RACCONTI


Patrizia LAMBERTI - UNA PROMESSA MANTENUTA
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La luce instabile delle torce rischiarava il cielo nero attraversato dai fulmini, eppure ciò sembrava rendere le Torri di Ametista ancora più spettrali, ancora più terrificanti nelle loro antiche essenze, nelle loro primitive funzioni.
Le Torri di Ametista erano sette, più alte di qualsiasi altra cosa si conoscesse, erano state costruite in un' epoca ormai dimenticata da mani non certo umane. Il materiale che le componeva era roccia, un particolare tipo che sembrava brillare alla luce della luna come pura ametista.
Le sette torri, sei disposte in semicerchio intorno alla settima, si trovavano in riva al Mare dei Naufraghi, nell' Impero degli Stregoni delle Torri di Ametista, Ledel, come era chiamato dalla gente comune quel territorio che i nobili e i chierici chiamavano Spirito del Senza Nome; su un terreno roccioso che precedeva una spiaggia dalla sabbia fine e bianca.Intorno alle torri ardevano dei fuochi eterni, controllati costantemente dai servi degli Stregoni delle Torri di Ametista, che avevano il compito di non far mai spegnere i fuochi sacri.
Creature d' incubo, i reietti, erano appollaiate su trespoli incandescenti, osservando lo stesso spettacolo con occhi vuoti, da migliaia di anni: presto la luna, lo spettrale disco che illuminava il cielo, avrebbe raggiunto nuovamente la sua pienezza e un altro ciclo sarebbe cominciato.
Gli Stregoni delle Torri di Ametista erano una confraternita temuta e rispettata in tutti i regni del nord, eppure per la gente comune le torri e il loro bagaglio di incubi e ricordi erano solo una leggenda...
"Nell' antico Poema del Fiume Shirow si narra la leggenda delle sei Torri di Ametista e della Settima Torre, la più grande, quella centrale. Gli storici affermano che gli dei non vissero sempre nella Città Eterna, Talair; un tempo questa gli fu sottratta da tre mostruose creature immortali, che la infestarono con i loro immondi servi, distruggendo quanto di bello e puro vi fosse rimasto.
Gli dei disperati chiesero aiuto ai Signori umani: essi, infatti,
non potevano affrontare gli Invasori, avendo avuto la profezia che i tre sarebbero stati sconfitti solo da un umano, e da nessun altro. Ma quale umano? Alcuni signori rifiutarono, le immense ricchezze offerte non avevano offuscato ai loro occhi l' evidente follia di una tale impresa. Altri accettarono e non fecero più ritorno, la città e le sue creature pretesero la loro vita come tributo, la loro anima fu persa per sempre. Allora gli dei disperarono di poter riavere la loro città, proprio allora comparve Damian, il Senza Nome: l'Orion di Ledel.
Il potente signore propose agli dei un patto: avrebbe riconquistato con le proprie forze la città in cambio di un unico dono, che egli avrebbe rivelato solo al suo ritorno. Gli dei promisero che gli avrebbero dato qualsiasi cosa ed anzi, gli avrebbero donato anche altro, oltre al dono previsto.
Damian lasciò i suoi eserciti ed i suoi maghi, ed entrò da solo nella Città Eterna. Per più di un anno di lui non si seppe nulla, ma allo scadere del quattordicesimo mese dalla sua partenza, l' Orion ricomparse al cospetto degli dei, portando con sè le chiavi di Talair liberata.
Gli dei gli chiesero quale dono volesse, e lui lo disse: l' immortalità. Gli dei si consultarono mentalmente, poi accettarono la richiesta del signore, ma gli fecero anche un altro regalo: una torre altissima, magicamente eretta con pietre dalla consistenza dell' ametista. Un dono prezioso che il signore trovò quando fu riportato in Ledel, eppure conteneva una trappola.
Tornato in Ledel, il signore si ritrovò nella splendida torre, ma quando cercò la strada per tornare dal suo esercito in attesa all' esterno, non ne trovò traccia. La torre non aveva uscita. In quanto al suo esercito, questo era stato intrappolato in torri più piccole ma simili, sarebbero morti di stenti entro pochi giorni.
Questo fu l' ultimo dono degli dei, che fecero in modo che il signore non potesse godersi quell' immortalità che aveva loro estorto con l' inganno. Damian, il Senza Nome, aveva combattuto per più di un anno contro orribili creature, sofferto enormemente, eppure tutto ciò che aveva guadagnato era stata una prigione eterna e la follia. La sua promessa fu una sola, gridata alle mute mura della torre: vendetta!
E gli dei lo dimenticarono...".
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