Q
UANTE COSE,
M
ARADONA
Un personaggio, certo, buono per ogni stagione, per qualsiasi
situazione. Una specie di mostro non soltanto da sbattere in
prima pagina, ma da utilizzare per fini politici o commerciali.
Il presidente defenestrato dell'Equador, Abdalà Bucaràm, detto
"El Loco", promise agli elettori di acquistare Maradona per la
sua squadra del cuore, il Barcellona di Guayaquil. Grande
entusiasmo popolare, bandiera e tifo da stadio: ma di Diego
nemmeno l'ombra, se non negli sgualciti manifesti sui muri.
Peggio, ma molto peggio, si sono comportati in Albania.
Faccendieri senza scrupoli di Lushnja arrivarono alla clamorosa,
vergognosa truffa delle finanziarie promettendo, oltre ai facili
interessi, l'arrivo di Maradona nella formazione locale. Ma come?
Il cocainomane, l'uomo perduto, l'osceno mister Hyde? Tutto
dimenticato, sull'altare dell'ipocrisia, degli interessi privati,
di una personalissima visione delle cose e del mondo.
M
RADONA,
Ripensiamo alle parole di Jorge Amado: "Che bella persona è Pelé,
al secolo Edson Arantes do Nascimento, grande brasiliano, uno dei
più grandi. Ineguagliabile artista del calcio, non c'è mai stato
nessuno come lui, né mai ci sarà. Nato nel Minas Gorais, da
bambino suscitava stupore in chi lo vedeva giocare, a diciassette
anni vinse la Coppa del Mondo in Svezia, ha fatto per decenni la
felicità degli occhi e del cuore della gente, ogni gol era un
capolavoro, è un genio del pallone, il simbolo della dignità
sportiva. Leggo sui giornali la sua dichiarazione a proposito
della tragedia che sta vivendo un altro grande del calcio, Diego
Maradona. Nelle nebbie della droga, nelle maglie della mafia,
denunciato, accusato, processato, espulso, castigato, messo alla
berlina, oggetto di rabbia e disprezzo, piatto pronto per gli
sciacalli della stampa, per l'orgasmo degli invidiosi: coloro
che, pieni di rancore, non perdonano i grandi e ne chiedono la
testa, decretano la fine del povero "pibe" accecato dalla gloria
e da essa consumato".
M
ARADONA
Su Diego è stato, ormai, detto e scritto di tutto. Ma perché non
ricordarlo, Maradona, nelle gioie che ha regalato ai suoi tanti
tifosi e ammiratori? Nella pratica del suo mestiere? Sì,
ritroviamolo al Mundial messicano dell'86: segnare quel favoloso
gol contro l'Inghilterra dopo un dribbling infinito partendo da
centrocampo. E, sempre contro gli inglesi, quella rete di mano.
Maliziosa, diabolica, superba. E ai cronisti di Sua Maestà che si
lamentavano, Diego rispose, illuminando il suo sorriso a
girasole: "La testa di Maradona, la mano di dio". E per tutti era
il giocatore della provvidenza.