STORIA DEL PENSIERO FILOSIFICO LATINO-AMERICANO LinkExchange
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STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO LATINO-AMERICANO

Maria José Cirqueira Falcão


     Indice
    

    



1. Introduzione
Questo lavoro ha come principale obiettivo quello di analizzare la storia del pensiero filosofico latino-americano in un senso ampio. Seguendo un tale orientamento, i confini di demarcazione del nostro oggetto di studio risultano abbastanza mobili e ciò ci permette di avere una visione del problema allargata sia in senso temporale che spaziale.
Da un punto di vista temporale risulta necessario approfondire lo studio delle antiche culture indigene dell'America Latina; la conoscenza del passato rende, in tal modo, più agevole l'interpretazione del moderno pensiero filosofico latino-americano che non è l'espressione di una pura e semplice "imitazione" dei modelli culturali europei. La filosofia attuale è il risultato di un processo evolutivo, di un sincretismo culturale che ha origini remote e che si manifesta oggi in una forma di pensiero - quella della filosofia della liberazione - propria dell'America Latina e del suo desiderio di emancipazione.



2.
L'origine del pensiero filosofico latino-americano: la "pré-história" (1)
Per una migliore comprensione dell'attuale pensiero filosofico latino-americano occorre aver chiara la collocazione storica dell'America Latina ed in particolare dei rapporti che questo continente ha avuto nei secoli passati con il resto del mondo.
In quella che Dussell definisce la "pré-história" del mondo, troviamo le c.d. grandi colonne culturali neolitiche; queste "alte culture" si collocano nelle regioni della Mesopotamia, dell'Egitto, della Valle dell'Indo, della Valle del fiume Giallo (Cina) e del Pacifico.
Tutte queste civilizzazioni sono collegate tra di loro per mezzo delle steppe e dei deserti del nord con l'Estremo Oriente. L'America Latina pre-ispanica è, a sua volta, unita a queste culture attraverso il Pacifico. (2).

L'influenza asiatica nel continente americano si manifesta, non solo attraverso i comuni tratti somatici che caratterizzano gli abitanti di queste due aree geografiche, ma anche da un punto di vista culturale e religioso.
Pur derivando originariamente e strutturalmente dalle culture asiatiche, i popoli americani hanno espresso fin dall'inizio delle identità autonome. (3). Le civilizzazioni amerinde che si sono generate sugli altipiani messicani e peruviani sono il frutto di questo processo. Fra queste popolazioni, i tratti culturali distintivi deriveranno, per esempio, in parte dalle popolazioni polinesiane e in parte saranno il frutto del nuovo rapporto di interazione che si è venuto a creare con l'ambiente (aspetti morfologici e climatici, risorse naturali disponibili, etc.).
E' grazie all'esistenza di questi contatti con le culture del Pacifico che, secondo Dussel, l'America Latina è partecipe fin dall'inizio della storia mondiale.



3. La "proto- história " latino-americana(4)
Una seconda fase della storia mondiale è quella definita da Dussel come "proto-história". Se gli avvenimenti che caratterizzano la fase "pré-histórica" seguono un andamento dall'Ovest verso l'Est con un centro posto nella regione del Pacifico, la "proto-história" colloca il suo baricentro nel Mediterraneo Orientale (5). Gli accadimenti di questa fase storica, solo apparentemente estranei alla storia latino-americana, avranno successivamente una grande influenza culturale.
In tal modo, risulta di particolare interesse approfondire aspetti della struttura culturale dei popoli appartenenti ad alcune regioni dell'Africa e dell'Asia.
I primi antenati della storia latino-americana avevano il loro centro geografico-culturale nel deserto arabico (quello delle culture semite). Con il passare del tempo questo centro si è spostato in quello che nel passato era il cuore politico-culturale del continente europeo e cioè nell'Impero Romano. Il cristianesimo si è presto esteso in ogni parte dell'Impero inclusa la Penisola Iberica.
L'incontro tra cultura semita ed indoeuropea ha prodotto nel corso di quel periodo uno shock culturale derivante dal diverso significato che ciascuna cultura esprimeva nei confronti dell'essere. Per gli indoeuropei, l'essere è ciò che sta nella logica della totalità (6) (uomo-natura), mentre per i semiti, l'essere è ciò che sta nella logica dell'alterità (7) (il viso di un uomo di fronte al viso di un altro) (8). Questa evoluzione culturale millenaria interesserà anche l'America nel secolo XVI. Ma l'America già esisteva prima degli spagnoli e dei portoghesi e occorrerà attendere il decorrere dei secoli - visto che a quell'epoca furono pochi ad accorgersene - per rendersi conto che quella di Colombo non fu semplicemente una "conquista" di terre ed ori, ma fu in realtà un'inestimabile scoperta di uomini e culture.



