LA MONTAGNA DI FROSOLONE:

PRESENZA ANTICA

"Siste et bibe, viator"
Sosta e bevi, viandante!

Frosolone e' antichissima terra del Sannio Pentro. Vestigia di mura ciclopiche sorgono in localita' "Civitelle", a mezza costa tra il centro abitato e la zona montana piu' alta, a testimonianza della storia e della remotissima presenza in questa zona di attivita' umane.

Mappa delle Civitelle.

Questo insediamento sicuramente era parte integrante di un piu' complesso sistema difensivo che si sviluppava sul territorio dei Sanniti Pentri mediante una fitta rete di fortificazioni, articolate in postazioni arroccate sulle alture piu' in vista ed in posizione strategica.
Mura "ciclopiche".

Alcune di queste fortificazioni erano state concepite fin dall'inizio come aree a destinazione abitativa stabile; altre, e forse anche l'insediamento delle "Civitelle", videro ampliato, anche a piu' riprese, il ristretto nucleo originario evidentemente per subentrate necessita' di rifugio della popolazione, per es. nel corso delle guerre sannitiche; altre ancora mantennero sempre un'estensione molto ridotta ed un carattere esclusivamente militare.

La tipologia delle fortificazioni delle "Civitelle" e' convenzionale, costituita da enormi blocchi affiancati e sovrapposti secondo un costrutto elementare, con impiego di piccoli pezzi a riempimento dei vuoti lasciati dai blocchi piu' grossi. Alla apparente semplicita' costruttiva corrispondeva, invero, una notevole efficacia funzionale.

L'area che risulta racchiusa dalle mura e' molto estesa, complessivamente 150,000 mq, con un perimetro esterno di ca. 2 Km. All'interno troviamo due alture: la Civitella con quota 1.206 mt. s.l.m. ed il Castellone con quota 1.210, separate da una valletta intermedia, ed una propaggine di forma quasi esagonale che scende su un pendio fino a quota 1.108 mt.

La zona piu' fortificata e' la Civitella, completamente chiusa da mura con ramificazioni anche verso l'interno, cosi' da configurarsi come una vera e propria cittadella.
L'unica porta di accesso si apre verso la valletta sopracitata ed ha un'ampiezza di mt. 5. Le mura qui hanno anche uno spessore di 2.50 m. Lo spazio circoscritto (26.000 mq.) non e' tutto abitabile e solo una fascia perimetrale all'interno delle mura si presenta idonea ad accogliere eventuali antiche costruzioni.
Resti di piccoli edifici, forse abitazioni, con tegole e ceramiche a vernice nera, sono stati individuate presso 1'estremita' orientale del recinto.
Eventuali costruzioni di maggiori dimensioni potevano trovare ubicazione nella valletta che si interpone tra le due alture.

Con la conquista da parte dei Romani (290 a.C.), 1'espansione di Roma verso territori ben piu' lontani e, non ultimo, il conferimento della cittadinanza romana anche ai Sanniti, fortificazioni come queste persero l'importanza e l'utilita' strategica che erano alla loro origine e caddero in abbandono.

Tra la fine del dominio longobardo e l'inizio di quello normanno, cioe' tra il X e il XII secolo, si ha in tutta la regione ed anche a Frosolone, una sensibile presenza di frati benedettini, i quali svolsero accanto alla loro opera di evangelizzazione una altrettanto importante opera di civilizzazione ed elevazione sociale delle genti della zona.
Di testimonianze della presenza dei benedettini anche sulla montagna di Frosolone ce ne sono diverse, come per esempio il sito detto di S. Martino, sul versante meridionale della montagna, posizionato su un'altura panoramica, dove si ergeva un tempo un monastero con annesso casale. Nel secolo XVI esistevano ancora le mura della chiesa del convento, ma gia' in quel secolo il luogo risultava inabitato. Oggi del monastero restano soltanto frammenti visibili di architrave e forse di colonne.
Stando alla tradizione, anche il monastero di S. Onofrio era benedettino.

Piccola fonte S. Onofrio.

Esso sorgeva nei pressi dell'omonima fonte tutt'ora esistente, dove sono state trovate due lapidi, una con la scritta: "SISTE ET BIBE, VIATOR" (sosta e bevi, viandante!) e l'altra con raffigurato lo stemma del Comune di Frosolone.

Chiesa e Rifugio S. Egidio.

Poco lontano dalla fontana sorge l'attuale chiesetta di S. Egidio, un tempo probabile edificio staccato dell'ormai scomparso convento, che svolgeva, per tipica regola dei benedettini, funzione di ricovero ospitando pellegrini, viandanti e poveri.

Secondo la tradizione popolare il culto di S. Egidio, abate cassinese, inizio' nel sito ove attualmente sorge la chiesetta, intorno al 1.200; non a caso proprio in un punto di passaggio obbligato sul percorso piu' breve che univa i due versanti della montagna.

Mentre il convento di S. Onofrio, a seguito di diversi terremoti fra cui quello catastrofico del 1454, rimase allo stato di rudere, la chiesa di S. Egidio con l'annesso "romitorio" risorse per la devozione dei fedeli e dei pastori e per le fiere di bestiame che in quel luogo si svolgevano, conservando cosi' il suo carattere di rifugio-ricovero, di luogo di fede e di ospizio sicuro per coloro che vi giungevano attraversando la montagna.

Un documento del 1704 attesta che su proposta del notaio M. Vago e di tal Zaccagnino, la chiesa fu ristrutturata aggiungendovi una casa per il cappellano e dei servizi quali il pagliaio, l'orto ed il pozzo.
Una della lapidi murate sulla facciata della chiesa ricorda in latino I'avvenimento; l'altra lapide, datata anch'essa 1704, ringrazia il beato Egidio protettore di Frosolone.
L'll febbraio 1707, come da manoscritto conservato nell'archivio comunale, S. Egidio viene elevato a santo protettore di Frosolone.
Capitolo seguente: Una Volta C'era il Mare