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Renzo Bee
(L’Adige, 22 novembre 1984)

Jan Novàk si presentò, nel 1969, in veste umile e dignitosa, per ritirare il premio che gli era stato conferito a seguito del bando di concorso internazionale per composizione indetto dall’Azienda Turismo. Siccome non parlava bene l’italiano, si presentò esprimendosi in latino "Ego sum Novàk".

Lo sbalordimento che ne seguì da parte mia lo fece sonoramente ridere. Più tardi - scrivendo lui sempre in latino- mi costrinse a recuperare le vecchie reminiscenze scolastiche per intendermi con lui.

Fu un’esperienza illuminante e tanto avvincente che mi spronò a far stampare il volumetto "Rovereto e la Vallagarina" in latino (Ottima traduzione del prof. Miori) in occasione del 1° congresso europeo di studi latini che si tenne nella nostra città sulla spinta ed il coordinamento di Jan Novàk con i patrocinio dell’Accademia degli Agiati.

L’Italia per lui era la patria eletta : quella di Ovidio, di Catullo, di Cicerone ; era la terra ove si doveva ancora parlare latino ; era il luogo ove avrebbe voluto vivere per sempre. Le circostanze, non sempre favorevoli al suo soggiorno presso di noi, lo portarono negli ultimi anni in Germania. Ma di frequente tornava a trovare amici e conoscenti, a proporre nuove iniziative.

Prima di partire definitivamente per la Germania mi confidò che sarebbe un giorno tornato da noi per restarci. Adesso sappiamo che ha espresso la volontà di essere sepolto a Borgo Sacco ove riposa anche Zandonai.

Può essere una coincidenza : ma Novàk venne con la famiglia in Italia, profugo a seguito dell’invasione russa della Cecoslovacchia, vincendo il concorso internazionale che portava il nome di Riccardo Zandonai.

Altra coincidenza : il primo soggiorno a Rovereto lo fece in un piccolo appartamento dimesso di Borgo Sacco che - purtroppo - aggiunse tristezza a quella subita per l’abbandono della patria natia.

Ricordo che, quotidianamente, andavo a trovarlo a casa. Nel cuore avevo lo struggimento per non aver potuto (o saputo ?) Rovereto dargli una sistemazione migliore. Certo Rovereto gli aveva dato da vivere inserendolo immediatamente nella civica scuola musicale. Lui accettò sempre la situazione con dignità piena, completa, cercando di mediare nel modo migliore le esigenze della moglie Elissa e delle figlie Dora e Clara.

In seguito, trovò migliore sistemazione a Riva del Garda. La presenza di Jan Novàk e della sua famiglia a Rovereto fu certo carismatica. Molti di noi hanno potuto constatare con quanto entusiasmo, con quanta carica umana e intellettuale, si impegnò per profondere il suo talento musicale, la sua passione per ripristinare la parlata latina convinto che la lingua latina doveva ripristinare il linguaggio universale capace di creare l’autentica unione fra i popoli.

Questi sono a caldo alcuni ricordi che la recente scomparsa di Jan Novàk mi hanno suscitato. Ma per ricordarlo degnamente, per onorare la sua coerenza di uomo e di artista, credo che Rovereto non possa fare a meno di avviare qualcosa di molto serio.

Il concerto che le figlie di Novàk terranno in marzo da noi potrebbe fornire l’occasione giusta. Renzo Bee (L’Adige, 22 novembre 1984)

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