Il preside e la studentessa

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Tutto comincia in una calda giornata estiva nel parcheggio dell'universita'.
Pietro sta parcheggiando la macchina mentre viene ipnotizzato dalla visione
dello sculettare del Giulia.
Lei sta passando nella sezione parcheggio dei professori, prendendo la scorciatoia che porta all'ingresso, indossando una gonna che le arriva al ginocchio ma la fascia mettendo in risalto le sua chiappe sode.
I suoi capelli sono scuri lunghi alle spalle quasi spettinati che le danno un'aria spensierata ed attraente.
La camicetta bianca e' abbottonata fino al collo ma Pietro non lo nota.
Vede chiaramente invece le chiappe messe in risalto dalla gonna che con moto di naturale ondeggiamento paralizzano Pietro.
Si accorge di perdere il controllo.
Ha 42 anni ed e' uno stimato professore e non volendo si trova contro la sua volonta' a pensare cosa gli piacerebbe fare con quel culetto.
"Giulia!" chiama, saltando fuori dall'auto e dirigendosi verso di lei.
Lei si ferma e girandosi, arrossisce di colpo sentendosi colpevole.
Lui le sia avvicina dicendo
"Gli studenti non possono parcheggiare qui, ragazzina, cosa fai qui?".
I suoi occhi verdi lo guardano un attimo per ritornare a guardare l'asfalto.
Pietro nota come molte volte ha fatto che Giulia non e' bellissima.
Le sue labbra sono troppo gonfie, il naso troppo pronunciato, le chiappe un po' troppo grosse.
Ma gli occhiali le ingrandiscono
gli occhi e l'insieme risulta attraente, perfino sexy.
"Sono in ritardo" balbetta
"mi dispiace, professore."
Al lui sembra che stia per piangere ma non prova pieta'.
L'onda di rabbia e di lussuria lo lascia ma decide di prendere vantaggio dalla dolcezza di lei.
"Credo che non sia questione di ritardo o meno, Giulia." dice
"siccome ora sei espulsa da scuola".
Lei lo guardo con i suoi occhioni, troppo stordita per lasciare uscire quel torrente di lacrime che aspetta di uscire.
"Ma..."
"Sono le regole, Giulia" dice freddamente
"le conosci. Tutti le conoscono, non possiamo lasciare che gli studenti buttino le macchine dove vogliono quando vogliono."
Le lacrime si raccolgono dove gli occhiali toccano il naso.
"Ma la laurea, " geme
"avro' la laurea tra due mesi. Non puo' espellermi due mesi prima di prendere la laurea".
"Posso e lo faccio" dice
"sei espulsa. Torna l'anno prossimo e penseremo se riammeterti o meno".
Il fiato agitato di Giulia le fa fremere il petto, provocando un movimento alle sue grosse tette ben visibile verso l'alto ed il basso.
Lui sa bene che lei e' gia' stata accettata in una importante universita' per il prossimo anno.
Pensieri di iniziazione con sculacciate al suo bel culo attraversano la mente.
"Per favore" prega
"per favore professore non lo faccia".
"La punizione deve essere pari all'offesa" dice
"Parcheggiare qui e' la sola cosa che provoca l'espulsione automatica e tu sei qui davanti a me sfidandomi"
"Ma non voglio sfidarla, Professore" singhiozza
"ero in ritardo e pensavo..." e si lascia andare in un'altra cascata di lacrime.
Pietro la guarda, confuso anche lui.
Non era mai stato cosi' brutale con gli studenti in tutti gli anno di insegnamento.
Giulia si era voltata e non si sentiva piu' confuso.
Aveva l'impressione che quel magnifico culo stesse puntando verso di lui, offrendosi.
"Cosa ti aspetti che faccia?" disse infine, quasi senza fiato.
La ragazza si volta, sembrando una quindicenne, tirando su col naso con gli occhi arrossati.
"Qualche punizione?" chiede lei
"Una prigionia?"
Lui ride dal profondo della gola.
"Una detenzione?" chiede
"Un detenzione invece della espulsione? Andiamo Giulia sei troppo furba".
Disperata lei lo guarda, con un'ultima speranza.
"Decida" dice lei
"Accetto tutto invece che essere sbattuta fuori. Devo laurearmi."
