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Tutti gli articoli della stagione 1997 - 1998


The Finals

Gara 6
Chicago 87 - Utah 86
Un Alieno è fra noi...

Più forte di tutto, e di tutti. Dell'età,
degli avversari, degli infortuni dei compagni, della legge di gravità, della cabala.
45 punti, con 15 su 35 al tiro e 12 su 15 dalla lunetta, una prestazione
non umana, e le cifre non dicono tutto, anzi non dicono niente. Michael ha giocato, e ha
vinto da solo.
Mai in uno sport di squadra un singolo giocatore aveva contato tanto, e aveva vinto tanto.
Nessuno dei suoi compagni sembrava crederci più a questo titolo, nel momento in cui
Pippen abbandonava il campo con un infortunio alla schiena. Nessuno a Chicago sembrava
crederci più, quando i Jazz volavano da un lato all'altro del campo sfruttando gli errori
offensivi dei Bulls, la vena ritrovata di Malone, la stanchezza inevitabile di Michael.
Brutto segno era la costante presenza in campo di Jordan, sedutosi solo 2 minuti nel 2°
periodo, e un minuto nel 4°. Come avrebbe potuto Air, con un così grande fardello di
stanchezza sulle spalle, battere da solo questi Jazz, all'improvviso più freschi, più
squadra, più tutto? Ebbene, c'è riuscito, e anche nel modo più plateale e più
sofferto. Chicago da -3 a -1 con un suo lay-up. Palla ai Jazz che congelano la palla e la
affidano al loro leader, Malone. E' un attimo, Jordan lascia il proprio uomo, appare
all'improvviso dalle parti del Postino, e gli ruba la palla. E' un attimo, e Jordan decide
di non chiamare time-out, capisce che non ce l'avrebbe mai potuta fare contro la difesa
dei Jazz schierata. Un attimo dopo è dall'altra parte, uno contro uno contro Russell,
un'altra volta, una finta, un'altra, Russell scivole, è per terra, Jordan è in cielo, un
jump che rimarrà nella storia, una elevazione ancora incredibilmente alta, senza motivo,
perchè il marcatore è per terra, solo rete. Mancano 5 secondi. Utah non ha un Michael
Jordan, ha solo uno Stockton, forse il miglior play di sempre, ma non un alieno, bensì un
uomo di 35 anni stremato da una carriera sempre ad altissimo livello. L'ultimo tiro è il
suo, il rumore del ferro è inclemente, e forse ingiusto per un povero terrestre che ha
sempre fatto il suo dovere.
Un ultimo pensiero va a Malone, che si è
sbloccato in queste ultime 2 partite, troppo poco e troppo tardi, ma meglio di niente.
A Pippen, che ha giocato la sua ultima
partita da Bull lottando prima contro la schiena che contro gli avversari, ma ha voluto
esserci ugualmente, e il suo contributo è stato ugualmente importante. Un difensore così
Chicago non lo vedrà mai più.
A Kukoc, senza il quale neanche un Alieno
ce l'avrebbe fatta: il miglior giocatore d'Europa senza neanche discutere.
E ora...
MICHAEL NON LASCIARCI!!!
Gara 5
Chicago 81 - Utah 83
Malone, mostruoso, domina la partita
39 punti, con 17 su 27 al tiro. Cosa ve ne pare della prestazione
del Postino? Malone si è fatto beffe della marcatura di Longley, e nei
momenti chiave ha segnato anche contro Rodman, che pure ha lottato strenuamente di fisico
e di tecnica. Nei minuti finali poi si è visto anche Antoine Carr, con
un bel 5 su 6 al tiro che ha steso definitivamente le speranze dei Bulls di portare a casa
il titolo sul proprio campo, proprio mentre all'esterno l'intera città era pronta a
festeggiare... Malissimo Pippen, con 2 su 14 al tiro e una presenza meno
incombente del solito in difesa, anche se alla fine il tabellino segnava 11 rimbalzi e 11
assist: ma quando è così limitato in attacco la difesa di Utah lo battezza, e gli spazi
per gli altri si chiudono. Partita della vita per Kukoc, 30 punti con 11
su 13 dal campo, semplicemente immarcabile da sotto e da fuori, forse perfino trascurato
dai compagni quando per lunghi momenti l'attacco rimaneva a secco e Tony non vedeva la
palla... In generale i Bulls hanno mostrato lunghissime impasse offensive, sostentute solo
da una grande prestazione difensiva. In casa Jazz grande fiducia ora che si torna a Salt
Lake City, con un Malone che pare ritrovato e col campo e il pubblico a favore. A dire il
vero, a parte il Big Dog e il Postino si è visto pochissimo altro, tutti gli altri si
sono limitati a giocare fortissimo in difesa e a passare la palla sotto in attacco, tanto
Chicago non segnava mai. Da ricordare la grande difesa su MJ, spesso blocatto nel suo
gioco spalle a canestro da difensori più alti in raddoppio: se nei momenti chiave i
compagni non si rendono pericolosi, la manovra offensiva dei Bulls diventa troppo
prevedibile, cosa peraltro già nota dalla serie con Indiana.
