5 ANNI DI GUERRA (1941-1945)
Ricordi di Michele Notte
Ritorno alle armi
Il maresciallo dei carabinieri di Frosolone aveva, come si puo' facilmente immaginare, comunicato al Distretto di Campobasso la mia presenza a casa. All'inizio dell'autunno del 1944 mi arrivo' il richiamo alle armi, questa volta con gli Alleati!
Prima dovetti andare a Lecce, dove subimmo un interrogatorio sulle circostanze individuali al momento dell'armistizio. Ricordo che eravamo in fila per farci registrare quando si presento' l'ufficiale davanti a me nella fila, dando il suo grado, nome e cognome. Testualmente fu:"Sottotenente di complemento del genio Michele Mezzanotte". Subito dopo fu la mia volta:"Sottotenente di complemento del genio Michele Notte" Eh?, fece il maresciallo furiere; credeva quasi a uno scherzo fuori posto, ma era la verita'. Un caso veramente strano.
Fui riassegnato al mio reggimento di Trani. Li' ricordo un fattarello che dice parecchio sugli Italiani "latin lovers". Un collega era ufficiale di picchetto e si trovava sulla porta della caserma. Passo' un'infermiera americana, col grado di capitano (tutte le loro infermiere avevano il grado di ufficiale perche' i soldati semplici non si sentissero autorizzati a....fraternizzare!)
Il collega scatto' sull'attenti e saluto' in gran forma. La "capitano" sorrise ...e arrossi', abbassando gli occhi. Sono sicuro che apprezzo' il gesto galante di quel tenente.
A Trani mi godetti l'abbondanza di frutta, quella stagione. Siccome il commercio estero era praticamente nullo, e quello con l'interno era limitato al Sud, sui banchi del mercatino si vedeva frutta meravigliosa, cosa mai avvenuta prima, ed a prezzi stracciati. A Trani imparai anche a centellinare il loro vino moscato, che e' una specialita' poco nota nel resto d'Italia.
Un giorno stavo sull'orlo del marciapiede attendendo il momento propizio per attraversare la strada, quando sentii un DIN,DIN,DIN, DIN e poi qualcosa mi colpi' violentemente al collo. Fu un bullone, partito dalla ruota di un autocarro, a colpirmi. Per mia fortuna arrivo' di piatto e non di punta. Pero' ugualmente barcollai e quasi caddi a terra, essendo stato quello un duro colpo da karate. Il collo mi rimase indolenzito per giorni.
Fui ordinato a Solopaca (Benevento) dove si era costituita una compagnia di truppe italiane, alle dirette dipendenze della Divisione Maple Leaf canadese.
Sembravamo quattro scalzacani. Ci diedero delle vecchie divise inglesi, perfino rattoppate, e dei fucili italiani ( a me un mitragliatore Beretta). Come bonus ricevemmo il berretto a casco da paracadutista! Non si sapeva chi ci comandasse, chi ci dovesse vettovagliare, insomma era il caos; e non avevamo mezzi di trasporto. Io ero l'unico ufficiale, ma non vidi alcun superiore per oltre un mese. Inutile dire che la disciplina quasi non esisteva, perche' la nuova chiamata alle armi non era stata accolta di buon'occhio da nessuno di noi.
Per di piu' il vitto era insufficiente. Qualcuno del paese mi suggeri' di andare in montagna a raccogliere le castagne nel bosco comunale, ma di fare attenzione perche' i contadini del posto ne stavano facendo man bassa e non avrebbero accettato di buon grado la competizione.
Cosi' di buon mattino ci mettemmo in marcia, una dozzina di soldati col tascapane ed io col mitra. Arrivati la' su, i contadini erano ad aspettarci coi randelli in mano. Ad alta voce dissi: "Ragazzi, facciamo un po' di tiro a segno ". Girai le spalle a tutti, feci una scarica di mitra in aria e non abbisognai di altre parole per raccogliere quante piu' castagne si poteva, senza interferenze. Cosi' per almeno una settimana ci saziammo.
Man mano pero' le cose cominciarono a migliorare. Venimmo inquadrati nel Battaglione Folgore della Divisione Cremona, sotto la Ottava Armata Inglese. Arrivo' un capitano, avemmo delle jeep (una in dotazione a me, con l'autista), degli autocarri e delle moto per le staffette.
Il vitto miglioro'. La razione di vino era abbondante: quella zona produce un ottimo vino rosso che non si riusciva allora a vendere per mancanza di trasporti.
Uno dei miei soldati aveva con se' una ragazza di Terni, giovanissima, che lo aveva seguito per amore, nella speranza di farsi sposare. Il problema era che quel disgraziato era gia' sposato, ma la ragazza non lo sapeva. Invece di confessare la cosa, egli cercava di comprometterla "offrendola" agli amici. Lei pero' non ci stava, ed era disperata, perche' aveva paura del padre, se fosse tornata a casa. Un caso veramente pietoso, e senza via d'uscita per noi ufficiali.
Per Natale ebbi una licenza. Partii in motocicletta, ma arrivato a Vinchiaturo c'era troppa neve per proseguire. Ritornai e presi la jeep, ma ancora a Vinchiaturo ormai c'era troppa neve anche per la jeep. Presi allora un autocarro (un grosso Ford), ma fu la stessa cosa. Credo che la neve avesse raggiunto il metro circa, verso mezzogiorno. Cosi' decisi di andare a casa a piedi! (32 Km)
Ricordo che salendo da Sepino a S. Elena Sannita facevo due passi avanti e uno indietro, perche' la neve era bagnata e scivolavo. Gli scarponi con la suola di cuoio non fanno molta presa sulla neve bagnata! Era gia' tardi quando arrivai a S. Elena, e troppo stanco per continuare a fare gli ultimi 5 Km.. Essendo quella la sera della vigilia di Natale, nessuno volle venire con un mulo, a nessun prezzo. Di auto nemmeno a parlarne, sia per la mancanza di trasporti sia a causa della troppa neve.
Cosi' arrivai a Frosolone la mattina di Natale. Indossavo un grosso impermeabile inglese da motociclista, e mia sorella non mi riconobbe quando mi vide sulla strada, a poca distanza da casa. Mio padre era a letto, sofferente di insufficienza cardiaca, ma si alzo' per l'occasione e passammo Natale con gioia per il mio ritorno, ma anche con tristezza perche' di Giovanni non avevamo ancora alcuna notizia.
Quella fu l'ultima volta che mio padre si alzo' dal letto, fino alla sua morte avvenuta a maggio del 1945. Ma questo e' anticipare gli avvenimenti.
Ed ora: Partenza per il Fronte.