FORMA E SPAZIO PER LA LITURGIA
Bien cher Ami... -scriveva Père Couturier a Le Corbusier- ...pour nous la pauvreté des batiments doit etre tres stricte et par consequent celà implique que les necessités vitales communes soient respecteés: le silence, la temperature suffisante...
Oggetto dell'epistolario tra il padre domenicano -condirettore de "L'Art Sacre"- ed il più discusso architetto europeo (correva l'anno 1953) era il progetto per la chiesa ed il convento ad Eveux sur l'Arbresle, che L.C. stava predisponendo.
...Pour le grands espaces interieurs, dont je vous ai parlé, il est clair que leur hauteur peut etre proportionelle à leur dimension, l'église, naturellement, dominant le tout...
Le esigenze funzionali del culto e della vita della comunità religiosa, i fondamenti dell'ordine domenicano, descritti minuziosamente e anche graficamente con mano ferma da padre Couturier, troveranno fedele applicazione nell'espressione formale maturata da L.C., ateo più che laico. Il rapporto serrato tra committenza colta e disponibilità all'ascolto nei progettisti genera più facilmente architetture di qualità.
(Lettera di
Pére Couturier a L.C.)
Il progetto di una chiesa è un evento straordinario per il territorio e la società che abita, dunque deve essere un fatto di qualità. Noi, pur abituati allo squallore di periferie incolori, inorridiamo di fronte ad una chiesa mal costruita. Tutti, cristiani e non, abbiamo necessità di un luogo di riferimento, anche a livello urbano, che elevi la percezione dei nostri sensi, un luogo in cui fermarci per riflettere, raccogliere il pensiero, per guardarci dentro e da lì andare oltre.
Come configurare un edificio religioso? Le parole di padre Couturier ci aiutano: uno spazio fatto a misura d'uomo, funzionale e confortevole prima ancora che sacro o divino. Uno spazio per gli uomini, funzionale anche nel senso delle necessità spirituali oltre che fisiche, e per questo carico di simboli, di forme significanti che raccontino storie, un vuoto carico di silenzi risonanti. Un luogo che indichi una direzione, un "oriente", come dice Enzo Bianchi dalla Comunità di Bose.
Il primo passo per progettare una chiesa non può che essere l'appropriarsi del preciso significato delle fasi del rito liturgico assembleare. La liturgia post-conciliare ha regolato e rinnovato il senso di forme significanti già codificate nei secoli.
Il fonte battesimale, la centralità della mensa, il presbiterio, gli arredi sacri... devono configurarsi in modo tale da comunicare, e dal contenuto della comunicazione non si può prescindere. Comunicare, trasmettere significati mediante forme simboliche, magari intellegibili per molti, non è semplice. Il progetto di una chiesa è di una complessità straordinaria, eppure il risultato deve sembrare di una semplicità disarmante, così come è ad Eveux.
(L.C. ad Eveux)
Da molti anni la costruzione di edifici per il culto registra un bilancio che, per opinione comune, è ampiamente negativo. Da parte ecclesiastica, gli esperti di liturgia lamentano che le nuove chiese non soddisfano le esigenze del rito post-conciliare; i laici, con giudizio severissimo, lamentano che gli edifici sono anonimi e a volte si confondono con le sale multifunzionali dei centri sociali. Vero è che molte chiese recenti mancano di caratteristiche formali, di elementi simbolici e iconografici riconoscibili, di strategie per l'utilizzo dei fenomeni naturali (luce, ombra...) capaci di generare un senso emozionale dello spazio. Il patrimonio storico artistico della Chiesa è imponente, e questo sbilancia ed imbarazza nella valutazione del nuovo, è però necessario elevare il livello di ricerca dell' espressione formale da dare alle esigenze funzionali e simboliche richieste dal concilio.
(Campanile e chiesa cattedrale di Melfi, schema geometrico modulare - tratto da una ricerca coordinata da R.Lopes con gli allievi del Liceo Artistico di Melfi)
La crisi dell'architettura religiosa, tuttavia, assume tratti meno gravi se vista nel complesso della qualità generale dell'attività edilizia attuata -in Italia più che negli altri paesi europei- in epoca moderna. Nell'ambito di una massiva trasformazione del territorio in cui l'architettura -e l'architettura di qualità- ha avuto una presenza quantitativamente irrilevante, sarebbe irragionevole attendersi risultati diversi solo nel campo dell'edilizia ecclesiastica.
Un'analisi meno superficiale di quanto si è costruito negli ultimi anni mostra comunque percorsi interessanti e risultati anche positivi. Ciò è evidente sopratutto nelle diocesi in cui apertura e stimolo formativo degli organi ecclesiastici sono coincisi con apertura ed impegno culturale dei progettisti. In Basilicata si è appena avviato un percorso di approfondimento sui temi dell'arte e dell'architettura sacra, con l'obiettivo di migliorare gli interventi futuri. Segnale chiaro di questa volontà è il convegno specialistico fortemente voluto per la prima volta -ed è necessario sottolineare il prima- dalla Conferenza Episcopale regionale, e da Mons. Vincenzo Cozzi, che della C.E.B. è referente per l'azione liturgica. Nel corso delle giornate di studio, serrato ed elevato è stato il confronto tra le autorita regionali ecclesiastiche e quelle laiche intorno ai lucidi e fondamentali interventi di esperti come Mons. Giancarlo Santi (responsabile dei Beni Culturali ecclesiastici per la Conferenza Episcopale Italiana) e Don Alfredo Di Stefano (Segretario Nazionale del Centro di Azione Liturgica). Mario Pisani e Nicola Pagliara (per la Facoltà di Architettura di Napoli) hanno portato le proprie esperienze: il primo come fine critico e storico dell'architettura contemporanea, il secondo come appassionato progettista (nella mostra che affiancava il convegno era presente il suo progetto realizzato a Colobraro).
(N.Pagliara,
chiesa a Colobraro)
Abbiamo già accennato alla rassegna regionale di architettura religiosa, con la partecipazione di circa 40 progettisti, che ha avviato il necessario lavoro di catalogazione delle esperienze recenti. Tra queste è stato interessante trovare opere di maestri come Michelucci (un progetto per Montalbano, ricerca curata da R. D'Onofrio) e Ludovico Quaroni (la chiesa a La Martella, con il restauro di Mauro Sàito), ma anche l'impegno profuso dagli uffici delle Opere Pubbliche (massiccia la partecipazione del Provveditorato di Matera, curata dall'ing. Saverio Riccardi). Solo l'auspicabile pubblicazione di un catalogo e degli atti del convegno potrà consentire un bilancio di questa utile esperienza in tutti i suoi aspetti. La strada è aperta, e aprirla è costata una notevole fatica per chi l'ha voluta e per chi ha contribuito a realizzarla, ora è necessario seguire la direzione e percorrerla fino in fondo.
(Michelucci, progetto di una chiesa a Montescaglioso)