La Regia Marina durante la Seconda Guerra Mondiale



La seconda guerra mondiale fu una drammatica sconfitta per l'Italia e conseguentemente per la sua Marina. Le ragioni del disastro navale furono diverse:
a) errate filosofie strategiche di Supermarina (l'allora comando supremo delle forze navali) nel condurre la guerra sul mare - gli equipaggi e i comandanti in prima linea dimostrarono quotidianamente coraggio e capacità straordinarie, ma le loro iniziative vennero sempre frustrate dalla troppo prudente Supermarina;
b) vi fu un'assoluta e fatale mancanza di coordinazione con l'Aeronautica (non pochi i casi di abbattimenti di aerei amici da parte delle nostre navi, e di bombardamenti di navi amiche da parte dei nostri aerei);
c) equipaggiamenti inadeguati (in termini di mancanza del radar e di scarsa precisione dei sistemi di mira dei cannoni);
d) cronica mancanza di carburante e rifornimenti vari;
e) non potevamo sceglierci nemico peggiore: la Royal Navy, per secoli la più potente Marina del mondo; la grandezza del nemico ha però reso ancora più glorioso il sacrificio dei nostri Uomini e delle nostre Navi;
f) la Royal Navy fu in grado di decodificare per quasi tutto il conflitto i nostri messaggi in codice che sarebbero dovuti essere mantenuti segreti.

 L'equipaggio del sommergibile Ambra

Molte di queste ragioni sono la ovvia conseguenza delle irresponsabili decisioni politiche di entrare in guerra, pensando che essa sarebbe finita in pochi mesi grazie alle strepitose vittorie dell'alleato tedesco su tutti i fronti.
I militari italiani dovettero obbedire agli ordini dei politici e andarono ad un guerra ben consci di non poterla mai vincere. Le armi italiane venivano dalle vittorie in Etiopia e in Spagna negli Anni '30, ma il nemico che stavano per incontrare era ben diverso dai guerrieri abissini o dai repubblicani spagnoli.
Analizzeremo comunque solo i fatti d'arme e non i risvolti politici.

La guerra iniziò per l'Italia il 10 giugno 1940, con solo 2 corazzate pronte al combattimento, il Conte di Cavour e il Giulio Cesare, le corazzate Littorio e Vittorio Veneto erano pronte ma ancora in fase di addestramento.
Altre sarebbero state pronte in qualche mese: Caio Duilio e Andrea Doria.

Il resto della flotta includeva 7 incrociatori pesanti, 12 incrociatori leggeri, circa 100 cacciatorpediniere e torpediniere e più di 100 sommergibili (la flotta di sommergibili era una delle più grosse al mondo). I britannici nel Mediterraneo erano leggermente inferiori numericamente e la loro basi pricipali erano Alessandria (Mediterranean Fleet) e Gibilterra (Force H), due dei vantaggi che avevano i Britannici erano la disponibilità di portaerei e le tattiche basate sull'impiego della componente aerea in ricognizione e attacco.
Mentre gli italiani mancarono totalmente da questo punto di vista; infatti tutti gli aerei venivano controllati dall'Aeronautica che impose di non realizzare mai una portaerei. Mussolini stesso credette di trasformare la penisola italiana in una enorme portaerei: questo pensiero si rivelò tragicamente errato; e non fu il suo solo errore, del resto egli fu un politico, non un militare.

Durante i primi giorni di guerra gli italiani persero 5 sommergibili e i britannici l'incrociatore Calypso affondato dal sommergibile Bagnolini. Il 27 giugno 1940 il caccia italiano Espero venne affondato da 5 incrociatori britannici.
Il primo grande scontro in mare tra le due flotte avvenne a Punta Stilo tra due squadre che scortavano rispettivi convogli.
Le navi italiane (sotto il comando dell'Ammiraglio Campioni) erano Cesare, Cavour, 14 incrociatori più numerosi caccia, le unità della Royal Navy erano le corazzate Warspite, Malaya, e Royal Sovereign,la portaerei Eagle, 5 incrociatori leggeri, e 14 caccia, comandate dall'Ammiraglio Cunningham.

