Eraclito
Membro di una famiglia aristocratica di stirpe regale, originaria della città ionica di Efeso, Eraclito visse tra il IV e il V secolo ed ebbe un carattere austero e scontroso che lo mise in opposizione coi suoi concittadini e fece fiorire più tardi maligne leggende sul suo conto. Si hanno di lui circa 140 frammenti , che si presentano come sentenze lapidarie, aforismi spesso oscuri che ricordano gli enigmatici enunciati degli oracoli. Non sappiamo se questi frammenti fossero brani di un'unica opera oppure massime autonome destinate ad essere mandate a memoria. Non possiamo pertanto ordinarli secondo l'originaria successione e affrontarne la lettura cercandovi lo svolgimento di una riflessione organica; possiamo però individuare alcuni temi ricorrenti che si intrecciano fra loro costituendo il numero più profondo della filosofia eraclitea.Come tutti i filosofi anteriori a Socrate E. sentì fortemente il problema cosmologico e in esso inserì la sua indagine sull'uomo: egli avvertì una prima opposizione tra la parola e la cosa. La parola rivela la verità e si presenta come sempre uguale. Il fiume ha sempre lo stesso nome, ma la realtà cui tali nomi si riferiscono è molteplice e in perpetuo movimento: l'acqua del fiume scorre sempre. La parola e la cosa esprimono due realtà in contrasto tra loro. Proprio dalla consapevolezza di questa opposizione nasce un altro contrasto: quello tra i desti e i dormienti. I dormienti non riescono ad abbracciare il fluire continuo delle cose e ne restano prigionieri, ciascuno avvolgendosi in un proprio mondo. Invece chi ha inteso il contrasto tra la parola-verità e la cosa ha inteso l'armonia profonda che è legge del contrasto. «Ciò che è opposizione è accordo, e dalle cose discordi sgorga bellissima armonia, e tutte le cose nascono per legge di contesa». Il divenire è dunque la legge della vita, non semplice apparenza. E tuttavia questo divenire neppure è l'ultima parola sull'universo. L'unità degli opposti tra loro in tensione è il lógos , la ragione profonda dell'universo: il Dio. Manifestazione concreta di questo logos è il fuoco, che trasforma e si trasforma negli altri elementi del mondo. Stabile ed eterna è invece l'unità, un Uno divino, che è l'anima e l'essenza di tutte le cose. Il lógos è guerra (pólemos) che domina lo scontro tra le parti rivali, arco (biós) la cui apparente immobilità governa l'opposta tensione di corda e legno, fuoco (pýr) che trasforma il legno in cenere, strada (odós) che è sempre una, sia che si veda in essa una salita o all'opposto una discesa.
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