Attraverso lo specchio
di Lewis Carroll
  
II
IL GIARDINO DEI FlORI VIVI
´Vedrei
il giardino molto meglio, - disse Alice fra sè, - se
potessi arrivare in cima a quella collina. Ecco un sentiero
che ci va dritto dritto... almeno... no, no... non ci va...
- (dopo aver fatto pochi passi lungo il sentiero e aver
girato parecchi angoli acuti) - ma credo che finalmente ci
andrà. Ma che strane voltate che fa! Somiglia
più a un cavaturaccioli che a un viottolo. Ecco, di
qui si va alla collina, mi pare... No, non ci si va. Si
rivà dritto a casa. E allora proverò per
l'altra via.
E così fece: vagando su e giù, e girando un
angolo dopo l'altro, e alla fine tornando sempre alla casa.
In verità, una volta, girando un angolo più
velocemente del solito, gli corse incontro prima di potersi
fermare.
´» inutile parlarne, - disse Alice, guardando
la casa e facendo le viste di discutere con essa, - per ora
non voglio rientrare. Dovrei ripassare un'altra volta per lo
specchio, e mi ritroverei nella vecchia stanza... e addio a
tutte le mie avventure!
Così, risolutamente volgendo le spalle alla casa,
ripigliò la via giù per il sentiero, decisa di
andar dritta fino alla collina. Andò bene per pochi
minuti, e stava dicendo: ´Questa volta sul serio ci
arriverò... quando il sentiero fece una brusca
voltata e si scosse (come ella disse poi) e l'istante
appresso Alice s'avvide di camminare in realtà verso
la porta.
- Oh, è troppo cattiva! - ella esclamò. Non
ho visto mai una casa venirmisi a cacciare così tra i
piedi. Mai!
Però la collina era in piena vista, e non c'era da
far altro che mettersi di nuovo in viaggio. Questa volta
ella arrivò ad una grande aiuola, tutta orlata di
margherite, e con un salice piangente nel mezzo.
- Oh Giglio, - disse Alice, rivolgendosi a uno stelo che
oscillava graziosamente al vento, vorrei che tu potessi
parlare.
- Noi possiamo parlare, - disse il Giglio, - se
c'è qualcuno con cui metta conto di parlare.
Alice fu così stupita che rimase senza parola per
un minuto. Finalmente, siccome il Giglio non faceva che
oscillare, ripigliò a discorrere timidamente... quasi
con un bisbiglio.
- E tutti i fiori parlano?
- Come te, - disse il Giglio, - e molto più
forte.
- Sai, - disse la Rosa, - cominciar noi non sta bene, e
veramente tu parlavi; dicevo a me stessa: ´Il suo viso
ha qualche significato, sebbene non sia furbo . Pure, tu hai
il colore giusto, e col colore giusto si va lontano.
- Non m'importa nulla del colore, - disse il Giglio. -
Starebbe meglio se ella avesse i petali un po' più
arricciati.
Ad Alice non piaceva di essere giudicata, e così
cominciò a fare delle domande.
- Non avete paura d'esser piantati qui fuori, con nessuno
che vi accudisca?
- V'è l'albero nel mezzo, - disse la Rosa, a che
altro servirebbe?
- Ma che potrebbe fare innanzi a un pericolo? - chiese
Alice.
- Troncarlo, - disse la Rosa.
- » per questo, - disse una Margherita, - che il suo
fusto si chiama tronco.
- Non sai questo? - gridò un'altra Margherita, e
tutte cominciarono a strillare in coro, finchè l'aria
parve tutta assordata da quelle stridule voci.
- Silenzio, tutte! - gridò il Giglio, agitandosi
irosamente da un lato all'altro, fremente di rabbia. -
Siccome sanno che io non posso raggiungerle, -
balbettò, piegando verso Alice la testa tremante, -
si mettono a gridare a quel modo.
- Non ci badare, disse Alice con accento carezzevole, e,
chinandosi sulle margherite, che stavano ricominciando,
bisbigliò: - Se non state zitte, vi colgo.
Vi fu un istante di silenzio e parecchie delle
margheritine rosee diventarono bianche.
- Benissimo! - disse il Giglio. - Le margherite hanno un
carattere pessimo. Quando una parla, cominciano tutte, e non
ci vuol altro per seccare chi le sente.
