Note critiche ed Osservazioni

allo Studio di Impatto Ambientale

relativo a: S.S. 42 “Del Tonale e della Mendola”    

   Progetto dei lavori di costruzione

della Tangenziale Sud di Bergamo

1° Lotto 1°Stralcio

Tratto: Valbrembo-Villa D’Almè

 

 

 



 La presente relazione è stata redatta dal dottor Davide Geneletti 

 

  

Bergamo, 4 Ottobre 2001

 

Indice 

Premessa............................................................................................. ......................................3

 

1. Linee generali e contenuti di  uno  Studio di Impatto Ambientale........................................... 5

 

2. Note critiche sull’impostazione del SIA in esame................................................................... 7

Nota critica 1: sulla predizione e valutazione degli impatti.................................................7

Nota critica 2: sull’assenza di soluzioni alternative....................................................... .   8

Nota critica 3: sull’assenza di piani di monitoraggio.......................................................... 8

Nota critica 4: sui dati ambientali raccolti e analizzati....................................................... 8

Nota critica 5: sulle componenti e i fattori mancanti.......................................................... 9

Nota critica 6: sulla trasparenza...................................................................................... 10

 

3. Osservazioni relative all’analisi degli impatti sulle singole  componenti       

    ambientali.............................................................................................................................. 12

3.1  Inquinamento atmosferico (Allegato 2.1)....................................................................... 12

  Osservazione 1: sugli inquinanti analizzati................................................................... 12

  Osservazione 2: sui dati meteo-climatici utilizzati........................................................ 12

  Osservazione 3: sul significato delle isoconcentrazioni ottenute................................. 12

3.2  Inquinamento acustico (Allegato 2.1)............................................................................ 13

  Osservazione 4: sul significato delle curve isofone...................................................... 13

  Osservazione 5: sulle isofone diurne e notturne........................................................... 13

  Osservazione 6: sulle zone considerate sensibili......................................................... 13

  Osservazione 7: sull’efficacia delle barriere fonoassorbenti......................................... 14

3.3  Rete idrica superficiale (Allegato 2.2)............................................................................ 14

  Osservazione 8: sul calcolo della portata del T. Quisa................................................. 14

  Osservazione 9: sull’interferenza con il T. Quisa......................................................... 14

3.5  Aspetti geologici e geomorfologici (Allegato 2.2)........................................................... 15

  Osservazione 10: sugli impatti relativi all’assetto geomorfologico................................ 15

  Osservazione 11: sul conferimento in discarica del materiale escavato..................... 15

3.6  Aspetti geopedologici (Allegato 2.3).............................................................................. 15

  Osservazione 12: Sulla cartografia pedologica............................................................. 15

  Osservazione 13: sull’impatto sulle risorse pedologiche.............................................. 16

3.7  Vegetazione, flora e fauna (Allegato 2.3)....................................................................... 17

  Osservazione 14: sulla descrizione degli aspetti vegetazionali e floristici.................... 17

  Osservazione 15: sulla trattazione degli impatti sulla vegetazione............................... 17

  Osservazione 16: sull’analisi della componente faunistica........................................... 17

 

4. Considerazioni circa la compatibilità ambientale dell’opera................................................. 17

 Vincoli ed aspetti programmatici.................................................................................... 17

 Impatto sul paesaggio..................................................................................................... 19

 Inquinamento atmosferico.............................................................................................. 19

 Impatto sulle risorse pedologiche................................................................................... 19

 Impatto sulle acque sotterranee..................................................................................... 19

 

5. Conclusioni........................................................................................................................... 19

 

Riferimenti bibliografici.............................................................................................................. 20

 

Premessa

 

La presente relazione contiene un’analisi critica dello Studio di Impatto Ambientale relativo alla “S.S. 42 del Tonale e della Mendola -Tangenziale Sud di Bergamo - 1° lotto 1° stralcio - Tratto Valbrembo-Villa D’Almè”.

Tale Studio di Impatto Ambientale (chiamato qui sinteticamente “Studio”), così come depositato per la pubblica consultazione presso gli uffici delle amministrazioni interessate, risulta essere composto dai seguenti allegati:

 

-          Allegato 1:           Relazione generale;

-          Allegato 2.1:        Inquinamento acustico e atmosferico;

-          Allegato 2.2:        Rete idrica superficiale e assetto geologico e idrogeologico;

-          Allegato 2.3:        Paesaggio, uso del suolo e assetto ecosistemico;

-          Allegat1 3.1-3.4: Profili longitudinali degli impatti;

-          Allegato 4:          Cartografia tematica;

-          Allegato 5:          Opere di mitigazione;

-          Allegato 6:          Fotodocumentazione;

-          Allegato 7:          Fotoinserimenti;

-          Allegato 8:          Sintesi non tecnica.

 

La relazione è suddivisa in quattro sezioni principali. Nella prima sezione (§ 1) viene presentata una sintesi dei contenuti generali di uno Studio di Impatto Ambientale secondo la normativa in vigore e l’esperienza applicativa nazionale ed internazionale.

Alla luce di tale sintesi, la seconda sezione (§ 2) contiene una serie di note critiche circa la struttura e l’impostazione generale del SIA in questione. Tali note critiche hanno, in particolare, lo scopo di evidenziare le principali lacune metodologiche dello Studio e le eventuali inottemperanze dello stesso rispetto a quanto previsto dalla normativa.

La terza parte (§ 3) entra invece nel merito della procedura seguita per valutare l’impatto dell’opera sulle varie componenti ambientali, mettendone in luce, sotto forma di “osservazioni”, eventuali lacune, incongruenze ed imprecisioni.

La quarta parte della relazione (§ 4) propone una serie di considerazioni circa gli impatti principali e la conseguente compatibilità ambientale dell’opera, così come emergono dall’analisi dello Studio.

Il § 5, infine, contiene, in breve, le conclusioni della relazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

1.    Linee generali e contenuti di uno Studio di Impatto Ambientale

 

La redazione di uno Studio di Impatto Ambientale (SIA) ha come scopo generale quello di fornire un supporto al processo decisionale concernente l’approvazione di una determinata opera. In altre parole, i contenuti di un SIA devono essere tali da consentire alle autorità competenti di raggiungere un grado di comprensione adeguato  da un lato, dei benefici legati alla realizzazione dell’opera e le motivazioni che ne hanno indotto la progettazione e, dall’altro, dei suoi probabili effetti sulla salute pubblica e sull’ambiente.

