Oggetto: Dichiarazione ricognitiva per testimonianza di Arconte Stefano Rodolfo nato il 05/10/1955 ad Oristano ed ivi residente nella borgata di Torregrande in via Magellano, su fatti e circostanze di cui è a conoscenza.
Il sottoscritto, Arconte Stefano Rodolfo, residente ad Oristano-Torregrande, in via Magellano c/o Cooperativa Turrimanna, già residente, all'epoca dei fatti, in via Pescatori n.3, rende spontanea e veritiera dichiarazione sui seguenti fatti di sua conoscenza:
1) - Nel mese di febbraio 1991, sospettando che Carta Vincenzo Martino, mio collaboratore da anni e che, al momento, mi aiutava a scaricare e caricare merci varie sul mio camion accontentandosi dei pochi soldi che potevo dargli, del vitto e dell'alloggio, profittava dei frequenti viaggi nella penisola per intrecciare rapporti con personaggi aventi a che fare con il mondo dei tossicodipendenti, o comunque spacciatori; temendo che volesse approfittare dei miei mezzi per "trafficare", lo allontanai e feci in modo di non avere più bisogno di lui. Infatti, considerai che la modesta somma che lui percepiva, non poteva consentire al Carta il suo tenore di vita. Più volte ebbi bisogno del suo aiuto economico per la nafta e i pedaggi autostradali. Per questo e per altri motivi, decisi di non rischiare, per i suoi intrallazzi, di trovarmi invischiato in cose che nulla avevano a che fare con la mia attività. Quando, nell'ultimo viaggio, ormai deciso di fare a meno della sua collaborazione, comunicai al Carta di non avere più intenzione di ripartire, adducendo problemi di famiglia (tra l'altro questo corrispondeva al vero, infatti, mia Madre era appena deceduta e mio Padre era stato colpito da ictus con emiparesi sinistra), il Carta mi chiese di "continuare lui con il mio camion", questo mutò i miei sospetti in certezze. Al mio netto rifiuto si arrabbiò molto e, comunque, mi pregò di fissare un appuntamento per parlarne ancora che, così, mi avrebbe spiegato meglio. Io, che avevo fretta di tornare a casa mia ad Oristano dove mio Padre mi attendeva, dissi: va bene! Così lui, Carta Vincenzo, mi chiese di essere al Bar dei fratelli Meloni in P.zza della Torre di Torregrande, dove eravamo soliti di ritrovarci quando ancora abitavo a Torregrande, quel Sabato alle ore 09.00 del mattino del 2 Marzo 1991, esattamente due giorni dopo quel collocquio.
Chiaramente, non pensai minimamente di andarci, e così feci!
2) - Venni a sapere, però, dalla Stampa locale, che Carta sarebbe stato arrestato in una Pineta di Torregrande, mentre acquistava 5 grammi di olio di Hashish da mio fratello Antonino Stefano Arconte nato il 10/02/54 e residente, all'epoca, a Torregrande in via Pescatori due; Presidente fondatore della Cooperativa edilizia Turrimanna, arrestato anche lui perchè accusato da Carta di avergli venduto la droga trovata in suo possesso!
3) - La notizia, alla luce di ciò che sospettavo sui traffici di Carta Vincenzo Martino, mi risultò del tutto inverosimile! Mi presentai al processo per direttissima, tenutosi il 20 Marzo 1991, per Testimoniare quanto sapevo e che provava l'innocenza di mio fratello Antonino, ritenendo che quanto accaduto a mio fratello, Antonino Stefano Arconte, fosse, in qualche modo, Una vendetta di Carta nei miei confronti e della mia famiglia.
4) - Non potei Testimoniare quanto su scritto, perchè, non appena iniziato il dibattimento, il 20 Marzo '91 (al quale mi presentai per Testimoniare) fummo tutti allontanati dall'aula dai Carabinieri e furono chiuse le porte.
Il processo si tenne a porte chiuse ed io seppi, ormai a sentenza avvenuta, che mio fratello Antonino Stefano Arconte, noto Nino, era stato condannato ad un anno di reclusione per avere spacciato droga a Carta Vincenzo. Quella stessa droga che, quasi certamente, il Carta, si era procurato o dai suoi "amici" locali o in continente.
Visto che a nessuno pareva interessare la mia testimonianza, attesi nuovi risvolti, anche perchè nel frattempo, essendomi riappacificato con mio fratello, potei far quadrare il cerchio e, i miei sospetti, divennero certezze. " Il Carta, scoperto, decise di dividere le sue responsabilità e, sapendo che a Torregrande abitava Antonino Stefano Arconte, noto "Nino", che conosceva di vista in quanto mio fratello e del quale sapeva di un lontano precedente per "spaccio di Marijuana" nel 1980, preferì l'accusa di "acquisto per consumo personale" a quella di spaccio!, certo che quel precedente avrebbe reso credibili le sue accuse, anche in ragione delle note attività politiche di mio fratello Leader dei Verdi Oristanesi e del quale erano note le idee "antiproibizioniste", sia pure in via del tutto politica. Infatti, non mi risulta che mio fratello facesse uso di sostanze stupefacenti, nè di alcolici, nè di tabacco, anche se posso confermare, che era notoriamente di opinioni antiproibizioniste sulla disciplina delle droghe leggere. Opinioni, del resto, comuni ai Verdi di cui era un attivista fondatore.