Gara 4
Chicago 86 - Utah 82
Rodman vince la partita ai tiri liberi
Altra partita combattutissima di Chicago, trascinata
per tutta la partita dall'estro in attacco di Scottie Pippen (28 punti, 5
su 10 da 3), che quando segna anche da 3 punti con regolarità è praticamente
inarrestabile. Utah gioca bene con Malone (21 punti con 10 su 21 e 14
rimbalzi) all'inizio del primo e del terzo quarto, cioè quando è marcato da Longley, in
evidente crisi di fiducia; dopodichè entra il Verme, e per il Postino finisce la festa. Rodman
si esibisce poi nel solito finale combattutissimo con rimbalzi decisivi, falli subiti
sotto il canestro avversario e un bel 4 su 4 ai tiri liberi che virtualmente chiude
l'incontro, più preciso lui di MJ, un po' stanco nel finale quando sbaglia qualche tiro e
anche qualche viaggio in lunetta. Ma per tutto il resto della partita l'Alieno ha tirato
la carretta (34 punti, 12 su 27 dal campo), togliendo spesso le castagne dal fuoco per i
Bulls nei momenti di black-out offensivo, problema che si presenta ogni tanto anche ad una
squadra del genere, merito della solidissima difesa dei Jazz. Utah rimane a contatto fino
alla fine grazie al sopravvento della propria panchina, a qualche canestro occasionale di
Anderson e al gran gioco di squadra, ma le statistiche penalizzano un po' tutti, e l'unico
non penalizzato è Karl Malone, che però ha probabilmente più responsabilità degli
altri: se lui non domina la partita ma si lascia dominare da Rodman, Utah ha già perso.
Gara 3
Chicago 96 - Utah 54
Chicago prende le misure, Utah K.O.
Un massacro. Utah esce dalla prima gara allo United Center con le
ossa rotte, e col morale sotto i tacchi. Con ogni probabilità, se Chicago vincerà questo
suo sesto titolo, questa gara sarà ricordata come quella della svolta nella serie. La
prima gara in cui Karl Malone era partito bene, con un 6 su 6, ma anche la prima gara in
cui Chicago ha capito che poteva veramente farcela, che Utah non è poi così brutta e
cattiva come sembrava, e non è nemmeno più forte di quella dell'anno scorso. Di sicuro i
Bulls non sono tanto più deboli di quelli della passata serie finale, con un Kukoc ormai
da quintetto e con un Rodman più presente, anche se le sue inevitabili pause possono
oramai essere imputate anche alla sua carta d'identità, che nessuno ricorda mai ma che
conta 37 primavere. Nei momenti che contano, comunque, il Verme c'è sempre. Poco da dire
sulla partita: sfuritata iniziale di Karl Malone, dopodichè Utah va in tilt, Chicago
chiude la saracinesca in difesa, ed è molto più reattiva dei Jazz a rimbalzo e sui
palloni vaganti. Grandissimo Pippen, un clinic difensivo fra stoppate, aiuti e 5
sfondamenti 5, senza contare i numeri in attacco. Jordan si è riposato giocando solo 32
minuti, Burrell lo ha sostituito più che degnamente, buon segno per coach Jackson che
potrà utilizzarlo anche in occasioni più importanti. Dall'altra parte Stockton ha
collezionato palle perse, Foster, Ostertag e Carr sono spariti dopo le buone prove contro
i Lakers, Eisley ancora non sa fare il trascinatore e l'unico che lotta con convinzione è
Anderson, ma è troppo poco.
