Nel giugno 1977 usciva l'album che dava continuità
al "Project" dopo "Tales": I Robot; pochi mesi dopo
(esattamente il 16 settembre 1977) diventava disco d'oro, e addirittura
di platino (25 ottobre 1978). I Robot raggiungeva la 9ª posizione
negli Stati Uniti e la 30ª in Inghilterra, sostando nei Top 40
per 19 settimane.
L'Arista lo ha pubblicato inizialmente negli Stati Uniti (AL 7002 e AL8-8040),
in Italia (ARS 39028/201148, ma si tratta di Arista/RCA), in Australia
e Nuova Zelanda (L37204), ma qui con etichetta Arista/Festival. Il 7 luglio
1987 l'Arista ha pubblicato le ristampe su CD (AAD) negli Stati Uniti e
Australia/Nuova Zelanda (ARCD 8040) e in Europa (610142). Una successiva
ristampa su CD è poi apparsa nel febbraio 1989 in Europa (259651)
e il 21 novembre 1993 in Giappone, su etichetta Arista/BMG Victor (BVCA-1004).
La versione su cassetta, sempre dell'Arista (8040), è uscita negli
Stati Uniti il 29 agosto 1989 e poi ripubblicata dalla Mobile Fidelity
(MFSL C-084, con un errore di stampa sul titolo dell'ultima traccia: "Genesis
Ch. 1 V/:32"); in Italia dalla Arista/RCA (ARS 39028/401148).
Altre ristampe del CD: in Giappone, su etichetta Arista/Nippon Phonogram
(32RD-25); negli Stati Uniti, su etichetta Mobile Fidelity (MFCD 804) nel
gennaio 1984; in Inghilterra e Germania, su etichetta Arista (260171);
in Australia e Nuova Zelanda, su etichetta Arista (SPCD-1102); in Europa,
su etichetta Arista (876595) nel gennaio 1994; infine in Corea del Sud,
il primo luglio 1996, Arista/BMG Korea (BMGAD 2120).
Altre ristampe del LP: negli Stati Uniti, su etichetta Mobile Fidelity
(MFSL 1-084, giugno '82 e MFQR 1-084, giugno '83), in Giappone, su etichetta
Arista/Nippon Phonogram (25RS-70 Y2000 e 20RS-35 Y2000), in Germania (Arista
209651), su etichetta Arista/EMI Electrola 1C064-99168 ed 1C264-99168,
ed infine in Italia su etichetta Arista (201148) nel 1986.
Nel marzo 2007 è uscita la expanded edition di "I Robot". L'album è stato rimasterizzato in digitale utilizzando il miglior master possibile, sotto la diretta supervisione di Alan Parsons, ed il libretto è completamente nuovo, con alcuni contributi di Alan Parsons ed Eric Woolfsons, e contenenti foto rare e curiosità varie. La cosa più interessante sono le cinque bonus tracks, mai pubblicate prima: Boules (I Robot Experiment), Breakdown (Early Demo of Backing Riff), I Wouldn't Want To Be Like You (Backing Track Rough Mix), Day After Day (Early Stage Rough Mix), The Naked Robot. In particolare, quest'ultima è un viaggio di dieci minuti di musica ambient attraverso l'intero album.
Dato che Edgar Allan Poe era stato descritto
come il "padre della fantascienza", sembrava ragionevole per
il "Project" fare una capatina nell'area della fantascienza per
il nuovo album, e il risultato fu appunto "I Robot" (che complessivamente
dura 41:06,294). Il titolo fu molto influenzato dal quasi omonimo libro
di Isaac Asimov, ma non fu possibile usare lo stesso titolo
("I, Robot", con la virgola) per ragioni di copyright.
Asimov pensava che gli esseri umani avrebbero creato robot inoffensivi...
ma in questo disco la filosofia di base è che la robotica può
essere un esercizio pericoloso.
Sia per AP che
per EW quello
della fantascienza era davvero un terreno inesplorato, dato che non avevano
un lavoro originale su cui basare le canzoni o i passaggi musicali, e quindi
furono costretti a creare dei temi personali, e la loro interpretazione
di essi.
I brani sembrano seguire una progressione simile a quella dei robot asimoviani,
partendo da un'iniziale presa di coscienza di sé (tenendo presente
il cartesiano cogito ergo sum) per giungere alla capacità
di rimpiazzare l'umanità. Basti guardare la copertina del LP (purtroppo
la copertina del CD non rende bene il concetto): un robot sulla copertina
esterna, mentre su quella interna, esattamente sovrapposta all'immagine
del robot c'è la foto dello stesso AP;
la persona come robot o il robot come persona? Per quanto riguarda invece
le altre comparse sulla copertina, non c'è nessun componente della
band tra di loro. Il palazzo della copertina dovrebbe essere l'aeroporto d'Orly, nei pressi di Parigi.
