GaiaMente
Centro Per Il Potenziamento Cognitivo
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IL PUNTO DI VISTA DI UNA MAMMA L'ESPERIENZA DI UNA MAMMA CHE DA POCO PIÙ DI UN ANNO SI È IMBATTUTA NEL METODO FEUERSTEIN E NE HA SPOSATO LA FILOSOFIA
Introduzione Sono Valentina, la mamma di Pietro, un bimbo nato nell'aprile del 2001 con una rara condizione cerebrale che si chiama Agenesia del Corpo Calloso, ossia non si è formata quella sottile membrana che separa/unisce i due emisferi cerebrali. Pietro ha raggiunto tutte le tappe fondamentali con qualche mese di ritardo rispetto ai coetanei, diciamo che nelle varie valutazioni psicometriche è risultato un ritardo di circa 12 mesi con Q.I. ai limiti inferiori della norma. Il ritardo nel linguaggio è sicuramente molto più sostenuto, ed ora che ha 4 anni e mezzo, possiamo dire che si esprime come un bimbo di tre anni. Un paio di anni fa ho incominciato ad approfondire la filosofia del metodo Feuerstein, grazie alla mamma di un bimbo che ha la stessa patologia di Pietro, e che aveva già seguito parecchi corsi per l'apprendimento di tutti gli strumenti del PAS e che era in procinto di seguire il PAS-BASIC. Per farla breve, ho iniziato con la lettura del libro di R. Feuerstein "Non accettarmi come sono" e di altri in commercio, e mi sono subito fatta coinvolgere dall'incredibile carica di ottimismo trasmessa da queste pagine, e la speranza che, se casi molto più problematici di quelli di mio figlio avevano avuto un epilogo straordinariamente positivo, anche Pietro poteva se non recuperare il ritardo, almeno non incrementare il gap con i coetanei. Abitando
nella provincia di Milano ho incominciato ad informarmi sui vari
corsi organizzati nella grande metropoli e con grande sorpresa mi
sono accorta che finalmente c'erano corsi aperti anche a noi, che
nella maggior parte dei casi siamo relegati al "semplice"
compito di "genitori". Quante volte mi sono sentita dire
dai terapisti o dai vari NPI: "lei pensi a fare il genitore,
che i terapisti siamo noi".)
Una
piccola deviazione Senza perdere ulteriore tempo mi sono iscritta al corso per l'apprendimento dei primi sette strumenti del PAS. Essendo Pietro molto piccolo, mi sono subito resa conto che gli strumenti erano ben lontani dal poter essere applicati a breve termite, ma tutta la teoria riguardante i criteri di mediazione, ed il confronto diretto con tante realtà uguali alla mia sono stati veramente illuminanti. Terminato il corso mi era stato spiegato che Feuerstein aveva messo a punto un metodo applicabile a bambini dell'età di Pietro e che presto sarebbero incominciati corsi per l'apprendimento di questo PAS-BASIC. Durante questo anno di approfondimento del metodo, intanto Pietro cresceva, ed incominciava ad essere sempre meno disponibile alle terapie "casalinghe". Mentre potevamo rimanere ore sul tappeto a giocare con pupazzi, orsacchiotti, a leggere libricini, a disegnare e colorare, a giocare col didò, ad ascoltare musica e ballare .... appena calcavo un po' la mano con richieste più mirate e difficili, con un pochettino più di insistenza, lo vedevo alzarsi ed allontanarsi o distogliere lo sguardo. Probabilmente si rendeva subito conto che il mio comportamento cambiava, non ero naturale quando applicavo i criteri di mediazione, assumevo l'aspetto delle terapiste che Pietro ha frequentato dall'età di 4 mesi ... e questo non gli piaceva, e con chiarezza mi trasmetteva il messaggio che preferiva la mamma compagna di giochi e non la mamma terapista. E' tutto un percorso in divenire. Pensiamo di avere trovato la soluzione, intraprendiamo una strada e poi ci rendiamo conto che bisogna fare qualche piccola deviazione o addirittura tornare sui nostri stessi passi. Io ho fatto una piccola deviazione. Non ho rinunciato al metodo Feuerstein, ma ho cercato delle terapiste, che al posto mio avrebbero potuto applicarlo.
