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Questo spazio verrà di volta in volta dedicato ad un articolo apparso su un numero già uscito di Ora Zero, votato dai soci del Komics Club.
Per questo trimestre, la scelta ricade su un articolo di Pietro Meroni tratto dal numero 10 di Ora Zero (Marzo 1998).
Avrebbe decisamente meritato di avere almeno qui delle immagini di corredo a colori, purtroppo non mi è stato possibile mettercele, ma spero che questo non diminuirà il vostro apprezzamento.



Il tema del doppio negli X-Men di Chris Claremont
- di Pietro Meroni -

NOTA BIBLIOGRAFICA: Nei riferimenti, ho indicato sempre il numero dell'edizione americana. Per maggiore chiarezza, la testata principale degli X-Men è sempre abbreviata UXM, anche quando si riferisce ai numeri che non avevano ancora adottato l"Uncanny" in testa.

"Specchio specchio delle mie brame..." Ce la vedete Tempesta nella parte della Regina cattiva di Biancaneve, a specchiarsi nel suo magico amuleto? Io sì, parecchio. Lo specchio: il più memorabile, nella storia degli X-Men, è forse quello in apertura di UXM 94, l'esordio regolare della nuova squadra, in cui tutti gli X-Men si riflettono nello specchio ovale davanti a Xavier. Lo specchio è un utensile inquietante. Perchè al tempo stesso è un simbolo. Lo specchio, il sosia, il gemello, la personalità divisa in due, o per due moltiplicata nella copia di se stessa: quello del doppio è un tema dal fascino sinistro, a cui difficilmente si sfugge.

Attraversa come un filo invisibile tutta la storia della letteratura, in maniera sotterranea, mascherandosi ogni volta dietro una nuova invenzione, una nuova variante, e rimanendo sempre, inesorabilmente, uguale a se stesso: Ulisse che si maschera dietro il nome di Nessuno sconfiggendo il ciclope; "William Wilson" di Edgar Allan Poe; "Il dott. Jekyll e mr. Hyde" di Stevenson; "Il ritratto di Dorian Grey" di Oscar Wilde (pure ispirato ad un altro racconto di Poe); fino a "Pinocchio"; a più di un racconto di E.T.A. Hoffmann; alle mille interpretazioni che ne ha dato l'espressionismo tedesco negli anni '20.

Quelli che sanno di psicologia ci diranno che il tema del doppio appartiene al famoso "inconscio collettivo", perchè incarna in realtà una nostra profondissima paura: quella della perdita della nostra individualità, di quella che percepiamo come la nostra unicità. Il doppio arriva e ci spodesta, si appropria delle nostre cose, della nostra vita, e ne ha tutto il diritto, perchè pur essendo "altro" è al tempo stesso sempre "noi".

Naturalmente il fumetto, che di "temi universali" si nutre per rendersi comprensibile a tutti, si è appropriato subito del fascino dello sdoppiamento. "Little Nemo", considerato l'antesignano del fumetto, non vive forse le sue avventure in una "doppia" vita, quella del sogno? Il tema del doppio poi è l'asse portante della struttura narrativa di tutti i super-eroi, a cominciare dai primissimi: Superman e Batman sono costantemente "divisi" fra le loro due vite, le loro due personalità, e gli attriti che derivano da questa divisione sono il motore principale delle loro storie.

Chris Claremont nei suoi X-Men (che sono letteratura) ha fatto largo impiego del tema del doppio, come e più di altri. Ne ha esplorato molteplici variazioni, l'ha reso il presupposto di partenza di alcune delle saghe più importanti ed anche, come vedremo, il tratto principale dei migliori personaggi da lui creati. Quella che segue è una veloce carrellata dentro 16 anni di X-Men, alla ricerca del doppio nascosto.

Ciclope incontra Eric il RossoMai visti gli X-Men così impauriti, o colti di sorpresa, come quando si ritrovano ad affrontare se stessi. La loro immagine, il loro sosia: questi sono gli unici in grado di farli tremare, di toglier loro la corazza di eroi senza paura per lasciarli nudi e soli, semplici uomini, davanti al mistero del doppio. Come se Claremont riconoscesse, coscientemente o meno (sarebbe interessante saperlo), che la paura più grande, e il nemico più terribile, stanno dentro.

Il primo X-Man, il primo a doversi misurare con il proprio doppio. La scena: Ciclope ha appena assistito allo spettacolo di suo fratello Havok che distrugge un Boeing ed ecco, fra le fiamme, che gli si para davanti Eric il Rosso. (UXM 97).
"Ma non puoi essere Eric il Rosso... Ero io Eric il Rosso!!" Mai visto Cyke così disorientato. Il doppio spiazza, confonde, sorprende.

Al di là di questa prima soluzione puramente effettistica (nulla mi toglie l'idea che Cockrum avesse voluto recuperare Eric il Rosso perchè gli piaceva il suo costume), Claremont si misura in pieno con il doppio in UXM 100, come già accennato. Qui ad essere sdoppiato è il gruppo, l'entità astratta, il nome, non i singoli individui. Claremont usa il tema del doppio sfruttando il filone "dell'usurpatore": dei due gruppi, uno è falso, è un impostore. Con chi si schiererà il lettore? Una trovatina sapientemente subdola per mettere a confronto i "nuovi arrivati" con il nucleo storico del gruppo. Anche qui, niente di nuovo sotto il sole. Si tratta di un meccanismo ben noto, ma che, come si dice, funziona sempre. È stato anche il tema di base di tutto "KnightQuest" e "Knightsend".

 

Continua...
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