Padre Nostro educazione ad una vita ecumenica (alcune riflessioni dallincontro tenuto, al Centro di meditazione, da Padre Desideri.) |
Il Padre Nostro educa ad un vita ecumenica, cioè aperta allincontro: alla conoscenza; allamore scambievole; alla perseveranza, nonostante le difficoltà; alla reciprocità di ciò che si condivide, prima di tutto con i nostri fratelli nella fede, appartenenti alle chiese e comunità ecclesiali non cattoliche, con le religioni non cristiane, e più in generale con tutti gli uomini.
Il Padre Nostro educa innanzi tutto ad entrare nel disegno salvifico di Dio. Nella redazione di Matteo del Padre Nostro troviamo la domanda che la volontà di Dio sia fatta in terra come in cielo (cf.Mt. 6,10).
Rapportando il compiersi della volontà con quanto Paolo esprime nellinno di ringraziamento e di lode della lettera agli Efesini, si copre che questa volontà di Dio si identifica col piano salvifico di Dio, da lui voluto da prima della fondazione del mondo, cioè dalleternità.
Tale piano racchiude in sé vari aspetti: la vocazione degli eletti alla vita beata, mediante la filiazione divina, di cui il suo Figlio unico, Gesù Cristo, è fondamento e modello; una vocazione che scaturisce dalla pura gratuità di Dio e che ha come fine lesaltazione della sua gloria da parte della creazione; una vocazione che sul piano storico si realizza per mezzo della croce di Cristo:
Egli infatti rigenera e unisce sotto la sua autorità la creazione, dissociata e corrotta dal peccato, la storia degli uomini in cui ebrei e pagani sono radunati in ununica salvezza, e anche il mondo degli angeli. In lui, in Cristo, Paolo richiama lelezione di Israele "erede di Dio", testimone nel mondo dellattesa messianica.
Paolo si sente parte del popolo di Israele, perciò afferma: "noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo"(Ef.1,12).
Mediante il Padre nostro, poi, il credente riconosce presente nella storia levolversi di questo disegno di Dio e si pone al suo servizio, come ha fatto Maria: "Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc.1,28)
A tale proposito è bene richiamare brevemente linno di giubilo di Gesù nel contesto del capitolo 10 di Luca, in cui si parla della missione dei settantadue discepoli e della loro gioia al ritorno perché "i demoni si sottomettono (loro) nel tuo nome" (Lc.10,17).
Gesù di rimando afferma di aver dato lui il "potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico"(Lc.10,19), tuttavia il motivo della gioia non deve risiedere tanto su quanto i discepoli riescono a capire quanto sul fatto che i loro nomi sono scritti nel cielo.
In questo contesto Gesù esulta di gioia nello Spirito Santo, perché riconosce che i "discepoli", equiparati ai "piccoli" nella preghiera, hanno compreso o sono riusciti a scorgere nella trama della storia che Dio è allopera, realizzando il suo disegno di salvezza universale, liberando gli uomini da tutti i loro nemici: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli" (Lc.10,21).