tutto molto strano - da una canzone di Caputo 1100

si era appena alzato. lenzuola inumidite dal sudore di incubi notturni. alcuni dei quali fluttuavano ancora tra letto e soffitto. lame di luce attraversavano la stanza passando attraverso le tapparelle. causando un chiarore privo riferimenti temporali. cercava l'ora dove avrebbe dovuto trovarsi e non si trovava. coperta da drappeggi casuali di tessuti sintetici. sul comò. movendo di centimetri infiniti la testa il giorno si confermò inoltrato. non si sentiva amato. una novità. solo in un letto a due piazze. che per troppo tempo era stato troppo pieno. che si rivelava troppo vuoto. strana sensazione. una malinconica leggerezza. nuove possibilità. opportunità. assolutamente non interessanti. imbarazzante la possibilità di scegliere nuovi inizi. sprazzi. da allora sarebbe stato un altro uomo. individuo. non più parte di qualcosa né qualcosa. invece di lì a poco sarebbe stato fatto a pezzi dalla realtà. ma finchè teneva gli occhi chiusi la realtà sarebbe rimasta vaga. uno stato di sospensione. tornò a cercare gli incubi.

tornò nella stanza. che attraversò scansando a piedi nudi bottiglie vuote. cicche. carta di pizza e pizza. appena uscito da una situazione. la stanza era lo specchio dell'ultima settimana. quest'intuizione gli diede una sgradevole sensazione di lucidità. accese una sigaretta tra il bagno e la stanza. pisciò con calma. studiata lentezza. aspirava spire azzurrine con forza e frequenza. tutto inizia da qualcosa. iniziamo a pisciare. con lo sciascquone se ne ando anche la sigaretta. gettata a metà. vide qualcuno allo specchio. quel qualcuno era anche lui. era quello e altre cose. tossì. sputò. un vecchio di trent'anni. non voleva ma pensò a lei. essere stato bravo. o scemo. piuttosto. pietosi veli su miserie umane. umane?

oceano indiano. settimane prima sul pontile. tramonto africano. marea montante a ritmo frenetico. granchi trasparenti. frenetici. impazziti. lei fece un sorriso. un sorriso strano. chiuso. amaro. suonava male. fuori contesto. o meglio più che appropriato per esprimere quanto non si sarebbe potuto dire diversamente. ma inatteso. non era restare solo. solo c'era stato sempre. in mezzo alla gente ma comunque solo. egocentrico. egoista. distolse lo sguardo per portarlo sul sole. che fissò a lungo fino a che gli occhi dolenti vollero essere coperti dalla destra. resto qui. tu vai avanti. furono gli ultimi suoni che le disse. finì con un sorriso e cinque parole. mentre il legno trasmetteva ancora la vibrazione dei passi di lei iniziò un nuovo volo. attraversò colori senza luce. suoni senza frequenza. solo. quando tornò il sole non c'era. ed il resto era irrilevante. lei era andata troppo avanti.

nei giorni successivi le mandò fiori. tra un bar e l'altro. commissionandoli a portieri d'albergo venalmente complici. si sentiva il solo a capirla. beveva troppo. non la cercava. ma le dava modo di farle sentire la sua presenza. sull'aereo del ritorno bevve l'intero bar. vomitò i molari. urlò. rise. pianse. delirium. ci si può lasciare andare solo una volta. o una volta dopo l'altra. si lasciò andare in sovrapposizione. nidificando le sbornie. sudava sudore viscoso.

ora era lì. metropoli europea. cesso di una metropoli europea. le ferie erano finite. pesava di più. fumava di più. doveva ridurre il bere. si fece la barba. indossò una cravatta. si fece due alcaselzer. ci mese sopra un caffè. chi ha avuto ha avuto. scordiamoci il passato. praticamente perfetto.

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