 Nave Giulio Cesare (motto:Caesar Adest)

Il risultato di questo scontro fu che solo il Giulio Cesare fu leggermente danneggiato, ma venne dimostrata l'inferiorità italiana dato che ci trovammo in una posizione più favorevole e si perse così un bella opportunità di infliggere maggiori perdite al nemico. La battaglia avvenne vicino alle coste italiane e se vi fosse stata più cooperazione con l'Aeronautica, a Punta Stilo avrebbe potuto esserci stata una grande vittoria. Inoltre il Veneto e il Littorio erano quasi pronte al combattimento e il loro comandante, Ammiraglio Bergamini, chiese il permesso di partecipare alla battaglia, permesso che fu negato da Supermarina.
Il 18 luglio un formazione britannica affondò l'incrociatore Colleoni, mentre il 20 luglio, 20 aerei britannici attaccarono Tobruk affondando i caccia Nembo e Ostro.

Nella notte del 12 ottobre 1940 gli incrociatori Ajax, Orion , York e Sidney affondarono le torpediniere italiane Airone , Ariel e Artigliere. Durante questa battaglia i britannici soccorsero i naufraghi italiani anche se facendo ciò potevano mettersi in pericolo per l'avvicinarsi del resto della flotta italiana. L'Ammiraglio inglese Cunningham fu rimproverato dal suo governo per aver fatto ciò, poichè proprio in quei giorni Londra stava venendo martirizzata dalla Luftwaffe, e troppa generosità verso il nemico era considerata inopportuna. Cunningham, uomo leale e degno, rispose che gli equipaggi italiani si erano battuti valorosamente anche se non vi era scampo per loro, vista la disparità di forze, e per questo meritavano di essere soccorsi.

La notte dell'11 novembre 1940, la "Notte di Taranto", fu la più triste nella storia dei marinai d'Italia ed una delle più brillanti per i britannici. Quella notte fatale tutte e 6 le corazzate italiane furono nella baia di Taranto; la Royal Navy aspettava da tempo questo momento e a tal proposito aveva preparato un piano audace: 2 attacchi susseguenti di aerosiluranti Swordfish decollati dalla portaerei Illustrious, che nel frattempo si era avvicinata indisturbata sino a 170 miglia dalle coste pugliesi. Le corazzate Conte di Cavour, Caio Duilio e Littorio vennero colpite da siluri; e solo 2 dei 20 Swordfish vennero abbattuti. Il Littorio e il Duilio vennero ancorati al molo per prevenirne l'affondamento. Il Cavour affondò con solo le sovrastrutture al di fuori dal pelo dell'acqua. Il Littorio e il Duilio furono rimessi a posto dopo qualche mese mentre il Cavour fu nuovamente pronto solo al tempo dell armistizio con gli alleati.

Il 27 novembre le flotte italiane e britanniche si incontrarono nuovamente a sud ovest della Sardegna per quella che fu chiamata la battaglia di Capo Teulada. Gli italiani aprirono subito il fuoco e colpirono l'incrociatore Berwick, la Royal Navy rispose e danneggiò il cacciatorpediniere Lanciere. Dopo di ciò vi furono azioni inconclusive ed entrambi i contendenti si ritirarono. Gli italiani avrebbero potuto avere, ancora una volta, migliori risultati se l'Ammiraglio Campioni e Supermarina non fossero stati eccessivamente prudenti e soprattutto se vi fosse stata una adeguata cooperazione aerea.

 L'incrociatore Zara apre il fuoco (Mondadori)

Il 9 febbraio 1941 vi fu un'altra audace azione dei britannici: la Forza H che consisteva nella corazzata Malaya, nell'incrociatore da battaglia Renown, nella portaerei Ark Royal, in un incorciatore e in 10 caccia bombardò impunemente Genova per mezz'ora. Dopo di ciò, a causa di una incredibile serie di eventi ed incomprensioni e a causa della scarsità di comunicazioni efficaci, la Regia Marina fallì nell'intercettare la Forza H che ripiegava indisturbata.


