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Il tema del doppio negli X-Men di Chris Claremont - di Pietro Meroni -
(continua)
Da qui in poi però, il tema del doppio negli X-Men si farà più sotterraneo ed elusivo, suggerito, nascosto, mentre anche il gruppo stesso inizia a muoversi un po' meno come un collettivo di marionette isteriche e le trame di Claremont diventano più labirintiche.
La Saga di Fenice, splendido e insuperato affresco, è una sala piena di specchi, ricca di varianti sul tema. I "salti temporali" con cui Mastermind seduce pian piano la mente di Fenice (il primo in UXM 125, e a seguire in tutti i numeri successivi), facendole credere di rivivere le gesta di una sua antenata identica a lei, sono l'esempio di come Claremont abbia raffinato il proprio stile: la suspense è continua, il mistero mai svelato, non c'è soluzione fracassona ma un'inquietudine che serpeggia, che fa venire in mente Henry James. Magistrale è il flashback della caccia (UXM 126), che parte come un quadretto vittoriano per terminare nell'orrore, quando si scopre che la preda non è un animale ma un uomo.
Fenice è un doppio dalle molte sfumature; con lei Claremont inizia ad esplorare le contraddizioni interne dei personaggi, scoprendo che proprio esasperando questi contrasti riesce a dare una maggiore capacità di "seduzione" al personaggio stesso, facendolo amare di più dal lettore. Fenice è in un istante potentissima, immediatamente dopo inerme (come quando viene sconfitta da Magneto in UXM 112), "figlia del buio e della luce" viene chiamata più volte, ma forse il ritratto più bello lo darà sempre Claremont anni dopo, nello speciale "X-Men & Teen Titans" (StarMagazine 4), dove così descriverà Fenice: "Troppo umana per essere una dea... Troppo divina per vivere come un essere umano. Questo paradosso è la sua caduta... e la sua gloria".
Fenice è uno specchio senza riflesso. A tutt'oggi, un vero confronto Jean Grey/Fenice non c'è mai stato. L'unico accenno si vedrà alla fine di "Inferno", dove Jean incontrerà un frammento di Fenice nella Regina dei Goblin, ma è uno scontro apocrifo, scritto da Louise Simonson e dominato dalla sua visione manichea.
Un eventuale "confronto" avrebbe potuto aver luogo, se dobbiamo credere a Claremont e John Byrne, se la saga di Fenice Nera si fosse risolta con la prima versione del finale (non con la morte di Fenice ma con la sua lobotomia). Cito dalla traduzione italiana di "Phoenix; the untold story" (StarMagazine 12): "... Jean si sarebbe trovata sola in una stanza con Fenice, l'effetto, il potere, che ritornava..." L'immagine che fanno nascere queste parole è estremamente affascinante.
Un'altra tipologia di doppio è quella prodotta dallo sfasamento temporale. L'Io futuro, o l'Io passato, che vengono in contatto con l'Io presente. Sto parlando (era chiaro) dei "Giorni di un futuro passato" (UXM 141-142), dove la Kate Pryde del futuro si reincarna nel corpo della ragazzina del presente. Di nuovo, lo stratagemma non è niente di originale (ma niente nel fumetto lo è: il fumetto è il calderone delle variazioni su un tema comune), ma introduce la tematica delle "due personalità nello stesso corpo" che Claremont esplorerà a fondo con Rogue.
La saga, importantissima per tutti i motivi che ben conosciamo (il delinearsi del futuro, Rachel, Franklin...), ci regala anche il ritratto di un Magneto divenuto a tutti gli effetti il doppio del Prof. X (come lui ridotto in carrozzella) e ci fornisce anche il primo sguardo su una delle possibili morti degli X-Men. Non sarà l'ultima e ne riparleremo.
Poco tempo dopo, Claremont attinge di nuovo a piene mani dal "corpus" di temi che la fantascienza popolare ha accumulato con un'altra variazione sul tema: quella dello scambio dei corpi. In UXM 151-152 la Regina Bianca scambia (con un fucile a raggi!) la propria mente con quella di Tempesta.
Lo spunto della storia non decolla fino alla piena potenzialità, ma Claremont si riscatta scrivendo dei monologhi interiori di Tempesta, persa nel corpo e nei poteri della Frost, superiori alla media e dimostrando, in ogni caso, come il tema del doppio lo affascini.
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