5 ANNI DI GUERRA (1941-1945)
Ricordi di Michele Notte
Arrivano gli Alleati.
La fanteria canadese arrivo' qualche giorno dopo, "invitata" da una delegazione di Frosolonesi che si era recata a St. Elena Sannita, dove gli Alleati si erano fermati e da dove bombardavano Frosolone, ormai vuoto di Tedeschi. (Un proiettile scoppio' sull'albero di ciliegio dell'orto di fronte, mentre ero in casa con mio padre. Le schegge scrostarono il nostro intonaco in parecchi punti, dentro e fuori casa).
Con le truppe arrivo' anche un "Governatore" canadese, che prese le redini dell'amministrazione locale, secondo la prassi degli Alleati dappertutto in Europa. Tale
governatore, un italo-canadese, ci chiese quali fossero i bisogni del paese. La nostra risposta fu
pronta: riattivare i ponti per potersi andare a procurare il sale, tra le tante altre cose non
prodotte localmente. La sua risposta fu ugualmente pronta: se volete muovervi, ricostruitevi i ponti.
E cosi' ci mettemmo all'opera, senza indigio.
Io ero l'unico ufficiale del genio sul posto, e studente del secondo anno di ingegneria.
Ricevetti l'incarico di stabilire il tracciato delle due varianti e disegnare i ponti di
fortuna capaci di reggere il peso di un autocarro. Si decise che tutte le famiglie offrissero
una giornata di lavoro o il pagamento di una giornata di lavoro. I proprietari delle terre
vicine offrirono (anche se piuttosto a malincuore, a dire il vero) i loro alberi migliori.
Cosi' squadre attivissime di volontari o ingaggiati si misero al lavoro per forare le rocce,
rimuovere le pietre dopo lo scoppio, spianare le varianti , costruire i muri a secco che
costituivano le spallette dei due ponti, tagliare e spaccare in due longitudinalmente gli alberi adatti.
Il collaudo migliore fu dato pochi giorni dopo da un battaglione di carri armati canadesi di grossa taglia. Ero ancora li', trepidante, chiedendomi se il ponte potesse reggere il peso di un nostro autocarro quando il capo colonna scese, si rese conto delle opere scendendo anche sotto al ponte per ispezionarlo, e decise di passare con tutta la colonna. "No problem", dicono gli Inglesi anche in punto di morte!
Quei due ponti rimasero in servizio per oltre due anni, fino a che quelli in muratura non furono ricostruiti. Cosa fatta capo ha, e' un detto favorito dei Frosolonesi. Finito quel lavoro, tutto ritorno' alla lotta giornaliera per ristabilire una vita piu' o meno normale e l'incidente venne posto non nel dimenticatoio, ne sono sicuro, ma nell'archivio delle cose fatte, di cui non ci si vanta.
La moglie di quel parente che venne con me da Genova era la sorella dell'ex Ministro della Previdenza Sociale Landini.
Un giorno ci vedemmo capitare a casa il Sig Landini, che era riuscito a scappare da Roma (ancora sotto i Tedeschi) ed era arrivato in bicicletta (250 Km!). Qualcuno lo denuncio' al Governatore Canadese, che prontamente lo rilascio' dato che non c'erano denunce pendenti a suo carico.
La conversazione con Landini fu molto interessante, perche' le nostre domande erano tutte rivolte a sapere come la pensasse Mussolini sui tanti problemi italiani.
Landini si era dimesso prima della guerra, quando, ci diceva, Mussolini era una persona molto ragionevole. Le cose andarono cosi' fino al 1935 circa, quando egli volle tentare la conquista dell'Etiopia.
Le cose andavano bene in Italia, in quei tempi. L'economia era buona (mentre nei Paesi Anglosassoni c'era una crisi spaventosa), i treni marciavano in orario, gli Italiani godevano rispetto nel mondo: ed allora, che bisogno ci sarebbe piu' stato di un dittatore?
Cosi' egli comincio' a dar retta a chiunque avesse piani anche pazzeschi, senza troppo curarsi se fossero realizzabili!
E la fine dell'Italia comincio' cosi', nel 1935! Pensare che ancora oggi in Italia vi sono quelli che ritengono che un dittatore metterebbe tutto a posto!
Al prossimo capitolo: Alla ricerca di mio fratello.