Bistolida stolida brianoi Lorenz 2002
by F. Zavattaro
7 September 2002



Fig. 1
A pochi giorni dall'uscita dell'ultimo lavoro di Felix Lorenz sulle cipree, New Worldwide Cowries, il dibattito scatenatosi attorno alle molte novità, reali o presunte, e alle numerose innovazioni tassonomiche, doverose o azzardate, è già molto ricco. Ed è facile prevedere che ancor più lo sarà nei prossimi mesi, man mano che il partito degli entusiasti inizierà a confrontarsi con quello degli scettici e con le prime smentite e revisioni, magari da parte dello stesso Autore.
Personalmente, ho sempre seguito con molta attenzione il lavoro di Felix Lorenz, perchè lo ritengo ineccepibile sul piano del rigore metodologico e più che buono sul piano della chiarezza. Le sue innovazioni sono state spesso, in passato, oggetto di critiche e lo dovranno essere sicuramente ancora oggi, dopo questo ennesimo importante contributo. Ciò che ritengo tuttavia innegabile e di grande rilievo (soprattutto per noi collezionisti, poco avvezzi a questioni scientifiche ma attratti da ogni novità), è proprio la possibilità della critica e del confronto, determinata da quel rigore e da quella chiarezza che ho appena evidenziato.
Mai, come nel caso di quest'ultima pubblicazione, riterrei banale e sciocco un giudizio di insieme sulle molte proposte avanzate da Lorenz: dovrebbe risultare subito evidente ad ogni collezionista non proprio alle prime armi come alcune revisioni tassonimiche fossero assolutamente indispensabili per mettere ordine nella non poca confusione alimentata da dealer frettolosi e superficiali nell'uso improprio di nomi di sottospecie e varietà. Un esempio tra i mille: nell'ultimo mese ho ricevuto almeno 4 o 5 offerte di C. cribraria abaliena con provenienza Filippine, mentre questo taxon dovrebbe essere usato esclusivamente per una variante (sottospecie?) di profondità endemica dell'Oceano Indiano, se non addirittura relegata nelle acque attorno all'isola di Zanzibar! Per non parlare del gruppo delle "mappa", all'interno del quale i nomi varietali sono ormai usati nei modi più creativi e talora folkloristici che si possano immaginare: ancora una volta ho personalmente potuto valutare l'offerta di un paio di mappa contraria (come noto, taxon attribuito ad una delle più rare e ricercate Zoila del Sud Australia)!
E' anche con un pizzico di orgoglio che ho potuto ritrovare nelle innovazioni di Lorenz molte delle intuizioni che già mi avevano guidato, anni or sono, nella stesura del mio Catalogo delle specie viventi (peraltro bisognoso di numerosi e radicali cambiamenti): la posizione di B. pellucens e B. latior, la divisione di C. fuscodentata in sottospecie, la intricata posizione delle Cribrarule con la segnalazione delle differenze tra C. pelliserpentis e il neo-istituito taxon C. "francescoi" sono solo alcuni esempi.
Altre innovazioni lasciano maggiormente perplessi, come nel caso della revisione del gruppo lutea-humphreysii e l'istituzione della nuova specie P. johnsonorum Lorenz 2002.
Caso per caso cercherò quindi di dare il mio contributo al dibattito.
Ho ritenuto di partire dall'istituzione, proposta da Lorenz, di una nuova sottospecie di stolida proveniente dal Sud del Madagascar e dedicata all'amico Bruno Briano:
Bistolida stolida brianoi Lorenz 2002.
I motivi stanno nell'amicizia che mi lega a Bruno, che tante affascinanti novità ha contribuito a portare dal Madagascar nelle nostre collezioni, nella mia particolare passione per questa affascinate specie ricca di varianti geografiche sufficientemente distinte e distinguibili e in grado di raggiungere apici di bellezza negli straordinari esemplari melanici e rostratissimi, a forma di gondola, che raramente ci regalano le acque della Nuova Caledonia.
Ma soprattutto sono stato mosso dalla speranza, condita forse da un po' di presunzione, di poter dare un contributo aggiuntivo di conoscenza su questa interessante sottospecie, sulla cui validità non nutro alcun dubbio.
La Figura 1 mostra infatti un esemplare sicuramente raccolto morto (circostanza confermata dalla presenza di una piccola chela di paguro al suo interno) ma in perfette condizioni di conservazione.
Come evidenziato nella descrizione originale proposta dallo stesso Lorenz, l'holotipo e i 3 paratipi utilizzati per la descrizione sono tutti esemplari piuttosto erosi e, aggiungo io sulla base del materiale in mio possesso e qui riprodotto, già in stato di iniziale fossilizzazione che conferisce agli esemplari raffigurati in Plate 22 un tipico ma innaturale colore arancio-brunastro.
L'esemplare presentato in Figura 1 mostra invece un colore di fondo grigio azzurrato, del tutto simile a quello delle altre popolazioni di stolida. Per il resto, i caratteri salienti della nuova sottospecie sono tutti confermati ed in linea con quelli ben evidenziati nella descrizione originale:
  • conchiglia ovale;
  • base marcatamente callosa e convessa, con apertura piuttosto stretta ed equamente distanziata nella sua lunghezza;
  • dentatura pronunciata in ambo i lati, con denticoli estesi fino a circa metà del labbro ma ristretti all'apertura sul lato columellare.
La struttura dei denticoli colummellari è comunque il carattere di maggior rilievo, che ne consente una immediata identificazione e che l'avvicina innegabilmente all'australiana B. brevidentata, soprattutto nella sua variante deceptor.