 HMS Ark Royal

Il 25 febbraio il sommergibile britannico Upright affondò l'incrociatore italiano Diaz.

Il 28 marzo 1941, una squadra italiana, agli ordini dell'Ammiraglio Iachino, costituita dal Veneto, 8 incrociatori e 13 caccia si avvicinò a Capo Matapan allo scopo di intercettare il traffico mercantile nemico tra l'Egitto e la Grecia. Gli italiani vennero a contatto con 4 incrociatori leggeri e 8 caccia britannici; si trattava di una trappola di Cunningham: erano solo un'avanscoperta della Mediterranean fleet, fatta dalle corazzate Warspite, Valiant, e Barham, la portaerei Formidable, e 9 caccia.

 HMS Warspite

Dopo un lungo inseguimento all'avanscoperta britannica gli italiani vennero attaccati da aerei della Formidable e da basi a terra: l'Ammiraglio Iachino decise di ritirarsi. Gli attacchi aerei riuscirono comunque a rallentare le navi italiane che attesero invano per tutto il giorno l'intervento della Luftwaffe. Al tramonto, l'incrociatore pesante Pola fu silurato e si dovette fermare. Iachino ordinò agli incrociatori pesanti Zara e Fiume e a 4 caccia di attendere e prestare soccorso al Pola: egli ignorava totalmente la vicinanza di una così potente squadra nemica (ancora una volta la fatale mancanza di ricognizione aerea!)

 Nave Fiume

Le navi britanniche, munite di radar, al contrario degli italiani, attaccarono le navi italiane in soccorso del Pola, che erano completamente all'oscuro dell'imminente pericolo. Il risultato fu tragico, i britannici fecero letteralmente il tiro al bersaglio: gli incrociatori Fiume, Pola, Zara e due caccia, Alfieri e Carducci vennero affondati. 2303 marinai morirono. L'unica perdita della Royal Navy fu l'incrociatore Bonaventure affondato dal sommergibile italiano Ambra ma durante un'azione indipendente dallo scontro di Capo Matapan.
Bisogna dire che mentre la Royal Navy fu leale ed umana, tentando in tutti i modi di soccorrere i sopravvissuti italiani (l'aiuto fallì perchè solo in quel momento arrivarono gli aerei tedeschi e i britannici dovettero ritirarsi! La Royal Navy comunicò comunque l'esatta posizione dei naufraghi alle navi ospedale italiane) la propaganda britannica mentì ignobilmente affermando che l'equipaggio del Pola fu preso dal panico e mezzo ubriaco.

Vi fu un toccante epilogo alla battaglia di Capo Matapan, molti anni dopo e molto lontano da quel luogo: nell'agosto 1952 su una spiaggia vicino Cagliari fu trovata una bottiglia con una messaggio dentro: "Regia Nave Fiume - Vi prego, Signore, di informare la mia cara madre che io muoio per la Patria. Marinaio Chirico Francesco da Futani, Salerno. Grazie Signore - Italia!"
La madre venne informata e suo figlio ricevette la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria.

La notte del 25 marzo 1941, avvenne uno degli intrepidi assalti italiani nei porti britannici, pensato come diversivo per i fatti di Capo Matapan. Due caccia il Crispi e il Sella si avvicinarono sino a 10 miglia dalla baia di Suda e calarono 6 piccoli "Barchini" (piccoli motoscafi veloci, pieni di esplosivo, gidati da un uomo che doveva "mirare" la nave bersaglio e buttarsi in acqua all'ultimo momento salvandosi; inutile dire quanto coraggio ci volesse). I 6 "Barchini" furono guidati dal Tenente di Vascello Luigi Faggioni e riuscirono ad entrare nel porto dove vi erano ormeggiati 4 incrociatori e molte navi mercantili. L'incrociatore York fu danneggiato gravemente (e definitivamente affondato qualche giorno dopo dagli stukas della Luftwaffe) e una petroliera fu danneggiata. I sei coraggiosi vennero catturati e successivamente liberati dai tedeschi.

