Presentati a Firenze i "Dieci punti per la memoria" L'antifascismo non è finito a Trieste Fabrizio Latini |
Liberazione 10 aprile 1998
Dopo l'appello contro il revisionismo già firmato da settanta intellettuali e storici e al quale ancora centinaia di persone continuano a aderire, è stato presentato ieri a Firenze un documento che pone al centro della riflessione il problema della memoria storica nel nostro paese, la cui Carta costituzionale si fonda su un principio fondamentale, l'antifascismo.
Articolato in dieci punti, l'appello parte dalla considerazione che «la memoria storica è un fatto collettivo» e quindi che «un popolo che rinuncia alla sua memoria non ha futuro» perché «il passato non impedisce il futuro, ma al contrario lo garantisce».
Il documento - firmato dal consigliere comunale del Pds Ugo Caffaz, dagli intellettuali Giovanni Ferrara, Vittoria Franco e Rosetta Loy, dalla partigiana Teresa Mattei e da Rifondazione comunista, Verdi e Popolari - denuncia come «la democrazia e le libertà individuali non possono essere "utilmente" sospese in alcun momento della storia e sono i valori, oggi più che mai, immutabili della Costituzione italiana». Il ricorso alle armi è «legittimo» per garantire libertà e democrazia che il fascismo ha invece negato per oltre un ventennio, ventennio «durante il quale ha trascinato gli italiani in guerre coloniali e di aggressione, per consegnare poi il paese all'invasore nazista».
A Violante, che invita a superare le contrapposizioni tra partigiani e ragazzi di Salò, il documento risponde affermando che «una parte di italiani ha combattuto in tempi diversi il fascismo, l'invasore e i collaborazionisti; un'altra parte di italiani ha sostenuto in tempi diversi il fascismo e l'invasore, collaborando con questo alla tortura, alla deportazione e allo sterminio di cittadini inermi». Compito di una società che voglia conservare una reale democrazia e che consideri la libertà parte ineliminabile del suo patrimonio collettivo è quello di sottoporre la storia a continua «rilettura e quindi anche a riflessione critica» senza strumentalizzazioni e omissioni dettate magari da qualche tornaconto immediato. «Tutte le atrocità - conclude il documento - frutto sia pure in misura e qualità diverse, non solo del nazismo e del fascismo, ma anche di qualunque altra forma di totalitarismo e integralismo, devono essere sottratte alla sola memoria individuale, rielaborate, studiate per far si' che non siano ripetibili nella storia presente e futura».
Presentando l'appello, Caffaz - con un riferimento diretto all'incontro di Trieste di Fini-Violante di qualche settimana fa - ha definito «inaccettabile la semplificazione che viene data del fascismo storicizzandolo e relegandolo al periodo 1943-45, così come è impensabile cancellarlo con due incontri, come qualcuno ha ritenuto di fare a Verona e a Trieste». Questo appello, ha detto Ferrara, «intende ricordare al Paese che I valori che lo hanno fatto nascere sono rigorosamente antifascisti».