Fig. 2: specimen D = 24mm, specimen E = 29.2mm
A completamento di quanto sin qui affermato, in Figura 2 vengono presentati due ulteriori esemplari di B. stolida brianoi (D ed E), entrambi con evidenti segni di erosione. Tuttavia, solo il secondo manifesta quella colorazione arancio brunastra presente in tutti gli esemplari raffigurati da Lorenz. Il primo mantiene una colorazione più tipica, a conferma del fatto che questa debba essere la sua condizione naturale.
Per contro, l'esemplare E chiaramente evidenzia come i denticoli columellari si estendano leggermente nel terzo posteriore della base. E' come se i denticoli fossero coperti dalla callosità basale più che essere realmente confinati all'apertura. Solo la disponibilità di numerosi esemplari aggiuntivi potrà forse chiarire questo aspetto.



Fig. 3
Per fornire ulteriori elementi di valutazione circa la valità del nuovo taxon proposto da Lorenz, in Figura 3 l'esemplare A di B. stolida brianoi è posto a confronto con due esemplari chiaramente identificabili come B. diauges grosso modo della stessa lunghezza e, soprattutto, provenienti esattamente dalla stessa zona del Madagascar.
Li avevo acquistati proprio da Bruno Briano, al rientro da uno dei suoi numerosi viaggi in Madagascar, "pescando" da uno stesso lotto di cipree provenienti dalla zona di Fort Dauphine. Premesso che errori di localizzazione sono purtroppo sempre da mettere in conto, ricordo ancora la discussione avuta in quell'occasione con Bruno proprio sulla coesistenza, a suo dire, di queste due forme di "stolida" dall'aspetto significativamente diverso e, a quel tempo, da me attribuite a B. diauges e B. stolida clavicola Lorenz 1998, quest'ultima ancora poco conosciuta.
Forma stretta ed allungata, base poco callosa e quasi piatta, dentatura columellare estesa per tutta la lunghezza della conchiglia, maculazione laterale ridotta o assente, sono caratteri che distinguono i due taxa in modo inequivocabile. Se futuri ritrovamenti potranno confermare la loro coesistenza nelle stesse acque della zona di Fort Dauphine,  sarebbe una prova definitiva della validità di B. diauges come bona species, distinta da B. stolida e dalla sottospecie brianoi in particolare.

Per finire, la successiva Figura 4 presenta 3 esemplari cartellinati NW Madagascar (ma non posso escludere una provenienza dalla zona di Tulear). 
Ancora una volta appaiono molto chiari e visibili i caratteri della sottospecie ormai nota come B. stolida clavicola: forma ovale, maculazioni laterali ben distinguibili e, soprattutto, dentatura columellare che si estende sulla base per circa metà della lunghezza della conchiglia, per diventare quindi, improvvisamente, ristretti all'apertura nella parte anteriore.



Fig 4: F = 26mm; G = 24.9mm; H = 22.2mm
Tre taxa simili ma nello stesso tempo così distinguibili, provenienti da uno stesso areale (l'isola del Madagascar), costituiscono senza dubbio un bell'esempio di differenziazione evolutiva. Ma il Madagascar ci ha abituati, in questi ultimi anni, con l'apertura di nuove aree di raccolte, a simili sorprese, e non credo che siano finite.



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