Dossier Banca Etica

 

Introduzione

Non è certo una novità il processo di globalizzazione in atto nel mondo che coinvolge ogni aspetto della nostra esistenza e ci rende interdipendenti da tutto e da tutti. In pochi minuti possiamo comunicare con persone in posti lontanissimi tramite Internet. Una guerra in una qualsiasi parte del globo può provocare la variazione dei prezzi dei prodotti che consumiamo o la quantità di immigrati che entrano nel nostro paese. Una sciagura ambientale in Alaska può avere ripercussioni sul nostro ecosistema. Una variazione degli indici di borsa cambiare in meglio o in peggio la nostra qualità di vita, il nostro reddito, il nostro lavoro. Tutto questo tarda a trasformarsi in coscienza, in cultura, in scelte politiche che tengano conto della realtà nuova che ci si prospetta.

Certamente l'attività che più di tutte rappresenta la tendenza alla globalizzazione è indubbiamente quella finanziaria. Oggi è possibile spostare una quantità ingente di capitali da una parte all'altra del mondo nel giro di pochi minuti. Il denaro, grazie anche alla rivoluzione informatica, circola sempre più liberamente nei mercati finanziari di New York, Londra, Tokyo, Milano. Si tratta di hot money, di denaro caldo, mobile, in cerca di sbocchi speculativi a breve termine, pronto a cambiare rotta alla minima variazione di un tasso di interesse, di una legislazione più restrittiva o di un evento politico.

 

Gli indicatori impazziti

Oramai il mercato finanziario è diventato il punto di riferimento per qualsiasi decisione politica. Guai a prendere provvedimenti che il mercato può interpretare come pericolosi e così reagire negativamente. I governi vengono bocciati o promossi a seconda che l'indice della borsa salga o scenda.

Ma recentemente qualcosa si è definitivamente rotto, un equilibrio si è spezzato. Circa un anno fa, alla notizia che alcune fra le più grosse imprese statunitensi, grazie ai risultati positivi che l'economia americana aveva registrato nell'ultimo periodo, avevano deciso di assumere personale, la borsa di New York ha reagito negativamente, perdendo alcuni punti percentuale. Quindi indicatori ritenuti da sempre positivi, quali l'aumento dell'occupazione, vengono interpretati dai mercati finanziari secondo logiche proprie. Un governo che tagliasse le spese sociali quali l'istruzione, la sanità, le pensioni verrebbe visto positivamente dal mercato, mentre se lo stesso governo tagliasse i tassi di interesse dei titoli di stato per investire i soldi risparmiati nello stato sociale, gli investitori fuggirebbero alla ricerca di mercati più favorevoli.

La politica ha perso ogni potere di controllo sull'economia, delegando nelle mani di pochi finanzieri e banchieri la politica planetaria che condiziona pesantemente il destino di questo nostro mondo. Disoccupazione generalizzata, distruzione dell'ambiente, degrado della qualità della vita ed accentramento della ricchezza nella mani di pochi sono solo alcune delle conseguenze risultato di questa globalizzazione finanziaria selvaggia e senza controllo.

Tutto questo avviene all'interno di un mercato definito capitalistico. Gli attori di questo mercato dovrebbero essere le persone che utilizzando i poteri di consumare e di risparmiare, riconosciuti dal mercato stesso, dovrebbero orientare l'imprenditore proprietario del capitale, a produrre beni e servizi in modo da soddisfare le esigenze del cittadino. In realtà succede esattamente il contrario. Il cittadino è ormai inserito all'interno di una realtà, già precedentemente preordinata e pianificata, che gli richiede di consumare e di spendere sempre di più.

 

Cosa significa "sviluppo"?

Secondo il sistema capitalistico vigente lo sviluppo si sostiene attraverso la ricerca assoluta del profitto, che si ottiene comprimendo al massimo i costi e aumentando i ricavi.