Uno Studio di Impatto Ambientale non può quindi limitarsi ad una descrizione delle caratteristiche dell’opera, dell’ambiente interessato e degli impatti previsti, ma deve spingersi fino ad una valutazione degli impatti stessi e del loro grado di accettabilità. Lo studio implica quindi l’utilizzo di una documentazione tecnicamente e scientificamente accertata e di un approccio metodologico chiaro e riconosciuto. In particolare, i singoli passi procedurali che portano alle conclusioni dello studio devono risultare quanto più possibile trasparenti, così da permettere la ripercorribilità dell’intero processo. L’autorità deve infatti essere in grado di verificare l’attendibilità delle analisi e delle valutazioni condotte.

La trasparenza rappresenta, inoltre, un requisito fondamentale per garantire l’effettiva partecipazione pubblica al processo decisionale stesso, tramite la formulazione di commenti, critiche e proposte. Tale partecipazione è parte integrante, così come sancito dalla normativa vigente, della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, all’interno della quale il SIA si inserisce.

La correttezza di un SIA può quindi essere giudicata, da un lato, in base al rigore metodologico e all’affidabilità delle analisi svolte e delle conclusioni raggiunte e, dall’altro, in base al grado di trasparenza e chiarezza con cui i vari passi procedurali vengono condotti.

 

Uno Studio di Impatto Ambientale può essere suddiviso in tre fasi principali:

 

q       fase di descrizione dell’ambiente, del progetto e delle alternative;

q       fase di individuazione e stima degli impatti sull’ambiente;

q       fase di valutazione della significatività degli impatti e stesura delle raccomandazioni inerenti la realizzazione del progetto.

 

Per semplicità e chiarezza di analisi, l’analisi degli impatti viene comunemente suddivisa in una serie di componenti e fattori ambientali, come suggerito fin dal DPCM 10/08/88 (Norme tecniche per la redazione degli Studi di Impatto Ambientale). Tali componenti e fattori comprendono: atmosfera, ambiente idrico, suolo e sottosuolo, vegetazione, flora e fauna, ecosistemi, salute pubblica, rumore e vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti e paesaggio.

La normativa in vigore, così come l’esperienza applicativa nazionale ed internazionale in materia di SIA (si veda ad esempio Canter 1995, Colorni e Malcevschi 1994, Gisotti 1990), scompongono l’analisi dell’impatto dell’opera su ognuna delle componenti ambientali nei seguenti passi procedurali:

 

 

 

 

 

1.        Valutazione preliminare dello stato della componente ambientale. Si tratta di un’indagine conoscitiva volta a delineare i caratteri generali della componente in questione e ad individuarne le criticità e sensibilità, così da indirizzare le analisi successive. Viene portata a termine tramite la raccolta delle informazioni esistenti (letteratura, cartografia, etc.) e, laddove necessario, la realizzazione di nuove indagini di campagna.

 

2.        Individuazione dei possibili impatti causati dal progetto.

 

 

Si tratta di scomporre il progetto nelle sue diverse fasi (realizzazione, attività, smantellamento) ed azioni elementari (espropri, cantieristica, trasporto di inerti, etc.) ed individuare le interazioni previste con la componente ambientale analizzata. Questa fase è supportata dall’utilizzo delle cosiddette liste di controllo predefinite (checklist) e dal riferimento a casi di studio precedenti. Le liste di controllo vengono successivamente adattate alle caratteristiche specifiche del progetto in questione. La componente ambientale analizzata è di solito scomposta in sotto-componenti, fino al livello di dettaglio ritenuto idoneo. Questa fase serve unicamente ad individuare i possibili impatti, sui quali concentrare le analisi che seguono.

 

3.        Stima degli impatti individuati.

       Viene condotta  attraverso l’uso di opportuni modelli o simulazioni o il ricorso a esperienze pregresse. In questa fase l’entità di ogni impatto viene stimata e, quando possibile, quantificata, utilizzando le misure proprie della disciplina scientifica di riferimento (ad es. i decibel emessi o gli ettari di suolo persi).

 

4.        Valutazione degli impatti previsti.

La valutazione rappresenta probabilmente la fase più critica dell’intera procedura, in quanto consiste nel passare dalla stima degli impatti, misurati secondo appropriate misure o stimati qualitativamente, a una valutazione della loro rilevanza. Tale passaggio si basa sulla definizione di una serie di criteri, in base ai quali concludere se un impatto appare più o meno significativo. Questo, chiaramente, implica una certa dose di arbitrarietà, che d’altra parte è intrinseca nel concetto stesso di valutazione.

       Per ridurre al minimo gli effetti dell’arbitrarietà e garantire la trasparenza e la ripercorribilità dell’intera procedura, i criteri di valutazione devono essere descritti e resi espliciti, dando a chiunque la possibilità di verificare i risultati. Le scale di qualità usate per definire gli impatti, così come le fonti utilizzate (normativa, letteratura scientifica, studi precedenti, etc.) devono pertanto essere fornite e giustificate. Tale scale di qualità possono essere di tipo numerico (ad esempio esprimendo tutti gli impatti in un valore tra -1 e +1, dove –1 corrisponde all’impatto negativo massimo, 0 all’assenza di impatto e +1 all’impatto positivo massimo) o “linguistico” (ad esempio classificando gli impatti come alto/medio/basso o significativo/debole/trascurabile).

       La fase di valutazione degli impatti produce come risultato una matrice di valutazione, contenente, per ogni impatto precedentemente individuato, un’espressione della sua rilevanza.

 

 

5.        Proposta di misure di mitigazione e compensazione.

Per mitigazioni si intendono accorgimenti tecnici che possono servire a ridurre gli impatti ambientali previsti (ad es.: modificare il tracciato di un’infrastruttura così da evitare l’interferenza con un’area sensibile o prevedere l’installazione di un filtro per la captazione delle polveri all’interno di un inceneritore). Per compensazioni si intendono invece interventi atti a migliorare le condizioni dell’ambiente interessato, ma non a ridurre specificatamente gli impatti del progetto (ad es.: recupero naturalistico di un’area degradata presente nelle vicinanze del progetto).

 

6.        Proposta di un piano di monitoraggio degli impatti.

La predizione di impatti ambientali è tipicamente caratterizzata da ampli margini di incertezza. Per tale ragione si rende necessario predisporre un piano che consenta di verificare se l’entità degli impatti causati dal progetto è effettivamente conforme a quella prevista.

 

Una volta  terminata l'analisi, per ognuna delle componenti ambientali interessate dall’opera, lo Studio di Impatto Ambientale deve proporre una sintesi degli impatti e una valutazione complessiva della loro accettabilità e, conseguentemente, della fattibilità del progetto in esame.

