5 ANNI DI GUERRA (1941-1945)
Ricordi di Michele Notte
Sottotenente
Non ricordo quando indossai la grand'uniforme, con gli stivaloni alla cavallerizza e la sciabola (che ancora possiedo). Ci mancava solo un pennacchio, e le ragazze da impressionare. Non c'e' gusto a vestirsi da pavoni e guardarsi a vicenda, tra uomini.
Chissa' come avrebbero tremato i nostri nemici se ci avessero visti o, piuttosto, chissa' quanto si sarebbero sbellicati dal gran ridere. Ma tant'e', il nostro giorno di gloria l'avemmo.
Una delle mie prime decisioni fu quella importantissima di...farmi crescere i baffi: non quelli da sergente maggiore inglese, ne' la mosca lurida di Hitler. Baffetti all'italiana, designati solo a darmi qualche anno di piu'! Avevo vent'anni e la maggior parte dei soldati era piu' anziana. Non si acquista saggezza con l'avanzare degli anni? Ed io volevo, se non potevo ancora esserlo, almeno "apparire un po' saputo".
Fui rimandato a Trani per attendere ordini e l'assegnamento a qualche unita' in teatro di guerra. Nel frattempo ogni tanto mi toccava fare l'ufficiale di picchetto. Si trattava di essere di servizio in portineria per 24 ore di fila, sempre vestito. Ci si poteva sdraiare su una brandina la notte, pero'. L'altro "importante" compito era quello di dare l'attenti al reggimento per l'ispezione del colonnello comandante. Fu cosi' che mi danneggiai le corde vocali?
Ricordo che una mattina il capocuoco mi sveglio' per chiedermi le chiavi del magazzino per poter prelevare il caffe' e lo zucchero. Mi disse che non c'era bisogno che mi scomodassi, bonta' sua. Ma io sono sempre stato curioso, e ligio a certi ordini, dovrei aggiungere: l'ordine era che il prelevamento si facesse in presenza dell'ufficiale di picchetto.
Gli chiesi quale fosse la razione per il reggimento quella mattina. Mi rispose che era di due sacchi di caffe' e uno di zucchero, ma intanto ne stava prelevando solo la meta'. Richiesto di fornire spiegazioni, mi disse: "Ma lei non vuole un po' di caffe', piu' tardi?"
No, io non bevevo caffe', gli dissi (con molta verita'). E quella mattina mi deliziai a sentire i commenti dei soldati di come fosse buono il caffe' e cosa fosse successo quel giorno!
In genere le razioni erano abbondanti, ma ai soldati non ne arrivava nemmeno la meta'.
Un giorno fui inviato a ispezionare una polveriera. Rimasi inorridito quando la sentinella mi chiese la parola d'ordine, ed io non l'avevo perche' mi ero dimenticato di farmela dare. Il soldato mi conosceva e mi lascio' passare, contro gli ordini perentori che cio' non fosse fatto.
Si diceva che un soldato aveva avuto un premio perche' si rifiuto' di far passare il Re, che non aveva la parola d'ordine. Io la mia sentinella non la denunciai di certo.
Quando si e' giovani si e' anche tanto stupidi. Annoiato di stare in caserma e dover dare solo l'attenti al reggimento e cosette militari del genere, mi detti da fare per associarmi a gruppi che partivano per il fronte. Un capitano che doveva andare a fare riparazioni al porto di Tripoli, in Libia, mi rispose che la sua compagnia era al completo.
Un altro capitano destinato in Russia mi diede la stessa risposta. Qualcuno su in alto mi proteggeva, ed io non ne riconoscevo i segni!
Proseguire al prossimo capitolo: A Firenze.