Ma questa concezione mercantile di sviluppo ha messo in moto dei processi di sottosviluppo. Analizziamo alcuni dati pubblicati sugli ultimi rapporti della Banca Mondiale, dell'ONU e del Worldwatch Institute:

Tutte queste informazioni stanno ad indicare che, nel nostro villaggio globale, stiamo sostenendo costi non solo umani oramai non più assorbibili. Dobbiamo trovare un modo diverso di consumare rispetto a quello che ha imperato negli ultimi cinquant'anni, che privilegi prodotti e tecnologie a basso contenuto di energia e materie prime, con una basso impatto di rifiuti e di inquinamento. Dobbiamo perseguire la strategia dello Sviluppo Sostenibile, cioè dire basta a tutti gli investimenti espansivi distruttivi del territorio, dell'ambiente, del lavoro e delle persone, destinando le risorse allo sviluppo qualitativo per preservare, ristrutturare, riqualificare e ricostruire le condizioni che il capitale ha seriamente compromesso.

Gli obiettivi del modello dello sviluppo non devono riguardare la crescita economica fine a se stessa ma la garanzia a tutti gli esseri umani del pieno soddisfacimento di tutti i bisogni materiali, sociali e spirituali. Dunque non si parla più di sviluppo economico ma di sviluppo umano. E' ovvio che ciò comporterà un livello di vita inferiore in termini di soddisfacimento mercificato dei bisogni, ma più elevato in termini di situazione abitativa, di vivibilità delle città, integrità delle campagne e sopravvivenza degli ecosistemi. Ciò sarà possibile solo attraverso un'alleanza ed una presa di coscienza di tutte quelle fasce di persone che sono danneggiate dall'attuale situazione economica che le ha rese o le sta rendendo povere e sfruttare. L'ingiusta distribuzione del reddito causata dalla concezione mercantilistica dello sviluppo ha prodotto situazioni di sottosviluppo e miseria portando milioni, anzi 1,4 miliardi di persone sotto la soglia di sopravvivenza, mettendo in moto le migrazioni ed aumentando il tasso di criminalità.

  

La Finanza Etica ed il Terzo Settore

E' ormai chiaro che diventa sempre più necessario cominciare a costruire un'Economia Civile, che dovrà mettere al centro l'uomo e le sue esigenze, il suo rapporto corretto con la natura attraverso un corretto utilizzo della merce e del denaro, pur all’interno di una logica di mercato.

Occorre riportare l'etica, cioè quell'insieme di regole che vogliono rispondere alla domanda "Come bisogna vivere per essere giusti?", nel mondo economico, affermando una cultura del dare e non dell'avere, dell'essere e dell'essere per. Occorre allargare il concetto di razionalità finalizzato alla sola ricerca dell'utile, inserendo altri valori quali la solidarietà, l'altruismo e la gratuità. Il cambiamento è prima culturale e poi legislativo o economico.

La ricchezza di una comunità, di un popolo, non è determinata solo dal possesso di beni, ma soprattutto dai suoi valori, dalla sua cultura, dalla solidarietà che sa esprimere, da una natura integra, dalla capacità di produrre risparmio. Nel sistema economico nel quale viviamo la responsabilità di un uso corretto o scorretto del denaro è anche nostra. Come semplici risparmiatori, siamo noi a fornire la materia prima ai mercati finanziari. La società civile ha affidato alle banche il compito di trasferire il denaro dei risparmiatori a soggetti che ne hanno bisogno per sviluppare progetti, attività economiche, servizi. Quindi il risparmio non è solamente un semplice e neutro bene, ma acquista valenza etica quando il suo uso contribuisce a creare le premesse per la costruzione di un futuro dignitoso per tutta la comunità. Ecco che la Finanza Etica si impegna, nei confronti del risparmiatore, non solo a garantire nel tempo il valore del denaro affidatogli, ma anche a porre lo sviluppo economico al servizio dell'uomo.

Secondo la Finanza Etica il Credito è un diritto umano e l'accesso al credito, come strumento di emancipazione da condizioni di povertà, deve essere consentito a tutti.

Inoltre:

  1. considera l'efficienza una componente della responsabilità etica;
  2. non ritiene legittimo l'arricchimento basato sul solo possesso e scambio di denaro;
  3. è trasparente;
  4. prevede la partecipazione alle scelte importanti dell'impresa non solo da parte dei soci ma anche dei risparmiatori;
  5. ha come criteri di riferimento per gli impieghi la responsabilità sociale e ambientale;
  6. richiede un'adesione globale e coerente da parte del gestore che ne orienta tutta l'attività.

Il mondo del non profit potrebbe rappresentare una possibile risposta a queste esigenze di eticità e di solidarietà in questo momento di confusione, al fine di individuare possibili soluzioni alternative al nostro sistema capitalistico. Non rappresenta la soluzione ai gravi problemi che affliggono l'umanità , ma certamente potrebbe rappresentare uno stimolo positivo al cambiamento.