 I cacciatorpediniere Dardo e Camicia Nera

Durante il 1941 l'alleato tedesco cominciò a mandare in ausilio alla Regia Marina i suoi U-Boot e le cose per l'Asse migliorarono.


 HMS York

Il 14 aprile 1941, mentre stavano scortando un convoglio per l'Africa i caccia italiani Tarigo, Lampo e Baleno vennero sorpesi da 4 caccia britannici. Il comandante del Tarigo, Pietro de Cristofaro ebbe subito una gamba dilaniata da un'esplosione ma continuò imperturbabile a comandare i suoi uomini sotto il fuoco britannico.Il Tarigo fu quasi distrutto e stava per affondare... ma la battaglia non era finita per il Tenente di Vascello Ettore Besagno e il sottocapo Marchetti: riuscirono a lanciare 3 siluri all'ultimo momento prima di affondare. Vendettero cara la pelle: uno dei tre siluri colò a picco il cacciatorpediniere Mohawk. Il Lampo e ilBaleno vennero seriamente danneggiati ma si salvarono.


 HMS Mohawk

Nel giugno 1941, la Germania attaccò l'Urss e la bilancia della guerra navale nel Mediterraneo cominciò a pendere dalla parte britannica. La pressione su Malta venne ridotta e i britannici furono così maggiormente liberi di attaccare i convogli italiani per la Libia. In quel periodo le perdite dei convogli raggiunsero il 63%.

Il 25 luglio 1941, la X Flottiglia Mas tentò senza successo di violare il porto di Malta, in quell'azione morì Teseo Tesei.

Il 19 settembre 1941, il porto di Gibilterra venne forzato dalla X Flottiglia Mas con i "Maiali" e 4 mercantili vennero affondati dai Tenenti di Vascello Catalano, Vesco, Visentini.

Il 9 novembre un convoglio italiano per la Libia scortato da diversi cacciatorpedinieri venne intercettato di notte dalla Forza K dell'Ammiraglio Agnew dotata di radar (incorciatori Aurora e Penelope e caccia Lance e Lively): il cacciatorpediniere Fulmine venne affondato subito, il Grecale fu danneggiato e venne fatta strage dei mercantili italiani. Il cacciatorpediniere Libeccio venne invece affondato dal leggendario sommergibile Upholder.

 Nave Libeccio

La notte del 1 dicembre 1941 , la Forza K attaccò nuovamente un convoglio scortato dal caccia Da Mosto che venne affondato dopo un'epica lotta nel tentativo di salvare i mercantili dalle navi e dagli aerei britannici.

A metà dicembre del 1941 avvenne la prima battaglia della Sirte.
Un grosso convoglio fu mandato per rifornire strategicamente le truppe dell'Asse che combattevano in Africa. Una squadra composta dal Duilio, 3 incrociatori e 4 cacciatorpediniere venne predisposta come scorta, con l'appoggio diLittorio, Doria, Cesare, 2 incrociatori pesanti e 10 caccia. Questa imponente forza navale venne a contatto con una squadra inglese che a sua volta scortava un convoglio verso Malta.
L'Ammiraglio Angelo Iachino, comandante delle unità italiane, decise di ritirarsi per proteggere meglio il convoglio e per evitare un confronto di notte con un avversario munito di radar. Alcune ore dopo però attaccò i britannici sorprendendoli mentre erano sotto un attacco aereo. Ma fu troppo tardi perchè sopraggiunse la notte.
Iachino mantenne le sue unità tra i britannici e i suoi mercantili che raggiunsero la destinazione sani e salvi. Supermarina per motivi propagandistici affermò di avere vinto la prima battaglia della Sirte. In realtà tutto si concluse con un nulla di fatto.