- Come va che voi potete parlare così bene? -
disse Alice, sperando di addolcirlo con un complimento. -
Sono stata in tanti giardini, ma non ho mai sentito parlare
i fiori.
- Metti giù la mano e tasta il suolo, - disse il
Giglio. - Saprai il perchè.
Alice obbedì.
- » molto duro, - ella disse, - ma non capisco che
c'entri.
- Nella maggior parte dei giardini. - disse il Giglio, -
fanno i letti dei fiori troppo soffici, e così i
fiori dormono sempre.
La ragione era ottima, e Alice fu lieta di
apprenderla.
- Non ci avevo pensato, - disse.
- Credo che tu non pensi mai! - disse la Rosa con un tono
piuttosto severo.
Non ho visto mai una fisionomia più stupida, -
disse la Viola così improvvisamente, che Alice diede
un balzo.
- Tieni a posto quella lingua! - grido il Giglio. - Come
se tu vedessi mai nessuno. Tu nascondi la testa sotto le
foglie e vi russi tanto che ne sai del mondo quanto
può saperne un germoglio.
- Ci sono soltanto io nel giardino o c'è altra
gente? - chiese Alice, non volendo raccogliere l'ultima
osservazione della Rosa.
- V'è un altro fiore nel giardino che può
muoversi come te, - disse la Rosa. - Vorrei sapere come
fai... (´Tu sempre vuoi sapere disse il Giglio), ma
è più affaccendata di te.
- » come me? - chiese Alice sollecita, perchè
un pensiero le era lampeggiato: ´V'è un'altra
bambina in qualche parte del giardino?
- Sì ha la stessa tua goffa statura, - disse la
Rosa, - ma è più rossa, e i suoi petali sono
più corti, credo.
- Sono più stretti, come quelli della dalia, disse
il Giglio, - e le cadono intorno intorno come i tuoi.
- Non è colpa tua, - aggiunse cortesemente la
Rosa, - se cominci a impallidire... e i tuoi petali
cominciano a insudiciarsi.
Non piacque ad Alice questa osservazione, e, per cambiar
discorso, chiese:
- Viene qui qualche volta?
- Credo che la vedrai presto, - disse la Rosa, - ella
è della specie a nove punte, sai?
- Dove le porta? - chiese Alice, curiosa.
- Intorno alla testa, naturalmente, - rispose la Rosa. -
Mi domandavo perchè tu non le avessi. Credevo che
quello fosse il tipo normale.
- Viene! - gridò lo Spron di Cavaliere. Sento i
suoi passi, tump tump, sulla ghiaia del viale.
Alice si volse rapidamente, e vide la Regina Rossa.
- » cresciuta molto, - fu la sua prima
osservazione.
Era cresciuta davvero. Quando Alice l'aveva raccolta
dalla cenere era alta non più di otto centimetri, ed
in quel momento era di mezza testa più alta
d'Alice.
- Effetto dell'aria fresca, - disse la Rosa, - qui
abbiamo un'aria meravigliosa.
- Vorrei andarle incontro, - disse Alice, perchè
sebbene i discorsi dei fiori fossero interessanti, capiva
che sarebbe stato molto più importante conversare con
una vera Regina.
- Forse non potrai andarci, - disse la Rosa; - ti
consiglierei d'andare dall'altra parte.
Questo parve una sciocchezza ad Alice, e non disse nulla,
e s'avviò verso la Regina Rossa. Con sua grande
sorpresa, immediatamente la perse di vista, e s'avvide di
camminare ancora verso la porta.
Si ritrasse un po' irritata e, cercando per ogni dove la
Regina (che scoperse finalmente a grande distanza),
pensò finalmente di tentar di camminare nella
direzione opposta.
Le
riuscì magnificamente. Non aveva fatto neanche un
minuto di strada che si trovò a faccia a faccia con
la Regina Rossa e in piena vista della collina alla quale
aveva mirato per tanto tempo.
- Donde vieni? - disse la Regina Rossa, - e dove vai?
Guardami in viso, parla dolcemente, e intanto non agitar le
dita.
Alice obbedì a tutte queste ingiunzioni, e
rispose, come meglio potè, di aver smarrita la sua
via.
- Non so che intendi per la tua via, - disse la Regina; -
tutte le vie qui attorno appartengono a me... ma d'altra
parte, perchè sei venuta qui fuori? - aggiunse con
tono più cortese. - Fa un inchino mentre pensi a
ciò che dici. Si guadagna tempo.
