Fedor Michajlovic Dostoevskij

L'idiota

Lettera ad Apollon Nikolaevic Majkov

Ginevra,31 dicembre 1867

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Parliamo adesso del romanzo, per concludere su questo argomento. In sostanza, io stesso non so assolutamente che cosa ho inviato. Ma per quanto io posso giudicare, si tratta di roba di modesta apparenza e niente affatto adatta a produrre un certo effetto. Da un pezzo ormai ero tormentato da una certa idea, ma avevo paura di farne un romanzo perché si tratta di un'idea troppoa difficile e io non mi sentivo pronto per esprimerla, sebbene essa mi appaia straordinariamente seducente tanto che ne sono addirittura innamorato. Questa idea è di rappresentare una natura umana pienamente bella. Secondo me, non c'è nulla di più difficile di questo, specialmente al nostro tempo. Lei, naturalmente, si troverà pienamente d'accordo con me. Questa idea mi era già balenata in precedenza in una certa immagine approssimativa, ma appunto soltanto approssimativa, mentre essa dev'essere piena e completa. Soltanto la mia attuale disperata situazione mi ha costretto ad aggrapparmi a questa idea non ancora interamente maturata. E così ho rischiato come quando si gioca alla roulette: "Forse, chissà?, mi si svilupperà sotto la penna!" Ma questo è imperdonabile.

Nelle sue grandi linee il piano è già formato. Per il futuro mi vedo balenare davanti certi ulteriori dettagli che mi affascinano e tengono vivo in me l'ardore creativo. Ma il complesso nel suo insieme? E il protagonista? Giacchè il complesso a me riesce sempre in vista del protagonista. È appunto così che il piano si è organizzato. Io mi sento costretto a porre fin dall'inizio un'immagine. Ma mi si svilupperà quest'immagine sotto la penna? E si immagini un po' che razza di disastro è venuto fuori: è risultato che, oltre il protagonista, c'è anche una protagonista, e dunque il romanzo avrà DUE EROI! E oltre a questi due eroi ci sono ancora altri due personaggi assolutamente essenziali, e dunque anch'essi quasi protagonisti. (Di personaggi secondari, anche per i quali io mi sento assolutamente responsabile, ce n'è un'infinità, e infatti il romanzo avrà otto parti). Dei quattro protagonisti, due sono già nettamente delineati dentro di me, un terzo non ha ancora assunto una forma definita, e il quarto, e cioè il primo protagonista, è straordinariamente debole. Può anche darsi che nel mio cuore la sua immagine non sia affatto così confusa, ma comunque è terribilmente difficile. In ogni caso avrò bisogno di almeno il doppio del tempo (al minimo) per scrivere il romanzo.

La prima parte, secondo me, è debole. Ma mi sembra che ci sia ancora una via di salvezza, e cioè il fatto che per ora niente è compromesso, e pertanto l'idea potrà venire sviluppata in maniera soddisfacente nelle altre parti (magari!). la prima parte, in sostanza, è solo un'introduzione. Ma una cosa è indispensabile: che essa susciti un certo interesse per ciò che seguirà. Ma di questo io non posso assolutamente giudicare.

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Lettera a Sof'ja Aleksandrovna Ivanova

