All'Ill.ma Corte d'Appello di Cagliari.
II° Collegio
___________
Oggetto:
Dichiarazione per Testimonianza e richiesta di convocazione per l'Udienza di Revisione fissata per il giorno otto Luglio 1996, da celebrarsi presso la suddetta Corte d'Appello.
La sottoscritta Pinna Graziella, nata il 06/01/1959 a Cabras; Insegnante; coniugata con Antonino Stefano Arconte, nato il 10/02/1954; Marittimo, Macchinista Navale, e residente, con questo e col figlio Marco, di anni dieci, a (......) in via (......) 171/A.
Rende alla Ill.ma Corte d'Appello, in forma scritta, spontanea e veritiera Testimonianza circa fatti di sua conoscenza, riguardanti la vicenda Processuale che vede, purtroppo, coinvolto il coniuge, Antonino Stefano Arconte.
A tal proposito, la sottoscritta dichiara quanto segue:
Vengo a sapere, da mio marito, che, durante l'Udienza del 5 Marzo 1996, tenutasi presso il Tribunale di Roma VI° sezione Penale, che il Dottor Mannoni Antonio, il quale in data 2 Marzo 1991, prestava servizio presso la questura di Oristano come Commissario Capo della squadra Mobile, testimoniava, in qualità di "parte offesa", di non aver preso, personalmente, parte a nessuna perquisizione e sopraluogo, nè in casa nostra (all'epoca risiedevamo a Torregrande -OR- in Via dei Pescatori 2, sopra il Ristorante "da Giovanni"), nè in Via Magellano, nè nel cantiere della Cooperativa edilizia "Turrimanna" (di cui mio marito era Presidente), e, nel testimoniare, sosteneva di aver avuto a che fare con l'operazione unicamente a causa del ruolo che egli rivestiva.
La sottoscritta, incredula, ha dovuto leggere la trascrizione della Testimonianza di costui, resa sotto Giuramento davanti al Tribunale di Roma sez.VI° il 5/03/96, per non pensare a una incomprensione di mio marito nell'ascoltare tale Testimonianza.
All'uopo, ai fini di verità, la sottoscritta, in opposizione a quanto dichiarato dal Dott. Mannoni Antonio, dichiara che, quest'ultimo, ha direttamente e personalmente partecipato alla operazione di perquisizione dell'abitazione della scrivente e dei citati siti, secondo le modalità dappresso descritte.
Il 2 Marzo 1991, la sottoscritta, insegnante, all'epoca dei fatti Commissario di Pubblico concorso per esami e titoli, rientrando a casa, dal lavoro in Commissione di concorso, alle ore 13,30 trovava, nella propria abitazione una perquisizione in atto, effettuata da poliziotti della questura di Oristano ed evidentemente condotta da colui che, al mio ingresso in casa, si presentò come commissario Mannoni Antonio.
Altresì, costui, tranquillizzava la sottoscritta, evidentemente scossa nel trovare all'aria ogni cosa ed i propri effetti personali violati da mani estranee, sostenendo che trattavasi di normali operazioni di controllo.
Inoltre, durante la perquisizione della cucina, ad un agente che trovava sospetta una bottiglia di olio di semi di sesamo (da me acquistato in erboristeria per cucinare cibi vegetariani), lo stesso Dottor Mannoni, dopo aver annusato il contenuto della bottiglia, diceva che non trattavasi, sicuramente, di olio di hashish.
Conclusa la perquisizione in casa nostra, che ebbe esito negativo, come si legge nel Verbale a firma, tra le altre, del Dott. Mannoni, il Commissario Mannoni ed i suoi Agenti, con mio marito, si recarono in via Magellano ed io, dalla finestra della mia cucina al terzo piano, potei vederli fermare le loro auto, perchè impossibilitati a procedere causa gli scavi delle Urbanizzazioni, allora in atto nella borgata di Torregrande, quindi avviarsi, a piedi, verso il cantiere della Cooperativa edilizia "Turrimanna".