La notte successiva, il porto di Alessandria venne nuovamente assaltato dalla X Flottiglia Mas e le corazzate Valiant e Queen Elizabeth furono affondate assieme ad una petroliera. Per conoscere nei dettagli questa, che è forse il più glorioso fatto d'armi, assieme all'epopea della Folgore ad El Alamein, della nostra storia durante la 2a G.M., leggete la storia di Luigi Durand de la Penne.

 La corazzata Hms Queen Elizabeth (Mondadori)

I britannici riuscirono in quei giorni ad affondare gli incrociatori Da Giussano e Da Barbiano ma la perdita delle loro due corazzate assieme ai molti successi nel Mediterraneo degli U-Boot tedeschi fece pendere la bilancia a loro sfavore. E i convogli dell'Asse per la Libia viaggiavano sempre più sicuri. La Royal Navy perse anche, a causa delle mine italiane l'incrociatore Neptune e il caccia Kandahar, mentre sempre per lo stesso motivo gli incrociatori Aurora e Penelope vennero seriamente danneggiati.
All'inizio del 1942 il comando alleato decise di rifornire l'esausta Malta con un convoglio partito da Alessandria: 4 navi, un incrociatore antiaereo e 6 caccia presero il largo. In loro assistenza accorsero anche 3 incrociatori leggeri e altri 4 caccia, mentre in loro incontro venne mandato da Malta un altro incrociatore leggero. La Regia Marina mandò 2 incrociatori pesanti, uno leggero con 8 caccia, tutti guidati dal Littorio con lo scopo preciso di intercettare questo convoglio ed indebolire ulteriormente malta in vista di una sua invasione.
Il tempo fu cattivo ma gli italiani alla fine trovarono i britannici, che riuscirono a sottrarsi al fuoco con l'uso di cortine fumogene. L'Ammiraglio Iachino si mantenne con la sua squadra tra il convoglio e Malta aspettando il momento buono per attaccare; ma ancora u na volta fu troppo tardi, arrivò la notte (il nemico n°2 per gli italiani) che salvò il convoglio britannico. Quella notte a causa del peggiorare del tempo che divenne addirittura tempestoso la Regia Marina perse due cacciatorpediniere. Però, sempre a causa del tempo, venne anche rallentato il convoglio britannico che poi fu attaccato dalla Luftwaffe il mattino seguente; ben pochi rifornimenti raggiunsero infine Malta.
E questa fu chiamata la seconda battaglia della Sirte.

Il 1 aprile 1942 il sommergibile britannico Urge affondò l'incrociatore Bande Nere.


 Nave Giovanni dalle Bande Nere

Il 14 aprile 1942, la torpediniera Pegaso riuscì ad affondare quello che fu il più glorioso sommergibile britannico, l'Upholder, comandato da uno dei migliori sommergibilisti di tutti i tempi, il comandante David Wanklyn.
Nei mesi seguenti i britannici riuscirono a rinforzare la piazzaforte di Malta grazie all'invio di numerosi caccia Spitfire decollati dalla portaerei americana Wasp. Infatti con l'ingresso in guerra da parte degli USA le sorti del conflitto ricominciarono ad essere favorevoli agli alleati. Malta divenne un bastione dal quale vennero lanciati innumerevoli attacchi via mare e via cielo verso i convogli dell'Asse per l'Africa.
La mossa strategica più opportuna per l'Asse fu propio quella di liquidare Malta ma Hitler preferì scelleratamente di avanzare ulteriormente in Egitto.
A metà giugno 1942 vi furono una serie di scontri navali che coinvolsero i convogli della Royal Navy e dell'Asse per Malta e per la Libia rispettivamente.
Un convoglio che consisteva in 9 mercantili e una petroliera, scortati da 8 incrociatori e 22 caccia salpò da Alessandria. Per intercettarlo gli italiani mandarono una squadra composta dal Littorio, Veneto, e 6 caccia in un gruppo e 4 incrociatori e 4 caccia in un secondo gruppo.
La mattina seguente, l'incrociatore pesante Trento venne colpito da un siluro ed affondò il giorno dopo; la corazzata Littorio venne colpita da una bomba sganciata da un Liberator B-24 ma senza effetti. Il convoglio britannico venne attaccato da sommergibili e torpediniere e dovette tornare ad Alessandria.