4. La dominazione culturale del "centro" sulle "periferie" del mondo
Nel secolo XV, la geografia mondiale dei popoli era basata sulla comune coesistenza di aree culturali - o sfere d'influenza - rappresntate essenzialmente dal mondo slavo (Russia), dall'Europa, dal mondo arabo, dai cinesi e dagli indiani d'America. Nel secolo successivo, l'Europa inizierà, a partire dal mondo arabo, il suo cammino di conquista; in tal modo, cambierà la fisionomia del pianeta venendosi a costituire un "centro" e, conseguentemente, una serie di "aree periferiche"
(9) soggette all'impatto conquistatore del "centro".
A partire da questo secolo e per quelli successivi, l'America Latina, l'Africa sub-sahariana, il mondo arabo, il sud-est asiatico e la Cina diventeranno, tutte più o meno allo stesso modo, aree culturali periferiche, dipendenti da una "macrocultura" centrale. La dominazione in America Latina sarà ancor più devastante che altrove perché in questo caso si affiancherà all'annientamento culturale quello fisico delle popolazioni e con esso sarà quasi completamente disintegrata la coscienza storica.
La storia dell'America Latina è una storia di dipendenza e di dominazione in tutti gli aspetti del viver sociale: economico, politico, religioso, culturale e antropologico; una dipendenza che riguarda tutte le manifestazioni dell'esistere.
Occorre invece rammentare che la storia dell'America Latina non inizia con l'arrivo degli spagnoli e dei portoghesi (1492 e 1500), ma bensì con l'inizio della storia stessa dell'uomo. Il suo fondamento filosofico ha origine e sviluppo nella "pre" e nella "proto-história". Il nucleo etico dei popoli amerindi, così come quello di tutti i popoli delle "alte culture" era già ben definito in epoche passate (10). Gli anziani atzechi, mayas ed incas, trasmettevano ai più giovani le loro conoscenze e credenze sull'origine del mondo, sui loro dei e sui cicli del tempo. La trasmissione di queste credenze, tradizioni e costumi avveniva da padre in figlio, di generazione in generazione, in modo tale che fosse possibile preservare la propria identità culturale. Tuttavia, questo mondo fu "scoperto" e presto conquistato dall'uomo europeo: del nuovo mondo fu presto fatta tabula rasa: ne furono depretati i frutti dalla superficie, e come se non fosse bastato, estirpate le radici millenarie dalle viscere della terra.
L'America Latina, dominata dalla cultura europea, è stata sottomessa sia da un punto di vista globale che individuale e nulla è mutato con il tentativo di emancipazione del 1808; l'indio, il meticcio, il negro, la donna, il giovane, il contadino, l'operaio, il senza-terra, l'abitante delle favelas, il malato, l'analfabeta, erano niente nel passato e lo continuano ad essere anche nel presente.
La filosofia latino-americana di oggi si ispira a questa triste realtà. Nasce con la "conquista", con l'invasione-intrusione europea e diventa subito filosofia della liberazione ed essa è, fin dall'inizio, un tentativo di comprensione e interpretazione di questo stato di oppressione.