I musicisti che formano l'ossatura dell'album sono Stuart
Tosh (batteria), Ian
Bairnson (chitarre) e David
Paton (basso). Il tastierista Duncan
MacKay ha anche suonato con i Camel
oltre che con Kate Bush e Steve Harley ed i Cockney Rebel.
Nessun brano di quest'album è stato utilizzato nella colonna sonora del film "I Robot", con Will Smith, uscito nelle sale italiane alla fine di ottobre 2004.
1. I Robot (6:02,974),
strumentale. Soprano: Hilary Western, clavinet: Eric Woolfson, projectron & synthiA programming: Alan Parsons, Yamaha CS10 synth: Duncan Mackay, cimbalom e kantele: John Leach, chitarra: Ian Bairnson, basso: David Paton, batteria: Stuart Tosh, coro: The English Chorale (choirmaster: Bob Howes), coro arrangiato e diretto da: Andrew Powell.
È il brano che da il "la" al concept, portando con sé
il peso della presa di coscienza del robot. Una cosa del genere si vede
in un episodio di Star Trek: The Next Generation, "I, Borg",
in cui un Borg, catturato e privato della coscienza collettiva dei suoi
simili si dava un nome e un'autocoscienza... Questa traccia usa un bel
coro su strane percussioni. Ha una grande apertura, che crea un senso di
aspettativa. L'Arista ne ha fatto un 45 giri nel 1978 con "Some other
time" sul lato B.
2. I wouldn't want to be like
you (3:23,426), lead vocal Lenny Zakatek, tastiere: Eric Woolfson, chitarre: Ian Bairnson, basso: David Paton, batterie: Stuart Tosh.
Questa canzone vuole forse rappresentare il punto di vista di una macchina
che parla ad un uomo? O di un uomo rivolto ad una macchina? Questi due
punti di vista sono entrambi validi. Oppure no... Da questo brano è
stato realizzato un videoclip, poco conosciuto, con AP
che insegue un inafferrabile robot (EW,
malamente travestito da androide), e quando finalmente lo smaschera, il volto del robot si liquefa - proprio in sintonia con la copertina del LP.
Al 36º posto nelle classifiche Billboard del 24 settembre 1977 (è
rimasto 3 settimane nella Top 40) con il 45 giri Arista AS 0260,
il cui lato B era rappresentato da "Nucleus"; esiste un'altra
versione con "I wouldn't..." su entrambe le facciate (una stereo,
l'altra mono), entrambe etichettate come side A. Questa canzone
è inoltre apparsa nelle compilation della Warner Bros. "Baby
Boomer Classics", del 1993, e in "Highs Of The 1970s".
3. Some other time (4:05,734),
lead vocals Peter Straker
(ha fatto parte di "Hair") & Jaki
Whitren, piano e clavinet: Eric Woolfson, cimbalom e kantele: John Leach, projectron: Alan Parsons, chitarre acustiche: Ian Bairnson e David Paton, chitarre: Ian Bairnson, basso: David Paton, batteria: Stuart Tosh, backing vocals: Tony Rivers, John Perry, Stuart Salver, orchestra arrangiata e diretta da: Andrew Powell.
Per quest'album la stessa canzone veniva fatta cantare a due artisti diversi,
e, a posteriori, AP
ed EW decidevano quale versione usare. Ma nel caso di "Some other time" si decise di mantenere entrambi i cantanti, dividendo la canzone in due parti. Le voci di Straker e di Whitren sono così simili che sembra essere un'unica voce: i cori sono cantati da Jaki e i versi da Peter, e ciò
che rende il tutto ancor più interessante è che l'uno è un uomo, l'altra una donna... La differenza tra le due voci è sottile, ma percepibile.
4. Breakdown (3:52,373),
lead vocal Allan Clarke
(ha lavorato con gli Hollies oltre ad intraprendere una carriera come solista), wurlitzer: Eric Woolfson, sintetizzatori: Duncan Mackay, projectron: Alan Parsons, chitarre: Ian Bairnsons, chitarre acustiche: Ian Bairnson e Alan Parsons, basso: David Paton, batteria: Stuart Tosh, coro: The New Philharmonia Chorus, coro e orchestra arrangiati e diretti da: Andrew Powell.
