SESTO FIORENTINO

Città nei pressi di Firenze
se volete collegarvi alla Rete Civica cliccate sullo stemma


Se vi va,
possiamo cominciare un viaggio per conoscere la Città
e procedere in più direzioni

Queste e le pagine che seguono sono state realizzate da alunni ed insegnanti della "Scuola Media Cavalcanti" di Sesto Fiorentino
sono ospitate a questo indirizzo fino a che la scuola non avrà una propria pagina.
insegnanti F. Lintas, A. Agostini, A. Ascari
realizzazione ipertestuale di A. Ascari
Le notizie storiche e le immagini che non sono state realizzate dai ragazzi sono state tratte dal volume
"Valori storici, artistici, archeologici di Sesto Fiorentino" (II ed. 1975).
Autori: Marcello Mannini e Anna Chiostrini Mannini



LA STORIA

IL TERRITORIO

Piccola storia della mia città eseguita
dagli alunni della Scuola Media "Cavalcanti"
(dove insegno)
con la collaborazione speciale dei
Sesto Fiorentino
i Quartieri
e la piana

NONNI

IL PARCO DI VILLA SOLARIA


IN CAMMINO CON ZAINO BUSSOLA E CARTELLA

(In linea i risultati del Laboratorio Geografico e di Orienteering)

QUERCETO

LA VALLE DELLA ZAMBRA


CENNI STORICI

Quarto, Quinto, Sesto, non sono solo aggettivi numerali ordinali, ma nomi di frazioni e località del nostro territorio. In epoca romana, fu dato il nome di Sesto ad un modesto villaggio che era distante dal capoluogo sei miglia sulla via Cassia (strada che collegava Firenze a Lucca).
Già in epoca preistorica vi sono tracce dei primi insediamenti umani sul nostro territorio. Queste sono state rilevate, nella piana di Sesto, durante i lavori di scavo effettuati per la costruzione di nuove abitazioni. Da questi scavi sappiamo che intorno al V millennio a.c. i nostri antenati si costruivano vasi e ciotole usando delle rudimentali fornaci scavate nel suolo. Queste testimonianze sono state ritrovate nelle zone comprese tra viale Ariosto, via dell'Olmicino e via dell'Osmannoro.

All'epoca, il paesaggio della Piana era caratterizzato da numerosi laghi poco profondi; numerosi torrenti, al termine del loro corso, rendevano il terreno argilloso, soggetto così alle inondazioni. Queste situazioni ed il clima malsano, limitarono nei primi secoli l'insediamento umano. I resti degli insediamenti etruschi si collocano infatti nella zona collinare, vedi la tomba della "Montagnola" e della "Mula".

Dopo gli Etruschi furono i Romani, nel I° secolo d.c., che abitarono ed iniziarono a coltivare le terre della pianura compresa tra Sesto e Castello. Il destino delle popolazioni, che si sono succedute nel territorio è stato dunque influenzato, nel bene e nel male dalla presenza dell'acqua. I Romani pensarono di incanalare le acque delle colline per mezzo di un gigantesco colonnato, lungo diversi chilometri e battezzare "Colonnata" il borgo da cui scendeva l'acqua del Rimaggio. determinò l'insediamento delle abitazioni, nel periodo romano, data la sua portata assai maggiore rispetto a quella dei giorni nostri

Durante il medioevo gli insediamenti abitativi furono creati soprattutto nelle zone collinari dove avevano vissuto gli Etruschi. Alcune case coloniche presentano ancora oggi i resti di antiche torri di difesa. Nella Piana, invece, vi erano alcuni nuclei abitativi, in pietra, attorno alla chiesa di San Martino. In pieno periodo feudale (1.000) si costruì il castello, con ben 12 torri del Vescovo di Firenze: Villa San Lorenzo, ancor oggi ne possiede una, mentre delle altre sono state ritrovate le fondamenta. Intorno al 1.200 Sesto fu in possesso di una famiglia, i della Tosa, che risiedeva nell'attuale villa Villoresi. Sesto fu ceduta poi ai Vescovi fiorentini ai quali la popolazione si ribellò nel 1.260, ricevendone la scomunica.