Le caratteristiche che accomunano le organizzazioni non profit sono:

  1. essere senza scopo di lucro, ossia non prevedere la distribuzione degli utili e del patrimonio tra i soci
  2. solidarietà, ossia perseguire non l'interesse dei soci ma l'interesse di particolari categorie di persone o di beni collettivi, come la tutela ambientale
  3. partecipazione dei soci alla gestione (democrazia interna)
  4. impegno civile teso a sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni su determinate questioni (emarginazione, ambiente, educazione, ecc.)

Il variegato universo del non profit viene definito Terzo Settore, cioè una via di mezzo, alternativa, tra Stato e Mercato. Una definizione di Terzo Settore ampiamente condivisa è la seguente: un insieme di organizzazioni non profit (cooperative, cooperative sociali, associazioni culturali, enti morali, e così via) che entrano a pieno titolo nel mercato, ma con la loro originalità che va ricercata nello scopo sociale, che deve essere orientato al perseguimento dell'interesse della collettività, e nella struttura gestionale ed organizzativa, che deve essere basata su democraticità, trasparenza, solidarietà ed efficienza.

Negli ultimi anni si è assistito ad un notevole sviluppo del non profit, soprattutto al Centro-Nord del paese. Una ricerca dell'IRS di Milano ha individuato in Italia più di 50 mila imprese non profit, che presentano un fatturato che rappresenta l'1,8% del P.I.L. e che occupa più di 320 mila persone. Per mettere chiarezza in un settore i cui confini in Italia stentano a definirsi, da poco è stata varata la legge sul riassetto normativo e fiscale delle cosiddette Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale (ONLUS) che, pur se rappresenta un passo avanti, non riesce ad essere esaustiva rispetto al variegato arcipelago dell'economia civile. In una società dove lo Stato sta sempre più riducendo il suo ruolo sociale (Welfare State) le prospettive per questo settore sono piuttosto interessanti, in termini di sviluppo di impresa, occupazionale, di fatturato, anche perché il privato sociale si sta organizzando attraverso la costituzione di comitati, associazioni, cooperative sociali, che producono effetti anche dal punto di vista economico. Il Terzo Settore potrà essere un soggetto trainante di sviluppo e di cambiamento della nostra economia già nei prossimi dieci anni.

Diventa quindi importantissimo dotare di una struttura finanziaria di riferimento lo sviluppo di questo importante settore . Le MAG dapprima e la Banca Etica oggi, rappresentano una valida risposta di come il mondo del volontariato e della solidarietà cerchino risposte alla continua crescita dell'economia sociale. Anche perché il sistema finanziario tradizionale non ritiene affidabili le imprese non profit, perché sono scarsamente capitalizzate, sono di piccole dimensioni e senza garanzie reali.

 

Il movimento delle MAG

Come è stato sopra esposto, fu proprio in risposta alle esigenze finanziarie di questo variegato sistema, il non profit appunto, che nel 1978 nasce la prima MAG, Mutua Auto Gestione, a Verona. Le MAG sono cooperative finanziarie che raccolgono risparmi dai soci e li reinvestono in attività di economia sociale che altrimenti avrebbero scarsa possibilità di accesso al mondo del credito tradizionale. Le MAG sono state, e lo sono tuttora, il primo concreto strumento di finanza alternativa in Italia. Grazie a loro sono state finanziate circa 900 iniziative economico-sociali contribuendo alla creazione di circa 3000 nuovi posti di lavoro.

Spinto da alcuni cambiamenti del quadro normativo del settore del credito italiano, che penalizza e alcune volte impedisce attività di questo genere, il movimento delle MAG ha cominciato a contattare alcune tra le realtà più significative del mondo del volontariato e dell'associazionismo per incominciare insieme il cammino verso la costituzione di uno strumento finanziario più adeguato alle esigenze del crescente Terzo Settore.

