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Se gli occhi sono lo specchio dell'anima, guardando una giraffa negli occhi si intuisce subito che tipo di carattere possiede. Superati gli inconvenienti tecnici (per quanto vicini si possa essere alla giraffa, i suoi occhi sono sempre a circa 5 metri di distanza) per mezzo dell'indispensabile binocolo si può guardare la giraffa negli occhi. La giraffa di cui sto parlando l'ho vista dopo una curva accovacciata nell'erba alta. Farid ferma la macchina a una decina di metri dalla giraffa. Lori prende il binocolo e la guarda. Noto che rimane affascinata e non stacca lo sguardo dalla sua faccia. Dopo un pò mi approprio del binocolo e guardo.
Vedo due occhi grandi, liquidi, trasognati, con ciglia lunghissime e girate all'insù, ingenui. Le palpebre si muovono lentamente. Mi guarda distrattamente continuando a ruminare e ogni tanto lascia uscire la lingua violacea che sembra un salsicciotto. Nascere giraffa presenta dei vantaggi ma anche grossi inconvenienti. Il piccolo della giraffa non viene al mondo. Si tuffa nel mondo. Eh sì, la giraffa partorisce in piedi e la prima cosa che deve fare il piccino è un bel tuffo di almeno due metri prima di toccare terra. Poi durante la vita deve combattere contro la sua stessa struttura che la obbliga a bere in posizioni improbabili, a non potersi sdraiare mai e a fare i conti con la pressione sanguigna (la forza di gravità attirerebbe tutto il sangue agli zoccoli se non avesse un cuore forte in grado di affrontare un dislivello di 5/6 metri per pompare il sangue al cervello ed evitare che poi scenda in caduta libera) quando smette di bere porta il cervello alla massima altezza. Mai provato ad alzarti bruscamente e avvertire un giramento di testa? Solo per un metro e 70 di dislivello! La testa della giraffa è come se fosse al secondo piano (5/6 metri)! In compenso ha pochi nemici in virtù del suo peso e del fatto che possiede forti zoccoli di 30 cm di diametro che distruggerebbero anche le mandibole di un leone con un calcio.
Con molta grazia la giraffa si alza (sembra una scena al rallentatore) e inizia a dirigersi altrove lontano da noi.
La savana (ma anche il bosco dietro casa) è un libro aperto. Bisogna saperlo leggere. Fornisce segnali del passaggio degli animali in continuazione. Le impronte sono i segnali più volatili a meno che non abbia appena piovuto. I segnali più evidenti sono quelli visivi (ciuffi di pelo su un cespuglio, unghiate su un tronco ecc.) ma i principali sono quelli olfattivi. Dopo un pò si impara a riconoscere l'odore dell'elefante, quello del bufalo e quello dei carnivori. E' un pò come quando si va in campagna e si capisce che nei paraggi ci sono mucche piuttosto che cavalli.... La presenza nei dintorni di un gruppo di leoni la si può intuire anche dall'odore ammoniacale che i maschi lasciano sui cespugli.
Nel calore pomeridiano (siamo arrivati a 35 gradi) giungiamo pigramente in un punto in cui la pista sale lievemente e in cima all'altura forma una curva verso destra di 90°. A sinistra una valletta poco profonda, circa 8/10 metri, sul fondo il letto di un fiume in secca e dall'altro lato a una trentina di metri da me eccolo! Il re degli animali! Un bel leone maschio!
Sta camminando parallelamente al letto del fiume, prendo il binocolo e lo studio. La prima cosa che mi impressiona è il senso di prestanza e di potenza che diffonde. Poi la dimensione delle zampe anteriori, ben più grosse di quelle della leonessa. Si ferma e guarda verso la macchina. Lo sto inquadrando proprio in faccia. Respira a bocca aperta per il caldo e mi mostra due paia di canini preoccupanti, soprattutto quelli superiori. Ma la cosa affascinante è lo sguardo, gli occhi gialli e rotondi, profondi, un po’ sornioni ma vigili, non ammettono repliche.
Cosa si può provare ad incontrarlo a piedi senza il toyota? Cerco di immedesimarmi; avevo conosciuto uno a Mombasa che mi diceva che quando viveva con la sua gente dovevano uscire di notte per proteggere il bestiame se i leoni si facevano troppo insistenti. Già sono intimorito a trenta metri con la macchina e tutto il resto, figuriamoci a vedere questi occhi alla luce tremolante delle fiaccole e armato di lancia...