Lui rimane qualche momento in silenzio pensando.
C'e' un pensiero che gli turbina nella mente circa una azione oscura da realizzare con lei.
E' mortalmente pericolosa da realizzare.
Pietro lotta con l'impulso di lasciarla andare lasciando che anni di repressione e frustrazione circa questa dolce ragazza.
Ala fine le chiede
"Quello che ti serve, ragazzina, non e' l'espulsione. Questo ti rovinerebbe la tua giovane vita. Quello che ti serve e' una buona sculacciata".
Era fuori di se e cerco' di ritrovare un tono.
La ragazza poteva strillare, gridare, scappare. Il sentimento che l'aveva condotto a dire quello era fuori dal suo controllo.
Calmandosi torna a guardare i suoi occhi spaventati.
Giulia guarda oltre non strillando e non scappando.
A Pietro appare che stia pesando le cose.
"Va bene" dice lei, sussurrando, non guardandolo.
Pietro sente lui stesso parlare come se fosse un altro che fosse li'.
"Se pensi che questa sia una cosa per impressionarti con una punizione simbolica stai sbagliando, Giulia. Quello che ti capitera' ti fara' male. Devi imparare che non puoi sfidare l'autorita' e farla franca. Capisci?"
"Si" sussurra, spaventata.
"Tutti se ne vanno alle 5" dice
"e' venerdi e anche il personale finisce a quell'ora. Tu verrai umiliata abbastanza senza che nessun'altro sappia che tu avrai il sedere sculacciato dal tuo preside. Spero di vederti fuori dalla mia porta a quell'ora".
"Sissignore" dice lei e si allontana velocemente.

"Ah, sei qui" dice Pietro aprendo la porta dell'ufficio
"mi fa piacere vedere che non hai cambiato idea altrimenti ti avrei espulsa".
La fa entrare mentre con gli occhi scruta la sua vita stretta, i fianchi ben torniti e le forme delle chiappe chiaramente visibili sotto la gonna leggera.
Da dietro la scrivania, Pietro dice
"Le ragazzine cattive stanno nell'angolo prima di essere sculacciate. Laggiu'" e punta l'angolo vicino alla porta.
Lei obbedisce senza fiatare.
L'ufficio di Pietro e' piccolo e pieno di roba. Una vecchia lavagna di legno e' di fronte alla porta.
A sinistra della porta ci sono due armadietti di metallo marrone.
Si suda nell'ufficio siccome le finestre sono chiuse e non c'e' aria condizionata.
Sedendo dietro la scrivania con i piedi alzati, nella tipica posa, Pietro osserva il posteriore della ragazza, segnato dalle striature di sudore che partono dalle spalle e rendono le spalline e il laccio del reggiseno ben visibili.
Vede il sudore bagnarle la gonna di lino alla base della spina dorsale e rigarle la gonna tra le chiappe sode da ragazzina.
Non togliendo lo sguardo da lei, prende un registratore dal cassetto.
Attacca un microfono e lo mette vicino a lei, sentendo le onde di calore che partivano da lei.
"Ho messo un registratore" dice
"tutti e due sappiamo che ti avrei dovuto espellere e sappiano che questo tipo di punizione non e' ammessa. Ma voglio che tu dica che sei d'accordo con la punizione."
Giulia balbetta qualche parola sul ritardo e sul fatto di aver parcheggiato dove non poteva. Infine dice
"Ho detto al professore di non espellermi e piuttosto di sculacciarmi e di farmi male. E io approvo."
Spegnendo il registratore le dice
"Vieni qui e chiedimi di punirti."
Arrossendo e sussurrando lei dice
"Mi punisca, professore"
"Parla piu' forte" ordina lui
"anche questo fa parte della punizione. Dillo esattamente."
Un po' piu' forte lei ripete
"Per favore mi punisca perche' sono cattiva,
Professore" e aspetta in silenzio, rossa e sudando aggiungendo
"Per favore mi sculacci". Lui la scruta. "Per favore, mi sculacci,... il sedere."
Sconvolta dall'uomo che sta seduto e calmo, in silenzio, lei dice
"Si, lo voglio. Sculacciami il culo, il mio culo nudo se e' questo che vuoi E' questo che mi vuoi fare dire?"