Tale sintesi viene di solito espressa ricorrendo ad una matrice di impatto in cui sono contenuti, per ogni componente ambientale, i giudizi di rilevanza relativi agli impatti attesi, espressi secondo le scale di cui al punto 4. Tale fase può comportare il ricorso a ponderazioni, in base alle quali vengono stabilite relazioni di priorità tra i diversi tipi di impatto. In altre parole, si stabilisce che alcuni tipi di impatto sono più importanti altri. Tale ponderazioni comportano il ricorso a valutazioni soggettive, che dovranno pertanto essere quanto più possibile giustificate e rese esplicite.

 


 

2.    Note critiche sull’impostazione del SIA in esame

 

Alla luce di quanto presentato nel paragrafo precedente, l’analisi del SIA in questione ha portato alla redazione delle seguenti note critiche sulle  lacune riscontrate nello Studio e sulle inadempienze dello stesso con riferimento alla normativa vigente (DPR 12/04/1996).

Viene qui discussa, in particolar modo, l’impostazione generale dello Studio e la sua struttura, rimandando al paragrafo successivo una discussione dettagliata delle analisi di settore.

 

Nota critica 1: sulla predizione e valutazione degli impatti

Lo Studio rivela una lacuna metodologica di base nell’indirizzare il problema dell’identificazione, della stima e della valutazione degli impatti.

Non vengono utilizzate, nel corso dello studio, liste di controllo (nè qualsivoglia altra tecnica) che permettano di comprendere quali siano le attività di progetto destinate a causare interferenze con le varie componenti ambientali. Le attività stesse sono elencate a pag. 34 dell’Allegato 1, ma tale elenco non viene più ripreso nel corso dello studio dei potenziali impatti ambientali. Analogamente, non è stato fatto nessuno sforzo nella direzione della valutazione degli impatti.

Ad eccezione degli impatti acustici ed atmosferici, per i quali l’esistenza di soglie normative rende la procedura di valutazione più immediata, la “valutazione” è stata relegata a poche frasi del tutto generiche poste di seguito alla descrizione della componente ambientale in questione.

Non è stata presentata nessuna scala di qualità, sia essa di tipo numerico o “linguistico”. Il testo trascura di fatto quello che rappresenta il nucleo fondamentale di un SIA: una trattazione sistematica degli impatti che possa permettere di giungere ad una comprensione della compatibilità ambientale dell’opera.

Non viene presentata nessuna matrice di impatto, neppure di tipo binario (sì/no). A dimostrazione di questa generale inottemperanza del testo, si richiama l’attenzione sulle seguenti osservazioni:

 

-          il testo non contiene un’analisi conclusiva degli impatti che possa ritenersi soddisfacente. Tale analisi è relegata a poche righe (Allegato 1, pag.46) nelle quali viene detto semplicemente che “si ritiene che il progetto integrato e modificato dalle opere di mitigazione e compensazione possa risultare compatibile con l’ambiente”.

Tale affermazione non viene in nessun modo sostenuta da un’analisi (sia pure descrittiva) degli impatti previsti nel loro insieme. In particolare, per il tratto Valbrembo-Villa D’Almè, lo Studio conclude, in maniera analoga, che “il tracciato in progetto non determina impatti significativi” (Allegato 1, pag.46).

-          la Sintesi non tecnica (Allegato 8) contiene, per quanto riguarda la valutazione degli impatti, le stesse considerazioni (nella maggior parte dei casi trascritte testualmente) della Relazione generale (Allegato 1). Non è stata pertanto fornita nessuna riformulazione di tali analisi e di tali considerazioni, per renderle comprensibili ai non esperti. Questo dimostra il carattere essenzialmente non tecnico ed assolutamente generico delle considerazioni sulla rilevanza degli impatti espresse nelle relazione generale stessa.

 

 

 


 

Nota critica 2: sulla mancata considerazione di soluzioni alternative

L’allegato C del DPR 12/04/96 contiene una descrizione sommaria del contenuto richiesto agli studi di impatto ambientale.

Il punto 2 di tale Allegato specifica che la descrizione del progetto deve comprendere la “illustrazione delle principali soluzioni alternative possibili, con indicazione dei motivi principali della scelta compiuta dal committente tenendo conto dell’impatto sull’ambiente”. Lo Studio non ottempera questa richiesta in quanto non considera soluzioni progettuali alternative di nessun tipo, e a nessun livello dell’analisi. Non è dato modo di sapere, quindi, se, nel proporre la soluzione descritta nello Studio, siano state effettivamente considerate soluzioni alternative, e, in caso affermativo, cosa ha fatto propendere per la scelta effettuata.

Va inoltre sottolineato che la Relazione Generale (pag.4, ultimo paragrafo) sostiene che lo studio consentirà “di pronunciarsi sulla ottimalità [sic] della soluzione proposta, considerando eventuali varianti già poste all’attenzione dei decisori, oggettivando tecnicamente i motivi di esclusione dalla scelta finale, o esplicitando le analoghe ragioni di convenienza”. Questa affermazione viene però disattesa, visto che nel corso dello Studio non vengono mai menzionate soluzioni alternative, né vengono “oggettivate tecnicamente” le ragioni che hanno guidato la scelta finale.

 

Nota critica 3: sull’assenza di piani di monitoraggio

La stesura di un piano di monitoraggio,, che consenta di verificare se gli impatti causati dal progetto sono conformi, per entità e tipologia, a quelli previsti rappresenta un punto fondamentale all’interno di un SIA.

Lo Studio non accenna in alcun modo alla predisposizione di tali forme di monitoraggio.

La procedura  di valutazione degli impatti sulla salute pubblica (rumore, inquinamento atmosferico) è stata condotta sulla sola base di modelli e simulazioni e senza nessuna campagna di rilevamento nelle aree interessate dal progetto (a questo proposito si vedano le osservazioni 3 e 4 del § 3 della presente relazione). Tale procedura appare quindi particolarmente suscettibile ad imprecisioni ed errori.

I modelli utilizzati hanno peraltro messo in evidenza situazioni di criticità in corrispondenza degli abitati di Villa D’Almè, che hanno reso necessarie misure quali il potenziamento degli impianti di ventilazione delle gallerie e la messa in posto di barriere fonoassorbenti. Si ritiene quindi fondamentale la predisposizione di misure di monitoraggio, per lo meno per quanto riguarda l’inquinamento acustico ed atmosferico.

Come per la nota precedente, anche qui vale la pena sottolineare l’incongruenza tra quanto lo Studio promette nelle pagine introduttive e quanto effettivamente porta a termine.