Gara 2
Utah 88 - Chicago 93
Kerr, il più fedele dei jordaneers, risolve...
Altra grandiosa partita
punto a punto, risolta questa volta da Chicago anche con un po' di fortuna, e con la
volontà d'acciaio e il guizzo che non ti aspetti di Steve Kerr, che da
solo in contropiede sbaglia il tiro da 3, riprende il proprio rimbalzo contro Karl
Malone, e da' l'assist decisivo a Jordan. Chicago era partita meglio, con Pippen
aggressivo a puntare il canestro facendo valere le sue doti atletiche e Kukoc
questa volta più preciso dal campo. Il problema per i Bulls, fuoricasa, sono i finali di
partita, con la palla troppo ferma nella mani dei soliti noti, che paiono gli unici ad
avere ancora energie e coraggio per giocare quei palloni. Tutti i punti dei Bulls nel 4°
periodo sono stati segnati da Jordan e Pippen, con l'esclusione di un tirello estemporaneo
dai 6 metri di Rodman, e di un paio di liberi di Kerr. Il Verme ha giocato alla
grandissima a rimbalzo d'attacco, garantendo camionate di possessi in più al deficitario
attacco dei Tori, mentre in difesa ha irretito un Malone che, a onor del vero, in questo
momento potrebbe essere marcato anche da... Tony Kukoc. A momenti Phil Jackson
perde di nuovo l'incontro con un cambio, togliendo Dennis gli ultimi 2 minuti per
reinserire Longley, che per fortuna fa subito il 6° fallo... Chicago è tornata, e ora va
a casa consapevole di poter vincere: Utah pare addirittura meno forte di Indiana, che non
aveva concesso a Chicago una vittoria sul suo campo... Bene Shandon Anderson, a tratti
immarcabile quando gioca spalle a canestro, grande Hornacek che mette
tiri al confine della realtà, male la tanto decantata panchina: sono spariti Carr,
Foster e Ostertag, e Chicago ha vinto al battaglia a rimbalzo...
Gara 1
Utah 88 - Chicago 85
Gli errori di Malone, Pippen
e Jackson...
Vince
Utah, dopo un tempo supplementare, e Chicago perde una clamorosa occasione per sbancare il
Delta Center e far pendere la serie subito dalla sua parte. I Bulls partono con Kukoc
in quintetto e Rodman... in spogliatoio, non si sa se per
curarsi da un infortunio subito durante il riscaldamento o solo per voler farsi notare. Il
croato parte male con 0 su 4 dal campo, ma Jordan e Pippen ci sono e
tengono a galla la squadra. Dall'altra parte Malone comincia a spadellare senza motivo, e
continuerà a farlo per tutta la partita. Si vedono buoni sprazzi inediti di panchinari
rosso-neri, da Simpkins che stoppa Malone, e Buechler
che si impegna ma viene battuto regolarmente da Anderson. Randy Brown invece viene mandato
in campo 2 minuti per cercare di marcare Eisley, e fa giusto in tempo a perdere 2
palloni... Utah prende 6 punti di vantaggio nel 2° periodo, quello dei panchinari, e lo
tiene quasi fino alla fine, quando MJ e Da Pip decidono di portarla ai supplementari. Ma i
Bulls sono stanchi, e l'attacco è troppo statico e prevedibile, Jordan chiuso non riesce
a tirare prima dello scadere dei 24 secondi, Pippen rinuncia a comodi tiri da 3, e quando
li tenta, li sbaglia... Jackson tiene in campo l'ombra di Dennis Rodman,
che pure prende 10 rimbalzi, e tiene in panca Kukoc, l'uomo che può risolvergli i
problemi offensivi. Il croato enra a 40 secondi dal termine del supplementare con la
squadra sotto di 5, mette subito una tripla, ma la partita ormai è finita... Bene Stockton,
sempre in controllo e in spolvero atleticamente, che ha battuto regolarmente Harper e
Kerr, e grande anche il suo sostituto, Eisley, che meriterebbe di vedere di più il
campo...
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