racconto originale scritto il 4 giugno 2001, collegato ad alcuni termini vi e' un glossarietto
I tramonti invernali nel Lurflann sono spesso uno spettacolo meraviglioso, distese di fuoco avvampano ad occidente mentre Geliven, la prima stella, fa capolino tremolante fra le tenebre, che vengono ad impadronirsi ancora una volta della terra. Nauis, tuttavia, non riusciva a percepire la poesia del momento. Il cielo limpido e' sempre accompagnato dal freddo ed il turno di guardia non sembra terminare mai. Gli occhi, fissati sulle ultime vampate, piuttosto che sulla via che arranca dai piedi della collina, non parevano ricevere alcuna immagine, solo il pensiero del freddo e l'attesa della fine del suo turno trovavano spazio nella mente del giovane krimm.
Ieratico come la statua di un antico re, cosi' lo trovo' Oyam durante l'ennesimo giro di controllo lungo il perimetro delle mura di Grunn. Gli si fece accanto, in silenzio, e prese a guardare anch'egli verso l'ultima luce, contornata di indaco.
"Impiegai un inverno a capire perche' i vecchi insistevano per fare la ronda attorno alle mura, mentre noi giovani dovevamo rimanere di guardia alle porte", Nauis trasali', non si volto' nemmeno a guardare Oyam, ne questi scosto' lo sguardo dall'orizzonte che scompariva. Arrossi', il piu' giovane, ma le guance erano gia' colorate dal freddo. "Camminando attorno alle mura non si sente il freddo" prosegui' Oyam "mentre qui, fermi nelle nicchie delle porte, si gela e si perde il senso del tempo. L'ho detto, a Taren, che non deve lasciare fermi gli uomini per tanto tempo alle porte, specie gli ultimi arrivati". Nauis sorrise, dentro di se', al pensiero che Oyam Ohrm potesse permettersi di dare consigli al suo Ahrman. Sebbene fosse molto umano per un krimm, Taren era pur sempre il loro superiore, che riceveva ordini solo dal Consiglio, come tutti gli Ahrmany. Ma gli avevano detto che Oyam era stato lo scudiero della Signora durante la Grande Guerra, chissa' perche' non era lui stesso un Ahrman.
"Il freddo si sente anche camminando, talvolta" prosegui' Oyam noncurante del fatto che l'altro non desse alcun segno di attenzione, non aveva il minimo dubbio sul fatto che il ragazzo si fosse scosso. Ragazzo, che modo di dire, non erano passati nemmeno quindici inverni da quando il ragazzo era lui. "Nel Lanach lad Reif non devi aspettare nemmeno il tramonto per sentire il freddo, abita li' per tre lune, senza mai lasciare la terra. Penso che Tar-Da abbia una dimora lassu', non si spiegherebbe altrimenti quel freddo, che non colpisce nessuna delle valli vicine, si, amico mio, il dio del gelo e delle nevi deve scendere fra quei boschi, insieme ai cervi che raschiano la neve per cercare muschi e licheni ed ai lupi che li braccano.", di tutto il discorso cio' che colpi' maggiormente Nauis fu quel "amico mio" che non si aspettava dal suo, piu' anziano, superiore. L'idea che in qualche parte del Lurflann vi fosse piu' freddo di quello che provava lui ora gli pareva un puro esercizio di fantasia.
"Sulla via che porta a Nord, al villaggio di Siltwer, vivono gli unici abitanti umani della zona, tutto attorno solo i Gans, rintanati nelle loro dimore sotterranee. Eppure, in una valle laterale, candida di neve, si trova anche la residenza di una Vilinna, o per lo meno, li' si trovava quando vi passai l'ultima volta. Prima della Grande Guerra. Ma le Vilynn vivono a lungo, penso in eterno. O almeno fino alla fine di questo giro della ruota dell'universo." La dimestichezza di Oyam con tutti gli abitanti non umani della terra aveva una certa fama, d'altronde la stessa Signora non era del tutto umana. Nauis non avrebbe creduto ad una parola di quello che gli stava dicendo, se a raccontarlo non fosse stato Oyam stesso.
"Ero stanco di rimanere a Irtus, un'estate a tagliare alberi ed il viaggio per andarli a vendere era piu' che sufficiente per rendermi inquieto allora, avevo qualche moneta nel sacco, un paio addirittura d'argento, e dei calzari nuovi. Quando i miei compagni ed io, sulla strada del ritorno, partimmo da Hrog, li salutai, loro tornarono alle famiglie nel Lanach nas Ireip, mentre io decisi di incamminarmi verso il Lanach lad Reif, per superare le montagne. Lasciai gran parte del denaro ai miei genitori a Nihud e promisi a mio padre di portargli un po' dell'ottimo stagno che si trova al Nord.