A pag. 7 (ultimo paragrafo) della Relazione Generale, infatti, si anticipa che gli studi di settore relativi a tutte le componenti ambientali contengono anche il “monitoraggio sulla componente da mettere in atto durante la realizzazione e, successivamente, la gestione dell’opera, per consentire il controllo dell’andamento previsto degli equilibri ambientali della componente stessa”. Tale dichiarazione viene però disattesa, in quanto gli studi di settore non contengono riferimenti a misure di monitoraggio.

 

 

Nota critica 4: sui dati ambientali raccolti e analizzati

Lo Studio denota una carenza generale per quanto riguarda l’acquisizione e l’elaborazione di dati relativi alle componenti ambientali ritenute rilevanti. La maggior parte delle analisi è stata condotta senza portare a termine campagne di rilevamento specifiche o sopralluoghi (almeno per quanto deducibile dalle informazioni presentate nello Studio), anche nelle situazioni in cui tali indagini e approfondimenti apparivano quanto meno consigliabili. In particolare:

-            l’analisi dell’inquinamento acustico ed atmosferico non contiene dati reali misurati nell’area di studio, ma solo simulazioni e modelli, che peraltro si basano su dati (quali quelli meteo-climatici) la cui rappresentatività nell’area indagata non viene discussa (cfr § 3.1 della presente relazione);

-            l’analisi della vegetazione e della flora contiene unicamente una descrizione della caratteristiche generali di tali componenti nella pianura bergamasca (cfr § 3.7 della presente relazione). Non vengono menzionati rilevamenti condotti nel sito specifico, del quale non viene fornita una cartografia vegetazionale, né un elenco floristico. Questo nonostante l’area interessata dall’opera presenti diversi settori connotati da un certo valore naturalistico, come testimoniato dal Piano Territoriale di Coordinamento del Parco dei Colli;

-            l’analisi delle valenze geopedologiche propone una cartografia che risulta poco adatta ai fini dello studio, sia per la scala di rilevamento, sia perché incompleta, in quanto l’area corrispondente all’ultimo tratto dell’opera non risulta cartografata (cfr § 3.6 della presente relazione).

Nota critica 5: sulle componenti e sui fattori mancanti

Lo Studio trascura alcuni fattori ambientali che dovrebbero, per legge, venire inclusi nell’analisi.

Le vibrazioni generate dal progetto, in particolare, non sono state considerate quali possibile fonti di impatto. Dato che le infrastrutture stradali hanno un ovvio effetto potenziale in termini di vibrazioni prodotte, si ritiene necessario includere una loro trattazione o, quanto meno, motivare le ragioni che hanno indotto la loro esclusione dall’analisi.

Analogamente, non viene considerato in maniera esplicita l’aspetto relativo al benessere umano e al paesaggio, inteso nella sua fruibilità. L’opera interessa un Parco Regionale in un’area caratterizzata da una grande valenza storico-naturalistica e da un insieme di strutture turistico-ricreative esistenti e di progetto, quali sentieri escursionistici, piste di mountain-bike, punti di osservazione dell’avifauna, etc. (si veda a questo proposito il Piano Paesistico del Parco dei Colli: Conti e Fiorina 1990). Lo Studio dovrebbe includere pertanto un’esplicita trattazione anche dei potenziali impatti legati alla riduzione della fruibilità di quest’area a parco, sia durante la fase di costruzione che durante l’attività del progetto. In particolare, data la vicinanza con la città di Bergamo e il suo assetto morfologico-naturalistico l’area dei Colli di Sombreno sembra rivestire una notevole importanza ricreativa, sia attuale che potenziale.

 

 

 

 


 

Nota critica 6: sulla trasparenza

Appare doverosa  una considerazione generale sulla trasparenza dello Studio, intesa qui, più che come ripercorribilità delle analisi svolte (per un’analisi della quale si rimanda al § 3 della presente relazione), come grado di coerenza tra quanto anticipato nella relazione generale e quanto effettivamente portato a termine  nelle analisi di settore.

In diverse occasioni si rivela infatti una notevole discrepanza tra questi due momenti, tanto che la Relazione Generale (Allegato 1) contiene diversi “buoni propositi” che non vengono poi sviluppati, nel modo più assoluto, nel resto dello Studio.

Si è accennato precedentemente (note critiche 2 e 3) al fatto che l’analisi delle alternative di progetto e la stesura di un piano di monitoraggio rappresentino  due “promesse non mantenute” formulate nella Relazione Generale.

 

Ne sono presenti altre:

Questo approccio, peraltro corretto nelle intenzioni, non viene poi seguito effettivamente nello Studio.

Non viene presentata nessuna sovrapposizione tra carte di qualità che permetta di giungere ad una descrizione della qualità complessiva dell’ambiente. La qualità ambientale in presenza dell’opera relativa alle singole componenti viene, inoltre, mappata solo per l’inquinamento acustico ed atmosferico. Peraltro, tali carte non rappresentano nemmeno la qualità delle componenti, ma solo le concentrazioni di inquinanti emessi  (cfr § 3, Osservaz. 3 e 4);

 

 L’intenzione di ricorrere alla standardizzazione per giungere ad una valutazione complessiva degli impatti appare quindi lodevole. Tale passaggio, però, non viene portato a termine all’interno dello Studio;

 


 

In realtà tali prospetti non contengono nessuna “quantificazione” né “valutazione analitica”, ma semplicemente l’indicazione dei settori dell’opera per i quali si prevede un’interferenza con le diverse componenti ambientali.

 

La Relazione Generale contiene successivamente numerosi riferimenti alle procedure di quantificazione e valutazione complessiva degli impatti, ma tali procedure non vengono poi riprese operativamente nello Studio. La trasparenza all’insegna della quale ogni Studio di Impatto Ambientale dovrebbe essere condotto, quindi,  risulta fortemente compromessa.

 

Si aggiunga quanto segue.

La normativa in vigore, alla luce dell’obiettiva complessità delle indagini necessarie all’elaborazione di un SIA, prevede espressamente che una sezione dello studio sia dedicata alla descrizione delle eventuali difficoltà (lacune tecniche o mancanza di conoscenze) incontrate nel corso dell’analisi (DPR 12/04/96, Allegato C, punto 7).

Questa proposta di “auto-dichiarazione” nasce evidentemente dalla esigenza di garantire la massima trasparenza e di instaurare un rapporto di collaborazione tra il committente e le autorità competenti.

Lo Studio in questione non include tale sezione, nonostante diverse lacune appaiano piuttosto evidenti, come discusso nei punti precedenti e nei prossimi paragrafi.