Fra il 1.300 ed il 1.400 la città appartenne alla Repubblica Fiorentina; fu questa ad ordinare l'esecuzione dei lavori di bonifica della Piana, determinando l'accrescersi della popolazione. La parte più povera si raccolse in zone indicate tutt'ora con gli stessi nomi: "Salimbosco", "il Canto", "il Casato".
Nel 1.500 Sesto fu soggetta a numerosi saccheggi fra cui quello delle milizie del Papa che nel 1.530 assediarono la vicina Firenze, per soddisfare l'ambiziosne del Papa Clemente VII° dei Medici.

Poche centinaia di abitanti faceva allora Sesto, e le sue catapecchie di fango essiccato misto a sassi di fiume erano la dimora dei lavoratori dei campi e degli occupati nella cardatura della lana e tessitura. Derivano da tale attività alcuni nomi di luoghi (toponimi) : nel quartiere di "Centro" alliamo la località "Soderello" che significa piccolo luogo incolto; "Camporella", località ricordata fin dal 1.100, che significa piccolo campo. in merito ai mestieri e alle arti rimangono tracce nei nomi delle vie: via Scardassieri, via Battilana, via degli Artieri.

Durante il Rinascimento, Sesto e le colline furono scelti da alcune famiglie nobili fiorentine come dimora di campagna. Ancora oggi, nella zona collinare, troviamo esempi delle antiche ville patrizie: villa Gerini, villa Ginori. Quest'ultima conserva caratteri tardo rinascimentali ed è circondata da un ampio parco; a sud di questo parco all'inizio del 1.700 fu creata la famosa manifattura di porcellane. La Manifattura di Doccia si impose subito per l'ottima qualità della produzione. In questa fabbrica hanno lavorato intere generazioni di sestesi fino a i giorni nostri.
Le acque del Rimaggio vennero utilizzate come forza motrice per i mulini con i quali venivano macinate le materie per la fabbricazione delle porcellane. Nel 1.868 vi erano ventidue mulini: diversi erano alimentati dal Rimaggio o dai canali che usufruivano delle sue acque (le cosiddette "gore"), il nome "le Mulina" deriva infatti dalla loro presenza, il "Mulino" veniva chiamato fino ai nostri giorni quella che adesso è via Verdi.

Nel 1.869, con decreto, Sesto fu autorizzato ad aggiungere la qualifica di "Fiorentino" per distinguerlo da altri omonimi paesi. alla fine dell'ottocento vi furono delle sommosse popolari per il caro-vita tanto che l'esercito sparò sulla folla nella piazza del Comune (l'attuale Largo 24 maggio).
Nel settembre 1.906 i mezzadri sestesi scesero in sciopero chiedendo il miglioramento dei patti colonici. Notevole è stato il contributo, in vite umane e lotte, offerto dalla resistenza partigiana dei cittadini sestesi .

Dal secondo dopoguerra, nella città si è sviluppata in maniera notevole la piccola industria e l'artigianato; questo sviluppo è stato dovuto soprattutto ad una forte immigrazione: infatti si è passati dai 23.000 abitanti degli anni '60 agli attuali 47.000.
Sesto Fiorentino ha subito una espansione notevole nella Piana a causa dei numerosi insediamenti industriali che hanno trasformato il nostro territorio.

I NONNI RACCONTANO

In piazza Ginori c'era un teatro che si chiamava "Teatro Niccolini", poi è stato abbattuto e adesso al suo posto c'è la banca del Monte dei Paschi; al posto della farmacia Ragionieri c'era la Posta e accanto al torrente c'era una fabbrica di cioccolata. Poi c'era il forno del "Laschi"; inoltre in piazza Ginori c'erano le rotaie del "tranvai" che si fermava davanti al cartolaio e la sera alla scadenza dell'orario lo portavano al deposito dove ora c'è il bar.

