Eurozona. E abbiamo bisogno di finanze pubbliche sostenibili per assicurare la stabilità della moneta. Il Trattato dà mandato alla Bce di mantenere la stabilità dei prezzi: penso sia molto saggio assicurarci che i Paesi membri rispettino la sostenibilità delle proprie finanze pubbliche. NAVA: Quanto è stata danneggiata la credibilità del patto dalle ripetute violazioni di Francia e Germania? Il patto è stato danneggiato, ma non possiamo dire che non sia stato utile. Non è stato "ucciso". Non si può dire che non abbia avuto effetto. Abbiamo visto come, sia in Francia, sia in Germania, lo sforamento del 3% ha acceso i media e il dibattito pubblico. E anche se questo non ha riportato il deficit sotto il 3% per tre o quattro anni, la percentuale non è arrivata fino al 7-8%. E' rimasta tra il 3 e il 4%. Il limite è stato infranto, ma non in modo eccessivo. Penso che il patto abbia impedito a quei Governi di superare certi limiti. In questo è stato utile. Professor Sapir, parliamo della proposta della Commissione dello scorso settembre, in cui anche lei ha avuto una parte. Quali settori considera più innovativi? Saranno sufficienti a restituire forza e credibilità al patto? L'idea generale della proposta è: "abbiamo bisogno di un patto che migliori la situazione su due piani complementari". Innanzitutto occorre maggior rigore in certi periodi, quali quelli di congiuntura favorevole, e occorre maggior flessibilità in tempi di congiuntura sfavorevole. Questo è il succo, ma non va interpretata come una proposta per una maggiore flessibilità: apre sì a una maggiore flessibilità, ma solo a patto che si applichi più rigore in altri momenti. Il secondo elemento è: insistere più di prima sulla nozione di sostenibilità. Il Trattato indica che i Paesi membri non possono superare il 3% del deficit, ma si menziona anche il criterio del debito. Io ritengo che nel patto non si sia data abbastanza attenzione alla nozione di sostenibilità delle finanze pubbliche. Nella nuova proposta della Commissione torna il tema della sostenibilità... ciò che realmente conta. Dobbiamo quindi guardare al deficit nel quadro -più ampio- della sostenibilità. Il tema del debito è molto importante per l'Italia... L'Italia dovrebbe essere a favore della proposta della Commissione. E' nell'interesse dell'Italia ridurre il proprio debito. Non è nell'interesse della Commissione o della Bce. Ma è anche nell'interesse dell'eurozona: l'Italia ha il debito più elevato in termini assoluti tra i 12 Paesi dell'Eurozona. E che tipo di riduzione propone per il debito italiano? Secondo me non c'è stata finora sufficiente riduzione del debito in Italia. Al momento del lancio dell'euro, nel 1999, due Paesi avevano un debito molto alto: Italia e Belgio. Fu quindi chiesto loro un taglio il più possibile rapido. Per farlo occorre un surplus primario. E questo è il caso sia dell'Italia che del Belgio. Ma il surplus primario italiano non è molto elevato, circa il 2% del Pil, la metà di quello belga. Ciò che abbiamo osservato è che il debito italianoda allora è sì calato, ma non così velocemente come sperato e concordato. E' un peccato! Per questo io sostengo la tesi che spinge per una maggiore attenzione al criterio del debito. E' qualcosa nell'interesse dei cittadini italiani, che dovrebbero pretendere che la qualità delle loro finanze pubbliche sia più orientata alla crescita. Diciamo che magari non si arriva a tagliare le proprie spese, ma almeno le si reindirizza verso settori orientati alla crescita. Anche questo aiuterebbe la sostenibilità dele finanze. Qui stiamo parliamo della ratio depito/pil: come migliorarla? Da un lato riducendo il debito, dall'altro incrementando il pil e migliorando la qualità delle finanze pubbliche, puntando su spese che spingono la crescita produttiva potenziale. E' questo che io definisco elemento "qualitativo". Nelle scorse settimane sono circolate ipotesi circa un obbligo di riduzione quantitativa annuale del debito italiano, fino al 3%... Non so nulla a proposito di questa cifra. |
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L'economista André Sapir | ||||||||||||
LEGGI LA SECONDA PARTE DELL' INTERVISTA |
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