L'Alleanza

Parte prima

Il vecchio Gh si fermo' sulle rive del ruscello gelato, prima della salita che conduceva alla casa di suo nipote. Non era per la stanchezza, che certo alla sua eta' doveva farsi sentire, specialmente quando era costretto a camminare nella neve, ma per l'abitudine di studiare ogni parte del suo percorso prima di avventurarvisi.
Nell'aria si sentiva un leggero odore di fumo, avrebbe dovuto dirlo a Jyk, eppure la casa, che era costruita in una grotta, aveva la caratteristica di una corrente d'aria che portava verso l'interno della montagna, trascinando il fumo in pertugi inaccessibili. Bisognava stare attenti a non essere scoperti dagli uomini della valle, ormai erano secoli che la loro gente viveva cosi'. Gh stesso faceva scomparire le sue impronte sulla neve grazie alla magia, le soste servivano anche a quello, Gh intonava a bassa voce una canzone magica che cancellava ogni traccia del suo passaggio. Ogni tanto cancellava anche le impronte degli animali, per essere sicuro che nessun cacciatore le seguisse fino alle dimore dei suoi parenti.
Gh buttò dietro la spalle il cappuccio del suo mantello, scoprendo i radi capelli candidi, riuniti in piccole trecce, e la lunga barba, anch'essa bianca come la neve che lo circondava. Faceva caldo, molto caldo per essere inverno, uno di quei giorni in cui giu' a valle rimane tutto gelato, mentre in alto il sole fa sciogliere le costruzioni di ghiaccio dove un filo d'acqua corre sulle rocce, in una interminabile sequenza di scricchiolii e schianti. Un continuo inseguirsi di gelo e sole, di costruzione e decandenza, grandi monumenti di cristallo compaiono in una notte e scompaiono in un giorno. Anche in questo si trova il segreto delle cose, penso' Gh.
Probabilmente era a causa del caldo che la grotta non assorbiva l'aria del focolare, forse non la lasciava uscire all'esterno come d'estate, ma di certo non trascinava il fumo nelle viscere della terra. Era anche per questa ragione la famiglia di Jyk durante la stagione calda si trasferiva in un'altra dimora, più in alto. La terra stessa respira, considero' Gh, un respiro lento e regolare lungo le stagioni, che scorre lento da migliaia di passaggi, da grandi caverne famose, come da piccole crepe nelle rocce.

Gh riprese a salire ed in breve fu all'ingresso della grotta, si fermò ancora un istante a cancellare le sue tracce, quindi spostò il graticcio di rami di abete che ostruiva l'ingresso ed entrò. Appena fu all'interno si udì un bambino gridare "Nonno Gh, c'e' nonno Gh!". Era Kjon, il più piccolo della famiglia, nato da appena 5 stagioni, che passava l'inverno a sorvegliare l'ingresso della dimora sperando che qualcuno venisse a fare visita, rompendo la monotonia della stagione in cui non si esce quasi mai di casa. Gh non era suo nonno, ma bensi' il nonno di suo padre, in ogni caso per i bambini questo non faceva molta differenza. Solo lui veniva a trovare i parenti durante l'inverno, perche' era l'unico capace di nascondere il proprio passaggio alla gente della valle, per gli altri sarebbe stato rischioso uscire sulla neve, se non in corrispondenza delle grandi nevicate che cancellano ogni cosa in breve tempo.
Certamente Gh aveva piacere a vedere i suoi bisnipoti, ma le sue visite alle varie famiglie sparse sulla montagna avevano anche lo scopo di assicurarsi della buona salute di tutti, curare eventuali malattie insorte col freddo, specie nei più piccoli. Il futuro della sua gente, lo sapeva bene, e' nei bambini. Anche per questo Gh aveva cura di insegnare loro tutto quello che era stato tramandato per generazioni dai suoi antenati, non riguardo la medicina e la magia, ovviamente quelle erano conoscenze che avrebbe trasmesso solo a pochi e scelti, ma la storia del loro popolo. Kjon salto' al collo del vecchio, che resse a stento l'impeto del bambino, poi arrivaronoanche Gywen, la sorella maggiore del piccolo e Jok, suo cugino, che viveva con la madre presso la famiglia di Jyk, da quando suo padre era morto durante una battuta di caccia.
Gh entrò nella camera principale della casa sotterranea, una stanza abbastanza ampia dato che la grotta era stata resa più grande scavandone le pareti in secoli di uso. Il pavimento era ricoperto di terra battuta e le pareti fatte in parte di muro a secco, in parte di rami di abete e fasci di erba legati stretti. Al centro si trovava il focolare di pietra, il cui fumo saliva verso un foro sul soffitto della stanza in corrispondenza di una apertura della roccia che solitamente funzionava da camino aspirando tutto il fumo. Con un passaggio si accedeva ad altri vani, due stanze con i letti di foglie secche ed un paio di piccoli ripostigli pieni di provviste, scavati nella roccia viva.
Nella stanza principale si trovavano tutti i membri della famiglia, Jyk, sua moglie Llain e sua sorella Dosala, la madre di Jok. Gh discusse con Jyk la questione dell'odore del fumo, certo non era possibile fare a meno di tenere acceso il fuoco durante l'inverno, il caldo durava all'esterno da qualche giorno, ma nella grotta la temperatura rimaneva invariata. Gh disse che probabilmente sarebbe venuto un periodo di brutto tempo, così che tutto si sarebbe sistemato ristabilendo la normale circolazione dell'aria nelle viscere della montagna. Faceva parte della sua sapienza interpretare le condizioni del tempo e conoscere ogni parte della montagna. In fondo erano alcuni secoli che la sua gente viveva nelle caverne, sia naturali che scavate con il piccone e la forza delle braccia. Ciononostante la loro conoscenza della terra si fermava alla superficie, pochi metri all'interno delle grotte abitate, non oltre. Pochi uomini conoscevano il regno sotterraneo vero e proprio, quello dove il respiro della terra soffia potente attraverso grandi corridoi e si perde in sale talmente ampie da non poterne comprendere la dimensione, giacche' nessuna luce puo' illuminarle completamente, nessuna luce umana. E' il regno di altre creature, in parte i Gans delle miniere e poi innumerevoli altri piccoli esseri che la' dimorano da tempi immemorabili. Come dovunque v'e' il bene ed il male. Ma questo, agli uomini della montagna, e' ignoto.

Dopo avere verificato lo stato di salute di tutti ed avere ispezionato la dispensa della casa Gh si senti' soddisfatto e pote' rivolgere ai bambini tutta la sua attenzione. Dal canto loro non aspettavano altro: Gh ad ogni sua visita raccontava una storia sulla loro gente, di qualche eroe e di una sua grande impresa. I bambini avrebbero passato molto tempo a fantasticare su quelle vicende, sognando di essere al fianco di grandi guerrieri e maghi in battaglie e trionfi. Gli adulti avrebbero dovuto fabbricare loro delle spade di legno, perché inscenassero le loro sfide con furibondi combattimenti.

Seconda parte