La mancanza di una descrizione dei “punti deboli” dello Studio comporta, oltre che una non conformità con quanto previsto dalla normativa, una lettura più difficile dello Studio stesso e, pertanto, un ostacolo a quei processi partecipativi che costituiscono uno dei pilastri fondamentali dell’intera procedura di VIA.


3. Osservazioni relative all’analisi degli impatti sulle singole

    componenti ambientali

 

3.1 Inquinamento atmosferico (Allegato 2.1)

Osservazione 1: sugli inquinanti analizzati

A pag. 5 viene detto che le componenti inquinanti esaminate sono quelle previste dalla normativa nazionale, e cioè:

q       monossido di Carbonio (CO),

q       ossidi di Azoto (NOx),

q       ossidi di Zolfo (SOx),

q       composti organici volatili (COV),

q       polveri totali sospese (PTS)

q       benzene (C6H6).

 

In realtà le simulazioni condotte, o comunque i risultati presentati (vedi tabulati tra pag. 20 e pag.22), sono relativi solo a quattro componenti (NO2, CO, COV e PTS), non vengono considerati gli ossidi di zolfo ed il benzene.

Per quanto riguarda il benzene si fa riferimento ad una correlazione con la concentrazione di CO, descritta in un grafico a pag. 18. Non viene chiarita tuttavia la fonte di tale grafico, né tanto meno il significato dei valori di riferimento da cui è stata estrapolata la curva. La curva è inoltre priva di un fattore di correlazione, che, per quanto è consentito vedere dal grafico, non appare molto alto.

Ammesso anche  che tale correlazione possa essere ritenuta scientificamente accettabile (ma ciò è reso difficile dall’assenza di ogni riferimento bibliografico in merito), lo studio non fornisce i valori attesi di concentrazione del benzene, lasciando al lettore il compito di estrapolarli dall’equazione. Per quanto riguarda gli ossidi di Zolfo, invece, non viene presentata nessuna analisi concernente la loro concentrazione e distribuzione. Non è possibile quindi trarre nessuna conclusione circa il potenziale impatto di questo inquinante.

Osservazione 2: sui dati meteo-climatici utilizzati

Il modello usato per la simulazione delle concentrazioni degli inquinanti si basa sull’uso di una serie di dati meteo-climatici, riportati a pag.9.

Lo Studio dichiara di aver utilizzato, per quanto riguarda alcuni fattori quale il regime dei venti, i dati della stazione di Orio al Serio. Non viene però fornita nessuna informazione circa la loro rappresentatività per l’area di studio. Gli altri dati meteo-climatici utilizzati (es. temperatura) non vengono riportati nello studio, né tanto meno sono presenti riferimenti circa la loro origine e la località di acquisizione. L’attendibilità delle simulazioni effettuate risulta quindi difficilmente verificabile.

Osservazione 3: sul significato delle isoconcentrazioni ottenute

Le curve di isoconcentrazione calcolate nello studio si riferiscono esclusivamente all’emissione di inquinanti indotta dal progetto in questione e non considerano la concentrazione di inquinanti attualmente presenti nell’area di interesse. Questo non permette di verificare quella che sarà la qualità dell’aria una volta che il progetto sarà in attività. In particolare, la concomitanza con altre sorgenti inquinanti appare potenzialmente critica nell’area di Petosino.


 

3.2 Inquinamento acustico (Allegato 2.1)

Osservazione 4: sul significato delle curve isofone

Il calcolo delle curve isofone si riferisce al solo rumore prodotto dalla nuova arteria stradale, e non all’inquinamento acustico complessivo.

Nel primo paragrafo di pag. 36, d’altra parte, si specifica come “dovranno essere eventualmente sovrapposti effetti locali di altra natura”. A pag. 36, inoltre, si specificano le modalità con cui dovranno essere sommati rumori aventi diversa origine dal traffico veicolare. Tale “somma”, tuttavia, non viene portata a termine nel resto dell’analisi ed i valori in base ai quali vengono stabiliti i potenziali impatti dell’opera si riferiscono unicamente al rumore indotto dall’opera stessa.

D’altra parte l’intera valutazione dell’inquinamento acustico riporta unicamente i risultati di simulazioni e non quelli derivanti da una campagna di rilevamento specifica all’interno dell’area di studio. In altre parole, manca il riferimento alla situazione attuale, che consentirebbe di verificare se, effettivamente, le condizioni previste in presenza dell’opera rientrano nei parametri di legge. Nelle tavole relative all’inquinamento acustico vengono rappresentate le isofone esistenti, ma, non essendo menzionate nella relazione, non si può stabilire  in base a quali parametri siano state stimate o misurate.

Osservazione 5: sulle isofone diurne e notturne

La previsione delle isofone di progetto, così come rappresentata nelle Tavole 6.1 e 6.2, non tiene conto della divisione tra fascia oraria diurna e fascia oraria notturna, così come previsto dalla normativa nazionale e menzionato nello studio stesso a pagina 27-28. Non è pertanto chiaro se le isofone rappresentate si riferiscono alla situazione diurna o ad una generica situazione intermedia. Risulta pertanto arduo determinare con chiarezza le zone in cui l’impatto acustico è tale da superare i limiti di legge. Non sono infatti rappresentate nè calcolate le isofone relative a 45 dB, che corrispondono al livello massimo ammissibile nelle ore notturne. Questo nonostante siano presenti aree di evidente criticità. In particolare, come evidenziato dalla tavola 6.2, l’inquinamento acustico appare critico in corrispondenza dell’abitato di Ossanesga. La isofona dei 50 dB è infatti immediatamente adiacente all’area residenziale.

Si rende quindi indispensabile disporre di una chiara previsione dell’inquinamento nelle due fasce orarie.

Osservazione 6: sulle zone considerate sensibili

La procedura per la valutazione degli effetti dell’inquinamento acustico si basa sul confronto tra i livelli di inquinamento attesi (rappresentati dalle isofone) ed i livelli massimi consentiti dalla legge, in base alla destinazione d’uso del territorio. In particolare, il DPCM 14/11/1997 individua sei diverse classi di destinazione d’uso e definisce le soglie massime di esposizione per ciascuna delle classi. Lo studio condotto valuta però i potenziali impatti su di una sola classe (definita come “zona sensibile” nella relativa cartografia): le aree residenziali (classe II in base al DPCM). Non vengono pertanto considerati gli effetti ricadenti su altre classi di rilevanza nell’area in esame, quali le aree a parco e le aree rurali (classe I e III in base al DPCM).