In via Dante Alighieri c'era il Mulino per macinare la farina (ancora oggi si dice via del Mulino) con accanto il Margone che era una specie di piccolo lago, alimentato dall'acqua della Gora che passava di lì. In fondo a via Alighieri c'era un grosso forno della Cooperativa.

In fondo a via Cavallotti, dove ora c'è la saletta 5 maggio, c'era un giardino dove la sera si ritrovavano i sestesi che si chiamava "la brasilena" e c'era un banchino dove facevano i bomboloni e i "chicci mescoli" (cioé mescolati); a queste persone che vendevano i dolciumi venne messo il soprannome di "Mangiachicchi" e ancora oggi i loro discendenti vengono conosciuti con tale soprannome.
Via Cavallotti e via Gramsci erano le vie di passeggio; famosi erano i bar "Galileo" e "Tebe" poi divenuto "Butimba".
In via Gramsci c'erano tutte botteghe di cavallai, maniscalchi e sensali; in"Panicaglia" c'erano le ceramiche, la Comas e la Saca.

Piazza de Amicis era chiamata "il Tondo" perchè vi si trovava un pista di forma rotonda dove correvano i cavalli. Dopo la prima guerra mondiale in piazza De Amicis furono piantati tanti alberini per ricordare i morti della guerra.

Da via Niccolini (via dello Sdrucciolo) fino al "Casato" (via Galilei), molti anni fa c'erano tutti campi; in piazza del Mercato, prima, c'era il Cimitero. Quasi in fondo a via Galilei, vicino a dove adesso c'è il sottopassaggio di viale Machiavelli, c'era il palazzo Comunale. Via Savonarola era chiamata "la fonte" perché c'era un gran lavatoio dove le donne andavano a lavare i panni.

Al di sotto di piazza della Chiesa, dove ora c'è il sottopassaggio, c'era il passaggio a livello; allora era un'impresa attraversare la ferrovia, occorreva attendere il passaggio dei treni per avere libero il passaggio. Sotto la ferrovia non c'erano le costruzioni di adesso; sulla sinistra c'era un gruppetto di case, tale posto veniva chiamato "il perellino" perchè lì c'era un albero di perine selvatiche chiamate appunto perelline. a destra invece c'era un accesso alla Villa S. Lorenzo; la villa ed il gruppetto di case attorno era chiamato "la torre", per la torre medioevale della villa; intorno c'erano tutti campi coltivati oltre i piccoli raggruppamenti di case di via Battilana (la Gora di sotto), di Salimbosco, di via dei Ciompi (il Canto).

Nei tempi passati, fino a pochi decenni fa, a primavera, nella campagna si svolgeva una cerimonia chiamata "Rogazione": una processione fra le vie e fra i campi pregando il Signore affinchè rendesse fertile la campagna e benedicesse i frutti dei campi.

All'inizio del '900, la campagna di Sesto era sempre paludosa, negli anni '30 poi fu bonificata e coltivata; i vecchi contadini vi coltivavano ortaggi, frutti, orzo, frumento, avena, saggina oltre alle viti e alla coltivazione del gelso; per il trasporto dei carichi dalla campagna era in uso di attaccare dei piccoli carretti ai cani.

Fra le stradine della vecchia Sesto si aggiravano personaggi pittoreschi, principalmente venditori ambulanti; c'era un amino chiamato Mele che vendeva il gelato, il recipiente era portato in groppa da un asinello che era sempre indietro di un centinaio di metri. Poi c'era la Pierotta, che vendeva i "duri di menta" e diceva:
- Duri di menta, duri di menta, aprite la bocca, uno 'un vi c'entra! -
oppure
- Bambini piangete che la mamma la ve lo compra! -

Appare impossibile che le cose oggi cambino così velocemente


La ricerca è stata eseguita dagli alunni della Scuola Media "Cavalcanti"
classe 1°A, (Prof. F. Lintas e A. Ascari)
e nel Laboratorio Geografico e di Orienteering anno scolastico 1995/1996
(Prof. F. Lintas, A. Agostini e A. Ascari)

Sei l'ospite numero dal18/1/1997

Usa la chiaveper ritornare a casa
di ADA