"Voglio che me lo chiedi gentilmente" dice lui
"ma non mi sembra che lo faccia cosi' uso la mia cintura sul tuo grosso culo, Giulia. Girati e afferra quello scaffale".
Lei si gira lentamente e si avvicina allo scaffale.
Con le mani afferra i bordi dello scaffale che sono molto distanti e stringendo i denti aspetta.
Pietro le si avvicina da dietro e usando un piede la allontana dallo scaffale Lei e' forzata a chinarsi abbassando la presa, tenendosi bilanciata sulle mani come vuole lui.
Il sedere e' spinto verso l'arco mentre lei arcua la schiena.
Lui si slaccia la cinghia, e facendola battere sulla mano, guarda Giulia indietreggiare al rumore con sollievo di non sentire dolore.
Lui getta la cinghia sulla scrivania e afferra la ragazza per la nuca dal collo.
Lui alza la mano e la abbassa con forza colpendo il sedere con un colpo sordo.
Giulia grida e uno spasmo scuote i fianchi.
Ripete questo sull'altra chiappa osservando attentamente il dondolare che provoca in lei.
Continua infierendo
sul suo sedere sodo ogni cinque o sei secondi mentre lei ogni volta grida mentre tenta di alzarsi contrastata dalla mano di lui.
Stanco del gioco, cambia gioco e sollevata la gonna la schiaffeggia sul culo lascia ferma la mano che palpandola gode della sodita' delle sue forme mentre gli schiaffi si stanno abbassando raggiungendo il punto piu' stretto tra le coscie, mentre lei geme dal dolore.
Lui si ferma per il dolora alla mano, lasciandole la nuca e permettendole di rialzarsi e di abbassarsi la gonna sul culo abusato.
"Nell'angolo" ordina asciugandosi il sudore dal viso.
Gridando dall'acuto dolore Giulia va nell'angolo massaggiandosi il culo.
"Lasciami vedere" dice lui.
"Cosa?" dice lei voltandosi.
"Girati, abbassati" grida lui e Giulia esegue
"Alzati la gonna e tirati giu' le mutandine cosi' che possa vedere il tuo culo rosso."
"Per favore" mugola, ma la sua mano afferra la cucitura della gonna
"Per favore" ripete tirandosi su la gonna per qualche cm e fermandosi
"Non voglio che mi veda il sedere."
"Fallo!" grida impaziente
"o ti sbatto fuori dalla scuola."
Giulia rabbrividisce ricordando la cintura e alza la gonna oltre i fianchi fermandosi e continuando.
Appaiono le mutandine bianche sullo sfondo rosso bagnate del sudore che non nascondono piu' niente.
Lui osserva quello
spettacolo dall'alto fino a dove il culo finisce tra le coscie.
La ragazza esita e afferra con i pollici il bordo delle mutandine.
Lei e' riluttante e l'effetto risultante e' erotico ed eccitante mentre lei abbassa lentamente le mutandine scoprendo le rotondita' sode del culo.
Tirandole giu' le mutandine restano impigliate tra le gambe, scendendo poi di colpo e restando tra la caviglie.
"Vieni qui e sdraiati sulla scrivania."
Giulia si avvicina alla scrivania e salendo sul bordo si lascia andare mentre le tette con un colpo sordo sbattono contro la superficie e appoggia la faccia voltata sul legno.
"Afferra il bordo con le mani e lascia il culo fuori cosi' che lo possa colpire bene."
Giulia distende le braccia e lascia le gambe penzoloni.
"Sai cosa ti succede ora, ragazzina?" chiede lui
"Mi vuole sculacciarle sul culo .... con la cinghia" sussurra.
"Perche'?"
"Perche sono cattiva?"
"Eri cattiva" dice lui afferrando la cinghia.
Mettendosi dietro la sua vittima prona, fa scivolare la cinghia tra la chiappe del culo ben esposto avanti e indietro tre le due montagnole sode.
"Se ti togli le mutandine prendo il mio cazzo e te lo infilo su per il culo." dice lui calmo.
"No" grida Giulia, cercando di alzarsi.
Pietro la spinge giu' con una mano mentre lui le toglie le mutande, lei smette le lotta impari.
"Non lo ho mai fatto. Mi fara' male" grida lei.
"Sai cosa ti succede, altrimenti."