 

Osservazione 7: sull’efficacia delle barriere fonoassorbenti

Lo studio evidenzia l’incompatibilità dei livelli di rumore previsti con la normativa vigente in corrispondenza del km 10+500. Conseguentemente lo studio propone l’adozione di barriere fonoassorbenti. Non viene però discusso il livello di rumore atteso in presenza delle barriere all’interno delle aree ritenute sensibili. In altre parole, lo studio non fornisce nessuna evidenza che testimoni come tali barriere siano sufficienti ad assicurare che il livello di rumore sia compatibile con la normativa vigente.

 

     3.3 Rete idrica superficiale (Allegato 2.2)

Osservazione 8: sul calcolo della portata del T. Quisa

Il calcolo della portata di massima del T. Quisa e delle aree di esondazione non appare sufficientemente documentato nello Studio. I valori relativi alla velocità della corrente e al tempo di ingresso in rete utilizzati nella formula di pag.23 sono considerati rispettivamente pari a 2m/s e 15 min. Non è chiaro tuttavia se questi valori sono stati misurati o calcolati, e in base a quali assunzioni. Non viene inoltre specificata la localizzazione delle sezioni del torrente rilevate e risulta pertanto oscura la procedura che ha portato alla mappatura delle aree di esondazione riportate nella planimetria allegata.

 

Osservazione 9: sull’interferenza con il T. Quisa

A pagina 20 (secondo paragrafo) si sostiene che l’opera in progetto non modificherà il regime attuale del T. Quisa, né risulterà interferita dalla aree di esondazione previste.

Tale affermazione contrasta con quanto specificato nella relazione generale (Allegato 1, pag.33), e cioè che si prevede una deviazione provvisoria del corso del torrente durante la fase di costruzione della galleria artificiale. I lavori di costruzione della galleria artificiale, inoltre, saranno interferiti da eventuali esondazioni, dato che l’area esondabile coincide con la zona in cui è previsto l’attraversamento del torrente da parte dell’opera.

 L’eventualità di esondazioni del T. Quisa nell’area in questione non è remota, dato che, ad esempio, nel solo periodo maggio 1996-novembre 1997 ne sono state registrate tre (Geneletti 1997, Frigeni 1998).


 

3.5 Aspetti geologici e geomorfologici (Allegato 2.2)

Osservazione 10: sugli impatti relativi all’assetto geomorfologico

A pag. 12 viene rilevato come gli aspetti morfologici di maggiore interesse nell’area di studio siano rappresentati dalle incisioni esercitate dagli alvei dei corsi d’acqua principali e dalle loro scarpate di raccordo.

Tale valutazione concorda con quella recentemente espressa da una pubblicazione scientifica (De Amicis et al, 1999) che attribuiva appunto alle forme fluviali ed, in particolare, ai meandri naturali del T. Quisa un considerevole valore geomorfologico. Sorprende quindi che non venga nemmeno citata come fonte di un impatto significativo la deviazione (provvisoria) del T. Quisa in corrispondenza di uno dei suoi meandri più pronunciati. Tale deviazione avverrà durante la fase di costruzione della galleria artificiale, secondo quanto specificato nella relazione generale (Allegato 1, pag.33), rischiando di sconvolgere l’assetto morfologico naturale del torrente. Nonostante questo, a pag. 20 (primo paragrafo) si sostiene che “non sussistono significativi inpatti” sull’assetto geologico-geomorfologico.

Osservazione 11: sul conferimento in discarica del materiale escavato

A pagina 16 sono riassunti i quantitativi di materiale escavato e il bilancio complessivo dei materiali. Successivamente vengono elencate le disponibilità di deposito previste per i prossimi anni dalle discariche di rifiuti inerti localizzate nell’intera Provincia di Bergamo. L’analisi si conclude una volta verificato che  tali disponibilità risultano maggiori delle necessità previste per il progetto in esame. Tale analisi non può comunque essere ritenuta soddisfacente in quanto non viene fornita nessuna indicazione precisa circa la gestione del materiale escavato, né tanto meno circa quelli che saranno gli impatti e i costi relativi al suo smaltimento. Tali impatti e costi sono ovviamente funzione della distanza tra la sede dei cantieri e le discariche. Lo Studio dovrebbe pertanto approfondire tale problematica e fornire un piano di smaltimento più dettagliato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3.6 Aspetti geopedologici (Allegato 2.3)

Osservazione 12: Sulla cartografia pedologica

Lo studio contiene una carta pedologica ed una serie di carte da essa derivate (cfr prossimo paragrafo). La fonte di tale cartografia non viene però riportata, così come non si conosce la scala di realizzazione originaria. Tale scala, in particolare, sembra avere un dettaglio inadeguato per poter contribuire alle analisi in questione. Elementi morfo-pedologici rilevanti, quali il sistema fluviale del T. Quisa, non vengono infatti rappresentati. La cartografia è inoltre incompleta, dato che non include l’area corrispondente all’ultimo chilometro circa di tracciato (si vedano le Tavole 4.2.1, 4.3.1, 4.4.1, 4.5.1).

Osservazione 13: sull’impatto sulle risorse pedologiche

L’analisi delle risorse pedologiche è impostata considerando tre valori distinti delle stesse: il valore produttivo, il valore protettivo ed il valore naturalistico. Tali valori sono espressi secondo la scala alto/medio/basso (si vedano le Tavole 4.3.1-4.5.3). Manca però la fase successiva di identificazione delle aree interessate dal progetto e valutazione dell’impatto complessivo in termini di perdita di suolo caratterizzato dalle tre tipologie di valore considerato. L’analisi si ferma cioè alla descrizione della componente ambientale, trascurando sia la stima che la valutazione degli impatti.


 

3.7 Vegetazione, flora e fauna (Allegato 2.3)

Osservazione 14: sulla descrizione degli aspetti vegetazionali e floristici

La descrizione degli aspetti vegetazionali e floristici non può essere ritenuta soddisfacente, soprattutto in virtù del fatto che l’area ricade all’interno di un Parco Regionale. Non è stata redatta una cartografia della vegetazione e nemmeno viene presentata la cartografia rinvenibile in letteratura (ad esempio il piano forestale del Parco dei Colli). L’unica informazione di tipo cartografico contenente indicazioni sulla vegetazione è rappresentata dalla carta di uso del suolo (Tavole 4.1.1-4.1.3). Tale carta non appare comunque soddisfacente né da un punto di vista del dettaglio di analisi (la scala del rilevamento non è precisata, ma è tale da non includere, ad esempio, il greto del T. Quisa o i vigneti presenti sui versanti in prossimità del Santuario di Sombreno), né da un punto di vista del conte

 

 

nuto informativo (la legenda prevede una sola classe boschiva). L’analisi si limita ad alcune considerazioni di carattere generale sulla vegetazione attuale e potenziale all’interno dell’alta pianura bergamasca.