A Eisiris, dove si trova facilmente alloggio, dato che e' null'altro che una stazione per carovane, assistetti ad una scena piuttosto consueta da quelle parti. Un abitante di Nocnev che faceva da guida ad un ricco viaggiatore, proveniente da occidente, se l'era svignata dopo essere riuscito a riscuotere meta' del compenso pattuito. Nel breve tratto fra Citam, dove era stato assoldato, e Eisiris la guida aveva guadagnato tre monete d'argento! Una cifra enorme per non fare nulla. Il viaggiatore truffato stava urlando nella sala di una locanda, inveendo contro tutto e tutti, chiedendo a gran voce che si chiamassero le guardie. Ma a Eisiris non ci sono mai state guardie, per lo meno non del genere onesto. A ben pensarci non c'e' nemmeno una Arimahinna in quella stazione per carovane. Sarebbe difficile tenere fuori dai guai i pivelli come te." Nauis non si risenti' minimamente, era appena arrivato, anzi, era gia' notevole che fosse stato assegnato ad una Arimahinna, alla sua eta' e senza esperienza.
"Non mi e' mai interessato molto il denaro" prosegui' imperterrito Oyam "ma se quell'uomo aveva bisogno di una balia sulla strada del Lanach lad Reif, perche' non assumere un simile incarico? La strada dovevo farla comunque. Mi presentai al viaggiatore e chiesi quali fossero le sue intenzioni. Mi disse che voleva percorrere il Lanach fino a Siltwer e che sarebbe rimasto li' per alcune faccende, proveniva da Eessie e voleva muoversi il piu' presto possibile, mi offriva per la mia guida e scorta tre pezzi d'argento, che pero' mi avrebbe dato alla fine del viaggio, dato che aveva gia' perso abbastanza nella nostra terra. Non mancando di quanto mi necessitava al viaggio, l'idea di procrastinare il pagamento fino al termine della cosa non mi preoccupava minimamente. Era, inoltre, chiaro che il viaggiatore non avrebbe osato rifarsi su di me, dato che continuava a guardare con una certa preoccupazione la mia spada. Era un mercante, un maledetto mercante di Eessie, la peggior razza di imbroglioni, viziosi perditempo che io abbia mai incontrato, pavidi oltretutto. Gente abile ad arricchirsi, ma del tutto inetta quando si tratta di usare la forza. Non per nulla comprano i servigi dei migliori mercenari di tutte le terre. Ma quando si tratta di pagare, di solito lo fanno, specie per le spade.
Il giorno seguente partimmo poco dopo l'alba, noleggiai un cavallo, che avrei consegnato alla locanda di Siltwert, per cinque pezzi di rame. I cavalli non mi piacciono, saranno anche veloci, andranno bene per pavoneggiarsi, ma e' coi piedi che ho girato tante terre, sui piedi ho combattuto tre guerre e camminando mi scaldo nelle sere fredde come questa. Comunque non potevo camminare dietro a quel molle mercante in viaggio. Arrivammo la sera stessa a Siltwert, tre pezzi d'argento per una giornata a cavallo, che soldo! Venni pagato, consegnai il cavallo alla locanda del villaggio e chiesi un giaciglio per quella notte. La stagione era avanzata, avevamo incontrato neve da Lefah in poi ed a Siltwert l'inverno aveva gia' preso dimora da mezza luna, dovevano esserci almeno tre piedi di neve sui prati. Nella stessa locanda prese alloggio anche il mercante di Eessie, lo tornai ad incontrare la sera mentre ad un tavolo si guardava attorno con l'aria piuttosto nervosa. Chissa' quale altro inganno sentiva pesare sulle sue spalle, o quale tiro stesse progettando ai danni altrui. Io non ci badai piu' di tanto, avevo fatto il mio lavoro e guadagnato quanto mi era sufficiente per molti pasti, inoltre il conio di Eessie viene accettato in tutte le terre dove i suoi mercanti fanno affari, il che significa in gran parte delle terre dove un uomo puo' arrivare a cavallo, a piedi o con una barca. Terminato di mangiare andai a sedermi accanto al focolare, dove altri viaggiatori stavano discorrendo, in un intreccio di almeno quattro lingue differenti, cosa piuttosto comune lungo quella via. Mentre mi stavo godendo una ottima birra, e che birra si trova a Siltwert! ... Mentre sorseggiavo questa meraviglia vidi il mercante venire verso di me. Mi chiese di parlare in