Ginevra, 1 gennaio 1868

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E così io, tre settimane fa (il 18 dicembre secondo il nuovo stile), mi sono messo a scrivere un nuovo romanzo e ci lavoro giorno e notte. L'idea del romanzo è una mia antica e prediletta idea, ma è talmente difficile che per un pezzo non me la sono sentita di affrontarla, e se mi ci sono risolto adesso ciò è dovuto senz'altro al fatto che mi sono trovato in una situazione quasi disperata. L'idea principale del romanzo è quella di rappresentare una natura umana pienamente bella. Non c'è nulla di più difficile al mondo, e specialmente oggi. Tutti gli scrittori, non soltanto i russi, ma anche tutti gli europei, che si sono accaniti alla rappresentazione di un carattere bello e allo stesso tempo positivo, hanno sempre dovuto rinunciare. Giacchè si tratta di un compito smisurato. Il bello è un ideale, e l'ideale -sia il nostro sia quello dell'Europa civilizzata- è ben lontano dall'essere elaborato. Al mondo c'è stato soltanto un personaggio bello e positivo, Cristo, tantochè l'apparizione di questo personaggio smisuratamente, incommensurabilmente bello costituisce naturalmente un miracolo senza fine. (Tutto il Vangelo di Giovanni è concepito in questo senso: egli trova tutto il miracolo nella sola incarnazione, nella sola apparizione del bello.) Ma mi sono spinto troppo lontano. Dirò soltanto che tra tutti i personaggi umanamente belli della letteratura cristiana il più completo e perfetto è Don Chisciotte. Ma Don Chisciotte è bello unicamente perché allo stesso tempo è ridicolo. Il Pickwick di Disckens (che è una figura infinitamente più debole di Don Chisciotte, ma pur sempre immensa) è anche lui ridicolo, e appunto per questo ci conquista. Nel lettore si determina un sentimento di compassione nei confronti del personaggio umanamente bello che viene deriso e che non è cosciente del proprio valore, e con ciò stesso viene provocato anche un sentimento di simpatia verso di lui. Il segreto dell'umorismo consiste appunto nel provocare la compassione. Anche Jean Valjean rappresenta un possente tentativo, ma egli ridesta la simpatia del lettore grazie alla sua sventura e all'ingiustizia che gli viene fatta dalla società. Nel mio romanzo non c'è nulla del genere, nulla assolutamente, e proprio per questo ho paura che sarà un completo insuccesso. Alcuni particolari, forse, mi riusciranno bene. Ho paura che risulterà noioso. Si tratta di un romanzo lungo. La prima parte l'ho scritta in ventitrè giorni, e l'ho inviata qualche giorno fa. Sarà decisamente povera di efficacia. Naturalmente si tratta soltanto di un'introduzione, e ciò che c'è di buono è che nulla è stato ancora compromesso; ma quasi nulla ancora è stato chiarito, nulla vi è stato solidamente impiantato. Il mio unico desiderio è che essa riesca almeno a destare una certa curiosità nel lettore in modo che egli sia indotto ad affrontare la lettura della seconda parte. Quanto a questa seconda parte che comincerò a scrivere oggi, la finirò in un mese (del resto ho sempre lavorato in questo modo in vita mia). Mi sembra che sarà più solida e più essenziale della prima. Mi auguri, carissima amica mia, almeno un po' di successo! Il romanzo s'intitola L'idiota, ed è dedicato a Lei, cioè a Sof'ja Aleksandrovna Ivanova. Sapesse quanto desidero, cara amica mia, che il romanzo mi riesca almeno in qualche misura degno della persona a cui è dedicato. In ogni caso, io non posso essere buon giudice delle mie opere, e soprattutto quando giudico a caldo, come adesso.

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Lettera ad Apollon Nikolaevic Majkov

Milano, 26 ottobre 1868

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Scrivere più di tre fogli e mezzo a stampa al mese è impossibile, questo è un fatto, se devo scrivere per un anno di seguito. Ne consegue che in quest'anno io non finirò il romanzo e nepubblicherò soltanto la metà della quarta e ultima parte. Ancora un mese fa pensavo di poterlo finire, ma ora vedo bene che non è possibile! E per giunta proprio su questa quarta parte (è molto lunga: dodici fogli a stampa) io fondo tutti i miei progetti e le mie speranze. Adesso che vedo tutto chiaramente come in uno specchio mi rendo amaramente conto che in tutta la mia vita di letterato non ho mai avuto un'idea poetica più ricca e più profonda di quella che mi si è chiarita adesso, in un piano dettagliato, per la quarta parte. E intanto devo affrettarmi, lavorare con tutte le mie forze senza neppure rileggere, correre come un pazzo e tuttavia non farò ugualmete a tempo! In che razza di situazione -per non parlare di me- metto il "Messaggero Russo" e che figura faccio davanti a Katkov? Proprio con Katkov che si è comportato così nobilmente con me.

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Lettera ad Arkadij Grigor'evic Kovner

Pietroburgo, 14 febbraio 1877

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Lei dà un giudizio sui miei romanzi. Su questo argomento, naturalmente, non è il caso che io mi metta a discutere con Lei, ma mi è piaciuto il fatto che Lei consideri L'idiota il migliore di tutti. S'immagini che un tale giudizio io l'ho ascoltato almeno cinquanta volte, se non più. Questo libro continua a vendersi ogni anno, e anzi ogni anno di più. Le ho parlato dell'Idiota perché tutti coloro che lo giudicano la migliore delle mie opere presentano qualcosa di particolare nella loro intelligenza, qualcosa che mi ha sempre colpito e che mi piace molto.

 La trama del romanzo