Osservazione 15: sulla trattazione degli impatti sulla vegetazione

Lo studio non contiene un’analisi  adeguata dei possibili impatti del progetto sulla vegetazione e la flora. A pag. 14 si specifica che, per quanto riguarda il tratto Valbrembo-Villa D’Almè, essendo particolarmente ridotte le interferenze superficiali del tracciato, ci si limiterà a “fornire indicazioni di massima”. Queste indicazioni non vengono tuttavia fornite. Sempre a pag.14 lo studio annuncia che, nell’ambito dell’analisi vegetazionale, “l’attenzione deve essere riposta in direzione del grado di naturalità (....) e della capacità di preservare il suolo dall’erosione”. Tuttavia tale concetto si limita alla succitata frase, visto che poi non viene sviluppato nè richiamato.

Osservazione 16: sull’analisi della componente faunistica

L’analisi della componente faunistica è anch’essa da ritenersi inadeguata in uqanto non fornire indicazioni circa i possibili impatti del progetto e la loro rilevanza. La descrizione dell’assetto faunistico è ridotta ad una lista di specie presenti “a vario titolo” (pagina non numerata successiva a pag. 17) all’interno dell’area attraversata dall’opera. Non viene però aggiunta nessuna indicazione sulla loro distribuzione, né, tanto meno, l’identificazione delle potenziali interferenze causate dal progetto. Non vengono neppure esposte considerazioni in base alle quali ritenere che il progetto non abbia impatti significativi sulla fauna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    4. Considerazioni circa la compatibilità ambientale dell’opera

 

Il presente paragrafo intende fornire una sintesi degli impatti più rilevanti del progetto e delle considerazioni concernenti la sua compatibilità, così come emergono dall’analisi dello Studio in questione.

 

Vincoli ed aspetti programmatici

Il tratto Valbrembo-Villa D’Almè è previsto all’interno di un’area caratterizzata da un notevole numero di vincoli. La “densità” di tali vincoli è ben rappresentata dalla Tavola 2.3.1 dell’allegato 4. In particolare, le incompatibilità più evidenti sono determinate da:

-          la localizzazione dell’intero tratto all’interno del territorio del Parco dei Colli di Bergamo. I tratti in trincea, così come gli svincoli di Valbrembo e Almè, sono previsti all’interno di “zone agricole” e di “zone a parco agricolo forestale” (vedi Tavola 2.2 dell’Allegato 4). In base al Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco dei Colli (legge regionale n. 8 del 13/04/1991) nelle zone agricole “la destinazione deve essere mantenuta tenendo conto dell’obiettivo prioritario di tutela dell’ambiente naturale” (PTC, art.13). All’interno delle zone a parco agricolo e forestale, inoltre, “gli interventi sono subordinati alla valutazione della loro compatibilità con l’obiettivo prioritario di recuperare, conservare e restaurare i caratteri ambientali naturali, agricoli e boschivi delle aree nel parco” (PTC, art. 12.1). Vale la pena sottolineare, infine, che neppure i tratti in galleria artificiale possono essere considerati esenti da impatti negativi. In particolare, l’attraversamento del T. Quisa causerà interferenze con le aree a bosco limitrofe (come descritto a pag. 45 dell’Allegato 1) e con l’assetto geomorfologico (come descritto nel paragrafo 3.5 della presente relazione). Tale area è classificata dal PTC come “zona di riqualificazione ambientale”, ovvero come area in cui “ogni intervento deve essere finalizzato alla conservazione e alla riqualificazione dei caratteri naturali e ambientali” e in cui la “è ammessa l’utilizzazione dei terreni per le attività forestali, pastorali e agricole, con l’esclusione di opere che comportino trasformazione delle caratteristiche geomorfologiche o alterazioni dell’ambiente agrario” (PTC, art. 10.1 e 10.2). 

-          la presenza di un sito di interesse paleontologico e di aree di sicura presenza archeologica (palafitte, tombe). Tali aree sono direttamente interessate dalla realizzazione del progetto e sarà pertanto necessario predisporre opportune analisi archeologiche e paleontologiche preliminari, come suggerito a pag.23 della Relazione Generale;

-          la presenza del vincolo (legge 431/85) relativo alle aree di rispetto dei torrenti Quisa e Rino. Il sistema idrologico di tali torrenti è destinato peraltro ad essere pesantemente influenzato dall’opera progettata: deviazione provvisoria del T. Quisa (vedi pag. 33 dell’Allegato 1) ed interferenza con l’area di esondazione del T. Rino (vedi pag. 20 dell’Allegato 2.2);

-          la presenza di aree soggette a vincolo storico-artistico nelle immediate vicinanze dell’imbocco della galleria artificiale all’altezza di Sombreno;

 

La localizzazione del tratto stradale in questione non appare quindi delle più felici. In particolar modo desta preoccupazione il fatto che la sua realizzazione comporterebbe uno stravolgimento di quelle che sono le indicazioni pianificatorie del Parco dei Colli. L’opera in questione, inoltre, non è conforme con nessuno dei PRG dei comuni interessati (o, per lo meno, con le loro versioni originarie), come riportato a pag.19 dell’Allegato 1. Varrebbe la pena, pertanto, pensare a soluzioni alternative che risparmino aree a così marcata valenza ambientale e culturale


 

Impatto sul paesaggio

Le prime pagine dell’Allegato 2.3, così come la documentazione fotografica dell’Allegato 6, mettono in evidenza come i tratti di paesaggio interessati dall’opera nel tratto Valbrembo-Villa D’Almè siano particolarmente caratteristici. Lo Studio sottolinea, infatti, come l’area agricola alle pendici dei Colli di Bergamo abbia una valenza paesaggistica significativa (pag. 5 dell’Allegato 2.3), così come la valle del Rino, definita un “ambito singolare per condizioni orografiche, presenze vegetali e paesaggistiche” (pag. 7 dell’Allegato 2.3). L’opera causerà una lacerazione piuttosto evidente all’interno di tale paesaggio, così come testimoniato dai fotoinserimenti dell’Allegato 7. Tale interferenza risulterà inoltre particolarmente visibile dal Colle di Sombreno, all’interno del quale sono presenti diversi sentieri turistico-ricreativi e svariati punti panoramici, tra cui l’area adiacente al Santuario. D’altra parte, come sintetizzato a pag. 43 dell’Allegato 1 “la sensibilità dell’area [tra Valbrembo e Villa D’Almè] è tale che in corrispondenza di ciascun tratto lungo il quale la viabilità in progetto si sviluppa non in galleria è stato evidenziato un impatto significativo”.