"Nooo. Non voglio" grida lei.
Pietro afferra la cinghia e la fa sbattere con forza sul grosso culo.
Lei grida di dolore mentre lui dice "Posso picchiare piu' forte. Dimmi cosa vuoi."
"Voglio che infili il suo pene nel mio sedere."
"E poi"
"E che mi usi" geme lei ormai vittima delle sue volonta'.
"Andiamo" dice lui tirandole una cinghiata in mezzo alle chiappe rosse
"di la parola giusta. Ripeti." colpendola ancora.
"E ... che mi scopi il culo"
"Oh, non capisco cosa mi dici" dice lui non smettendo di torturarla mentre lei urla.
"Oddio, fottermi il culo, scoparmi il buco dietro, venire nel culo. Ahhhhh"
Godendo di cio' che fa e che sente Pietro continua la tortura mentre la sua vittima ormai piagnucola soltanto piu'.
Lui prende la cinghia e le lega le caviglie alla scrivania.
Giulia sente lui che si abbassa la cerniera dei pantaloni mentre aspetta, terrorizzata, il momento che arrivera'.
Nella attesa sente la sua figa inzuppata e contro la sua volonta' il sedere si solleva e sente la sua stessa voce che dice
"Fammelo."
"Cosa?" chiede lui.
"Fottimi, fottimi il culo" dice lei senza controllo
"ficcami il cazzo nel mio culo. Voglio sentirlo tutto dentro."
"Apri il culo" dice lui calmi.
Con le mani si afferra le chiappe e le apre.
E' una forte sensazione quando sente due dita entrarle nella figa inzuppata raggiungere il clitoride eretto ed uscire.
Le stesse dita spingono poi nel buchino mentre le contrae lo stomaco mentre le sente entrare sforzando.
Alla fine si rilassa mentre gode alla sensazione delle dita che entrano ed escono mentre il dolore viene sostituito da vampate di piacere che raggiungono la figa che gocciola sul legno i suoi umori.
Un gemito le esce
"Ohh si, che bello."
Le dita di lui escono mentre le chiede
"Non tirarle fuori".
Lui le infila di nuovo spingendole fino in fondo per poi estrarle di nuovo.
Prendendo la mira colpisce con uno schiaffo le chiappe facendo gemere lei in un
"Siiii oddio ancora.. scopami con le dita, dai"
Con una mano infila tre dita su per il culo facendola gemere mentre con l'altra continua a schiaffeggiarla sempre piu' forte.
Dopo un po' lei comincia a urlare di piacere in un orgasmo intenso mentre tutto il corpo
si tende stringendo nel culo le dita di lui che continuano a stimolarla mentre con l'altra mano le esamina la figa che afferra con le labbra quelle dita grondanti di succhi.
Dopo quell'orgasmo che dura diversi minuti per le continue stimolazioni che provocano diverse onde di piacere, alla fine lei con un filo di voce dice
"Grazie".
"Cosa vuoi ora?" chiede lui.
"Si fottimi il culo, si si tutto."
"Apritelo." lei si afferra le chiappe forzandole piu' che puo' mentre sente il cazzo di lui che spinge il buchino per entrare.
"Ficcamelo dentro" grida
"mettimelo dentro, nel culo."
Giulia lo sente entrare e appena entrata la cappella il buco sembra afferrarlo.
Non le fa male anche se le tira tutto il culo per le sue dimensioni.
Spingendo lo fa entrare tutto mentre lei sente il clitoride e i capezzoli che sfregano sul legno mentre su fa scivolare avanti e indietro per prenderlo tutto dentro.
"Si professore, scopami tutta, scopami il culo piu' forte" grida lei Lui lo tira fuori lasciandola vuota per rimetterglielo dentro e ricominciare.
Dopo un po' lei dice
"Ok, scopami di piu'."
Lui tira fuori il cazzo per impalarla in un colpo solo mentre la colpisce sulle chiappe ed incrementa sempre di piu' il ritmo.
Lei continua a gridare mentre sente tutto il corpo teso nell'eccitazione e il cazzo che entra ed esce aumentando le sensazioni.
Sente infine il suo cazzo vibrare in spasmi e spruzzarle un'ondata di liquido bollente su per gli intestini provocandole un orgasmo ancora piu' forte di prima mentre le sente uscire il cazzo cerca i muovere il culo per non perdere le ultime gocce che le cadono sulle chiappe.