Alice si mostrò molto meravigliata, ma aveva
troppo timore per la Regina per non crederle.
´Proverò quando ritorno a casa, diceva fra
sè, la prima volta che sarò un po' in ritardo
pel desinare.
- » ora di rispondere, - fece la Regina, guardando
un orologetto, - apri un po' più la bocca quando
parli, e di' sempre: ´Vostra Maestà.
- Volevo soltanto visitare il giardino, Vostra
Maestà...
- Ora va bene, - disse la Regina, battendole sulla testa,
cosa che ad Alice non piacque affatto, - ma se mi parli di
´giardino ho veduto giardini a petto ai quali questo
sarebbe un deserto.
Alice non osò di contrastare questa asserzione, e
continuò:
- Cercavo la strada che mena in cima alla collina.
- Se mi parli di ´collina , - interruppe la Regina,
- io potrei mostrarti colline a petto alle quali questa
potresti chiamarla ´vallata.
- No, che non potrei, - disse Alice, che si sorprese
finalmente a contraddirla; - una collina non può
essere una vallata, è un'assurdità...
La Regina Rossa scosse la testa:
- Chiamala assurdità, se ti piace, - disse, - ma
io ho sentito delle assurdità a petto alle quali
questa sarebbe più piena di significati di un
dizionario.
Alice fece di nuovo un inchino, perchè, dal tono
con cui la Regina parlava, temeva di averla offesa; e si
misero a camminare in silenzio finchè arrivarono alla
cima della collinetta.
Per
alcuni minuti Alice se ne stette in silenzio, guardando la
campagna in tutte le direzioni... Era una campagna
stranissima. Un gran numero di ruscelletti l'attraversavan
dritti da un lato e l'altro, e il terreno che li separava
era diviso in quadrati da un gran numero di piccole siepi
verdi che andavan da un ruscello all'altro.
- Mi pare disegnata proprio come una grande scacchiera, -
disse Alice finalmente. - Vi dovrebbero essere qua e
là degli uomini che si muovono... ed eccoli, ci sono!
- aggiunse deliziata, e il cuore le comincio a battere
più celere mentre continuava: - Si giuoca un giuoco
colossale di scacchi... per tutto il mondo... se questo e un
mondo. Oh, che divertimento! Vorrei essere del giuoco. Non
m'importerebbe d'essere una Pedina, purchè potessi
essere là con loro, ma naturalmente mi piacerebbe di
più essere Regina.
Diede un timido sguardo alla vera Regina, mentre diceva
così, e la sua compagna accennò un gentile
sorriso e disse:
- Se ti piace, si può far subito. Puoi essere la
Pedina della Regina Bianca, perchè Lilla è
troppo giovane per giocare; e intanto tu sei nella seconda
Casella; quando arriverai all'ottava Casella sarai
Regina.
Proprio in quel momento, chi sa come, cominciarono a
correre.
Alice non potè mai capire, ripensandoci dopo, come
avesse cominciato: tutto ciò che ricordava si era che
correvano l'una dietro l'altra, tenendosi per mano, e che la
Regina andava così veloce che ella stentava a
mantenere lo stesso passo; e pure la Regina continuava a
strillare: ´Più presto, più presto! ma
Alice non poteva andare più presto, e non aveva
più un filo di fiato per dirlo.
E il più strano si era che gli alberi e tutti gli
altri oggetti d'intorno non cambiavan mai di posto: per
quanto veloci esse andassero, non si lasciavan dietro mai
niente: ´Forse tutte le cose si muovono con noi...
diceva tra sè Alice, non sapendo che pensare. E la
Regina pareva indovinasse i suoi pensieri, perchè
gridava: ´Più presto! Non tentar di parlare!
Non che Alice avesse l'intenzione di farlo.
Le era rimasto così poco fiato, che non sapeva se
avrebbe mai potuto riparlar più: e la Regina gridava:
´Più presto! più presto! e se la
trascinava appresso.
- Siamo arrivate? - potè finalmente domandare
Alice, con un soffio.
- Arrivate? - rispose la Regina. - Ci siamo passate dieci
minuti fa. Più presto!
E corsero per qualche tempo in silenzio, col vento che
soffiava nelle orecchie di Alice, dandole la sensazione di
strapparle i capelli.
- Su! su! - gridava la Regina. - Più presto!
più presto!