disparte, perche' doveva propormi un nuovo incarico. Sebbene non avessi voglia di restare ancora con lui, la curiosita' mi spinse a soddisfare questa sua richiesta. Mi spiego' che desiderava recarsi in una valle nei pressi di Siltwert dove avrebbe dovuto acquistare una mercanzia alquanto preziosa e portarla a Eessie. Si trattava di un affare colossale, a suo dire, che avrebbe fruttato molto denaro, ma da solo non si fidava ad aggirarsi per quelle montagne, per non parlare del viaggio con una simile ricchezza nelle sacche! Mi infastidi' che non avesse fatto il minimo cenno alla natura della mercanzia che intendeva procurarsi, come il pensiero che probabilmente si trattava di cosa da poco, che pur tuttavia egli avrebbe saputo vendere piu' cara dell'oro stesso grazie all'arte malvagia dell'inganno che e' propria della sua gente. Ma la curiosita' mi ha sempre fregato, accidenti a me, e la birra dopo due pinte tariane scalda. Cosi' dissi che sarei stato la sua guida e la sua scorta, ma solo fino al ritorno a Siltwert, dopo di che lui si sarebbe trovato una scorta per il viaggio di ritorno ed io avrei proseguito il mio viaggio verso Nord. Non obietto', fermamente convinto che al ritorno al villaggio sarebbe riuscito a convincermi col denaro ad accompagnarlo fino a Eessie. Glie lo lasciai credere. A me interessava la mercanzia misteriosa.
Per prima cosa mi informai su quale fosse la valle in cui dovevamo recarci, chiedendomi dove mai si trovasse un villaggio nei paraggi. Oltre Siltwert non mi risultava ne esistessero per un paio di raggi di cammino e nessuno si trovava nelle valli laterali del Lanach lad Reif. Disse che dovevamo recarci ai piedi della montagna chiamata Fjo Ta Mohn. Il nome mi era gia' noto, dato che si tratta di un monte particolarmente alto e selvaggio, la cui mole possente si intravvede spesso dalla strada nel fondovalle del Lanach. Ma nessuno viveva alle pendici di quel monte durante l'inverno. V'erano si alcuni stahl, villaggi abitati durante l'estate dai pastori e dalle loro famiglie, ma questi prima dell'arrivo delle piogge autunnali tornavano alle case della grande valle. Si diceva che i Gans vivessero anche fra quei boschi ai piedi delle rocce, ma all'epoca non ne avevo incontrati ancora. Ed i boschi erano dominio di Cjalcjuts, Salvans e probabilmente di qualche banda di Gnauluts. Evidentemente il mercante voleva trattare con dei Gans, gli unici coi quali fosse possibile avere rapporti amichevoli. Le cose non stavano cosi', ma l'avrei scoperto piu' tardi. Il mattino seguente mi alzai prima del sole ed andai a salutare il suo avvento secondo l'usanza della nostra gente prima di ogni impresa, perche' tale mi pareva quella di aggirarmi per monti gelati fra le Genti Antiche. Il mercante di Eessie sollevo' il suo corpo pingue solo quando i raggi del sole si infilarono nelle fessure delle tavole di legno alle finestre. Quando tornai alla locanda mi accolse con un sorriso beffardo, sembrava trovasse comica l'idea di rendere omaggio al Sole, come se il ventre di sua madre non fosse stato quello di Bridda. Ma e' gente che crede solo nella ricchezza."
"Da Siltwert tornammo verso occidente camminando per circa un raggio, poi imboccammo una ampia valle che punta verso mezzogiorno. Grandiose torri di roccia chiara, ornate dalla neve e dal ghiaccio scintillante, avvolte nel cristallo dell'aria tersa d'inverno, facevano da sfondo ad un bosco di abeti imponenti, il cui verde scuro pareva avvicinarsi al nero contrastando col candore della coltre di neve. Uno spettacolo meraviglioso, credimi amico mio, ha pochi paragoni in tutte le terre a me note. Ma il freddo, oh che freddo, questa sera al confronto sembra che la primavera sia alle porte. Camminavamo lentamente nella neve leggera come farina, dove si sprofondava fino a meta' coscia. Io ero affaticato, ma il mercante sembrava continuamente sul punto di morire. Ma un'immagine di ricchezza certa era stata creata nella sua mente e probabilmente aveva trovato il modo per pagare anche le sue gambe, tant'e' che avanzava con quanta rapidita' gli concedeva la sua mole."