Più tardi, presso la questura di Oristano, ove mi ero recata per avere notizie di mio marito che non rientrava a casa, i poliziotti alla guardiola mi dicevano che sarebbe stato rilasciato subito dopo l'interrogatorio e mi consigliavano di ritornare ad aspettarlo a casa . Viceversa, io pretesi di poter accedere agli Uffici per parlare con mio marito, o con chiunque potesse chiarirmi cosa stesse succedendo e, fu proprio in quella sede che lo stesso Dottor Mannoni, molto frettolosamente, nell'andito, mi comunicava che mio marito sarebbe stato, molto probabilmente, tratto in arresto e mi demandava per ulteriori conferme, all'Ispettore La Gioia, il quale sottoscriveva la dichiarazione del collega.
Questi particolari ed altre situazioni potrò precisare meglio Testimoniandole direttamente in Udienza, affinchè sia chiaro che in quel periodo ebbi più volte a che fare col Commissario Mannoni e pertanto non posso averlo scambiato con qualcun altro.
Poi, introdussero la sottoscritta, in lacrime, presso un ufficio dove un poliziotto, certo "Pinuccio", incitava mio marito a "confessare" mentre questi, serenamente, ma forte e chiaro, proclamava la sua innocenza e la sua totale estraneità ai fatti che gli venivano contestati.
Mi fecero salutare mio marito che fu poi trasferito presso le carceri di piazza Manno ad Oristano.
Processato diciotto giorni dopo, mio marito, fu condannato.
Fu l'inizio di una dolorosa querelle che, da allora, ha coinvolto tutta la nostra famiglia, esposta, ma con tanta dignità ed umiltà per gli eventi, ad ogni sorta di sofferenza, alla gogna pubblica perpetrata anche dagli organi di stampa locali (in quanto mio marito era conosciuto in qualità di fondatore della Lista Civica Verde Oristanese) alla calunnia, alla diffamazione ed al carcere.
Per questa ed altre ingiustizie, abbiamo tentato di ottenere Giustizia indirizzando gli Esposti di tutto ciò che ci accadeva, le Testimonianze, le Documentazioni e gli Atti Pubblici, utili a dimostrare la nostra condizione, di reale parte offesa, alle deputate Istituzioni Nazionali ed Internazionali. Siamo rimasti sorpresi e delusi perchè, nonostante le prove documentali allegate agli Esposti, il nostro tentativo di perseguire la Giustizia sia culminato, per l'ennesima volta, in un ingiusto (a mio avviso) rinvio a Giudizio di mio marito, che per quel che ho visto, in tutti questi anni, è colpevole sempre e solo di aver detto la verità, come d'altra parte, il tempo galantuomo sta dimostrando. Ciò lo posso affermare, grazie a Dio, viste le Sentenze di Assoluzione del Tribunale di Cagliari del 10/5/94 e della Corte d'Appello di Cagliari, per la vicenda direttamente consequenziale a questa, del 14/11/95, nonchè per il comportamento della Commissione Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo su tutta la nostra disgraziata vicenda e della quale ci è fatto obbligo, dalla loro Procedura, di non riferire.
Una verità, che è stata, peraltro, Testimoniata anche dal Padre di mio marito, Augusto Arconte, morto il 20/08/1993. Infatti, lo stesso Augusto Arconte, prima di morire, ha denunciato tutto quanto accorso a lui ed alla nostra famiglia, alle sedi della Commissione di Strasburgo, al Capo dello Stato ed al Ministero di G. Giustizia, nonchè alla Procura della Repubblica di Oristano. Nelle denunce, mio suocero, tra l'altro, asseriva di non essere stato informato dell'arresto di mio marito, confermando che mio marito, la mattina del 2 Marzo 1991, come tutte le mattine, dalle ore 09,30 alle ore 10 circa, si trovava presso di lui nella sua abitazione di Via Macomer n.28 ad Oristano.
A causa del fatto che non ne fu informato, non potè testimoniare sulla verità dei fatti!
Ill.mo Sig. Presidente, noi ci siamo affidati alla Giustizia perchè, onesti Cittadini dai sani principi, insistiamo col credere nel Diritto per poterlo insegnare ai nostri figli ed ai nostri alunni!
