Connotazioni
antiecologiche della tradizione giudaico-cristiana
tratto dall'Agenda Latinoamericana 1997
Nella tradizione giudaico-cristiana sono sei i tratti a forte connotazione antiecologica.
Innanzi tutto, il patriarcato. Sia l'Antico che il Nuovo Testamento esprimono il loro messaggio nel quadro culturale comune all'antichità classica, e cioè il patriarcato. I principali spazi sociali sono occupati dai valori maschili e lo stesso Dio è presentato come Padre e Signore assoluto. Le caratteristiche femminili e materne delle divinità precedenti, di società risalenti fino al neolitico e di tipo matriarcale, sono private di ogni legittimità. Le donne vengono emarginate, relegate nello spazio del privato. Questo riduzionismo aggredisce l'equilibrio tra i sessi e rappresenta una rottura nell'ecologia sociale e religiosa.
In secondo luogo, la tradizione giudaico-cristiana è profondamente monoteista. La sua intuizione fondamentale consiste nel riconoscere che nei confronti del processo cosmico vige un principio unico, creatore e amministratore dell'universo: Dio.
E' nota a tutti l'instancabile lotta condotta sempre e comunque dalla tradizione giudaico-cristiana contro il politeismo di qualsiasi matrice. Invece, originalmente le divinità fungevano da potenti archetipi dell'insondabile profondità dell'essere umano. Di conseguenza, la radicalità del monoteismo nel combattere il politeismo chiuse molti spiragli dell'anima umana. Allontanò troppo la creatura dal Creatore, il mondo da Dio. Si distrusse gran parte della policromia dell'universo e del suo significato antropologico.
Il monoteismo ebbe anche una deriva politica e fu spesso invocato per giustificare l'autoritarismo e l'accentramento del potere. L'argomento era semplice: come c'è un solo Dio in cielo, così dev'esserci un solo signore sulla terra, un solo capo religioso, un solo capo famiglia, e così via. Questa visione lineare distrusse il dialogo, l'equità e la comunità universale di tutte le creature in quanto tutte egualmente figli e figlie di Dio, sacramenti della Sua bontà e sollecitudine. E si espresse in una forma ancora più riduttiva quando affermò che soltanto l'essere umano, uomo e donna, era il rappresentante di Dio nella creazione. Solo degli uomini e donne si dice che sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio, dimenticando così la grande comunità cosmica che è portatrice del Mistero e appunto perciò rivelatrice della Divinità.
La conseguenza diretta di questa arrogante interpretazione dell'essere umano è l'antropocentrismo. Il testo biblico è tassativo: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo " (Gn. 1,28).
Dal testo risulta chiaro l'invito a una crescita demografica illimitata e ad un illimitato dominium terrae. La stessa accentuazione del popolamento e dominio della terra appare chiaramente nel racconto del diluvio. A partire dal XVII secolo, il senso antiecologico di questi testi è stato compreso e assimilato dalla mentalità moderna come una legittimazione divina dell'atroce conquista del mondo e della sottomissione di tutti gli esseri creati al progetto arbitrario della soggettività umana.
Un altro elemento di turbamento di una sana concezione ecologica del mondo - elemento comune a tutti gli eredi della fede di Abramo (ebrei, cristiani e mussulmani) - è l'ideologia tribale del popolo eletto. Ogni volta che una persona o un gruppo umano si sente "eletto" e portatore di un messaggio particolare, questa persona o questo gruppo corre il rischio di cadere nell'arroganza e nella conseguente logica dell'esclusione degli altri. E' a causa di ciò che in determinati periodi della storia occidentale si è instaurata una vera e propria confraternita del terrore contro qualsiasi diversità di pensiero (inquisizione, fondamentalismo, guerre di religione). Niente di più contrario all'ecologia di questa rottura della solidarietà universale e di questa negazione dell'alleanza sotto il cui arcobaleno ci ristoriamo tutti, non soltanto alcuni.
Ma di tutte le distorsioni dell'ecologia, nessuna è più grande di quella derivante dalla dottrina della caduta di Adamo. Secondo questa dottrina si crede che, a causa del peccato originale commesso dagli esseri umani, tutto il creato "sia caduto" sotto il potere del demonio. L'universo ha perduto il suo carattere sacro e non è più il tempio dello Spirito, bensì spelonca di diavoli: una materia corrotta, peccaminosa, decaduta.
Il testo biblico è esplicito: " maledetto sia il suolo per causa tua!" (Gn. 3,17). L'idea che il mondo, con tutto ciò che in esso esiste e si muove, venga punito a causa del peccato degli uomini, è di un antropocentrismo smisurato. I terremoti, l'estinzione delle specie e la morte in generale esistevano già, ben prima che l'essere umano facesse la sua prima apparizione sulla faccia della terra!
Questa demonizzazione della natura a causa della caduta di Adamo comportò che l'essere umano ebbe poco rispetto per ciò che è e che vive nel mondo, impedì per lunghi secoli che le persone religiose si occupassero di un progetto per "questo" mondo, ritardò la ricerca scientifica e amareggiò la vita di tutti perché pose sotto una pesante cappa di sospetto ogni genere di piacere, di realizzazione e di soddisfazione derivanti dal contatto e dal godimento della natura. Secondo questa interpretazione, il peccato originale vince la partita sulla grazia originale.
Per molti il binomio peccato/redenzione è la caratteristica fondamentale del cristianesimo. Secondo alcune tradizioni cristiane, il peccato è diventato così centrale che l'essere umano si sente più legato e dipendente dal vecchio Adamo peccatore che non da Gesù Cristo, nuovo Adamo liberatore.
Leonardo Boff
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