LA MONTAGNA DI FROSOLONE
E LA SUA
NATURA
Questa pubblicazione e' stata
prodotta da "La PRO-LOCO-Frosolone"

"Alle soglie del 2000 sta all'uomo
saper amministrare con saggezza
questo prezioso patrimonio"

Frosolone, ridente paese ubicato alle pendici del monte Gonfalone, deve la sua
suggestivita' alla bellezza del paesaggio montano in cui e' inserito.
Geograficamente la vera montagna si sviluppa oltre i 1000 m del Colle Croce e degrada con
colli e valli fino ai monti piu' alti che, nell'ambito del Comune, culminano net monte Pesco
la Messa a quota 1383 m.
L'ambiente montano e' caratterizzato da rocce carbonatiche che presentano forme bizzarre e
suggestive come la famosa Morgia Quadra, il gruppo roccioso di Colle Sereno sopra
Acquevive, e del Cervaro che sovrasta a strapiombo la strada che va verso Sessano del
Molise.
Il sottosuolo si presenta bucherellato come una gruviera da caverne che si sono formate per
erosione carsica del massiccio calcareo. Alla periferia ovest del centro abitato sgorga acqua
fresca e limpida dalla Grotta; nel complesso della Morgia Quadra si trovano delle voragini: i
buchi, meglio conosciuti come "Rattafunn", profondi in media una quindicina di metri e
lunghi settanta; inoltre sopra le cave di pietra si aprono le caverne delle Cuccette (m.
4Ox7O), la Grotta di Daviduccio (m. 23x47), l'Inghiottitoio del Diavolo (m 5Ox4O) che
nell'interno sono tappezzate da fantasiose stalattiti e stalagmiti.
Maestosi sono i blocchi di calcare affioranti dalla faglia sottostante le Tre Madonne che si
ergono come statue vicino alla Fonte dei Frati e che rappresentano ambite mete per i
rocciatori.
Scalando la "Morgia Quadra.
Oltre al mondo inaccessibile ed affascinante delle bellezze geologiche,
l'ambiente naturale offre un pittoresco paesaggio floristico dipinto net corso dei millenni
dalla mano dei fattori climatici e degli esseri viventi.
Sulle quote, piu' alte, di Monte Marchetta (m 1376) e del Colle dell'Orso (m 1393) vegeta la
faggeta che ha raggiunto li' una condizione di equilibrio permanente con I'ambiente (fascia
fitoclimatica Fagetum).
Il maestoso faggio trova nel "Pedalone" o "Favarone" del bosco delta Grisciata il piu' grande
rappresentante vivente delle faggete di tutta la montagna; questo monumento botanico, alto
una quarantine di metri, ha vissuto passivamente le vicende naturali e storiche degli ultimi
centenni.
Il bosco a faggio si e' diffuso sull'Appennino nel periodo postglaciale (2500 a.C.) occupando
alle latitudini del Molise la fascia vegetazionale che va al di sopra dei 900 m., dove il clima
e' piu' fresco ed umido, preferendo suoli medio - acidi.
Si raccoglie in faggete, pure ad alto fusto, sulla sommita' di Monte Marchetta formando il
bosco delta Grisciata e del Colle dell'Orso fino alla valle delta Contessa e del Lago di
Civitanova, creando spaziosi corridoi d'ombra.
Qui fioriscono le dentarie
(Dentaria butbifera e Dentaria poliphilla), i gialli ranuncoli (Ranunculus brutius), i ciclamini
selvatici (Cyclamen repandum e Cyclamen neapolitanum), i bianchi bucaneve (Galanthus
nivalis) ecc.
Dopo le piogge spuntano tanti funghi, tra cui anche i ricercati
porcini ed i gallinacci.
Ai bordi dei boschi vegetano le piante medicamentose di
belladonna e di valeriana, gli arbusti di uva spina, le siepi di prugnolo e di rosa canina che
nella Valle delta Contessa formano una macchia impenetrabile e pungente.
Nella zona di transizione dal bosco al prato vivono piante di media taglia come i meli selvatici, i
perastri, gli aceri montani, gli ornielli, qualche esemplare di agrifoglio, di sorbo
dell'uccellatore (Pirus aucuparia) e del velenoso tasso (Taxiis baccata), meglio conosciuto
come "albero della morte".
Nella Grisciata si rinvengono dei nuclei di conifere ad abetine (Abies alba) in prossimita' del
Guado del Pedalone e della Coppa dello Stivale che, con un aspetto quasi fiabesco,
dominano la sottostante vallata del Guado la Rocca.
Lungo le pendici del
Gonfalone e sul Colle Martino, vicino ai ruderi del convento di S. Martino, verdeggiano i
rimboschimenti di pini montani e di pochi ontani.
Gli abitatori di questi luoghi
boscosi sono gli uccelli insettivori come il picchio verde (Picus viridis), i rampichini
(Certhia familiaris e Certhia brachydactyla), il picchio tiratore (Sitta europaea) che, con il