5. La prima tappa della filosofia della liberazione
Fin dal primo periodo della conquista (1510-1553), sorsero orientamenti filosofici differenti a seconda di chi se ne faceva il principale interprete (l'amerindo, il vincitore o il critico della conquista)
(11).
In realtà, le differenze strutturali del modo di pensare tra europei ed amerindi non permise a questi ultimi di elaborare un pensiero filosofico che potesse essere comprensibile all'uomo europeo. La "filosofia" dei vinti continuava ad essere, in questa prima fase, essenzialmente di tipo simbolico e dunque insignificante agli occhi dei vincitori.
La filosofia degli europei assumeva invece due orientamenti distinti: uno era quello dei dominatori (Gines de Sepulveda, Fernando de Oviedo) e l'altro era invece rappresentato dai primi filosofi della liberazione (primo fra tutti Bartolomeo de Las Casas con le sue dure critiche "ai modi ingiusti e crudeli di dominazione da parte degli europei nei confronti della periferia"). In questa prima tappa, la filosofia della liberazione svolge una funzione essenzialmente di tipo politico-sociale, di critica verso le oppressioni e di difesa dei più elementari diritti dell'indio.
Una seconda fase storica è quella della c.d. "prima emancipazione" che che inizia alla fine del XVI secolo, con la creazione di numerose facoltà di filosofia in tutto il continente americano (Città del Messico, Alcalà e Lima), e che si protrae poi per i due secoli successivi. L'evoluzione filosofica latino-americana, pur risentendo inevitabilmente degli influssi del Vecchio Mondo, non può essere considerata una semplice "imitazione delle correnti di pensiero europee in quanto il suo cammino è caratterizzato dai problemi della liberazione e dell'emancipazione dalla dominazione dal "centro".
E' per questo motivo che, nel periodo coloniale (1750-1830), la filosofia latino-americana tenne in grande considerazione l'industrializzazione anglosassone (12). Il liberalismo inglese - e la contrapposizione tra sviluppo inglese e ritardo spagnolo, l'affermazione della repubblica sulla monarchia, la democrazia sul despotismo, il libero commercio sul monopolio, la libertà di coscienza sull'inquisizione - diede impulso ad un movimento critico-filosofico che anticipò l'emancipazione latino-americana: Benito Diaz de Gamarra (1774), Francisco Xavier de Clavigero che fu condannato all'esilio, Carlos de Siguenza y Gongora (1645-1700) furono tutti esempi di questo movimento.
Con la fine del secolo XVIII si manifesta una nuova forma di razionalità, paraddosalmente nazionalista. In questo periodo si scopre o riscopre la storia dei messicani, degli Incas e si ha un ritorno al folklore nazionale.


6. La seconda emancipazione della filosofia della liberazione
Le riflessioni sull'indigenismo inaugurano un nuovo periodo nel quale il principale compito della filosofia della liberazione è quello di dar vita ad una "seconda emancipazione". Nella prima il popolo latino-americano non ottenne alcuna gloria e l'indipendenza conquistata dalle nazioni fu solo una gloria borghese. I vantaggi derivanti dal processo risorgimentale latino-americano interessarono solo marginalmente le masse; furono soprattutto le classi privilegiate che orientarono e diressero questo movimento.
Una nuova fase della filosofia della liberazione è invece quella sorta all'indomani della crisi dei movimenti populisti. A partire dalla fine degli anni '60 si manifesta un nuovo movimento il cui obiettivo finale è rappresentato dalla realizzazione di una nuova emancipazione (la seconda) rivolta a tutti coloro che fino ad oggi ne erano rimasti esclusi.
La storia della filosofia della liberazione ha, dunque, origini remote. Inizialmente, essa si è manifestata per mezzo dei critici della conquista (è il caso di Bartolomeo de Las Casas). La tappa successiva (1759-1830) è quella della "prima emancipazione" e della liberazione dal dominio coloniale; infine, a partire dalla fine degli anni '60, la filosofia intraprende il difficile percorso volto alla realizzazione della "seconda emancipazione"
(13). Le nuove problematiche da affrontare riguardano:
  • la liberazione della donna, che subisce l'oppressione dell'ideologia maschilista che si manifesta a livello sessuale, culturale ed anche economico;
  • la lotta per la pace contro le guerre e le ferite incurabili - sia fisiche che psicologiche - che così tanti adolescenti hanno subito nel corso dei decenni passati;
  • il problema politico della democrazia, come libertà di pensiero del popolo, anche in forma critica, irrealizzabile nei regimi dittatoriali;
  • lo sfruttamento dei lavoratori: i bassi salari fanno sì che la vita degli operai del ter mondo sia difficile e miserevole;
  • la questione culturale è un altro argomento di riflessione filosofica assai dibattuto: occorre rivalorizzare la cultura nazionale e dar spazio alle manifestazioni popolari per non dover subire in forma passiva dall'esterno una cultura egemonica basata sulla logica del capitale e che ci viene imposta attraverso i mezzi di comunicazione.
    Tali problematiche sono comuni a tutti popoli appartenenti alla "periferia" del mondo. Il compito della filosofia della liberazione è quello di elaborare una teoria che sia uno stimolo al superamento delle difficoltà e una nuova linea-guida per tutti i popoli oppressi della terra.

