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Il problema dell’ordine sociale e i limiti della teoria della scelta razionale

Antonio Micalizzi


Nel 1991 Martin Hollis pubblicava un articolo intitolato "Why Elster is stuck and needs to recover his faith" riferendosi al pessimismo che pervade gli ultimi libri dell’autore nei quali è presente una spiccata disillusione nei confronti del ruolo esplicativo esercitato dalle scienze sociali.
Elster, manifesta effettivamente una simile sfiducia, ma lo fa principalmente nei confronti di quelle teorie che aspirano a degli obiettivi che vanno ben oltre i «meccanismi di piccola e media grandezza che intervengono in gran parte delle situazioni sociali».
Questa consapevolezza, è sicuramente presente nel "Cemento della Società", opera nella quale Elster, pur non rinunciando mai completamente alle idee ispiratrici degli scritti iniziali, intraprende un nuovo cammino basato sull’analisi dei «meccanismi locali in grado di rendere conto di certi fenomeni o comportamenti collettivi, non riconducibili ad una singola teoria» (Veca, 1995).
Partendo da questi presupposti, Elster mostra come la teoria della scelta razionale ha bisogno di essere integrata con un’analisi delle norme sociali, queste ultime, irriducibili alla semplice razionalità.
Le norme sociali, infatti, «forniscono un importante tipo di motivazione per l’azione, una motivazione che non può essere ricondotta né alla razionalità né ad altre forme di meccanismi di ottimizzazione», riferendosi chiaramente alle tesi che concepiscono le norme come dei meccanismi pareto-ottimizzanti.
A causa di questa nuova posizione critica assunta nei confronti della teoria della scelta razionale, Elster potrebbe essere definito un «razionalista decandente» che, consapevole dei limiti del razionalismo, non trova però al di fuori di esso nessun’altra possibilità di comprensione teorica dell’azione umana e sociale (Provasi, 1995).

L’aspetto centrale del libro a cui si riconduce l’intera trattazione è il problema dell’ordine sociale e in che modo esso possa essere spiegato.
Elster distingue due concetti di ordine sociale, la "prevedibilità" e la "cooperazione". Sulla base di questi due concetti egli afferma che il disordine sociale è provocato dall’imprevedibilità dei comportamenti e dalla mancanza di cooperazione.
Con il concetto di prevedibilità, Elster intende tutti quei modelli di comportamento stabili, regolari e prevedibili. Tale concezione si contrappone a quella di equilibrio fornita dai pensatori neoclassici, secondo i quali l’ordine sociale si realizza grazie ai meccanismi di coordinamento di mercato (1).
Per quanto riguarda il secondo problema dell’ordine sociale, egli distingue cinque forme di cooperazione: alcune - l’esternalità e il comportamento di aiuto - rientrano nell’ambito della teoria dell’azione collettiva, altre - gli equilibri di convenzione, le imprese in collaborazione e gli ordinamenti privati - appartengono, invece, alla teoria della contrattazione.
Nel caso dell’azione collettiva siamo di fronte ad un’azione cooperativa unica, mentre nel caso della contrattazione vi sono più soluzioni cooperative.
Il principale ostacolo alla realizzazione della cooperazione attraverso l’azione collettiva deriva dal comportamento del free rider orientato esclusivamente dall’interesse personale. Nel caso, invece, della contrattazione, il principale ostacolo alla cooperazione è rappresentato dalla mancanza di un accordo su un’appropriata distribuzione dei benefici derivanti dalla cooperazione.

Secondo Elster, tra le determinanti della maggior parte delle azioni rientrano sia le motivazioni razionali sia le norme; ma «mentre l’azione razionale guarda ai risultati ed è essenzialmente condizionale e orientata al futuro, l’azione guidata da norme sociali è invece incondizionata, o se condizionata, lo è nei confronti di eventi passati».
Nel quadro della razionalità le motivazioni sono di tipo egoistico, quando l’oggetto del risultato dell’agire è il sé, e di tipo non egoistico quando il risultato dell’agire si orienta sugli altri.
Nelle norme sociali elemento caratterizzante è l’aspetto emotivo, nel senso che una norma ha tanto più presa quanto maggiore è la disapprovazione della gente nei confronti di chi la viola.
Considerando il modo di «operare delle norme in larga misura cieco, meccanico e persino inconscio», Elster non può che dissentire dall’interpretazione riduttiva dei neoclassici che considerano, invece, le obbligazioni normative come il risultato di azioni razionali ottimizzanti.
Per definire le norme, Elster si sofferma, dunque, sul loro valore intrinseco e sul loro potere motivazionale indipendente, ma ne trascura cause ed effetti. Anche se, d’altra parte manifesta più volte, nel corso della trattazione, la convinzione che difficilmente possa esistere una teoria capace di spiegare l’insorgenza o il mutamento delle norme, né tanto meno capace di spiegare la propensione di individui a seguirle.
Nella parte conclusiva della trattazione Elster analizza tre ulteriori motivazioni (invidia, opportunismo e codici d’onore) ciascuna delle quali interagendo con elementi di natura razionale e normativa, costituisce il "cemento della società".
Per Elster non esiste, infatti, una motivazione privilegiata che possa chiarire, in tutte le situazioni, un determinato comportamento. Esistono semmai un mix di motivazioni che, combinate tra loro nei modi più vari, contribuiscono tutte a ordine, stabilità e cooperazione.

(1) Secondo i sostenitori neo-classici del «programma individualista di Hayek» per spiegare l’ordine si fa riferimento al solo interesse egoistico razionale e alla presunzione di autonomia ed esaustività dei meccanismi di coordinamento di mercato. torna al testo

Bibliografia

ELSTER, Jon (1989), "The Cement of Society. A study of Social Order", Cambridge, Cambridge University Press, 1989.

HOLLIS, Martin (1991), "Why Elster is stuck and need to recover his faith", London Reiew of Books, 13 (2).

GIDDENS, Anthony (1990), "Review of the Cement of Society", American Journal of Sociology, 96 (1), pagg. 223-225.

Scuola di Specializzazioni in Metodi e Tecniche della Ricerca Sociale, "Appunti del Corso di Sociologia progredita" - Prof. G.B. Sgritta - A.A 1996/97, Università "La Sapienza" di Roma.

PROVASI, Giancarlo (1995), "Elster: un «razionalista decadente» di fronte al problema dell’ordine sociale", Stato e Mercato, n. 45, dicembre 1995.

VECA, Salvatore (1995), "Elster: la delusione della «fisica sociale»", Stato e Mercato, n. 45, dicembre 1995.



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