 Nave Trento (motto: Neptunus dedit nomen, dabo Neptuno gloriam)

Un altro convoglio da Gibilterrà prese il largo ancora per raggiungere Malta, composto da 6 mercantili con una scorta ravvicinata di una corazzata, due portaerei e 8 caccia. Gli italiani gli mandarono incontro, vicino Pantelleria, unità leggere dalla Sicilia supportate da forze aeree e incrociatori. Questa volta l'intervento della Regia Marina ebbe successo: solamente 2 mercantili sopravvissero all'attacco e riuscirono a portare i loro materiali a Malta.

Il 15 giugno 1942, nel Mar Nero un Mas italiano e due minisommergibili CB3, al comando di C.Castagnacci, affondarono 3 sommergibili sovietici.

Il 14 luglio 1942, ancora la X Flottiglia Mas assaltò, con uno dei suoi commando, la rada di Gibilterra affondando 4 mercantili.

Il 4 agosto 1942, il mitico sommergibile Scirè, una delle più gloriose unità italiane, fu affondato mentre tentava un assalto al porto di Haifa.

Il 12 agosto 1942, durante uno scontro occorso ancora tentando di rifornire Malta, i britannici persero l'incrociatore Cairo (affondato dal sommergibile italiano Axum) e l'incrociatore Manchester (affondato da torpediniere); le navi britanniche Nigeria, Kenya, Ohio e quelle italiane Attendolo e Bolzanovennero invece danneggiate.

Nello stesso periodo, durante una lunga caccia, la torpediniera italiana Circe affondò il sommergibile britannico P38, una delle più temute unità britanniche nel Meduiterraneo. Lo stesso Circe , però, assieme al Lupo vennero affondati dalla Royal Navy poco tempo dopo.

Il 4 dicembre 1942 Liberators americani affondarono l'incrociatore Attendolo.
Il 12 dicembre venne violato il porto di Algeri (già in mani alleate) dalla X-Flottiglia Mas (per mezzo di "Maiali" e Uomini-Gamma) con l'affondamento di 4 cargo.
Ancora nel dicembre del 1943, i sommergibili italiani Dessiè, Porfido, Uarsciek, Granito e Emo vennero affondati.

Finalmente però l'ultima corazzata italiana, il Roma, fu pronta al combattimento ma la cronica mancanza di carburante, che si fece sempre più drammatica, ridusse le sue potenzialità ai minimi termini. I britannici approfittarono di questo abilmente ed organizzarono una massiccia serie di convogli che gli italiani non poterono intercettare proprio a causa della mancanza di carburante per le loro navi. Ancora una volta Malta riottenne le sue capacità offensive, e la sua mancata conquista si fece pesantemente sentire per l'Asse.
Mandare qualsiasi cosa in Africa divenne quasi impossibile per gli italo-tedeschi, salpare in quella direzione equivaleva a suicidarsi. In queste condizioni, la Regia Marina riuscì comunque a far arrivare in Africa l' 86% dei materiali e il 92% degli uomini.
Tra la fine del 1942 e l'inizio del 1943, vennero affondati i caccia Folgore, Aviere, Pancaldo, Lampo, Malocello, Ascari, Corsaro, Bombardiere, Saetta; stesso destino per le torpediniere Animoso, Perseo, Climene, Ciclone, Cigno, Uragano e Procellaria. Mentre le torpediniere italiane affondarono i sommergibili britannici Sahib e Thunderbolt.