"Quando il sole aveva gia' percorso tre raggi il mercante ritenne opportuno mettermi al corrente su quanto andavamo cercando. Disse che era giunta notizia a Eessie che in quella valle vivesse una Vilinna, la quale aveva il potere, con un incantesimo, di trasformare l'acqua in un medicamento efficace contro qualunque male. Egli intendeva acquistare alcune fiasche di quest'acqua magica e rivenderla ai suoi ricchi concittadini, cui l'oro non riusciva a garantire l'immunita' da malattie e dolore. Pensava che bevendo una goccia di quell'acqua ogni giorno, o anche una volta ogni luna, fosse possibile vivere in eterno, o magari solo per alcune centinaia di anni. Gli occhi gli brillavano al pensiero. Ritengo che fosse l'attrazione verso la ricchezza e non verso la vita eterna che lo spingeva. Dubitavo che fosse possibile concludere quel commercio. Non perche' non credessi nei poteri delle Vilynn, gia' allora l'intervento delle Aganis mi aveva consentito di guarire da ferite mortali, quello che non credevo era l'esistenza di una Vilinna dedita al commercio. Cosa se ne sarebbe fatta dell'argento e dell'oro? Forse, se era amica degli uomini, l'avrebbe donato a qualche famiglia povera, ma l'oro in quelle valli non serve nemmeno agli uomini. A chi puo' donare la salute, risanare un giovane ferito durante la caccia, un soldato in fin di vita, non si chiede denaro."
"Al mercante non volli comunicare il mio pensiero, era affar suo, io avrei solo dovuto preoccuparmi di evitare di offendere la Vilinna, non tutte sono ben disposte e pacifiche ed un incantesimo sul groppone non fa piacere a nessuno. Mi limitai a chiedere dove si trovasse la dimora di questa Vilinna e quale fosse il suo nome. Non seppe rispondere. Gli avevano detto che viveva in una valle ai piedi del Fjo Ta Mohn, null'altro. Gli feci notare che diverse valli contornano quella montagna e, sebbene io non le avessi ancora percorse, era ovvio che oltre la cresta che sfidava potente il cielo vi dovesse essere per lo meno un'altra valle, come era certo che la montagna era visibile anche da Dol Ki alla testa della valle che porta lo stesso nome. Il mercante sembrava confuso, borbotto' qualcosa con lo sguardo abbassato, come se cercasse fra la neve una buona ragione per proseguire, quindi disse che un affare cosi' meritava di percorrere anche tutti i monti conosciuti e sconosciuti pur di essere portato a buon fine. Tanta decisione me lo rese, non dico simpatico, ma meno odioso. E poi la curiosita' ... La sosta iniziava a rendere poco sopportabile il freddo, anche i miei baffi avevano iniziato a ricoprirsi di ghiaccio ed il gelo si faceva strada attraverso i calzari rendendo insensibili le dita dei piedi. Non avendo una meta precisa decisi di percorrere la valle fino ai piedi delle grandi pareti di roccia e ghiaccio, se una Vilinna abitava veramente fra i boschi sarebbe stata lei a trovarci, o ci avrebbe solo spiati fra gli aghi degli abeti, se non desiderava essere disturbata dagli uomini. L'unica preoccupazione che avevo era quella di riuscire a tornare a Siltwert prima del tramonto, o almeno giungere nei pressi del villaggio. Secondo gli abitanti della zona nella valle sotto il Fjo Ta Mohn si trovava una casa utilizzata dai pastori durante l'estate, ma nessuno vi lasciava legna da ardere per l'inverno, dato che da quelle parti si spingevano solo i cacciatori per rapide battute di un giorno. Non si poteva sperare, dunque, di sopravvivere alla notte. Cercai di forzare il passo, ma nonostante la prospettiva del ricco commercio il mercante diventava sempre piu' lento, appesantito dalla stanchezza, del tutto privo di abitudine alla fatica qual'era. Il sole aveva gia' percorso cinque raggi e non avevamo ancora trovato traccia della presenza della Vilinna, in compenso raggiungemmo la casa dei pastori. Al suo interno, come ci avevano avvertiti, nemmeno un pezzo di legno da ardere. Avremmo potuto bruciare il tavolo e le panche che si trovavano nella stanza del focolare, ma non sarebbero state sufficienti per una notte gelida. Dissi al mercante che era arrivato il momento di tornare indietro, avremmo potuto tornare nella valle il giorno successivo, camminando piu' rapidamente grazie alla traccia gia' aperta nella neve fresca. Egli storse il naso e mugugno', ma dovette rassegnarsi all'idea di rimandare la sua impresa commerciale. Tornammo a raggiungere la strada del Lanach lad Reif quando l'oscurita' aveva gia' abbracciato i monti e le stelle di Gwullhan avevano raggiunto Geliven sulla volta infinita del cielo."