 

La nascita della Banca Popolare Etica

E così, nel dicembre del 1994, con la costituzione dell'Associazione Verso la Banca Etica (che nel febbraio del '96 ha cambiato il suo nome in Associazione Finanza Etica), 22 organizzazioni del volontariato sia laico che cattolico hanno iniziato il viaggio che ha portato l’8 marzo 1999 all’apertura del primo sportello della Banca Popolare Etica. L'Associazione ha svolto, e svolge tutt'ora, un'opera di sensibilizzazione sul tema della Finanza Etica ed ha predisposto, con il supporto di una società di consulenza aziendale, la McKinsey, lo studio di fattibilità del progetto Banca Popolare Etica presentato poi alla Banca d'Italia per l'approvazione.

Per realizzare concretamente il progetto – raccogliere i 12,5 miliardi lire che necessitavano - il 1° giugno del '95 è stata costituita a Verona la Cooperativa Verso la Banca Etica (la sede dal novembre '96 è a Padova), trasformatasi in banca nell’Assemblea dei Soci del 30 giugno 1998.

Soci fondatori della Cooperativa, e quindi della Banca, sono:

Cooperative sociali e volontariato organizzato: Cgm, Gruppo Abele, Emmaus Italia.

Cooperative finanziarie: Ctm-Mag, Mag 2 Finance Milano, Mag 4 Piemonte Torino, Mag Venezia, Janus.

Associazioni culturali, ricreative, per la qualità della vita: Acli, Arci, Agesci, Uisp, Ust-Cisl Brianza, Fiba-Cisl Brianza.

Tutela dell'ambiente e agricoltura biologica: Europe Conservation, Associazione Italiana Agricoltura Biologica.

Cooperazione con i paesi in via di sviluppo: Cooperativa Terzo Mondo, Associazione di Botteghe del Commercio Equo e Solidale, Mani Tese, Cooperativa Oltremare, Overseas.

Hanno inoltre aderito: WWF Italia, Legambiente, Cuore Amico, Csi, Comunità di Capodarco, Asal, Coop. Soc. Insieme, Coop. L. Sturzo, Fondazione S. Carlo, Ics, Cgl Finanza, Ecolnet, Fiba-Cisl Nazionale.

 

La Banca Etica come strumento per applicare i principi della Finanza Etica

La Banca Etica vuole essere uno strumento concreto per applicare i principi della Finanza Etica. Non stiamo parlando di un nuovo modo di fare beneficenza, in quanto il concetto di credito è inteso sempre nel senso tradizionale del termine, e cioè un'attività di intermediazione tra chi risparmia e chi chiede dei finanziamenti. La differenza sta nel prendere coscienza che il denaro non è tutto uguale, e soprattutto che sono molti i modi di utilizzarlo.

 

Il funzionamento della Banca Popolare Etica

Ma come funziona Banca Etica, in che modo raccoglie ed investe il denaro?

Parlando di una banca dobbiamo definire cosa intendiamo per Raccolta ed Impiego. Per Raccolta si intende un'attività di sollecitazione e raccolta del pubblico risparmio con le seguenti caratteristiche:

Per Impiego si intende un'attività di finanziamento a beneficiari che presentino le seguenti caratteristiche:

 

I settori degli impieghi

I settori nei quali i risparmiatori possono investire sono:

  1. settore 1: Cooperazione ed animazione sociale. Per la cura ed il reinserimento, anche lavorativo, delle persone che si trovano in situazioni di disagio fisico, psichico, sociale e per l'assistenza verso le fasce più deboli.
  2. settore 2: Ambiente. Per le attività , sia economiche che di sensibilizzazione, dirette alla salvaguardia dell'ambiente e delle sue risorse ed alla produzione di tecnologie a basso impatto ambientale.
  3. settore 3: Solidarietà Internazionale e Cooperazione allo Sviluppo. Per una migliore e più efficace cooperazione con i paesi del sud del mondo.
  4. settore 4: Cultura, Sport, Educazione e Formazione, Salute. Per la crescita della società civile attraverso le attività culturali e sportive, per la formazione e la riqualificazione professionale, per le attività di prevenzione ed educazione sanitaria.
  5. Nessuna preferenza. Per il risparmiatore che lascia alla Banca la scelta del settore in cui investire il proprio denaro.

 

Recupero del significato originario di "dare credito": il rapporto di fiducia e la fattibilità dei progetti

Nel contesto attuale queste realtà non possono accedere al mercato del credito tradizionale in quanto le garanzie patrimoniali richieste dalle banche sono spesso troppo cospicue.

