Emanuele Cappa

Sono stato concepito a Levigliani tra il Natale del 1972 ed il Capodanno del 1973, almeno così mi hanno detto; quindi ho cominciato ad andar per grotte prima ancora di nascere, comodamente trasportato da mia madre nella pancia.
 
Una volta venuto alla luce, ho continuato, sempre scarrozzato dai miei genitori, spesso a cavalcioni sullo zaino di mia madre; ho così conosciuto molte aree carsiche, ho rotto le scatole a vari congressi, facevo già il "saputello" imitando il classico frasario degli speleologi: faglia, milonite, kamenitza, chicot, genesi e morfologia, ecc.
 
Quando ho deciso di continuare con la speleologia non immaginavo che le grotte fossero tanto scomode. In aggiunta, essendo piccolo e mingherlino, spesso e volentieri vengo caldamente spinto in qualche strettoia per vedere se la cavità continua (dura eredità trasferitami da mia madre, chiamata la "donna fessura").
 
Ne esco sempre fuori pieno di lividi e qualche volta carico di sassi, nel qual caso vuol dire che sto dando una mano nell'opera di disostruzione: da una in particolare sono uscito tirato per i piedi da due compagni d'esplorazione mentre con le mani abbrancavo un macigno: a tale strettoia hanno assegnato il nome "passaggio K".
 
Fin da piccolo ho avuto la malsana idea di disegnare rilievi immaginari di grotte e abissi, (mentre i miei riportavano in scala quelli veri);così una volta cresciuto mi sono ritrovato in mano una sacchetta contenente bussola, clinometro, taccuino e un paio di matite.
 
Ho cominciato con piccole cavità artificiali, poi sono passato a piccole grotticelle per finire a rilevare chilometri di meandri labirintici, di pozzi, strettoie, gallerie e saltini. Ho preso tanto di quel freddo...
 
Mia inseparabile compagna è una Minolta WeatherMatic gialla, insuperabile macchina fotografica ipogea che purtroppo non producono più. La poveretta è sopravvissuta a circa dieci anni di maltrattamenti (la porto sempre al collo, in una custodia imbottita, anche nei passaggi più stretti, nel fango, nell'acqua) regalandomi alcune migliaia di foto scattate al volo nel corso di rilevamenti ed esplorazioni. Quando trovo qualche santo disposto a reggermi un secondo o anche un terzo flash riesco anche a fare qualche foto pubblicabile. In verità non succede spesso.
 
Ho collaborato e collaboro con diversi gruppi laziali scoprendo, esplorando, rilevando, fotografando e disostruendo un certo numero di cavità sui Monti Lepini, i Simbruini, gli Ausoni e il Soratte. Seguo anche i miei nei numerosi lavori delle cavità artificiali nel viterbese e zone limitrofe.
 
Concludendo, cerco di essere uno speleologo e ... qualche volta un tarlo mi cricca nel cervello: "che sia la longa manu degli entusiasmi dei miei indomabili genitori".

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