Ritengo, inoltre, utile, ad approfondimento di quanto da me scritto in relazione alla testimonianza finora resa, circa il Commissario Antonio Mannoni, sottoporre, altresì, all'attenzione della S.V uno dei fatti oggetto degli esposti di cui sopra. Si tratta di una orribile circostanza risalente al 14. 07. 91. Nella tarda serata di quel giorno, dopo cena, mentre con un amico facevamo quattro chiacchiere, due loschi ed incapucciati figuri picchiavano, a bastonate, nel cortile della nostra abitazione di Torre Grande, ( una casa di ringhiera presso la quale abitavano diverse famiglie ) il sig. Meloni Mario, barista del bar della piazza, anch'egli lì residente. Mio marito, infortunato al piede in un incidente stradale accorsogli nel pomeriggio, non poteva prestare soccorso e così, la sottoscritta, dopo aver telefonato al 113, chiamando la polizia ed un'ambulanza, soccorreva prontamente il poveretto il quale, ripetutamente colpito alla testa, sanguinava in modo impressionante, rischiando la vita. Successivamente arrivavano, in soccorso, altre persone residenti nello stabile, tra cui la padrona, sig. Piana Grazietta ed il fratello della vittima, sig. Meloni Ignazio, il quale, arrivata l'ambulanza, accompagnò il malcapitato Mario all'ospedale. Dopo la prima volante, arrivavano sul posto, il comm. Mannoni e gli agenti della scientifica, che facevano i rilevamenti di rito, trattenendosi fino alle tre del mattino, circa (dato che il pover'uomo aveva perso molto sangue ed erano rimasti a terra i bastoni insanguinati, con cui era stato picchiato). Nel frattempo, anche mio marito, aiutato dall'amico, era riuscito a scendere nel cortile ed, il comm. Mannoni, nell'andar via, ci chiese di recarci, il giorno dopo, in questura, per testimoniare sull'accaduto per la stesura del verbale. In questura, il pomeriggio successivo, espletate le suddette formalità, il comm. Mannoni, riferendosi alle vicende giudiziarie di mio marito che, peraltro, aveva, pochi giorni prima, finito gli arresti domiciliari, ci disse che..." Fosse stato per lui non vi sarebbe stato alcun arresto o detenzione e che egli non aveva alcuna responsabilità, avendo riferito gli esiti delle indagini e dei sopraluoghi, effettuati a casa nostra, in via Magellano, in pineta e nel cantiere della coop. Turrimanna, al giudice. Il G.I.P., dottr. Mastrolilli, su richiesta del P.M. dottr. Lampis M. Cristina, convalidava l'arresto di mio marito.
Abbiamo scoperto, solo nell'ottobre 94, all'epoca del processo d'Appello, che i risultati delle indagini di cui sopra, che dimostravano che mio marito era vittima di false accuse, non furono introdotti nel processo, che, per scelta dei legali di primo grado, fu celebrato col rito abbreviato. Questo non permise, al nuovo difensore, di ottenere una riapertura dell'istruttoria dibattimentale, attraverso la quale dimostrare che in realtà, si trattava di una simulazione di reato che, grazie a quell'arresto, impedì, a mio marito, di difendere se stesso, il padre ed i beni di famiglia e personali. Tuttavia, le dichiarazioni di Mannoni ci ingannarono, facendoci credere che l'arresto, a nostro avviso illegale ( perchè mio marito non ha fatto niente! ), fu responsabilità dei Magistrati di Oristano e non di chi, attraverso falsità di testimonianze ed omissioni di atti relativi alle indagini, causava a mio marito ed alla nostra famiglia la rovina della quale chiediamo giustizia da, ormai, cinque anni.
Confermando che tutto quanto qui scritto risponde al vero e chiaramente disponibile a meglio confermare e precisare in udienza quanto fin qui dichiarato.
Con osservanza, la sottoscritta.
(........) ,27/06/96 Graziella Pinna
Torna a : Revisione