L'inizio
del percorso Così grazie a questo sito ho conosciuto Lucia e Maria Vittoria e ad aprile del 2005 abbiamo intrapreso questo percorso. Le difficoltà maggiori che Pietro aveva quando ha incominciato questo cammino erano:
Le terapie proposte a Pietro dal centro ASL che frequentiamo fin dalla nascita sono state inizialmente di fisioterapia e poi di psicomotricità. Ho cercato di forzare i tempi per una terapia logopedica, ma nelle varie valutazioni risultava troppo prematuro intervenire. Secondo la logopedista Pietro non aveva ancora acquisito tempi lunghi di attenzione, e non aveva assimilato con chiarezza i concetti di negazione ed affermazione, prerequisiti fondamentali per incominciare una terapia. L. e M.V. per circa 2 mesi e mezzo si sono alternate durante la settimana, proponendo due ore settimanali. Io per tutto questo periodo sono stata presente, anche per rendere comprensibili le poche parole pronunciate qua e là. Magari L. e M.V. possono ampliare questo mio racconto esponendo il loro punto di vista. Io posso solo dire che l'inizio è stato piuttosto difficoltoso e solo una grande fiducia nel metodo e qualche piccolo segnale da parte di Pietro soprattutto a casa, di avere comunque assimilato qualche nuovo concetto, ci hanno convinto a proseguire. In effetti il grande scoglio che ha accompagnato tutto il percorso è stato quello della limitatezza dei tempi di attenzione. Non che Pietro sia un bambino iperattivo o con deficit di attenzione, però, come penso sia nella normalità di un bambino di 3/4 anni, se l'attività non risulta per lui sufficientemente interessante o coinvolgente, facilmente diventa stancante. Per di più l'attività era anche complessa e richiedeva una concentrazione davvero grande ... (mi riferisco alle schede con il riconoscimento dell'emozione espressa dalla persona fotografata, dalla "lettura" dei disegni, e dall'applicazione dei bollini colorati in relazione al grado di intensità dell'emozione). Con grande difficoltà dopo diversi richiami a riportare l'attenzione sul lavoro, la scheda si riusciva a completarla, ma il tutto doveva avvenire in non più di 20 min. Altri lavori sono stati fatti con le forme colorate: riconoscimento, raggruppamento, categorie di appartenenza (grandi/piccole, per colore, per forma ...), unione di forme per realizzare disegni più complessi. Poi si è lavorato molto anche sull'impugnatura del pennarello, e sull'accuratezza del tratto disegnato: unione di due punti per formare una linea, oppure di 4 o tre punti per disegnare forme geometriche. Il metodo è stato ovviamente
plasmato sulle capacità di Pietro, per dare quel giusto grado di
complessità agli esercizi proposti, ma senza arrivare alla
frustrazione per non essere stato in grado di svolgerli, un
equilibrio difficile da trovare ma secondo me alla base di tutto il
lavoro.
I
primi risultati Ecco qui riassunti i primi traguardi raggiunti dopo un paio di mesi di applicazione:
Alla fine di giugno abbiamo deciso di interrompere e di riprendere dopo un meritato riposo estivo. Durante il periodo estivo tutti i punti hanno avuto una ulteriore conferma, ed il punto 10 è quello che ha sicuramente registrato una crescita esponenziale. Il linguaggio è migliorato sia qualitativamente che quantitativamente, chiede spesso "cos'è questo, cos'è quello, cosa facciamo, a cosa giochiamo, dove andiamo ....". Alla ripresa della scuola anche le maestre hanno notato questa evoluzione. Mi sembra che la motricità fine
abbia anche avuto un miglioramento. Da qualche giorno si sistema
bene la matita quando la impugna ed il tratto è diventato più
preciso.
Problematicità
e prospettive Quest'anno Pietro non farà più il pisolino pomeridiano e sicuramente questo lo renderà ancora più stanco e distraibile durante gli incontri. Non so se ci saranno progressi relativamente ai tempi di attenzione. Ho inoltre deciso di non partecipare più agli incontri, con la speranza che la mia assenza lo renda meno "ciondolante" e più collaborativo, inoltre credo che L. e MV. si sentiranno più libere ed avranno un approccio più diretto con Pietro. Devo però dire che anch'io sono cresciuta molto soprattutto facendo diventare parte del mio essere i criteri della mediazione ... ed anche i miei figli si sono abituati ai miei nuovi atteggiamenti, così riesco a fregare anche Pietro, che non si accorge che sempre più spesso inserisco qualche "piccolo giochino didattico", all'interno dei nostri giochi pomeridiani. Non so se la strada intrapresa ci porterà al recupero del ritardo (non è questo quello che ci interessa come genitori). Sia io che mio marito, vorremo che si mantenesse questo bellissimo equilibrio raggiunto, dove Pietro, pur con tutti i suoi limiti, è un bimbo sereno, felice, propositivo, costruttivo, ed abbastanza tenace ... segno che gode di una certa autostima. Scusate la lungaggine. Valentina la mamma di Pietro
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