N.B - Del resto, avendo letto sui quotidiani locali, dell'avvenuto "arresto in fragranza di reato" del "Leader dei Verdi ...", mio fratello, che la droga sarebbe stata rinvenuta su di lui e che, agenti di Polizia, sarebbero stati testimoni dello scambio (così riportavano gli articoli di stampa), non mi si lasciava spazio per le mie "certezze" e pensai che, forse, anche se a malincuore,è colpevole. Ripeto che i giornali e anche la Tv locale dicevano che la Droga era stata trovata addosso a mio fratello e che era stato arrestato insieme a Carta in una Pineta!
5) - Visto quanto accaduto a mio fratello, evitai di insistere presso il Tribunale di Oristano per essere ascoltato. Ciò anche in ragione del fatto che non potevo parlarne personalmente con mio fratello, in quanto, avevo deciso di Citarlo in Giudizio Civile per chiedere la Divisione Giudiziale di beni ereditari della successione di Mazzella Archina nostra Madre, di recente deceduta (fu il 31/01/1991), e per tale motivo non ci parlavamo.
6) - Il mese di Aprile del 1992. Per errore, il Postino, aveva consegnato a me una Raccomandata di Atti Giudiziari, indirizzata a mio fratello Antonino Stefano Arconte, con la quale si disponeva la richiesta di rinvio a Giudizio davanti al G.I.P del Tribunale di Oristano per il mese di Novembre 1992, per l'accusa di avere spedito droga del tipo Olio di Hashish all'Ufficio Postale di Riola Sardo all'indirizzo di Carta Vincenzo e, contemporaneamente, una lettera anonima che denunciava la cosa ai CC. al fine di "vendicarsi di Carta Vincenzo che lo aveva denunciato al processo precedente del 20 Marzo 1991". La cosa mi lasciò allibito! non sapevo più cosa fare, restituì la Raccomandata, che non era indirizzata a me e sperai che l'inchiesta avrebbe portato alla luce la verità.
7) - Il processo si tenne l'otto Marzo 1993 ad Oristano. Carta Vincenzo Martino si costituì persino parte Civile, vantandosi in giro che avrebbe sicuramente ottenuto molto denaro in risarcimento dei danni subiti per la calunnia. Mio fratello, nonostante le sue proteste di innocenza, fù condannato, ancora una volta, a due anni e quattro mesi di reclusione per spaccio di stupefacenti e calunnia in danno di Carta Vincenzo Martino. Tutto questo, mi impedì di credere che la verità che io potevo testimoniare servisse a qualcosa, e non feci nulla. Inoltre, subito dopo l'arresto di mio fratello, del 2 Marzo 1991, gli Amministratori e Sindaci della Cooperativa Turrimanna, di cui mio fratello era fondatore e Presidente, mostrarono in Assemblea a noi soci, documenti che, a loro dire, provavano che mio fratello, oltre ad avere spacciato droga, si sarebbe appropriato indebitamente di somme della Cooperativa per svariati milioni e pretendendo che noi soci firmassimo le querele da presentare alla Procura della Repubblica, per Appropriazione Indebita. Oggi so, per aver potuto prendere visione dei documenti originali, che si trattava di falsi, ottenuti con fotomontaggi di fotocopie, nonchè false testimonianze rese da Amministratori e Sindaci della Coop. Turrimanna, d'accordo con l'Impresario della Sarda Costruzioni di Riola Sardo Atzori Claudio, (appaltatore dei lavori della Coop. Turrimanna) che mio fratello si apprestava a denunciare per irregolarità in danno dei soci nell'esecuzione dei lavori. Tuttavia, anche per queste accuse, mio fratello Antonino S. Arconte, fu condannato a sei mesi di reclusione, escluso dalla Cooperativa, con perdita dell'alloggio a lui assegnato e non rimborsato delle quote di capitale sociale da lui versato nel Conto corrente della Cooperativa Turrimanna presso il Banco di Sardegna di Oristano per totali £.cinquantasettemilioni più gli interessi di legge dal 1991 ad oggi.
Tutti questi avvenimenti, unitamente al fatto che con mio fratello non ci parlavamo per i dissidi successori suscritti, mi convinsero a non insistere nel voler testimoniare quello che quì dichiaro. Però, se fossi stato convocato da qualcuno, la mia Testimonianza sulla verità dei fatti l'avrei resa!
Oggi, avendo letto la sentenza dell'Ill.ma Corte d'Appello di Cagliari del 14 Novembre 1995, con la quale si fa Giustizia di molte falsità, ho reso questa spontanea e veritiera dichiarazione ricognitiva sui fatti di cui sono ed ero a conoscenza.
Disponibile a Testimoniare personalmente e a meglio precisare quanto fin quì asserito.
Con Osservanza.
Oristano Sabato 23 Marzo 1996.
Fatto letto e sottoscritto
Il dichiarante Stefano Rodolfo Arconte.
Torna a : Revisione