Dopo qualche minuto realizzano entrambi di essere inzuppati di sudore, quasi incollati insieme con le fronti che colano sudore.
Pietro si alza facendo
scivolare il suo cazzo quasi molle fuori dalle chiappe con un "pop".
Guardando la sua camicia bianca vede che e' bagnata come se avesse fatto il bagno vestita, la gonna avvolta in vita e due profondi segni rossi lungo il culo.
Le gambe sono aperte lasciando vedere la figa gocciolante.
Lui si alza allacciandosi i pantaloni e cade sulla sedia dietro la scrivania.
Lei alza la testa dalla scrivania e lui dice
"Puoi alzarti ora"
Lei si solleva mostrando i capezzoli ben visibili attraverso la camicia e il reggiseno zuppi di sudore.
Lei si aggiusta la gonna riavviandosi i capelli.
Guardandolo dice
"Non mi hai fatto male" lui resta in silenzio
"il tuo pene nel sedere, non mi ha fatto male." ripete.
"Bene" dice lui
"mettiti le mutande a va a casa, Giulia".
Lui le raccoglie la biancheria e gliela porge.
Lei chiede "E' tutto?"
"Non e' abbastanza?" risponde lui osservandola.
"Io, " comincia
"io voglio farlo di nuovo."
Pietro la fissa mentre sente lo stomaco contorcersi.
Giulia si mette davanti alla scrivania
"Possiamo farlo di nuovo, professore?"
Lui sorride
"Non ora. Ho bisogno di riprendermi per eccitarmi di nuovo."
"Posso far qualcosa?" domanda improvvisamente lei
"mostrarti il culo. Il mio culo ti eccita, vero?"
Lei gira attorno alla scrivania e solleva la gonna mostrandosi tutta a lui.
Gli mostra la figa coperta dai peli scuri.
Si slaccia la gonna che finisce in terra e nuda sotto la vita dice
"Mi vuoi sculacciare ancora? Mi distendo tra le tue gambe cosi' mi puoi picchiare il culo rosso." si offre.
Lui si alza, l'afferra per le spalle e la spinge in ginocchio tra le sue gambe slacciandosi i pantaloni tira fuori il cazzo molle e lo ficca nella sua bocca dicendo
"Succhialo, Giulia".
Dopo una esperta succhiata, nuda, inginocchiata con le gambe aperte, la testa bassa e il culo per aria lui glielo infila di nuovo nel culo.
"Aspetta " dice lui.
"Vuoi che te lo prenda ancora in bocca?"
"No, devo pisciare" dice lui
"Fallo nel mio culo" dice lei sorpendendo tutti e due.
"Andiamo, infilamelo e piscia" ordina lei.
Lui esita, "Giulia..." comincia
"Va bene" interrompe " voglio che lo faccia. Pisciami nel culo."
Sentendolo indurire ancora di piu' glielo infila mentre lei si china per farlo entrare fino in fondo mentre comincia a scoparla di nuovo.
Quando lei lo sente tutto dentro e l'ano che blocca il cazzo alla radice gli dice
"OK piscia ora."
"Non e' facile" dice lui
"Voglio sentirlo nel culo" insiste lei
"Ok ti sto riempiendo di piscio, ragazzina. Ti sto facendo un clistere.
Su per il culo. Per la figa. Lo vuoi, sta arrivando."
"Si, si fallo. lo sento riempimi tutta" urla mentre sente il flusso di liquido entrare in lei provando una sensazione di perversita' eccitante.
Un odore animalesco riempie la stanza quando lui togliendo il cazzo lascia che lei lasci uscire il liquido tra le ginocchia.
Spinta da queste emozioni lei sente di dover lasciare uscire questa pressione
"Sono cattiva sono una cattiva bambina. Sculacciami. Picchiami sul culo."
Lui la butta sul tavolo e comincia a colpirla con violenza sul sedere con uno schiocco fortissimo.
"Ancora" grida lei
"ancora ancora"
Lui continua a picchiare forte su tutte due le chiappe fino a che lei cade esausta in terra.
Dopo un po' si rialza e dice
"Voglio vederti mentre ti masturbi. Voglio che mi sborri addosso."