Ma il re della foresta ha un comportamento ben poco regale. Trascorre almeno 20 ore al giorno nell'ozio più assoluto. Quando non ozia controlla i confini del suo territorio e aspetta che le leonesse vadano a caccia e rischiando la vita procurino il cibo. Sì, la leonessa rischia la vita ogni volta che si avvicina a qualsiasi essere della savana. Per vivere lì non bisogna essere teneri altrimenti non si sopravvive. Ci sono molti incontri fortuiti che possono rivelarsi fatali per una leonessa. Il cobra che sputa il veleno, la vipera del Gabon, l'istrice (ci sono leoni che solamente per aver annusato un istrice troppo da vicino si sono riempiti il muso di aculei), lo stallone della zebra che con un morso staccherebbe un braccio ad un uomo e con un calcio frantuma le costole dell'aggressore. Un predatore azzoppato da un calcio è un animale finito. Una cosa affascinante, dire forse che è l'anima del bush africano, è il richiamo ritmico del leone. Una specie di uuuuhh uuuuhh lievemente rauco che si sente a grandi distante e ti fa rabbrividire dolcemente (se sai di essere al riparo) e, soprattutto udito da lontano verso l'ora del tramonto, ti fa innamorare del bush. Non è un segnale di caccia, non è minaccioso, serve per comunicare con i membri del branco. Dopo qualche uuuuhh uuuuhh sbucano alcune leonesse con quattro piccoli traballanti e il gruppo si riunisce e si saluta a colpi di muso.
Prendiamo un'aquila, gli mettiamo le zampe di un trampoliere e le penne di Toro Seduto sulla nuca ed otteniamo un serpentario. Questo strano uccello è molto frequente da queste parti e si nutre di serpenti. L'altezza dal suolo gli consente un raggio visivo più ampio e la lunghezza delle zampe unita agli artigli che possiede gli permette di uccidere i serpenti che trova calpestandoli.
La pista inizia a salire, stiamo per uscitre da Tsavo est e ci stiamo avvicinando alla prima sosta per la notte. Un bellissimo campo attrezzato in riva ad un laghetto (una grande pozza) in cui si dormirà in tenda. La prima cosa che ci viene offerta all'arrivo è una salvietta di spugna bagnata e calda. Come sull'aereo. Appena sento il contatto mi accorgo di essere impolverato fino al midollo osseo. La polvere rossa è arrivata in ogni punto, anche nella macchina fotografica e all'interno dell'orologio subacqueo. Ci vuole una doccia, un inserviente del campo ci porta alla tenda, fuori c'è la doccia che è costituita da un sacco di pelle riempito d'acqua. Con una fune si alza il sacco sul traliccio e con un'altra si apre il rubinetto. L'imperativo ovvio è non sprecare acqua. Il sacco deve servire per tutti e due, poi non ce n'è più.
Lavati e rinfrescati iniziamo una breve perlustrazione del campo. Spensierati come la vispa Teresa e mano nella mano ci avviciniamo al laghetto per fare due passi romantici nel tramonto africano inebriati dal profumo dei fiori e del venticello serale. Subito due vigili mani nere e possenti ci bloccano e, con un sorrisetto il tipo ci avvisa di non fare mai più un'imprudenza del genere. Che laghetto sarebbe senza coccodrilli? La competizione in Africa è normale, anche in un romantico laghetto ci sono due inquilini che mal si tollerano. Coccodrilli e ippopotami condividono lo stesso habitat ma non si sopportano proprio. Se a questo aggiungiamo che mamma ippo ha partorito proprio nel pomeriggio.
Non si può dire "se arrivavamo prima..." perchè comunque non avremmo visto niente, ora però col binocolo (anche se il laghetto è largo solo una ventina di metri) si vede un bel maialetto non proprio roseo ma con tutte le caratteristiche del neonato (tra cui la carne tenera) che sguazza vicino alla mamma. I coccodrilli apprezzerebbero il nuovo venuto e per questa ragione la madre è attenta e alquanto irascibile.
Ad un tratto un verso stridulo rompe l'aria e una aquila pescatrice arriva maestosa e rapida come il pensiero ad agguantare un pesce che si è avvicinato troppo alla superficie.
La picchiata dell'aquila è eccezionale, farebbe impallidire qualsiasi aereo da guerra. Pur essendo enorme ha un'agilità e una capacità di cambiare rotta che lascia sbalorditi. Il tutto avviene in pochi secondi. La foto che ho tentato di fare sembra fatta da un'auto in corsa. Al culmine della picchiata supera i 200 km/ora.
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