"Il mattino seguente il mercante fatico' ancora di piu' per levarsi dal letto, quando riusci' a raggiungere la sala della locanda avevo gia' finito di mangiare un pasto del mattino opportuno per chi deve fare fatica al freddo e stavo pensando di sconsigliare un'ulteriore spedizione alla ricerca della Vilinna. Ma il mercante non volle sentire ragioni, mando' giu' un po' di formaggio e pane col miele, quindi si dichiaro' pronto a ripartire. Non camminammo svelti come speravo, il pingue figuro arrancava con sempre maggiore difficolta', evidentemente non aveva recuperato le energie con il sonno. Giungemmo alla casa dei pastori quando il sole aveva gia' percorso quattro raggi nel cielo, ci rimanevano solamente altri quattro raggi per completare la nostra ricerca e rientrare a Siltwert, raggi invernali, sono brevi. Il mercante volle provare a camminare sotto le pareti della montagna, ma io mi opposi, la neve era caduta da pochi giorni e gia' il giorno precedente il tuono delle valanghe aveva attraversato l'aria a piu' riprese, andare sotto le pareti, allo sbocco di vertiginosi canaloni, avrebbe significato giocare con la morte, di sicuro la Vilinna non viveva fra quelle rocce, esse amano il verde dei boschi, non il grigiore cupo delle rocce. Perlustrammo la distesa di abeti tutto attorno alla spianata aperta dove durante l'estate gli armenti pascolano indisturbati, sotto la vigile sorveglianza dei pastori, ma non trovammo nulla, a parte tracce di cervi e di una lince. La grande difficolta' di muoversi al freddo nella neve a tratti piuttosto alta, a causa del gioco del vento fra gli alberi, iniziava a mettere in difficota' anche me, mentre il mercante di Eessie avanzava ormai barcollando e fermandosi ogni pochi passi a tirare fiato. Lo sentivo sbuffare come un toro e quando mi voltavo il suo fiato si addensava in una vera e propria cortina di nebbia davanti al volto. Se non fosse stato imberbe come una fanciulla avrebbe avuto una bella decorazione ghiacciata, come quella che ornava i miei baffi e la mia barba. Al sesto raggio di sole decisi di rientrare al villaggio. Il mercante protesto', sebbene con poca convinzione e mi segui' piuttosto docilmente fino alla casa dei pastori. Qui ci fermammo per riprendere fiato, sebbene avessi timore dell'arrivo dell'oscurita', non per paura del buio, ma perche' sapevo che sarebbe calato molto piu' freddo di quanto avevamo fin allora provato. Il mercante si sedette su una delle panche all'interno della casa e con il volto fra le mani prese a lamentarsi contro il destino avverso che non gli concedeva di accedere a tanta ricchezza. Dopo un poco il suo piagnucolare mi infastidi' e lo esortai a riprendere il cammino, se non voleva restare li' per sempre. Lui non sembro' dare alcun peso alle mie parole, la stanchezza gli aveva annebbiato leggermente la mente ed essa era ormai schiava di un solo pensiero: l'acqua magica della Vilinna. Tentai di spiegare all'uomo che il destino non e' mai crudele o avverso, e' semplicemente destino, stabilito prima ancora che iniziasse questo ciclo dell'universo, prima ancora che Bridda, madre delle madri, generasse gli dei e creasse tutte le creature, prima ancora che dalle gocce di latte sfuggite al suo seno nascesse lo splendore delle stelle. Un uomo deve agire nella vita, ma non aspettarsi realmente che cio' che fa cambiera' quanto e' deciso da tempi immemori, anche riguardo la sua stessa vita. Il mercante mi guardo' inebetito dalla stanchezza e dal freddo, Tar Da stava soffiando via il calore dalle sue membra, se fosse giunto al cuore egli sarebbe morto. Dovevamo andarcene, rimetterci in marcia verso Siltwert, presto! Ma quello non reagiva, sembrava assorto in chissa' che pensieri, rapito in estasi, la bocca dal labbro cadente aperta, lo sguardo fissato nel vuoto senza vedere. Tentai di scuoterlo. All'improvviso inizio' a gridare, 'la sento, ascolta il suo canto! Ascolta il canto! Abbiamo