Lui si prende il cazzo mezzo duro.
"Vuoi venire nella mia bocca?" chiede lei
"o sulle tette o nel culo che brucia.
Si sul culo, voglio che mi vieni sul culo nudo."
Lei vede gli effetti delle parole e continua
"Poi ti lascio legarmi e farmi tutto quello che vuoi. Puoi sculacciarmi per ore o fottermi come vuoi per ore se vuoi. Puoi mettermi il cazzo in bocca e fartelo spompinare se vuoi. Puoi pisciarmi in bocca, sulle tette, in faccia. Puņ tenermi legata quanto vuoi e scoparmi quando vuoi e pisciarmi addosso quando vuoi e scoparmi. Scoparmi il culo."
Pietro smette di masturbarsi per afferrarla e la distende sul pavimento.
"Stai per venire sul mio culo? " chiede lei
"Voglio che mi riempi il culo con la tua sborra calda. E poi sculacciami. Poi scopami ancora il culo. Scopami e riempimi. Tutta piena."
Pietro le rovescia addosso una cascata di zampilli mentre osserva il liquido appiccicoso coprirle il culo bianco.
Dei rivoli le colano bagnandole il buco.
Un secondo orgasmo subito dopo lo fa spruzzare di nuovo bagnandole la schiena e colando fino al sedere.
Con le dita lui le apre la chiappe guardando lo sperma colare dentro il buco.
Infila un dito sfruttando la lubrificazione dentro il culo pulsante.
"Siiii ficcami tutte le dita nel culo. Scopami con la mano..." urla lei.
La stantuffa con paio di dita rapidamente in modo da eccitarla ancora di piu'.
"Siii voglio tutti i cazzi della scuola nel mio culo che mi scopano. Ti piacerebbe vedermi fare questo? Un cazzo dopo l'altro, dentro e fuori. Scoparmi mentre sono alla pecorina con il culo in fuori che aspetta un cazzo."
Lui le rifila uno schiaffo al culo e mettendosi carponi le infila il cazzo duro nel buco. "Puttana" dice
"vuoi un cazzo nel culo? Prendi questo!"
E glielo ficca con forza fino alle palle.
L'afferra per i fianchi e inizia a pompare con forza, tirandolo fuori tutto e sbattendolo con forza dentro.
"Ahhh, Ahhh " grida lei ad ogni colpo.
"Andiamo in palestra. La mi spogliero' nuda e mi stando su una panca ti diro' 'Fottimi nel culo solo nel culo'".
"Maiala" ringhia lui infoiandosi ancora di piu' mentre il cazzo diventa un'asta di acciaio.
"Ti fotto il culo fino a che ti fa cosi' male che non ti siedi per una settimana."
"Si scopami. Sento il cazzo duro entrare ed uscire."
Lui lo tira fuori e la sculaccia.
"Maiala, ti sculaccio. Ti piscio in bocca e ti faccio bere tutto. Poi ti lego e ti sbatto la cinghia nel culo fino a farlo diventare rosso. Poi ti scopo. Nella bocca. E vendo sulle tue tette. Poi te lo ficco nella tua figa fradicia e poi ancora nel culo."
"Si, fallo " geme
"fammi diventare la tua schiava, signore. Fammi sculacciare dai tuoi amici e scopare. Portami a casa loro, legatemi e fammi succhiare i loro cazzi. Portami in giro nuda e fatemi quello che volete. Piegami sulla ginocchia e sculacciami quanto forte vuoi. Fammi pisciare in faccia. Fammi toccare la figa da tutti e fammi sborrare addosso da tutti."
"Voglio che mi porti da tua moglie e mi fai leccare le sue tette e leccarle la figa e scoparle il culo con la lingua. Poi legatemi al tavolo e mettetemi nel culo le mani, il cazzo fino a farmi venire."
"Vuoi davvero farti scopare da mia moglie? Davvero?" chiede lui
"Si tutto quel che vuoi. Signore. Si. Tua moglie. I tuoi amici. Nella bocca. Nel culo. Nella figa. Mi piace. Fatemi male. Scopatemi. Per favore scopami."
"Puttana" le dice continuando al picchiare il culo.
"Scopami, per favore." prega lei.

Improvvisamente la porta si apre.
 

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