"L''esagerazione
sublime"
Stage
intensivo sui meccanismi del comico, del grottesco e del paradosso.
condotto
da
Assunto di partenza: pronti… via!
L’esistenza del comico è sempre stata relegata in
una zona “bassa”, tollerata solo perché subalterna ai valori
“autentici”: il “serio”, il “nobile”, il “sublime”, in una
parola tutto ciò che è “alto”. Per sua natura il comico è una sorta di
affermazione/negazione, è il contrario della cosiddetta norma, è l’opposto.
Alle radici della comicità troviamo, quindi, la
tragedia, così una delle prime figure del comico è la parodia. Tutti gli
studiosi che si sono occupati dei meccanismi che provocano la risata, sono
concordi nell'asserire che la comicità è una sorta di autodifesa dell'uomo nei
confronti delle disgrazie che potrebbero accadergli. Si ride dell'uomo che
scivola su una buccia di banana o di quello che cade in un tombino soddisfacendo
due istinti primari: l'istinto di autoconservazione (riassumibile nel
"meglio a te che a me") e l'istinto di "normalizzazione"
(contrapposto allo stato di "spiazzamento" provocato dagli accadimenti
improvvisi). A ciò si aggiunge la paura che tutto ciò possa accadere anche a
noi, la paura di essere derisi, la paura di fallire o, peggio ancora, di morire.
Allora ridiamo. Ed è proprio su queste paure che il comico si muove e si…
diverte!
Percorso: per di qua… no, per di là!
Partendo
dallo stato neutro (una sorta di "grado-zero" della teatralità), che
serve a definire il concetto di spazio e di segno teatrale, si passa alla
colorazione del segno in senso tragico, come se si traducesse un assunto nel suo
negativo.
Dalla
definizione dello spazio tragico, inteso come una geometria rettilinea di piani
ortogonali, si passa ad uno spazio lirico, visualizzabile in una geometria in
cui i piani che si intersecano sono obliqui: il melodramma.
Dopo
aver "parodiato" il sublime,
si attaccherà l'esagerazione
liberando, ingigantendo e capovolgendo il segno: se immaginiamo il tragico come
un piano di rette perpendicolari, il comico è un piano di rette curve in cui
campeggia l’iperbole affiancata da un’infinità di segni sinusoidali!
Il
meccanismo che regola questo studio parte dal concetto che
“l’esagerazione” sia uno dei punti cardine dello spazio comico. In questo
senso, infatti, si assume la tragedia come esagerazione dei sentimenti alti, con
particolare rilievo a ciò che riguarda la socialità. Nel melodramma, invece,
l’esagerazione riguarda i sentimenti del personaggio. Entrando nell’ambito
della comicità vera e propria, ci imbattiamo nel teatro di strada, con
l’esuberanza dei ciarlatani. In questo caso è l’energia
spettacolare dell’attore che deve
essere esagerata. Con i fabulatori si
punta sull’enfasi del racconto, quindi all'esagerazione
linguistica, mentre il grottesco vero e proprio porterà alla ribalta un personaggio
esagerato. Il percorso si conclude, infatti, in opposizione con l’assunto
iniziale, passando, così, dall'eroe tragico all'anti-eroe per eccellenza: il
buffone!
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