Durante i primi mesi del 1943 i sommergibili italiani effettuarono con ammirevole disciplina 129 missioni praticamnete impossibili contro un nemico qualitativamente e quantitavivamente superiore. Vennero utilizzati 18 sommergibili, 11 dei quali vennero persi.BR> Il 10 aprile 1943 ancora i B24 americani affondarono una nave italiana: questa volta toccò all'incrociatore Trieste.
Il 16 aprile le torpediniere italiane Cigno e Cassiopea ingaggiarono battaglia con 2 caccia britannici: l'italiano Cigno e il britannico Packenham affondarono.

Il contrattacco alleato in Africa, cominciato a novembre '42 ad El Alamein si concluse in Tunisia nel maggio 1943. I fucilieri di Marina del San Marco ammainarono l'ultima bandiera italiana in terra d'Africa.

Il 10 giugno 1943 gli alleati invasero la Sicilia.
L'ultima nave italiana affondata dagli alleati fu il cacciatorpediniere Gioberti il 9 agosto 1943. Dopodichè Supermarina decise di risparmiare tutta la flotta, anche perchè il carburante rimasto non consentiva altrimenti, per un'enorme scontro finale suicida che avrebbe avuto quanto meno lo scopo di salvare l'onore della Regia Marina prima dell'incombente sconfitta italiana.
Ma arrivò prima l'armistizio dell'8 settembre: gli alleati non furono più nemici, ora bisognava guardarsi dai tedeschi.
Una totale confusione regnò tra i militari italiani, e la Marina riuscì più delle altre armi (ma non certo per demerito dell'Esercito o dell'Aeronautica) a mantenere una certa disciplina e a sapere il da farsi.
L'Ammiraglio Bergamini disciplinatemente cercò di salvare la squadra di La Spezia dalla possibilità di cadere in mano tedesca e salpò per raggiungere gli alleati con tutte le sue navi: con lui erano la corazzata Roma (sua nave ammiraglia), Vittorio Veneto, Italia (quest'ultimo era il Littorio ribattezzato dopo la caduta del fascismo), gli incrociatoriAvoia, D'Acosta, Abruzzi, Garibaldi, Regolo, e Montecuccoli, una scorta di caccia e molte altre unità minori.
Il gruppo fu attaccato dalla Luftwaffe e una terribile sfortuna attese Bergamini. Una bomba a radio guida entrò proprio nel comignolo del Roma facendolo esplodere ed uccidendo il valoroso ammiraglio con tutto il suo equipaggio. Gli italiani credettero erroneamente che quegli aeroplani fossero britannici e così si difesero solo all'ultimo momento.
Il convoglio raggiunse Malta e i nuovi alleati, ma purtroppo senza la più prestigiosa e bella unità.

 La triste fine della corazzata Roma. (Mondadori)

La voglia degli italiani di continuare a combattere fu soddisfatta il 23 settembre 1943, con un accordo di cooperazione con gli Alleati, ad eccezione delle corazzate. I marinai italiani che continuarono a combattere, si guadagnarono il rispetto e l'ammirazione degli ex-nemici e diedero un significativo contributo alla liberazione d'Italia sin dall'ottobre 1943.
I fucilieri del San Marco furono le prime truppe alleate ad entrare a Venezia.

Subito dopo la fine della guerra la Marina Italiana dovette affrontare un frustrante e triste destino: le nazioni vincitrici reclamarono il meglio delle navi italiane e i trattati imposero all'Italia severe restrizioni nel costruire o possedere naviglio da guerra.

Tanto per fare un esempio: la nave scuola Cristoforo Colombo uno dei più bei velieri di tutti i tempi, gemello maggiore del Vespucci che tutti conosciamo, dovette essere ceduto all'Urss, e dai comunisti trasformato in un volgare trasporta rinfusi.


Durante la tragedia della seconda guerra mondiale 33.000 marinai italiani persero la loro vita, molti sepolti in fondo ai mari, e vennero perse 270.000 tonnellate di naviglio da guerra.
412.000 tonnellate di naviglio da guerra britannico vennero affondate (includendo i contributi tedeschi e dell'Aeronautica). La Marina Mercantile perse 2513 navi (pari a 522.120 tonnellate).

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