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Giove, uccisore della notte saturnina (Tav. 1), contempla la perfezione dell'Opera Viva del Creato,
nella quale gli opposti convivono in maniera armonica.
La terza tavola è complementare alla seconda, esplicativa dello scopo finale della
missione dell'alchimista.
A dominare su tre mondi concentrici si erge la figura di Zeus, padre di
tutti gli dei, con la folgore e l'aquila che lo caratterizzano.
L'aquila, simbolo dell'aria, è l'uccello che può guardare direttamente il Sole,
simbolo dunque di percezione diretta, di elevatissima capacità intellettiva, di
conoscenza. Qui è però rappresentata con la testa di un altro uccello, la fenice,
simbolo di eternità e dell'infinito ciclo della vita, in quanto muore e risorge
dalle sue stesse ceneri. La mitica fenice richiama il principio maschile, il fuoco,
perché è dopo essere stata arsa dalle fiamme, che rinasce da sé; e in alchimia
il fuoco rappresenta la materia che viene dallo stato della putrefazione, la nigredo.
Zeus sembra separare le nubi che lo circondano. E' ciò che viene richiesto all'adepto
dell'operazione alchemica: liberare la mente da ogni male, purificare l'anima dalla
corruzione, confrontarsi e vincere la lotta contro il regno dell'Ombra, che incarna
il lato oscuro di ognuno di noi.
I tre cerchi concentrici racchiudono i contenuti inconsci dell'Opera,
i meno percepibili ad una visione immediata.
Nel primo cerchio, il più grande, vediamo Era, seduta subito sotto Zeus,
accanto al pavone, suo attributo, la cui coda a ruota rappresenta l'unione
dei colori, un simbolo di totalità. Dalla nigredo della putrefazione del primo stadio,
sorgono i colori che si scompongono nelle mille sfumature dell'arcobaleno.
Nella parte inferiore del secondo cerchio, vediamo seduti i due alchimisti; l'uomo
sta pescando una sirena (ritratta nella parte inferiore del primo cerchio)
simbolo dell'Anima arcaica e dei pericoli delle seduzioni del male che ci inducono
ad abbandonarci senza controllo. Un po' come accadde ai compagni di Ulisse.
La donna tiene in una mano una lanterna: per illuminare la via e guidare l'uomo,
come sua Anima interiore, lungo gli impervi sentieri dell'inconscio. Nell'altra
mano ha una reticella: per acchiappare gli uccelli che volano nel lato inferiore
sinistro del primo cerchio e che rappresentano i pensieri.
Ai lati del secondo cerchio, il Toro e l'Ariete rappresentano i segni
zodiacali della primavera, propiziatori della buona riuscita dell'Opera. Il Sole
e la Luna ai lati della Tavola, fanno da complemento e si uniranno
per ottenere l'essere bisessuale della pietra.
Nel terzo cerchio, il più interno, vediamo ancora i due alchimisti che hanno pescato
un delfino, e poco lontano Poseidone naviga trainato da un altro delfino.
Il delfino è simbolo di rigenerazione e di saggezza; i cretesi ritenevano che le
anime dei morti per raggiungere il paradiso, le isole felici, cavalcassero dei delfini,
guide per il trapasso da un mondo mortale alla grazia e alla salute eterna.
I tre cerchi concentrici sottendono la circolarità del processo alchemico,e la
necessità di concentrarsi sul centro, il luogo dell'Opera che attua la trasformazione
creativa (il mandala per gli orientali). Il cerchio in quanto chiuso su se stesso,
raffigura il necessario autocontrollo per affrontare le tensioni prodotte dall'incontro
delle opposte polarità.
Tav. 4