5 ANNI DI GUERRA (1941-1945)
Ricordi di Michele Notte
Sergente
Dopo due mesi di tale vita venimmo tutti promossi sergenti e smistati in varie localita'.
Io venni inviato sul Gargano, dove eravamo attendati sotto gli ulivi. Il caldo era atroce, tanto piu' che indossavamo una divisa di lana, con camicia pure di lana e cravatta (immaginate fatta di che?). Roba da crepare.
Ogni tanto ero di ronda, con due soldati semplici. Gli ordini erano perentori: ritornare in campo alla fine della giornata con almeno tre nomi per infrazioni all'uniforme (il che significava quasi sempre cravatta allentata) o peggio per noi. Allora fermavamo i primi tre soldati che incontravamo: certamente portavano la cravatta allentata (non si poteva respirare, altrimenti). Subito dopo ci recavamo sulla spiaggia, dove facevamo il bagno per ore. Fin quasi al mare arrivavano frutteti magnifici, pieni di ogni ben di Dio (che per me significava sopratutto fichi); c'era anche una bella sorgente di acqua fresca. Quello era il nostro rancio di mezzogiorno. Ce ne infischiavamo delle zanzare; anzi facevamo a gara a contare le bolle per vedere chi ne avesse di piu'. Un collega vinse, con 92 bolle!
Si puo' essere piu' sciocchi di cosi'? Quelle erano zanzare malariche! Difatti su otto sergenti-studenti, quattro presero la malaria. Nel mio caso si direbbe che se le zanzare mi pungevano, anzi no, dovrei dire quando mi pungevano, morivano avvelenate (come si dice della vipera che ha la sfortuna di mordere una suocera!).
L'altro tormento erano le pulci. Quando si alzavano i lembi della tenda per far prendere il sole al pagliericcio si vedeva tutto un brulichio nero: erano le pulci! Non esagero minimamente.
Dimenticavo che c'era un altro tormento, anzi pericolo: le vipere. Queste serpi sono ovovivipere, cioe' fanno i figli gia' serpi. Le uova schiudono nel corpo della madre. Tali viperette sono gia' velenose e mordono tutto cio' che incontrano, compresa la madre. Cosi' le vipere madri si arrampicano sugli alberi di ulivo e li' fanno i figli, che nel nostro caso cadevano a pioggia sulle tende.
Per combattere i due flagelli combinati delle pulci e delle viperette, andai a ...sequestrare pali e filo di ferro nei vigneti e mi feci una branda alta un mezzo metro da terra. Il fil di ferro era steso a modo di rete per reggere il pagliericcio. Cosi' potei dormire tranquillo, sicuro e non...dissanguato o avvelenato.
Quanto al vitto, era croce e delizia. La croce era il pane orribile, che serviva solo, una volta mangiata la poca crosta, a ripulire la gavetta dal sego lasciatovi dal brodo (si diceva che la carne fosse quella in iscatola, argentina, vecchia di anni). La delizia consisteva nel fatto che quando c'era riso e fagioli, il che avveniva spesso, il cuoco mi favoriva riempiendomi la gavetta di soli fagioli, in un mare d'olio. Il riso era talmente scotto da essere immangiabile anche da quegli affamati che noi giovani sempre eravamo. Per anni, dopo la guerra, offrirmi il brodo o un piatto di riso sarebbe stato quasi un affronto. La mia avversione al riso e' solo finita in Canada, dove il "long grain rice" non scuoce neanche a volerlo.
Cosa facemmo di buono o di utile in quei mesi sul Gargano? Neanche in retrospettiva posso trovare una briciola di buono da raccontare. Ai soldati si chiedeva che scavassero ognuno una buca lunga circa un metro, profonda un metro e larga mezzo metro, i giorni feriali. Si diceva che il fosso sarebbe servito per un acquedotto, ma non vidi mai un disegno ne' alcuno mai ci parlo' del progetto. Dubito che fosse vero. In quel tipo di terreno il lavoro richiedeva non piu' di un paio di ore per la quota giornaliera, ad andare lenti, e veniva compiuto molto presto la mattina, a causa del caldo.
Prossima puntata: Alla Scuola Allievi Ufficiali.