Moltissimi artisti sono limitati dal fatto che hanno un unico lead singer
o dal fatto che seguono sempre un unico stile musicale. Questo brano invece,
dove inizia a cantare il solo Clarke per concludere poi con migliaia di voci alla fine, dimostra la varietà del Progetto. Anche in versione 45 giri.
5. Don't let it show (4:21,427), lead vocal Dave Townsend, organo: Eric Woolfson, tromba piccolo: John Wallace, chitarra: Ian Bairnson, basso: David Paton, batterie e percussioni: Stuart Tosh, orchestra arrangiata e diretta da: Andrew Powell.
Di tutti i brani nell'album questo forse è quello che ha meno a
che fare con le storie di Asimov; comunque è una delle prime grandi
ballate "alla AP". Solo 92º nelle classifiche Billboard del 1977 (Arista AS 0288), con "I robot" sull'altra facciata del 45 giri; ne esiste un'altra
versione con "Don't let it show" su entrambe le facciate (una
stereo, l'altra mono), entrambe etichettate come side A. Pat
Benatar ne ha anche fatto una cover, contenuta nell'album
"In the heat of the night" (Chrysalis 0946-3-2123626).
6. The voice (5:23,373),
lead vocal Steve Harley (ha intrapreso la carriera solista ed ha lavorato anche con i Cockney Rebel), projectron e voce vocoder: Alan Parsons, tastiere: Eric Woolfson, chitarra: Ian Bairnson, basso: David Paton, batterie e percussioni: Stuart Tosh, orchestra arrangiata e diretta da: Andrew Powell.
Sembra tratto più dall'orwelliano "1984" piuttosto che dall'asimoviano "I, Robot". Da notare AP che continua ad usare il vocoder.
7. Nucleus (3:31,000),
strumentale. Tape loops, projectron ed effetti: Alan Parsons, tastiere: Eric Woolfson e Duncan Mackay, cimbalom e kantele: John Leach, chitarra: Ian Bairnson, basso: David Paton, batterie e water gongs: Stuart Tosh, coro: The English Chorale (choirmaster: Bob Howes).
Per realizzare questo brano è stato necessario usare - come per
Tales of Mystery and Imagination - il Projectron. "Nucleus" continua
l'idea di un controllo centralizzato, che è uno degli sviluppi possibili
previsti nel libro.
8. Day after day (The show must
go on) (3:49,000), lead vocal Jack
Harris, synthiA sequencer programming: Alan Parsons, jangle piano: Eric Woolfson, organo Hammond: Andrew Powell, pedal steel guitar: B.J. Cole, chitarra: Ian Bairnson, basso: David Paton, batterie: Stuart Tosh, backing vocals: Jack Harris, David Paton, Eric Woolfson, Alan Parsons, Ian Bairnson.
Sulle prime può sembrare una canzone che parla della relazione tra
ragazzi e genitori; a ben vedere, invece, è la preoccupazione di
avere una macchina superiore all'uomo. Il 45 giri (Arista AS 0310) aveva
due side A con lo stesso brano, da un lato stereo, dall'altro mono.
9. Total eclipse (3:09,000),
strumentale. Coro: The English Chorale (choirmaster: Bob Howes), coro e orchestra arrangiati e diretti da: Andrew Powell.
Questa è l'unica traccia scritta esclusivamente da Andrew Powell. La copertina del disco descrive quale sia l'idea di AP/EW dietro questo titolo: "I Robot... La storia dell'ascesa della macchina e del declino dell'uomo, che paradossalmente coincide con la sua scoperta della ruota... e l'avvertimento che il suo breve dominio su questo pianeta probabilmente terminerà, perchè l'uomo tende a creare robot a sua immagine"
.
10. Genesis Ch.1. v.32
(3:27,987), strumentale. Tastiere: Eric Woolfson e Duncan Mackay, chitarre: Ian Bairnson, chitarre acustiche: Ian Bairnson e David Paton, basso: David Paton, batterie: Stuart Tosh, backing vocals: Tony Rivers, John Perry, Stuart Salver, coro: The New Philharmonia Chorus (choirmaster: Bob Howes), coro e orchestra arrangiati e diretti da: Andrew Powell.
L'ultima storia in "I, Robot" (Evidence, in italiano:
L'evidenza) è incentrata sulla figura di Stephen Byerley:
nessuno sa se lui sia un uomo o un androide...
Questo brano, con il titolo di "Genesis, Chapter 1, verse 32"
è apparso nella compilation Maxell Rock Sampler - A Limited Edition
Stereo Recording (RCA). Nella expanded edition del 2007 sono scomparsi i puntini nel titolo del brano, che è diventato "Genesis Ch1 v32".