trovato cio' che cercavamo, e' la' fuori'. Non sentivo nulla, se ci fosse stato vento almeno avrei potuto dire di sentire le voci del bosco fra i rami degli abeti, ma nemmeno quelle turbavano il silenzio della valle, a parte le grida del mercante, impazzito per la stanchezza ed il freddo. Volli convincerlo che non v'era alcun canto da udire, ma che era il momento di andarsene da li'. Quello non mi dette ascolto, si alzo' di scatto e corse fuori dalla casa. Lo inseguii per tentare di fermarlo e ricondurlo alla ragione. Incredibilmente il mercante aveva ritrovato le forze e si muoveva rapidamente nella neve, verso le pareti del Fjo Ta Mohn. Alzai lo sguardo verso l'altissima cresta, contro il cielo, che iniziava a mutare colore, vidi i fili candidi della neve portata dal vento. A Irtus mi avevano insegnato che il vento accumula la neve sulle creste e poi la fa precipitare a valle, provocando grandi valanghe. Il mercante stava correndo verso i canali dove queste si scaricano con violenza, tanto che al loro sbocco neppure i larici dalle radici dure come ferro riescono a crescere. Stavo inseguendo un uomo verso la morte. Mi fermai a quel pensiero. Non avevo detto io stesso che cio' che era stabilito sarebbe accaduto comunque? Il mercante stava seguendo il suo sentiero nel tempo ed attraverso le vite nei tempi che nessuno di noi puo' calcolare. Guardai ancora per poco la sua sagoma che si allontanava verso le rocce, quindi tornai verso la casa. Compresi che non avrei mai potuto raggiungere Siltwert prima della notte. Il freddo era molto forte e quel vento prima o poi sarebbe calato anche sulla valle. Dovevo cercare di resistere nella casa dei pastori fino all'alba e poi, con le forze residue, correre al caldo della locanda. Mentre stavo raccogliendo tutto cio' che mi sembrava di potere bruciare sul focolare udii il primo rombo di una valanga. Di solito non cadono quando scende la sera, ma se e' il vento a dare loro l'avvio non c'e' tempo per esse. Boati e fruscii di cascate di neve si susseguirono per tutta la notte. Riuscii a farmi un letto di braci usando come lettiera delle pietre e qualche zolla di terra gelata che scavai dove la casa aveva fatto giocare il vento impedendo l'accumulo della neve. Mi ando' bene, riuscii a non addormentarmi, per evitare di morire assiderato nel sonno ed alle prime luci mi sollevai dal giaciglio di pietre e tizzoni ormai ridotti a cenere. Mentre mi avviavo alla porta, cercando di muovere il sangue nelle gambe intorpidite, notai sul pavimento qualcosa che la sera prima non c'era. Una pezza di lino, chiusa a sacchetto con un nastro giallo. Quando la presi in mano mi resi conto che era pesante, come se al suo interne vi fosse stato del metallo. Monete! Erano monete d'oro, del conio di Eessie. Ero certo che quel sacchetto non vi fosse la sera prima ed altrettanto sicuro ero che nessuno fosse entrato nella casa durante la notte, non potevo essermi addormentato, altrimenti Tar-Da avrebbe soffiato via le forze dal mio cuore e sarei morto. Portai il sacchetto di lino col denaro a Siltwert e chiesi all'oste della locanda di incontrare gli anziani del villaggio. Lasciai a loro il denaro, eccetto un pezzo d'oro che usai per pagare la locanda per me e per il mercante, sulla cui morte non avevo alcun dubbio. Gli anziani dissero che il nastro giallo era usato da Listawen, la Vilinna del Fjo Ta Mohn, per marcare i suoi doni alla gente della valle. Beh ragazzo, e' arrivato il momento di andare a pretendere una minestra calda dal nostro cuoco, a stare qua fuori al freddo oltre il nostro turno non guadagneremo sacchetti di monete d'oro."
Oyam si volto' finalmente verso Nauis, il quale aveva sempre lo sguardo rivolto verso un punto indefinito del mondo, ormai buio. Nella sua mente non v'erano piu' il freddo e la pena della guardia, ma l'immagine del mercante di Eessie sepolto dalla neve per cercare di comprare un dono della Vilinna.