In memoria

 

    Il 22.5.1998 alle ore 20.30 è mancato Giorgio Pasquini, dopo aver lottato invano contro la leucemia per quattro mesi. Per molti speleologi italiani di oggi il suo nome è pressoché sconosciuto, dato che ormai da anni si era allontanato dal mondo speleologico attivo.
 
    Tuttavia negli anni ‘50 e ‘60 era stato una figura di primo piano della speleologia italiana. Piuttosto imponente per statura e per modo di fare, roboante e vulcanico, non passava certo inosservato ogni qualvolta lo si incontrasse. Proprio per questa sua caratteristica la prima impressione che suscitava non era quella dello speleologo ricercatore.
 
    Invece era un "armadio" che pensava ed anche bene: tra i suoi lavori di quell’epoca vorrei ricordare, in modo particolare, quelli riguardanti il ruolo dell’acqua di condensazione nello sviluppo delle cavità. Oggi è un fenomeno noto e studiato a fondo ma in quegli anni si era trattato di un’intuizione non da poco.
 
    Da parte mia non posso dimenticare come sia stata una sua telefonata, che sollecitava la mia disponibilità ad una candidatura alla carica di presidente della SSI, ad aprirmi una "carriera" speleoburocratica prima nella SSI e poi nell’UIS. Devo riconoscere che se non fosse stato per quel suo intervento sarei rimasto ad occuparmi di ricerca in grotta senza altre velleità.
 
    Giorgio nasce a Roma il 20.6.1932 e sempre lì si laurea in Geografia nel 1959. Dal 1961 al 1969 è assistente di Geografia Fisica all’Università "La Sapienza" di Roma; nel 1971 passa professore di Geografia all’Università di Genova e nel 1972 si trasferisce presso la School of Geography - University of Oxford.
 
    La sua vita speleologica inizia nel lontano 1952 come socio del Circolo Speleologico Romano; ma la speleologia in Italia gli sta subito stretta, tant’è che già nel 1956 fa parte della squadra italiana nella spedizione internazionale che raggiunge il primo fondo del Gouffre Berger in Francia: fa piacere ricordare che proprio la scorsa estate, durante il XVII Congresso Internazionale di Speleologia, tenutosi in Svizzera, uno dei famosi "treize" componenti della favolosa squadra, George Garby, ancora ricordava il nostro Giorgio.
 
    Nel 1959, con una dozzina di altri speleologi, fonda lo Speleo Club Roma; viene subito attorniato da giovani studenti di geologia, e il suo entusiasmo di pari passo con il suo carisma trasforma di molto il modo di affrontare la speleologia: sempre pronto a nuove esperienze e sensibile ad apportare continue migliorie sia sul piano tecnico che scientifico. Non va dimenticato che dal 1961 al 1969 è consigliere della SSI e che dal 1964 al 1969 si occupa in particolare delle Scuole di Speleologia. E ancora: responsabile per l’Italia centro-meridionale del Soccorso speleologico del CAI dalla sua costituzione fino al 1971.
 
    Nel 1963 organizza il V Convegno degli Speleologi dell’Italia Centrale, a Terracina. Nel 1968 organizza con lo SCR, di cui è sempre Presidente, il X Congresso Nazionale di Speleologia, a Roma, e nel 1971 la Tavola Rotonda sulla Sicurezza in Grotta, a Montecompatri e Roma: purtroppo questi due eventi segnano l’inizio del suo declino.
 
    Nel 1972 presenta un suo contributo "Considerazioni sulla percolazione e sulla condensazione" al Seminario di Speleogenesi, organizzato dalla SSI e tenutosi a Varenna dal 5 al 8 ottobre, il cui corpo insegnante era composto dai migliori studiosi europei.
 
    Giorgio ha dato molto alla speleologia e prego quelli che l’hanno conosciuto di ricordarlo per tutto il buono che ha fatto e non solo per i suoi errori, poiché chi ha veramente vissuto con lui gli entusiasmi e le imprese esplorative, anche le più pazzesche, se fa un bilancio constaterà che la parte valida ha avuto molto più peso di quella "discutibile".
 

Arrigo A. Cigna e Alberta Felici
(pubblicato nella rivista "Speleologia", n° 38, pg. 108)


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