    
    
    
    7. Conclusione
    Da questa rapida investigazione storica del pensiero filosofico latino-americano si constata che l'attuale filosofia della liberazione è il risultato di un lungo processo di emancipazione. Inizialmente occorreva emanciparsi dallo straniero, poi dalle élites nazionali dominanti e infine lo sforzo attuale riguarda l'emancipazione dell'intera società.
    Nel periodo della conquista la filosofia si esprime attraverso la critica o autocritica - in quanto condotta dagli stessi europei - delle dure forme di colonizzazione e oppressione contro gli indios.
    In un secondo momento, la filosofia della liberazione diventa un tentativo di produrre un discorso filosofico indipendente avendo come unico riferimento la realtà latino-americana. Si giunge in questo modo, a partire dal XVIII secolo, alla filosofia dell'emancipazione ed infine, in questi ultimi decenni, agli sforzi rivolti al superamento dei tanti problemi di carattere politico-sociale che affliggono la contemporanea società latino-americana.

    
    
    
    Note
    (1) La "pre-historia" per Dussel è il periodo nel quale l'uomo non ha coscienza della storia, gli avvenimenti sono collocati nel tempo ma non in un tempo storico. torna al testo
    (2) DUSSEL Enrique, Introducción a la filosofía de da liberación, Bogotá, 1979.torna al testo
    (3) DUSSEL Enrique, Caminhos de libertação latino-americana, Ed. Paulinas, São Paulo, 1984. torna al testo
    (4) Proton siginfica in greco "il primo", cioè l'autentico inizio della storia torna al testo
    (5) DUSSEL Enrique, Caminhos de libertação latino-americana, São Paulo, Ed. Paulinas, 1984. torna al testo
    (6) Inteso come ambito chiuso. Principio originale e giustificazione della dominazione, della conquista, dell'affermazione dell'essere come assoluto. torna al testo
    (7) Inteso come apertura possibile all'altro. torna al testo
    (8) ZIMMERMANN Roque, América Latina - o Nao Ser; uma abordagem filosófica a partir de Enrique Dussel (1962-1976), São Paulo, 1986. torna al testo
    (9) DUSSEL, op.cit. torna al testo
    (10) DUSSEL Enrique, Filosofía Etica Latinoamericana V, Universidad Santo Tomas, Bogotá, 1980. torna al testo
    (11) DUSSEL Enrique, Filosofía de la Liberación, Universidad Santo Tomas, Bogotá, 1980. torna al testo
    (12) ZIMMERMANN, op. cit. torna al testo
    (13) AAVV, América variaciones de futuro, Instituto Teólogico, Universidad de Murcia, 1992. torna al testo

    
    
    
    Bibliografia