Inquinamento atmosferico

Lo Studio (Allegato 1 pag. 41) riferisce di “impatti potenziali significativi” in corrispondenza degli imbocchi delle gallerie e propone il potenziamento dell’impianto di ventilazione di una di esse come misura di mitigazione. Tuttavia le analisi condotte (vedi § 3.1 della presente relazione) non appaiono sufficienti a garantire il rispetto dei parametri di legge per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, nemmeno in presenza di detti impianti di ventilazione. La criticità dei livelli di alcuni inquinanti, così come la vicinanza ai centri abitati richiedono un’indagine di maggior dettaglio, in cui venga tenuta in considerazione la qualità attuale dell’aria e in cui si conducano simulazioni atte a prevedere la concentrazione di inquinanti effettivamente presente nell’atmosfera, e non unicamente quella dovuta all’attività dell’infrastruttura di progetto.

Impatto sulle risorse pedologiche

Le Tavole 4.3.1 e 4.4.1 dell’Allegato 4 mostrano come lo svincolo di Valbrembo ed il successivo tratto in trincea siano collocati in un’area in cui sia il valore naturalistico del suolo che quello produttivo sono considerati alti. La perdita di suolo prevista non è calcolata nello Studio, ma appare comunque significativa, in particolar modo alla luce delle dimensioni del suddetto svincolo.

Impatto sulle acque sotterranee

L’effetto dell’opera sulle acque sotterranee appare piuttosto critico. L’Allegato 1 (pag.42) specifica infatti come lungo il tratto in questione si evidenzi “la presenza di falda sospesa all’interno dei depositi morenici attraversati dal tracciato in progetto o in galleria artificiale o in trincea” e come, inoltre, la realizzazione delle gallerie naturali comporti “interferenze difficilmente precisabili con la circolazione idrica all’interno delle formazioni rocciose”. La profondità della falda appare critica anche in considerazione del fatto che la protezione offerta dal suolo è da considerarsi media (si veda la Tavola 4.5.1) e decisamente bassa in corrispondenza dei depositi alluvionali del T. Quisa. Si ritiene pertanto indispensabile quanto meno uno studio di approfondimento sui potenziali impatti del progetto sulle acque sotterranee.

 

    5. Considerazioni conclusive

 

Lo Studio presenta, in sintesi, i seguenti elementi di debolezza:

 

-            non si attiene ad alcuni dei requisiti previsti dalla normativa relativa alla redazione di studi di impatto ambientale. In particolare, lo Studio trascura alcune tipologie di impatto (es. le vibrazioni), non propone piani di monitoraggio, non menziona le lacune o difficoltà incontrate durante le indagini e, soprattutto, non contiene nessun riferimento all’analisi di soluzioni progettuali alternative;

 

-            non propone una valutazione degli impatti che possa ritenersi organica e sistematica e, in base alle quale, sia possibile trarre conclusioni solide e difendibili circa la compatibilità ambientale dell’opera;

 

-            contiene diverse lacune nella maniera in cui i dati sono stati raccolti e le analisi sono state condotte;

 

-            contiene un certo numero di incongruenze e di “promesse non mantenute”, che ne minano la leggibilità e la trasparenza.

 

L’analisi dello Studio porta a concludere che il progetto causerà diversi impatti significativi o, per lo meno, che meriterebbero valutazioni più strutturate e basate su dati verificati e verificabili.

Tra gli elementi critici figurano, in particolare, l’inquinamento atmosferico, l’impatto sul paesaggio e le diverse problematiche legate all’attraversamento del T. Quisa. A questo si aggiunge il fatto che la localizzazione del progetto appare, oltre che critica da un punto di vista della sensibilità ambientale, fortemente criticabile dal punto di vista della coerenza con gli strumenti pianificatori vigenti. Realizzare il tratto stradale Valbrembo-Villa D’Almè secondo il tracciato previsto, infatti, equivale a disattendere, da un lato, la vocazione agricola, naturalistica e ricreativa dell’area e, dall’altro,  gli strumenti programmatici del Parco dei Colli e dei Comuni interessati, nonchè interferire con un certo numero di vincoli sia di carattere storico-culturale che ambientale. 

 

Concludendo, si ritiene che le analisi contenute nello Studio di Impatto Ambientale non siano sufficienti a garantire la difendibilità delle sue conclusioni, ossia che il progetto sia da ritenersi compatibile con l’ambiente ed i suoi impatti accettabili. Appare pertanto opportuno condurre indagini supplementari a quelle fornite che includano, in particolar modo, la giustificazione del tracciato scelto nel contesto di altre possibili alternative.

Questo per garantire un sufficiente supporto al processo decisionale relativo all’approvazione dell’opera che dovrà essere intrapreso dall’autorità competente.

 

 

 

 

 

 

 

 

    Riferimenti Bibliografici

 

Canter, K. (1995), Environmental Impact Assessment, McGraw-Hill, New York.

 

Colorni, A. e Malcavschi, S. (1994), Manuale per la Valutazione di Impatto Ambientale, www.regione.lombardia.it/silvia.

 

Conti, G. e Fiorina, M. (1990), Piano Territoriale Paesistico del Parco dei Colli di Bergamo, Consorzio del Parco dei Colli di Bergamo.

 

De Amicis, M., Geneletti, D., Ravazzi, C., Zanchi, A. (1999), Environmental Impact Assessment in a natural park: the case of a motorway construction in the ‘Parco dei Colli di Bergamo’ (Italy). In: Studi geologici e geografici in onore di S. Belloni, a cura di Orombelli, G. Brigati, Genova.

 

 

Frigeni  A. (1998), Studio delle componenti idrologiche ed idrogeologiche del bacino idrografico del Torrente Quisa all’interno del settore occidentale del Parco dei Colli di Bergamo. Tesi di laurea inedita. Corso di laurea in Scienze Ambientali, Università degli Studi di Milano.

 

Geneletti, D. (1997), Studio dell’impatto del terzo tratto (2° stralcio) della S.S. 42 sulle componenti geologiche-geomorfologiche, vegetazionali e paesaggistiche del Parco dei Colli di Bergamo. Tesi di laurea inedita. Corso di laurea in Scienze Ambientali, Università degli Studi di Milano.

 

Gisotti, G. (1990), Valutare l’ambiente. Guida agli studi di impatto ambientale, La Nuova Italia Scientifica, Roma.

 

  

 

 

 


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