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Sulle tracce del Magister a
cura di G.
Secondulfo
Questo viaggio ci condurra' alla scoperta di Gerona, città
di nascita e di morte di Eymerich, e Saragozza, capitale dell'Aragona e
sede centrale dell'Inquisizione aragonese nel XIV secolo.
Cominciamo con una curiosita' : la pronuncia corretta del nome è Nicolàs (con
l'accento sull' ultima "a") Eymerìch, con l'accento sull'ultima
"i" e "ch" pronunciato in maniera dura, come se fosse "k". Eimeric o Aymerich
sono varianti dello stesso cognome, del tutto intercambiabili e pronunciate
alla stessa maniera. Nicolau è, ovviamente, Nicolàs in catalano
(Eymerich usava l'uno o l'altro a seconda dei casi).
Gerona o Girona (in catalano)città immortale e' sicuramente una delle piu' belle ed importanti della Spagna, situata sulla Costa Brava, adagiata su una collina sulla riva del fiume Oñar, l'insieme dei monumenti e' fra i piu' grandi della Spagna, e' stata fondata dai Romani.
Gerona sorge alla confluenza dei fiumi Oñar e Ter. La parte moderna e' posta sul piano mentre la parte antica sorge in posizione elevata e cinta da antiche mura. Importante centro romano della Catalogna, fu occupata dagli arabi nell' VIII secolo e conquistata poi da Carlo Magno. sotto il dominio dei conti di Barcellona divento' un importante centro.
(la cronaca del viaggio e' fatto dal Magister Evangelisti in persona). Bene. Sono partito da Gerona, città assolutamente splendida,
con una parte antica meravigliosamente conservata. Qui ho subito cercato
la chiesa e il convento dei domenicani. Entrambi sconsacrati e in corso
di restauro, dopo avere subito i danni di innumerevoli guerre (ed essere
stati trasformati in alloggiamenti per le truppe), ospitano attualmente
l'università di Gerona.
Di fianco a quella che era stata la porta del convento, una piccola
targa metallica ricorda però che lì Nicolas Eymerich trascorse parte della
sua vita : "En aquest antic convent de dominic hi visque Nicolau Eimeric (Girona, 1320-1399), teolog i canonista, inquisidor
general de Catalunya i Aragò".
Il chiostro della Chiesa di Sant Domenech, dove viveva Nicolas Eymerich è molto bello e molto ben conservato, però
non c'è traccia di tombe, salvo un paio. (nella foto a lato un particolare delle splendide arcate gotiche del chiostro).
Il direttore della biblioteca
universitaria, adiacente al chiostro, ha accettato di guidarci nella chiesa
dei domenicani, sede dell'aula magna ma chiusa al pubblico per lavori in
corso. Nemmeno lì, però, c'era alcuna tomba.
Sconfitti ma non disposti alla resa, abbiamo visitato una libreria
antiquaria (Gerona rigurgita di librerie).
Da lì ci hanno rimandato
a una libreria cattolica, che si è rivelata utilissima: possedeva
infatti una recentissima biografia di Eymerich in lingua catalana, scritta
da un professore del liceo di Gerona (J. Brugada i Gutiérrez-Ravé,
"Nicolau Eimeric (1320-1399) i la polèmica inquisitorial", ed. Rafael
Dalmau, 1998). La bibliografia del libro ha guidato i nostri passi successivi.
Il giorno dopo siamo tornati nella biblioteca universitaria, a consultare
la raccolta degli "Anales del Instituto de Estudios Gerundenses", con molti
articoli su Eymerich, il suo maestro Dalmazio Moneri e i suoi più
stretti collaboratori.
Un saggio riportava il testo delle iscrizioni funebri relative ai domenicani
morti nel convento. C'era anche quella riguardante Eymerich ("Praedicator veridicus, inquisitor intrepidus, doctor egregius."), ma nessuna indicazione sul luogo
di sepoltura. Mancavano però due numeri degli annali, forse contenenti
indicazioni importanti...
Nuovo salto nella libreria cattolica, però senza risultati (salvo
la scoperta sorprendente che il direttore della facoltà di teologia dell'università di Barcellona, nella sua prolusione all'anno
accademico 1997, dedicata alla lotta di Eymerich contro il filosofo Raimondo
Lullo, mi ha citato e ha riportato i titoli dei miei romanzi...).
Il giorno dopo cerchiamo dunque l'Instituto de Estudios Gerundienses,
che ha sede presso l'Archivio storico minicipale di Gerona. Di lì
ci rimandano alla biblioteca comunale. Troviamo gli annali mancanti, ma
non ci sono di nessuna utilità. Troviamo però anche la biografia
di Eymerich scritta alla fine dell'Ottocento dallo storico Emilio Grahit.
Lì vediamo che parla sì della
lapide sulla tomba di Eymerich, ma come di qualcosa che era esistito
in passato, ma ora (cioè già al tempo di Grahit) non si sa
dove sia...
Disfatta totale? Niente affatto! Acquistiamo in una libreria turistica un libriccino sulle curiosità di Gerona.
Da lì apprendiamo che le lapidi dei frati di S. Domenico esistono
ancora! Furono asportate e usate per coprire le pareti di una profonda
cisterna, ospitata in una torre cilindrica sovrastante il chiostro del
convento.
Avevo notato quella torre. La mattina seguente vi corriamo. Dall'alto,
dove si affollano i turisti che vogliono ammirare il panorama della città,
non è possibile scendervi. Una scala impervia che sale dal basso
è resa inagibile dalla vegetazione che l'ha ricoperta. A quel punto,
la ricerca è finita. Probabilmente, la lapide della tomba di Eymerich
è in quel pozzo
inaccessibile. Non potrei immaginare sacello più degno.
Saragozza (Zaragoza in spagnolo), capoluogo dell'omonima provincia, si trova nella fertile regione posizionata ala confluenza dei fiumi Ebro, Gàllego e Huerva. Era l'antica Salduba celtiberica, poi colonia romana con il nome Caesaraugusta ; che divenne Saraqustah nel X e XI secolo, epoca dell'emirato moresco, in questo periodo divenne un importante centro di traffici commerciali. Mantenne ed accrebbe la sua importanza quando fu eletta capitale dell'Aragona (secolo XII-XV).
Oggi e' un citta' modernissima con banche e societa' di assicurazioni in ogni angolo.
Nell'Aljaferia (in gran parte ricostruita,
dopo innumerevoli distruzioni belliche) ho potuto vedere (dall'alto) la
cisterna che avevo descritto in "N.E., inquisitore", e il parapetto su
cui venivano trovati i bambini a due facce. Direi che il tutto corrisponde
abbastanza alla mia descrizione, inclusa la torre dell'Inquisizione e la
chiesetta in cui Eymerich si impadronisce della carica.
Impressionante la cattedrale, detta "La Seo". Non solo per la sua enormità
e la sua eleganza, ma anche per la presenza ricorrente di altari ed effigi
di San Dominguito, un bambino che nel XIII secolo sarebbe stato vittima
degli "omicidi rituali" dei perfidi giudei... Intere cappelle, dipinti
e sculture sono dedicati all'inquisitore Pedro Arbuès e ad altri
stinchi di santo...
Numerosissimi, nelle librerie, i testi che difendono o esaltano l'Inquisizione,
con capitoli intitolati "L'arroganza degli ebrei", "I
delitti giudaici", "La perfida stirpe" e simili. Per fortuna, ho l'impressione
che la Spagna di oggi se ne sbatta abbastanza di simiili porcate.
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