Con la Banca Etica il concetto di dare credito recupera il suo significato originario, cioè quello di dare fiducia.

E’ proprio sul rapporto di fiducia con i soggetti finanziati che la Banca Etica basa la propria attività, sempre tenendo presente la fattibilità dei progetti proposti e la loro sostenibilità economica. Essa infatti privilegia le garanzie di tipo personale, come ad esempio le fidejussioni pro-quota firmate da tutti i soci di una cooperativa o associazione. Tali forme di garanzia costituiscono anche un incentivo per i soci ad impegnarsi totalmente per la riuscita dell'iniziativa finanziata. E’ previsto, inoltre, il ricorso a forme di garanzia esterne, come quelle previste nei corsorzi fidi..

 

Principi base della Banca Etica

Principi base della Banca Etica saranno l'Efficienza, la Semplicità Organizzativa e il Contenimento dei Costi.

Per rispettare questi principi la Banca è partita inizialmente con un solo sportello, per poi aprire in quei territori dove la risposta della gente all’iniziativa è stata maggiore (Milano, Brescia, Vicenza, Modena e Roma). Lì dove Banca Etica non è presente con uno sportello vero e proprio, le attività di sensibilizzazione e promozione – escluse ovviamente l’attività di intermediazione finanziaria – vengono svolte dalla Circoscrizione Territoriale dei Soci, cioè l’insieme dei soci di Banca Etica residenti in un determinato territorio, oppure da associazioni o cooperative convenzionate.

 

Le Circoscrizioni Territoriali dei Soci e l'Istruttoria Etica

La funzione delle circoscrizioni, costituite almeno da 200 soci, è quella di tenere i contatti con la clientela, di filtrare le richieste di finanziamento effettuando una preistruttoria per la valutazione dell’impatto sociale ed ambientale dell’iniziativa, la cosiddetta Istruttoria Etica, ed animare il territorio con opera di sensibilizzazione e di formazione sulla Finanza Etica.

Ma cos'è l'Istruttoria Etica? Al fianco dell'istruttoria tecnica, con cui si valuta la validità del progetto imprenditoriale, vi è una Istruttoria che porta la Circoscrizione Territoriale ad esprimersi sulla eticità o meno del progetto presentato e dell'organizzazione che lo presenta. Eticità che viene valutata in base ad alcuni parametri:

  1. partecipazione democratica
  2. trasparenza nella gestione
  3. pari opportunità
  4. rispetto dell’ambiente
  5. qualità sociale
  6. rispetto delle condizioni di lavoro
  7. presenza di volontari
  8. legami con il territorio

 

I prodotti della Banca Popolare Etica

Ma quali sono i prodotti che la Banca Etica mette a disposizione del risparmiatore e delle imprese non profit?

La raccolta del risparmio può avvalersi di quattro tipologie di prodotti, tutti nominativi:

Sul fronte degli impieghi, chi richiederà un prestito potrà scegliere tra diverse proposte:

 

Le esperienze internazionali

La Banca Popolare Etica non è la sola esperienza di questo tipo e non sarà l’ultima sulla scena internazionale. La filosofia della finanza alternativa si è da tempo concretizzata in banche già affermate come:

Grameen Bank. E' la più grande banca alternativa esistente. Nata nel 1976, è la quinta banca del Bangladesh, con una raccolta di circa 2000 miliardi di lire di cui 1500 impiegati in prestiti a favore di quasi 2 milioni di membri nullatenenti (quasi tutte donne) dislocati in 34000 villaggi.

Triodos Bank. Nata in Olanda nel 1980. Opera nei settori dell'economia sociale, dell'ambiente, del non profit, dell'arte, della cooperazione internazionale, del com.e.s. La raccolta ammonta a circa 270 miliardi di lire a fronte di circa 165 miliardi di impieghi. La Triodos ha aperto una filiale in Inghilterra ed una in Belgio.

Oekobank. Nasce nel 1988 in Germania sulla spinta del movimento verde, con lo scopo di sostenere progetti eco-compatibili e socialmente utili. I soci sono circa 22.300, i depositi superano i 200 miliardi di lire e gli impieghi i 105 miliardi.

Alternative Bank Suisse. Nasce nel 1990 con caratteristiche simili a quelle della Oekobank. La raccolta supera i 220 miliardi di lire e gli impieghi ammontano a 195 miliardi di lire.

 

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