E andavano così veloci che finalmente parve
traversassero l'aria a volo, sfiorando a pena coi piedi il
suolo, finchè improvvisamente, nell'istante che Alice
si sentiva assolutamente esausta, si fermarono, ed ella si
trovò seduta senza respiro in terra e con la testa
che le girava.
La Regina l'adagiò contro un albero, e
cortesemente le disse:
-
Ora puoi riposarti un poco.
Alice si guardò intorno, sorpresa.
- Ma mi pare che in tutto questo tempo non ci siamo mosse
da quest'albero. Non c'è nulla di cambiato in questo
luogo.
- » naturale, - disse la Regina; - che cosa avresti
voluto?
- Ma nel nostro paese, - disse Alice, che ancora ansava
un poco, - generalmente si arriva altrove... dopo che si
è corso tanto tempo come abbiamo fatto noi.
- Che razza di paese! - disse la Regina. Qui invece, per
quanto si possa correre si rimane sempre allo stesso punto.
Se si vuole andare in qualche altra parte, si deve correre
almeno con una velocità doppia della nostra.
- Non ci vorrei provare! - disse Alice. Son contenta di
starmene qui... soltanto ho caldo e sete.
- So che cosa ti piacerebbe ora, - disse la Regina con
affabilità, cavando una scatolina di tasca. - Mangia
un biscotto!
Alice pensò che non sarebbe stato cortese dir di
no, benchè non fosse quello che desiderava. Prese il
biscotto e fece del suo meglio per mangiarlo: era molto
secco. In vita sua non s'era mai sentita in tanto pericolo
di strozzarsi.
- Mentre tu ti rinfreschi, - disse la Regina, - io
prenderò le misure.
E cavò di tasca la fettuccia del metro, e
cominciò a misurare il terreno e a ficcare qua e
là dei piccoli pioli.
- Alla fine di due metri, - ella disse, mettendo un piolo
per segnar la distanza, - ti darò le istruzioni...
Vuoi un altro biscotto?
- No, grazie, - disse Alice, - ne ho abbastanza
d'uno.
- La sete è spenta, spero? - disse la Regina.
Alice non sapeva che dire, ma fortunatamente la Regina
non aspettò la risposta, e continuò:
- Alla fine di tre metri, le ripeterò, per non
fartele dimenticare. Alla fine di quattro, ti dirò
addio. Alla fine di cinque, me ne andrò.
In quel momento aveva finito di mettere i pioli, e Alice
stette a guardare con grande interesse, mentre la Regina
ritornava all'albero, e cominciava a camminare pianamente
giù per la fila.
Al piolo del secondo metro, ella si volse e disse:
- Una pedina, sai, fa due caselle nella sua prima mossa.
Così andrai rapidamente per la terza Casella - per
ferrovia, direi, - e ti troverai subito nella quarta. Bene,
la quarta Casella appartiene a Tuidledum e
Tuidledì... la quinta la maggior parte è
acqua... La sesta appartiene a Unto Dunto... Ma non mi dici
nulla?
- Io... io non sapevo di dover dir qualche cosa...
proprio ora, - balbettò Alice.
- Avresti dovuto dire, - continuò la Regina con
tono di grave rimprovero: ´Siete molto gentile a dirmi
tante cose . Ma facciamo conto che tu l'abbia detto... La
settima Casella è tutta foresta... ma uno dei
Cavalieri t'indicherà la via... e nell'ottava Casella
noi saremo Regine insieme, e tutto sarà festa e
allegria.
Alice si levò e fece un inchino. e si
risedè di nuovo.
Al prossimo piolo, la Regina si voltò ancora e
disse:
- Parla in francese quando una cosa non sai pensarla
nella tua lingua... volgi all'infuori le dita dei piedi
camminando... e ricorda chi sei.
Questa volta non aspettò che Alice s'inchinasse,
ma si diresse velocemente al prossimo piolo, dove si
voltò un momento per dire ´addio , e quindi
corse in gran fretta all'ultimo.
Come avvenisse, Alice non seppe mai; ma, non appena
raggiunto l'ultimo piolo, la Regina non c'era più. Se
si fosse dileguata in aria o se fosse corsa velocemente nel
bosco (´essa può correre tanto presto , pensava
Alice), non vi fu assolutamente mezzo d'indovinare: era
sparita, e Alice cominciò a ricordarsi d'essere una
Pedina e che il suo dovere era di muoversi.
 
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