"Io mi sento più specialista per la Liegi. In quella corsa
se hai la condizione giusta è più facile che nel finale sei
tra i protagonisti. Qui al Fiandre ci vuole un po' di fortuna però
adesso posso dire che un corridore per vincerla deve essere forse ancora
più completo: perché c'è il pavè, ci sono i
muri, c'è il vento e mille altre variabili e poi è difficile
da interpretare tatticamente, sei sempre sul filo dell'incertezza.
Ho avuto due momenti difficili. Quando ho capito che Jalabert aveva
finito la benzina e quindi sarei rimasto da solo a tirare. E un po' più
avanti, sul Grammont. Pensavo che era tanto tempo che stavo con la faccia
all'aria, da solo.
Ma l'incertezza è durata poco. Ho pensato che eravamo tutti
allo stesso livello e che quindi io potevo battermi con loro ad armi pari.
Tenevo bene in salita, le gambe giravano, ero attentissimo a tutte le situazioni.
Finché Moncassin non ha fatto la sparata giusta e ci siamo
trovati in tre davanti a giocarci tutto in dieci chilometri.
Sapevo che Moncassin era il più debole, però sapevo
anche che era il più veloce.
Ho avuto coraggio e ho ottenuto ciò che neanche lontanamente
potevo immaginare: mi sono preparato bene per essere con la coscienza a
posto, ma vincere addirittura..."
Giro delle Fiandre '97 | Coppa del Mondo '97 |