loro becco, martellano le superfici degli alberi morenti o morti alla ricerca di larve di
coleotteri scolitidi e cerambicidi; le minuscole cince (Parus palustris e Parits atricapilltis)
che perlustrano a gruppi gli angolini piu' remoti della foresta a caccia di afidi, mosche e
coleotteri.
Tra i vegetariani e' frequente la peppola o montano (Fringilla monifringilla), il fringuello
(Fringilla coelebs) ed in modo piu' sporadico il noto frosone (Coccothraustes
coccothraustes) che ha dato quasi certamente il nome al paese di Frosolone.
I cantori del bosco che con i loro melodiosi linguaggi allietano I'ambiente sono il verdone
(Chloris chloris), il cardellino (Carduelis carduelis) dalla maschera nera e rossa, il grazioso
verzellino, qualche usignolo, ecc.
In Primavera si ode il monotono cuculo, alla
ricerca di altri nidi dove deporre le sue uova, il rauco verso d'amore del colombaccio
(Columba palumbus) ed, ogni qual volta entri nel bosco un intruso, si leva il grido d'allarme
della ghiandaia (Garrulus glandarius).
Tra i mammiferi i luoghi inaccessibili e tranquilli della Grisciata e della Contessa offrono
rifugio al raro lupo appenninico, all'errabondo cinghiale ad alle numerose volpi che, durante
la notte, cacciano i topi campagnoli e le arvicole.
In
distanza il"Gonfalone" e Monte
Marchetta
Le radure ed i pianori montani sono tappezzati da formazioni erbacee che hanno sostituito
l'originario bosco di faggi abbattuti nei secoli scorsi dall'uomo per farne legna da ardere e da
costruzione.
L'erba del pascolo costituisce un ecosistema in continuo dinamismo
verso precari equilibri di comunita' vegetali che risentono dell'azione del clima, del terreno,
delle piante e degli animali.
Questo perenne tappeto di verde, grazie al pigmento della clorofilla, rappresenta un importante
laboratorio di ossigeno e una incessante fabbrica di foraggio (circa 100 q di erba
fresca per ettaro) che oltre a nutrire le vacche, i cavalli, le pecore, le poche lepri, ed i
numerosi topi campestri, grilli e cavallette, costituisce un'importante coltre antierosiva ed una
componente ambientale di elevato valore percettivo.
I pascoli del Chianone, di Brecce Rosse, e del Cervaro sono costituiti da un'associazione
erbacea a Brometo caratterizzato dal Bromo eretto, dalla Festuca ovina, dal Fleo pratense e
dalla Poa triviale che nelle zone piu' degradate si e' evoluto in Xerobrometi ad Agrostide e
Nardeto.
Nelle depressioni naturali il verde del pascolo viene interrotto da minuscoli specchi d'acqua
quali i laghetti dei Castrati, del Cervaro, dell'Acqua Spruzza e delle Cannavine che
raccolgono le acque meteoriche e vengono utilizzate per abbeverare le mandrie di cavalli e
di mucche durante la montificazione.
Nella vicina "piana di Civitanova" si forma
in primavera il temporaneo pittoresco lago di S. Lorenzo che consente delle entusiasmanti
escursioni in canoa.
Sotto l'aspetto ricreativo le vallate ed i pianori rappresentano delle naturali piste per
praticare in inverno lo sci di fondo ed in estate quello di prato. I sentieri dei boschi, tracciati
gia' negli anni cinquanta dalle "fasciaiole" che andavano a piedi a raccogliere le fascine di
legna (erano di ritorno a casa prima di iniziare la giornata regolare!), e le piste aperte dai
carbonai si prestano ad essere trasformati in sentieri natura dove il turista puo' conoscere e
fruire direttamente 1'ecosistema bosco.
Le eccessive strade ben si prestano ad essere percorse dai cavalieri e dai ciclisti su mountain-bike,
attratti oltre che dal fascino della montagna anche dalle centrali eoliche che con le loro
eliche trasformano la perpetua forza del vento in energia elettrica.

Al disopra degli aereogeneratori il cielo e' frequentato dai rapaci diurni come le poiane, i
gheppi, i lodolai e qualche nibbio, che volteggiano a caccia di roditori, rettili e lucertole
(numerosi sono gli orbettini) e piccoli uccelli.
La presenza nelle quote piu' alte di questi indicatori ecologici sta a significare che
1'ecosistema montano ancora gode di una buona salute.
Ora alle soglie del 2000 sta all'uomo, protagonista indiscusso delle sorti della natura, saper
amministrare con saggezza un patrimonio inestimabile quale e' la montagna di
Frosolone.
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